Sonata
Un
urlo riecheggiò nel silenzio del mattino.
E
dopo, un rumore simile a quello di uno sparo, poi... nulla. Di nuovo
silenzio.
Solo
dei passi sempre più veloci, sempre più pesanti
fino a che
divennero una vera e propria corsa.
Un'
ombra scura correva: pantaloni della tuta macchiati di terra, e una
pistola ancora fumante nella mano.
-
Merda – sussurrò
visibilmente
preoccupato.
Uno
sguardo indietro, e poi un occhiata al fiume accanto a lui.
“Lì
non la troverà mai nessuno.”
si disse, gettando l'oggetto metallico nella distesa d'acqua.
-
Che abbiamo qui? - disse la donna avvicinandosi ai colleghi.
-
Claire DeLune, ventisei anni, ritrovata stamattina dalla sorella in
casa, senza vita. La causa della morte pare essere la ferita d'arma
da fuoco al livello della clavicola. - disse l'uomo accanto,
indicando il piccolo foro sul corpo della ragazza. Doveva essere il
medico. - Ma per esserne sicuri dovrò portarla in
laboratorio per
fare degli accertamenti. L'ha trovata la sorella oggi pomeriggio. -
-
Bene avvertimi appena sai qualcosa -
-
Certo. Ah... Benvenuta capo. -
Quella
di commissario era una promozione, che da sempre aveva desiderato.
E
ora che l'aveva ottenuta... Beh non le piaceva molto: sveglia
perennemente alle sei di mattina, assoluta disponibilità
anche nei
giorni festivi e pochi giorni di ferie all'anno; almeno era un lavoro
ben pagato.
-
Chiamami Cath -
La
donna salutò il medico con un cenno di mano, piegandosi
sulla
ragazza stesa a terra. Doveva esserci qualcosa che avrebbe incastrato
il colpevole; c'era sempre.
Alzò
gli occhi e si guardò intorno: la casa era in perfetto
ordine, letto
ancora fatto, non un filo di polvere, niente finestre rotte e sulla
porta non c'era nessun tipo di forzatura.
Quindi
i casi erano due: o la vittima conosceva l'assassino, o quest'ultimo
aveva trovato un modo per entrarle in casa.
-
Capo, abbiamo interrogato la testimone. Si chiama Niki DeLune e dice
di aver aperto la porta con la chiave datale dalla sorella. Claire
viveva da sola, era una maniaca dell'ordine e ogni mattina andava a
fare jogging nella strada di fronte. -
-
Bene. Andate ad interrogare i vicini, potrebbero aver sentito o
visto qualcuno. Qui ci penso io.- la voce era ancora impastata dal
sonno, ma a parte quello era abbastanza sveglia.
All'improvviso
mise la mano nella grande borsa che le pendeva da un fianco,
prendendo la fotocamera; la procedura andava rispettata. Con
dei passi delicati e meticolosamente attenti, Cath fotografò
tutto
quello le sembrava rilevante: macchie, residui o piccoli oggetti
insignificanti, forse, agli occhi di tutti...
-
Alla destra del corpo c'è un impronta parziale di una
scarpa, circa
il numero quarantaquattro. Pallottola conficcata nella trave, 9
millimetri troppo deformata per ricavarne le striature. Schizzi di
sangue gravitazionali verso il muro, la vittima si stava muovendo.
Macchie di sangue cadute dal corpo, verso l'armadio. Si stava
muovendo anche dopo lo sparo allora. Questo è interessante.
- si
disse facendo l'ennesima fotografia.
Nessuno
la stava ascoltando.
Ma
lei non stava parlando per farsi sentire, era semplicemente il suo
metodo di lavoro.
Con
occhi vispi la donna osservò il pavimento impacchettando
tutto, fino
a che trovò quello che stava cercando.
-Bryan?
- urlò all'improvviso.
-Sì
capo? - disse l'uomo fermo accanto alla porta ormai aperta.
-
Hai detto che faceva jogging tutte le mattine vero? -
Minuscola,
ma immensa per una facente della scientifica, la macchia marrone
stava ad indicare della terra fresca: era stata uccisa dopo essere
tornata dal jogging.
Questo
restringeva di molto il campo.
-
Sì. E i vicini hanno confermato. Era molto precisa negli orari e alle
otto precise scendeva per il jogging. -
-
Hanno sentito qualcosa? -
-
Niente, solo la corsa di un uomo. Comunque la sorella dice che teneva
una specie d'agenda nel quale annotava tutto quanto... Orari, date,
eventi. -
-
Cercala negli armadi, nei cassetti... Dovunque. -
-
Sì capo. -
-
Dì a Jane di continuare qui. -
Non
aspettò risposta, dirigendosi verso la porta.
