Ninety days

di SanjitaSwan
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‘Dannata cravatta!’ penso mentre cerco per la sesta volta, senza successo, di annodare questo inutile pezzo di stoffa intorno al collo.
Che poi chi me lo fa fare di conciarmi così? È stato quell’idiota del mio coinquilino Sanji, che con il suo fare da damerino si è gentilmente offerto di darmi dei consigli sul come vestirsi per un appuntamento.
Ok che non ho un appuntamento con una ragazza da sei mesi, ma sono stato fidanzato con quella strega della mia ex per un anno, e da quel che mi risulta sono riuscito a portarla a letto al primo appuntamento pur non essendomi minimamente sbattuto per mettermi qualcosa di elegante, anzi!
E anche per tutta la durata della nostra relazione, sul sesso andavamo alla grande anche senza cravatta.
Ovviamente tutto questo prima che lei decidesse che quel dannato chirurgo e il suo conto in banca offrissero molto più di quanto avrei potuto offrirle io con il mio lavoro part-time come insegnante di kendo.
Ok, i segnali che qualcosa non andava c’erano da ormai due mesi, soprattutto a letto, e sono il primo ad ammetterlo visto che ormai le nostre fantomatiche scopate si erano ridotte a una sveltina quasi forzata tre volte a settimana (talvolta due) con orgasmo insoddisfacente.
Ma ovviamente il beccare la propria ragazza a letto con un altro non fa piacere a nessuno.
Dopo Nami ho comunque voluto prendermi del tempo prima di uscire nuovamente con una ragazza, e ora finalmente ho intenzione di rimettermi in gioco.
Tashiji sembra la candidata ideale.
O almeno, così me l’ha descritta il mio collega Yosaku: collezionista di katane, appassionata di arti marziali e campionessa di kendo.
Così quando mi ha dato il suo numero, dopo varie esitazioni, ho deciso di invitarla fuori a bere qualcosa.
Non so se effettivamente cerco una relazione seria.
Dopo sei mesi di vita da single con due coinquilini casinisti e porno quasi ogni sera per consolarmi dalle mie disgrazie, e soprattutto dopo la batosta presa da quella stronza della mia ex non mi sento ancora molto pronto a impegnarmi.
Ma spero almeno di portarla a letto, e che diamine!
Ok che mi ci è voluto del tempo per dimenticare Nami, ma il mio uccello non è molto d’accordo, e la mia mano destra comincia a non soddisfarlo più.
Spero solo che Yosaku non mi abbia teso una trappola affibbiandomi una balena coi leggings sul punto di esplodere o una racchia con gli occhiali a fondo di bottiglia che non ha trovato nulla di meglio da mettersi che il maglione della bisnonna.
Sono comunque abbastanza sollevato dal fatto di passare una serata fuori. Almeno non dovrò sopportare quella specie di fogna umana e quell’insopportabile damerino che condividono l’appartamento con me.
Nel giro di nove mesi di convivenza abbiamo collezionato un numero incredibile di mobili danneggiati, soprammobili rotti, alimenti ammuffiti dimenticati in qualche remoto angolo del frigo per troppo tempo (con le urla di Sanji come sottofondo), bollette pagate in ritardo e una quantità impressionante di oggetti persi e ritrovati settimane (se non mesi) dopo nei posti più impensabili (indimenticabile la volta in cui ritrovammo un piatto di riso nel cassetto delle mutande di Rufy).
Sanji è quello che si occupa più di tutti noi delle faccende domestiche, e si occupa soprattutto della cucina, visto che io e Rufy non siamo in grado nemmeno di far bollire un uovo.
Sarebbe pure simpatico se non urlasse da mattina a sera come una casalinga disperata di tenere la casa in ordine e se ogni tanto la smettesse di chiamarmi marimo per il colore dei miei capelli.
C’è da dire che è un ottimo cuoco, anche se il più delle pietanze cucinate finisce solo nello stomaco di Rufy, ed è anche abbastanza bravo nella lotta.
