Sogno di una notte di
mezza estate
Il
grande teatro era ormai vuoto, solo pochi spettatori si erano
trattenuti così oltre la fine dello spettacolo.
Chiacchieraano
del più e del meno, mentre si infilavano con estrema
lentezza le
loro giacche, a coprire quei leggeri ed eleganti abiti che mostravano
al mondo il loro alto lignaggio.
Non riusciva ad immaginare chi di quegli spocchiosi nobili avesse
esplicitamente domandato di parlare con lui. Terence Granchester, la
star del momento, l'attore che tutti i teatri richiedono. Ma pur sempre
un attore, figlio di un'attrice altrettanto famosa come Eleonor Backer
e del nobile duca di Granchester, da cui aveva sempre ricevuto solo
indifferenza. Da qui il disprezzo per la nobiltà e tutto
ciò che ad essa era correlato, e la conseguente sorpresa che
qualcuno di loro avesse il desiderio di parlargli.
Ormai la gente in teatro era più poca e non sembrava
interessarsi minimamente a lui. Stava seriamente iniziando a sentirsi
un idiota, ancora sul palco con quel ridicolo abito greco addosso, che
per tutta la serata lo aveva mostrato al pubblico come il giovane
Lisandro, il cui amore per Ermia era contrastato dal volere del padre
di lei. Sorrise tra sè, notando una vaga somiglianza tra la
commedia shakespeariana e la sua storia.
Quando anche gli ultimi ritardatari spettatori se ne furono andati e il
teatro cadde nel silenzio più totale, Terence, stanco di
aspettare, si alzò dal palco di legno sul quale era stato
fino a
quel momento seduto e mosse i primi passi verso le quinte.
"Sei sempre il solito maleducato" trillò una voce dietro di
lui,
lontana, tanto da sembrargli solo frutto della sua immaginazione. Un
lieve rumore di tacchi sul pavimento ligneo lo fece ricredere. Terence
si voltò sorpreso. Mai più avrebbe pensato di
udire
quella voce. Candy era in fondo alla platea, vestita di un leggero
abito rosa e bianco, i ricci capelli biondi trattenuti da un candido
fiocco. Sorrideva, come aveva sempre fatto, come lui si ricordava.
"Ti chiedo di aspettarmi e tu te ne vai. Bell'amico che sei!" Candy
mise il broncio e incrociò le braccia al petto. Terence rise.
"Tarzan-tutte-lentiggini, questo è un posto di classe, cosa
ci fai qui?"
"Non sei per niente riconoscente, ci ho messo un sacco di tempo a
venire fin qui per vederti!"
Terence scese dal palco con un salto.
"Come hai saputo che mi esiivo qui?"
"L'ho letto sui giornali. Ormai sei un attore di una certa fama in
America"
Candy avanzò lungo il corridoio tra i due settori di
poltrone
rosse, su una delle quali poggiò il leggero scialle bianco,
più che sufficiente a coprirla dalla leggera brezza estiva
che
soffiava quella sera.
"Sei venuta solo per vedermi recitare?" le domandò Terence
con
una certa delusione, che a Candy non sfuggì. La ragazza
sorrise
mestamente.
"No, non solo. Ho anche saputo di te e Susanna. Mi dispiace"
"E' stata lei a volerlo" ribattè laconico Terence.
"Come?"
"Ha detto che se ne sarebbe andata con sua madre, che aveva apprezzato
quello che avevo fatto per lei ma che aveva bisogno di andarsene da New
York per un po'"
"Oh, capisco. E tu come stai ora?" gli domandò preoccupata.
"Io spero che Susanna trovi la serenità che si merita"
"Ma non hai risposto alla mia domanda"
Terence trasse un lungo sospiro e abbassò lo sguardo.
"Mi faccio schifo da solo quando penso a come mi sento senza di lei"
"In che senso?"
"Mi sento più libero, più felice, senza un peso
sul
cuore. E non è bello se penso alle condizioni in cui versa
Susanna. Per questo motivo mi sono gettato anima e cuore nel teatro,
per non pensare a lei, quindi cambiamo argomento, te ne prego"
Candy annuì e continuò ad avanzare,
finchè non fu
spalla a spalla con Terence. Il giovane attore la guardò.
Non
era cambiata di molto, il solito viso sbarazzino e coperto di efelidi,
i soliti luminosissimi occhi azzurri, i soliti morbidi capelli dorati.
La solita Candy, o forse no. Le sembrava più matura
dell'ultima
volta, e più serena.
"Raccontami di te, Candy" le propose, andandosi a sedere sul palco.
"Beh, dall'ultima volta che ci siamo visti, non è successo
molto di nuovo"
Terence vide un velo di tristezza oscurarela luce dei suoi occhi e gli
si strinse il cuore.