Aveva
già sentito quel nome da qualche parte, era piacevole da
sentire e
molto raro a New York. A giudicare dal cognome Claire aveva origini
francesi.
Il
corridoio che le si presentò davanti, appena uscì
era molto lungo e
a pochi metri di distanza l'una dall'altra delle porte in ebano nero
spiccavano nel muro bianco: al centro un incisione che stava ad
indicare il numero dell'appartamento.
-
Numero 3 – sussurrò la donna leggendo il numero in
oro sulla porta
della vittima.
Il
pavimento era sommariamente pulito, e anche i muri lo erano. Solo una
serie di piccole macchie stonava con tutto il resto: erano rosse. Era
Sangue.
-
Il sangue, miglior indizio per la scientifica –
si disse soffocando una risata, mentre andava a prendere, nella borsa
un cottonfiock adatto a quell'uso.
-
Ma guarda! - una voce ruppe la coerenza dei suoi gesti, facendola
sussultare violentemente – Mi hanno sporcato tutto il muro! -
Era
un uomo sulla quarantina, capelli corvini, occhi scuri e fisico
statuario: scopa e stracci in mano, tuta interamente blu elettrico...
Doveva essere l'inserviente.
-
Lei chi è? - chiese la donna, riacquistando la calma.
-
Chi è lei! Come si permette di venire qui a sporcarmi il
muro? Lo
avevo pulito stamattina!-
-
Cath Darw, polizia di New York. -
Appena
vide il distintivo, l'uomo avvampò di imbarazzo, abbassando
lo
sguardo. - M-Mi scusi. Comunque mi chiamo Jeremy Hilton, e sono il
portiere del condominio. -
-
Stamattina ha visto qualcuno di strano ? -
-
N-No mi pare di no... ma che è successo? -
-
La ragazza dell'appartamento tre è stata uccisa. -
L'uomo
lasciò cadere a terra quello che teneva in mano, e
sgranò gli occhi
impercettibilmente.
-
C-come? Oddio era così giovane -
-
Già. Dove si trovava stamattina verso le otto e mezza? -
-
Sta insinuando che sono stato io ad ucciderla? - la voce gli
tremò.
-
Io non insinuo niente. Faccio solo il mio lavoro. Comunque risponda,
per favore. -
-
Ero nel mio appartamento che ascoltavo della musica. Conosce Debussy?
E la mia passione... Sopratutto il terzo movimento della Suite
bergamasque Adoro
quella
sonata.-
-
Sì... E scommetto che nessuno lo può confermare? -
-
Già -
-
Per ora può andare, ma si tenga nei dintorni
L'uomo
annui, andandosene.
-
Maschio o femmina, maschio o femmina – cantilenò
Cath: braccia
incrociate sul petto, occhi socchiusi e orecchie pronte a sentire
quel suono acuto che stava ad indicare la fine del test.
E
poi eccolo, seguito dal ronzio preoccupante di una stampante ormai
troppo antica, che con una lentezza esasperante faceva uscire i
risultati.
-
Cromosomi XY – sussurrò leggendo il foglio. - E'
un maschio
-
-
Capo? - Bryan, il suo collega, irruppe nella stanza: fogli in mano e
occhi di chi si è avvinato alla verità
-L'impronta che abbiamo
trovato appartiene a Steve Carter, arrestato due anni fa per
aggressione. -
-Portatelo
qui e per favore portatemi anche la sorella. -
-
Sì capo. A proposito... Jane la stava cercando. -
-Grazie
-
-
Maschio – sussurrò
riguardando il
foglio.
Fece
un passo lento verso la porta, poi uscì dalla stanza.
-
Jane? - chiamò la donna, al vuoto.
Dov'era
quando serviva?
-
S-sì capo? -
-
Bryan mi ha detto che mi stavi cercando. -
-
Ho trovato delle impronte digitali in tutta la stanza. Appartengono a
tre persone diverse, alcune di queste appartengono a Steve carter
ragazzo della vittima, le altre a Niki DeLune. Gli altri due tipi d'
impronte sono ancora d' ignoti. -
-
Poi? -
-
Abbiamo trovato schizzi di sangue sui vestiti di Claire, ma non
appartengono a lei. E sotto le sue unghie, il medico ha trovato dei
residui di pelle. Il DNA è uguale sia per il sangue sia per
la
pelle.-
-
L'agenda? -
-
Ancora niente capo, ma nella spazzatura ne abbiamo trovato un foglio.