Abbiamo perso il conto delle ragazze che ha portato a letto da quando ci siamo ritrovati a vivere insieme, e a parte una breve storiellina durata all’incirca quattro mesi con una certa Violet, non è mai stato in grado di far durare una relazione più di due settimane.
Si considera un playboy, ma sappiamo tutti che la maggior parte delle volte è andato in bianco.
Fisicamente non sarebbe nemmeno così male, se non fosse per quel ridicolo sopracciglio a ricciolo e il ciuffone biondo che gli copre perennemente un occhio. Peccato non si possa dire la stessa cosa del carattere insopportabile e dell’atteggiamento da checca isterica.
Rufy invece è un bambino cresciuto che mangia qualsiasi cosa a qualsiasi ora del giorno, scatenando ancora di più l’ira di Sanji.
È simpatico, ma ha la tendenza a cacciarsi sempre in situazioni disastrose, e ha il brutto vizio di inventarsi marchingegni che, secondo lui, dovrebbero semplificare la vita in casa. Ovviamente l’effetto ottenuto è sempre il contrario, ed è capitato più di una volta di mandare quasi la casa a fuoco.
È comunque un ottimo amico, anche se piuttosto ingenuo per avere venti anni.
Credo non capisca molto quando in casa si parla di sesso, e l’argomento ragazze per lui è una specie di tabù.
L’importante per lui è avere sempre del cibo a portata di mano.
“Rufy te lo ripeto per l’ultima volta: togliti da quel forno!”
Le urla di Sanji, seguite da un tonfo sordo e un lamento da parte di Rufy, rimbombano per tutto l’appartamento.
L’atmosfera in casa si sta già scaldando, e per fortuna io sono pronto ad uscire.
Decido di lasciar perdere e di lanciare la cravatta sul letto. Se avessi continuato sarei stato lì tutta la notte, e piuttosto che chiedere al biondino di annodarmela e di farmi vestire come un moccioso esco di casa nudo.
La scena che mi si presenta quando raggiungo la cucina raffigura un Rufy lamentoso che cerca di liberarsi dal piede di Sanji che cerca di tenerlo lontano dal forno mentre cucina con quel ridicolo grembiulino col panda e una sigaretta in bocca.
“Ti ho già detto di non avvicinarti al forno! Ti ricordi cos’è successo l’altra volta?” sbotta il biondo rivolgendosi a Rufy.
Come dimenticarselo.
Rufy era tornato a casa ubriaco come una spugna, e con una fame da lupi.
Sanji gli aveva fatto scaldare un cosciotto di carne al forno per zittirlo, ma siccome secondo Rufy ci stava mettendo troppo tempo, l’idiota aveva pensato bene di prendere a pugni il forno.
Risultato: un minuto dopo il forno aveva un bel buco al centro, c’erano cocci dappertutto e quella notte Rufy l’ha passata in ospedale sia per la mano sanguinante sia per i lividi dovuti ai calci che Sanji gli aveva tirato dopo aver visto la sua opera d’arte.
“Io vado” annuncio, uscendo prima di venir coinvolto in qualche eventuale rissa.
Il locale che ho scelto non è lontano, e ho detto alla ragazza di farsi trovare fuori.
L’idea è quella di bere qualcosa, fare quelle due chiacchiere quasi d’obbligo giusto per ‘conoscerci meglio’ e, se possibile, passare direttamente al sodo.
Ovviamente dando per scontato che il soggetto sia anche lontanamente guardabile.
Appena arrivo davanti al locale mi guardo intorno alla ricerca di una ragazza da sola.
Ma le uniche persone che hanno il coraggio di stare fuori con questo freddo sono due amiche che spettegolano mentre fumano una sigaretta coi rispettivi fidanzati e un ragazzo che sembra stare aspettando qualcuno come me.
Ammesso che Yosaku non mi abbia palesemente preso per il culo rimediandomi un appuntamento con un uomo, di ragazze sole che stiano aspettando qualcuno non ce n’è nemmeno l’ombra, e con questo freddo rischio di prendermi una polmonite.