"Candy, tutto bene? Avanti, raccontami qualcosa del tuo lavoro, di
Archie, Annie e gli altri"
"Ormai sono un'infermiera professionista, ma non ho ancora trovato un
posto dove lavorare. In famiglia invece tutto bene, tra alti e bassi"
"Alti e bassi?"
Candy respirò profondamente e tornò a guardare
Terence negli occhi.
"Abbiamo perso Stear in guerra" disse con un fil di voce.
Terence si portò una mano al viso sussurrando "Oh mio dio",
poi
tornò a guardare la bionda, dai cui occhi era sfuggita una
piccola lacrima.
"Non sai quanto mi dispiace, Candy" riprese lui avanzando verso la
ragazza "Era un ragazzo eccezionale, non lo dimenticherò mai"
Le posò una mano sulla spalla e dolcemente la
tirò a
sè, ma lei si ritrasse e col dorso della mano si
asciugò
gli occhi.
"Nemmeno noi lo dimenticheremo, ma bisogna andare avanti" disse lei,
tornando a sorridere "Sei stato tu a dirmelo, ricordi?"
"Certo, Candy. Hai ragione" sorrise lui di rimando.
"Quasi dimenticavo di dirti la cosa più interessante!"
esclamò Candy, battendosi il palmo della mano sulla fronte
"Sono
riuscita a vedere lo zio William!"
"Finalmente! Com'è? Un simpatico vecchietto?"
"Simpatico sì, vecchietto direi di no" sul viso della
ragazza si
dipinse l'espressione di chi la sa lunga. Terence le lanciò
uno
sguardo interrogativo.
"E va bene, se insisti così te lo dirò" riprese
lei, ridendo "Lo zio William altri non è che...Albert"
"Quell'Albert?!?"
"Proprio lui. Il suo vero nome è William Albert Andrew ed
è il capo della famiglia Andrew"
"Accidenti" disse Terence con poca voce "E' una notizia sconvolgente,
davvero! Ma come mai si è rivelato solo ora?"
"Perchè è come me e te, un amante della
libertà.
Ma a zia Erloy non andava bene, temeva per il buon nome della famiglia.
Così è diventato il nostro Albert, amante della
natura,
degli animale e di una vita da vagabondo"
"E ora ha rinunciato a tutto questo per tornare alle buone maniere?"
"Al contrario, sono cambiate un sacco di cose da quando è
arrivato"
"Per esempio?"
"Beh, zia Erloy ha dovuto accettare di avere un ruolo in secondo piano
nella gestione della famiglia. E Neal e Iriza non ci daranno
più
fastidio, dopo la storia del matrimonio combinato"
"Matrimonio?"
"Sì, è da non credere! Neal innamorato di me e
che mi voleva sposare...Terence, che hai?"
Lo sguardo del giovane attore si era rabbuiato fino a diventare quello
cattivo di un tempo, quando si batteva con Archie per motivi futili o
ricordava sua madre.
"Sei la moglie di Neal?" le domandò in un sibilo.
"Ma che diavolo ti salta in mente?!? Certo che no! Ne ho parlato con
Albert e lui ha annullato tutto quanto. Io moglie di Neal, santo cielo!
Mi vengono i brividi solo al pensiero"
Candy rise genuinamente, ma si fermò poco dopo, vedendo che
il
volto di Terence si era fatto ancora più cupo e che stava
serrando forte i pugni.
"Candy io...io non lo sopporterei!" le urlò in faccia
sollevando lo sguardo.
"Cosa non sopporteresti?"
"Di vederti tra le braccia di un altro, di sapere che ti sei rifatta
una vita e che io non ne faccio parte"
"Oh Terence, ma tu sei parte della mia vita, lo sei sempre stato.
Sennò perch' sarei qui, secondo te?"
Gli occhi blu e profondi di lui incontrarono quelli limpidi e azzurri
di Candy, e il suo cuore parve esplodere nel petto tanta era l'emozione
che stava provando. Aveva davanti la donna che aveva sempre amato, da
cui era stato costretta a separarsi ma che il suo cuore non aveva mai
dimenticato. Eppure aveva sempre pensato che dopo il loro ultimo
incontro, quando lei gli aveva detto addio per lasciarlo a Susanna,
Candy avesse cercato di dimenticarlo e di rifarsi una vita con gli
Andrew o col suo lavoro.
Invece eccola lì, splendida e sorridente come sempre, che
gli dimostrava di volergli ancora bene.
"Candy..." sussurrò, mentre con pochi passi accorciava le
distanze fra loro e l'abbracciava con trasporto, ricambiato con la
stessa moneta.
"Mi sei mancato tanto, Terence" disse la ragazza sui capelli corvini di
lui, tastandone la morbidezza con una mano.
"Anche tu, piccola Tarzan-tutte-lentiggini"
Terence la scostò un po' da lui per guardarla negli occhi.
Erano
umidi e leggermente arrossati dal pianto che non voleva o non riusciva
a trattenere, ma sorridevano ugualmente e brillavano come non mai.