Risale a ieri... Jogging, lavoro, e alla sera uscita con Olly Brown.-
-
Olly Brown? -
-
E' la migliore amica della vittima. Abbiamo aspettato lei
ad
interrogarla... Ma continua a ripetere di averla lasciata ieri sera a
casa dopo un uscita in discoteca: Viva. E poi
abbiamo scoperto
che chattava con un uomo su internet... Aspetti.-
Dopo
aver finito di parlare prese dei fogli dalla scrivania accanto,
porgendoli al suo capo.
-
Il nickname dell' uomo è ClaudeD, mentre il suo
è... DeLune. -
-
Come il suo cognome -
-
Sì, parlavano di musica. Ma
la maggior parte delle conversazioni sono state cancellate sia dai
server, sia dal disco rigido. In poche parole sono irreperibili. -
-
C'è altro? -
-
ClaudeD non ha un account protetto, e l'addetto ai computer lo sta
rintracciando, ma il server continua a rimbalzare su server minori,
meno protetti. Comunque si trova a New York. -
-
Ottimo lavoro. Olly dov'è ora? -
-
Nella sala interrogatori capo -
-
Grazie -
-ClaudeD,
DeLune – sussurrò
vedendo
Jane andarsene. C'era qualcosa che drasticamente le sfuggiva.
-
Ciao – disse entrando nella stanza buia. - Io sono Cath Darw,
commissario della polizia. E tu sei... Olly Brown se non sbaglio
–
Odiava quella stanza, le sembrava quasi una prigione... Quattro mura
tinte d'umidità, un tavolo spoglio in metallo, e due sedie
ormai
stanche di sopportare il peso di un corpo.
-
Non sbaglia – disse: la voce stanca, gli occhi gonfi di
lacrime.
-
Sa perchè è stata chiamata qui? -
-
Fin troppo bene. -
-
Bene. Ieri è uscita con la vittima? -
-
Siamo semplicemente andate in discoteca -
-
E a che ora siete tornate a casa? -
-
Verso le due di notte... Ma le posso giurare che l'ho lasciata viva.
Un po' ubriaca ma viva e vegeta. Mi scusi... La mia migliore amica
è
stata uccisa e io non ho voglia di passare il giorno qui -
-
Una sola domanda allora. Come l'hai conosciuta? -
-
Andavamo a scuola insieme fin dalla medie... Stesse superiori,
stessa università. Non ci siamo mai perse di vista. -
-
Sai se aveva qualche nemico? -
-
No, o almeno da quanto ne so io. -
-
Conosci il suo ragazzo? -
-
Steve? Sì, non mi è mai sembrato un tipo tanto
raccomandabile, ma
Claire lo amava, e io non poteva farci niente... -
-
Eri gelosa? -
-
N-No! - disse alzando la voce. - Non ero innamorata di Steve se
è
questo che sta insinuando. -
-Per
ora può andare -
La
ragazza si alzò dirigendosi verso la porta: Olly non
centrava niente
nell'omicidio.
O
almeno era quella la sensazione che aveva avuto.
-
Aspetti – sussurrò all'improvviso –
Chattava con un uomo...
Dovevano incontrarsi quella mattina per la prima volta: ClaudeD se
non sbaglio. -
-
E' stata di grande aiuto. -
La
ragazza chiuse la porta dietro si sé, mentre Cath si sedette
in
attesa del nuovo interrogatorio.
De
Lune, ClaudeD, musica, chat... Omicidio.
Tutto
legato da uno stupido collegamento, che doveva per forza esistere.
Tutto
legato da un essere umano, che aveva deciso della vita della ragazza
egoisticamente.
Non
pensando che in una notte aveva distrutto i sogni di una vita, i
legami che la ragazza possedeva e sopratutto che aveva distrutto lei.
-
Capo? - disse Bryan entrando – Chi vuole interrogare per
primo? -
-
La sorella -
-
Bene -
Ci
fu un attimo di silenzio, poi una ragazza entrò nella
stanza:
assomigliava paurosamente alla vittima, con l'unica differenza del
colore degli occhi e dei capelli.
Restò
ferma, a guardare impassibile il commissario che ricambiava duramente
il suo sguardo d'odio, poi con una delicatezza quasi arrogante si
sedette.
-
Siete gemelle Niki? -
-
Sì -
-
Quando siete nate? -
-
Ha qualche importanza? - I suoi occhi divennero più sottili,
mentre
le sue mani dolcemente posate sulle ginocchia, si contrassero
spasmodicamente.
-
Sì – fu la risposta secca di Cath.
-
Il tre marzo -
-
Cosa hai fatto ieri verso le tre di notte? -
-
Dormivo! E che altro? -
-
Qualcuno lo può provare? -
-
Secondo lei? - gli occhi azzurri filtravano la poca luce che entrava
nella stanza, illuminandoli sinistramente, mentre una mano andava
sistemare i capelli neri dietro le spalle. - Ero sola a quell'ora...