Sto quasi pensando di entrare nel locale e avvertirla di non stare fuori ad aspettarmi quando una voce femminile alle mie spalle mi fa sussultare.
“Sei Zoro?”
Mi volto e finalmente la vedo.
Non è male.
Capelli neri corti, occhiali non troppo spessi e curve al punto giusto.
Peccato solo per la voce squillante.
“Ehm… sì. Tashiji?” dico stringendole la mano ancora prima di farla rispondere.
Velocemente entriamo e prendiamo posto, ma il primo problema si presenta quando le chiedo cosa preferisce bere.
“Oh nulla, grazie. Odio l’alcool”
Ok, sta scherzando, vero?
Già il fatto che io sono un bevitore accanito e lei un’astemia ha fatto perdere punti non solo alla già bassissima probabilità di avere una storia seria, ma anche a quella di avere una storia da una notte.
L’abbigliamento non mi sembra quello di una disposta a far sesso subito al primo appuntamento, ma può essere che mi sbagli e che sia tutta una copertura.
Cerco comunque di spronarla a bere qualcosa di leggero.
“Potresti prendere una birra piccola. Non è molto forte”
Dopo vari tentativi di dissuaderla, sorbendomi anche quasi un sermone sulla sua vita rigorosamente antialcolica, riesco a convincerla a prendere uno shot di vodka alla menta.
Appena arriva la cameriera, dopo aver segnato il suo ordine io chiedo la solita bottiglia di sakè.
Non lo avessi mai fatto.
Tashiji mi guarda in cagnesco e chiede, sconcertata: “Bevi una bottiglia di sakè intera?”
Non mi dà nemmeno il tempo di rispondere che inizia a farmi la predica, manco fosse mia madre.
“Ma lo sai che l’alcool è più pericoloso del fumo? Farne abuso in questo modo può portare alla morte! Non li leggi i giornali?”
Io guardo prima lei e poi la cameriera, che ci guarda imbarazzata.
Cerco di porre fine alla tragedia dicendo: “Ehm… uno shot alla menta anche per me, grazie”
La cameriera annota e se ne va.
La serata è partita malissimo, e le probabilità di far partire anche solo qualcosa di minimo, da quel momento, partono spedite verso lo zero.
Yosaku, infatti, mi ha rimediato un’insopportabile logorroica fastidiosa come un sassolino appuntito nelle scarpe, egocentrica a livelli esorbitanti, fiera sostenitrice della vita sana ed equilibrata senza alcool, senza fumo e senza carne che non si fa problemi a rompere il cazzo a tutti quelli che oserebbero violare uno di questi suoi valori morali.
Persino l’argomento katane e kendo, optato per cercare di salvare qualcosa, diventa un supplizio dopo averla sentita parlare anche solo cinque secondi di come è iniziata la sua passione, come si è evoluta e come prosegue, e ovviamente non può mancare la descrizione di vita, miracoli e morte di ognuna delle sue spade.
Potrebbe essere anche interessante, certo… se solo non fosse raccontata come un robot con quella snervante vocina.
La cameriera ci salva, portandoci i due shots.
Trangugio quel disgustoso e misero goccio liquido verde che sa di colluttorio guardandola, curioso di vedere la sua reazione.
Guarda malissimo il suo bicchierino, lo annusa e lo beve a piccoli sorsi, quasi tappando il naso.
Oh, Yosaku, la mia vendetta sarà tremenda.
“Buono?” le chiedo quando, dopo un tempo che mi pare interminabile, finisce.
Lei fa una faccia schifata e scrolla le spalle. “Bleah. Sa di menta!”
‘Wow! Questa sì che è una novità! Vodka alla menta che sa di menta!’ mi viene da pensare.
I minuti a seguire si fanno silenziosamente imbarazzanti, e sono ormai sempre più tentato dal pagare il conto e andarmene.
Ma proprio mentre sto per tirar fuori il portafoglio, lei scoppia in una fragorosa risata.
La risata più fastidiosa che mi sia mai capitato di sentire, per la precisione.
“Che è successo?” chiedo, quasi spaventato.
Lei indica un punto, e farfuglia qualcosa di indecifrabile.
È palesemente brilla, e ciò mi porta a pensare che, con un po’ di fortuna, la serata forse non sarà un disastro completo.
Posso sempre rimediare e concludere il tutto col botto.
Si gira verso di me, senza smettere di ridere.
Ha le guance rosse.
Mi sto domandando se davvero sia possibile ubriacarsi con due gocce di vodka alla pesca, quando, all’improvviso, la sua mano finisce sui miei testicoli.
Lei la guarda, e, senza toglierla di lì, scoppia a ridere di nuovo, biascicando uno “scusa”.
Penso che, forse, stavolta, ho fatto centro, e decido di non farmi scappare l’occasione.
Le propongo di uscire, e lei non solo accetta, ma mi propone addirittura di salire in macchina.
Il messaggio arriva al mio membro forte e chiaro, così, in men che non si dica, pago il conto e usciamo.
Appena saliti in macchina, però, lei insiste che la riaccompagni a casa.
Perplesso, decido di mandare qualche segnale.
“Adesso?”
“Shi. Mio padre non vuole che torni dopo le undici”
Ah, bene. Anche il coprifuoco ci mancava.
Sono comunque solo le dieci e mezza, senza preliminari dovrei farcela.
“Beh, ma possiamo stare anche un po’ qui… a riscaldarci…”
Lei non dà cenni di vita, così decido di mandarle un messaggio più diretto.
Le infilo la lingua in bocca, e faccio per abbassare il sedile.
Lei, però, improvvisamente, mi spinge via.
“Ma che fai?! Ma sei impazzito?!”
Io rimango di sasso, e le chiedo spiegazioni.
“Che faccio? Che fai tu! Prima mi metti una mano sulle palle, poi mi chiedi di salire in macchina, alle undici manca mezz’ora, riempiamo il tempo, no?”
Lei mi guarda come se fossi completamente impazzito, e inizia a urlare di nuovo.
“Ma per chi mi hai presa? Mica sono una troietta che te la dà così, senza pensarci, dopo un’ora che ci conosciamo!”
Sono costretto a subirmi un altro sermone sul suo stile di vita casto e puro, da suora orsolina che ha il coprifuoco alle undici, e il mio povero membro grida vendetta.
Incredibile ma vero, alla fine, dopo cinque minuti buoni di urla e un’irrefrenabile voglia di metterle le mani addosso, riusciamo a trovare una soluzione.
In un lasso di tempo che mi pare un anno, mi abbassa pantaloni e mutande e inizia a farmi un lavoretto manuale.
Ovvero, inizia a impastarmi l’uccello manco fosse una pasta per pizza.
Io mi limito a osservare il tettuccio e a cercare di pensare a qualcosa di eccitante.
Se avessi saputo che sarebbe finita così sarei rimasto a casa a guardarmi l’ennesimo porno.
Almeno io, in sei mesi, ho acquisito una certa dimestichezza, e so per certo di essere molto più soddisfacente io di lei, che continua a impastare il mio povero membro, che implora pietà.
‘Ok, concentrati sui porno. Concentrati. Puoi farcela!”
Persino il ricordo di Nami potrebbe essere eccitante in questo momento.
Anche lei era più brava di Tashiji, sebbene non ci fosse quasi mai il bisogno di buttarla sulle seghe.
Ok, mi serve concentrazione.
Donne russe. Loro sono arrapanti.
No, niente da fare.
Mi rendo conto che potrebbe volerci parecchio tempo, e io ho perso completamente ogni voglia.
Arrivo addirittura a pensare a Rufy e all’ultimo marchingegno che ha costruito, uno stendino fatto con il filo interdentale appeso con lo scotch alle pareti del bagno, che ovviamente ha ceduto con il primo paio di mutande.