-
-
E prima? -
-
Prima... Ero con Steve. -
-
Il ragazzo di sua sorella? -
-
Si ma non è come crede...Eravamo solo amici. -
-
Ne è sicura? -
La
ragazza annuì abbassando lo sguardo.
-
Eravamo stati insieme, solo un anno fa. Prima che loro sue si
conoscessero... -
-
Poi lui si è messa con sua sorella e lei era gelosa? -
-
No! Steve lo avevo lasciato io. E poi non avrei mai fatto una cosa
del genere a Claire. -
-
Capisco... Sapeva se aveva qualche nemico o dove teneva l'agenda?-
-
Nemici mi sembra no. Era una ragazza gentile, e simpatica.-
-
E l'agenda? -
-
Di solito la teneva al sicuro, in una scatola sotto l'armadio..-
-Bene
grazie, può andare. -
La
ragazza si alzò all'istante, sbattendo la porta dietro si
sè.
Anche
Cath si alzò, ordinando a Bryan di proseguire il lavoro.
Raccolse
le chiavi dalla scrivania, e presa la macchina uscì
dirigendosi
verso la casa di Claire: se davvero l'agenda si trovava lì,
molti
dei suoi dubbi sarebbero spariti.
Arrivata,
aprì delicatamente la porta stando attenta a tutti i
colleghi che
stavano lavorando attorno a lei; fece un passo verso l'armadio, poi
un altro alla sua destra, accovacciandosi per permettere alla sua
vista di localizzare la scatola. Mise la mano nella fessura tastando
a casaccio il pavimento, finché non trovò quello
che stava
cercando: ruvida e dura, la scatola di vimini era esattamente nel
punto in cui Niki aveva detto, ma era inesorabilmente vuota.
-
Merda – sussurrò alzandosi. Con le dita percorse
il profilo
dell'armadio, notando del nero tra il muro e l'armadio: in
effetti, c'era un piccolo quaderno che impediva al legno di aderire
all'intonaco bianco.
Con
un po' di difficoltà, Cath mise le dita nella fessura
trascinando
l'agenda verso di lei... - Finalmente – disse aprendo il
quaderno.
Fogli
bianchi tutti scritti ordinatamente in nero, calligrafia pulita e
comprensibile.
Solo
una scritta stonava con il resto: era grande, di traverso scritta in
maniera disordinata come se chi l'avesse scritta fosse stato di
fretta, e poi una goccia di sangue svettava tra il bianco del foglio.
-
Debussy – sussurrò la donna leggendo la scritta.
E
finalmente, il legame che legava tutto le balenò in testa: Debussy.
-
ClaudeD! Claude Debussy – urlò all'improvviso,
dirigendosi verso
la porta. - Claire DeLune, una delle sonate più famose di
Debussy...
la terza della Suite Bergamasque. -
“Conosce
Debussy? E la mia passione... Sopratutto il terzo movimento della
Suite bergamasque Adoro quella sonata”
Solo
una persona aveva manifestato interesse per Debussy.
Solo
una persona aveva confessato involontariamente, la sua passione per
la Sonata Claire DeLune.
Ed
era qualcuno che non era nemmeno stato preso in considerazione, forse
solo per una distrazione.
Lasciò
cadere l'agenda a terra, cominciando a correre verso l'atrio: ed
eccolo accanto alla porta.
Dalla
fibia della cintura, prese la pistola puntandola contro l'uomo, che,
preso dalla sprovvista, cominciò a correre.
Un
colpo partì dall'oggetto metallico in mano a Cath, e un urlo
si udì
subito dopo.
Rimise
a posto la pistola, calmandosi e camminando verso l'uomo a terra.
-
Sei in arresto per l'omicidio di Claire DeLune. Jeremy Hilton -
Prese
le sue mani, chiudendole nelle manette.
-
Ogni parola che dirai potrà essere usata contro di te. Hai
diritto
ad un avvocato e se non puoi permettertene uno te ne sarà
affidato
uno d'ufficio. Hai capito i tuoi diritti? -
L'uomo
annuì chiudendo gli occhi.
-
Ho dovuto farlo... - sussurrò in preda al dolore –
Aveva il nome
della mia sonata preferita!-
-
L'hai uccisa solo per quello? Per il suo nome? -
-
Mi ha respinto... Claire DeLune di Debussy mi ha respinto. -
Quelle
furono le sue ultime parole, poi venne portato via.
Claire
DeLune era stata uccisa solo per il suo nome.
Claire
DeLune era stata uccisa per una sonata di Debussy.
Spazio di Poo
ok.. Era un compito
per il mio prof...
Quindi non
è dei migliori xD
Ma in fondo mi
è piaciuto scriverlo *O*
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