Mi viene persino da pensare all’altro giorno, che, senza pensarci, sono entrato nel bagno mentre Sanji usciva dalla doccia.
Per quanto mi abbia urlato contro, sicuramente è molto meglio sentire urlare lui che la monaca di clausura che sta cercando in qualche modo di darmi piacere.
Devo ammettere comunque che nudo, Sanji ha proprio un bellissimo fisico, e la pelle chiara lo slancia ancora di più.
Anche laggiù non è messo male, e non l’avrei mai detto considerate tutte le volte che è andato in bianco.
“Allora, ti muovi o no?” biascica Tashiji spazientita, tirando più forte per accelerare i tempi.
Ma seriamente?
Quasi come un richiamo, però, il suo desiderio pare venir esaudito, e dopo qualche minuto, finalmente, raggiungo l’orgasmo, schizzando sui sedili e sulla sua faccia.
“Bleaaah, è viscido! Oddio, la mia macchina!” urla, precipitandosi a pulire il tutto.
Ok, dopo questa mi arrendo.
Finite le pulizie di primavera, non mi viene altro da dire che un secco “Grazie”
“Per cosa?!” domanda lei scandalizzata.
“Beh… Per… Il servizio” rispondo, completamente indifferente.
Rimane a fissarmi con lo sguardo da pesce lesso e la bocca spalancata per qualche secondo, poi la sua espressione diventa furiosa e disgustata insieme.
“Sei disgustoso!” strilla, trapanandomi i timpani.
Mi ordina di uscire, e io non potrei essere più contento di obbedire.
Se non altro so che non dovrò rivederla più.
Mi incammino sconsolato e insoddisfatto verso casa.
Appena entro nell’appartamento, per fortuna ad attendermi c’è una situazione calma.
Rufy e Sanji stanno guardando un film, e nessuno ha distrutto nulla.
“Ciao Zoro!” mi accoglie Rufy sorridendo e sputando patatine ovunque.
“Come è andata, marimo? Non te l’ha data, eh?” sogghigna divertito quel damerino da strapazzo.
“Fatti i cazzi tuoi, ricciolo” rispondo seccamente lanciandomi sul divano di fianco a Rufy.
Il film è una noia, ma non ho più voglia di far niente.
Così mi limito a cercare di seguirlo senza addormentarmi.
E, ripensando alla tremenda serata che ho appena passato, mi chiedo quasi inconsciamente cosa sarebbe successo se mi fossi messo la cravatta.






NOTE DELL'AUTRICE


Non ve l'aspettavate, vero?
E invece sì, amici... Sono tornata!!! *coriandoli e stelle filanti*
Vi sono mancata, vero? *No, nemmeno un po'*
Non so se ho deciso di rimettermi definitivamente in gioco con le fanfiction, anche perché specialmente l'ultimo periodo non è stato esattamente brillante... ma grazie al sostegno di molte persone sono riuscita a riprendere in mano la penna, e ora... eccomi qua!
Ringrazio infinitamente le mie amiche pervertite Vivian, Giada, Soly Dea, Zomi e Piper Parker per avermi aiutato e per essermi state vicine in questo periodo buio.So che, essendo zonamiste, non penso finirete di leggere (o leggerete mai) questa storia, ma vi ringrazio ugualmente.
In modo particolare ringrazio Piper Parker per avermi aiutato a dar vita a questa fanfiction tutta nuova e per i preziosi consigli.
Parlando di questa cosa che avete finito di leggere (se avete avuto il coraggio di arrivare fin qui), è un nuovo esperimento scritto dal punto di vista di Zoro e da quello di Sanji, ed è ispirato al libro 'Le due facce dell'amore', che mi fa sempre morire dal ridere. Spero di non aver copiato troppo nulla e che vi piaccia.
Fatemi sapere cosa pensate e non dimenticate di recensire (recensite... ho i biscotti!)
Grazie a tutti e alla prossima! :D
SS




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