Anche agli angoli dei suoi occhi le lacrime iniziarono a pungere e non
fece niente per fermarle. Voleva piangere di gioia dopo tanto tempo
passato a rodersi dall'interno. E dopo tanto tempo voleva fare anche
un'altra cosa.
"Candy, prima che tu mi prenda a schiaffi, posso darti un bacio?"
Lei rise e annuì col capo. Terence si sporse verso di lei,
contemporaneamente le prese le mani da dietro il suo collo e le strinse
nelle sue.
"Piccola precauzione" le disse a fior di labbra in risposta allo
sguardo dubbioso di lei, prima di impossessarsi avidamente della sua
bocca. Non trovò resistenza, solo grande trasporto.
Candy liberò le mani dalla sua dolce presa e
tornò a
cingergli il collo, mentre lui la prese per la vita e la
sollevò
con poco sforzo. Com'erano fresche le sue labbra, e morbide,
esattamente come anni prima, violate solo da lui e dalla sua irruenza.
Sarebbe rimasto tutta la vita attaccato ad esse, ma la comparsa sul
palco di un attore della compagnia ruppe l'incantensimo.
"Perdonami, Terence, ma stanno chiudendo il teatro" disse timidamente
sbicando da dietro una quinta "Forse è il caso che ti vada a
cambiare"
Il ragazzo si voltò scocciato verso di lui, tenendo sempre
fra
le braccia un'imbarazzatissima Candy "Lascia aperta l'uscita sul retro,
passeremo da lì"
"D'accordo" balbettòò l'attore, prima di
dileguarsi dal palco in un battibaleno.
"Forse è meglio uscire" disse Candy, e fece per staccarsi da
lui, ma Terence la trattenne.
"Vuoi scherzare? Abbiamo un intero teatro tutto per noi!"
"E cosa vorresti farci?"
"Quello che si fa in un teatro: recitare!"
Terence prese Candy per mano e la trascinò sul palco
nonostante le proteste.
"Terence, no, non mi sembra una buona idea. E comunque io non so
recitare"
"Non devi farlo, Candy. Non voglio che tu lo faccia"
"Tu sei tutto matto" rise lei, cercando di scendere, ma di nuovo il
ragazzo glielo impedì. Lo sguardo che incontrò
Candy era
simpaticamente implorante e la ragazza non riuscì a
trattenere
un sorriso, nè a resistere a quella silenziosa supplica.
"E va bene...Cosa vuoi che faccia allora?" gli domandò
accondiscendente.
"Sorridimi" rispose lui immediatamente, raggiante in volto.
"Ma lo sto già facendo!" ribattè lei divertita.
"Sorridi di più!"
Le venne naturale, non lo aveva mai visto così felice e non
si era mai sentita così piena di gioia a sua volta.
"Adesso fai un giro su te stessa"
"Cosa?"
"Una giravolta"
Candy eseguì, i suoi riccioli biondi brillarono di riflessi
dorati sotto la luce dei riflettori e il leggero abito si
sollevò leggermente, mostrando due esili gambe, simili a
quelle
di un folletto delle fiabe. Il suo folletto biondo e pieno di
lentiggini.
Terence la fermò afferrandola per la vita. Lei si
appoggiò a lui per non cadere.
"Baciami, Candy" le disse a voce bassa e suadente, cui nessuno avrebbe
saputo resistere, tantomeno lei.
Di nuovo le loro labbra si incontrarono, si esplorarono, si
assaporarono, finchè resse loro il respiro.
"Fa' l'amore con me, Candy" le sussurrò sulle labbra appena
si staccarono.
"Cosa?" gli chiese confusa, non riuscendo a realizzare bene la sua
richiesta.
Terence la guardò in quegli occhi innocenti e limpidi e si
diede
del cafone. Chi era lui per rubarle quella freschezza e quell'innocenza?
"Niente, scusami. Fai finta che non ti abbia detto niente"
La lasciò andare bruscamente e si diresse rapido verso le
quinte.
"Richiedimelo, Terence!"
Il giovane attore si fermò e si voltò incredulo
verso
Candy. Se ne stava ritta sul palco, lo sguardo fiero ostentava una
sicurezza che poche volte le aveva visto negli occhi. Fece qualche
passo verso di lui.
"Avanti, richiedimelo, per favore"
A Terence sembrò qualcosa di molto simile a una supplica.
"Vuoi fare l'amore con me, Candy?" domandò a voce tremante,
quasi con timore di sentire la risposta di Candy. Questa prese un lungo
respiro e il volto le si distese in un largo sorriso.
"Da quando ti conosco" rispose tutto d'un fiato, prima di correre tra
le braccia di Terence e abbandonarsi ad esse.
Il palco di quel teatro divenne il loro nido d'amore, il custode dei
loro sospiri e dei loro gemiti, il testimone dell'unione dei loro corpi
nudi e sudati. Dolore e piacere attraversarono in successione Candy,
stesa sotto il suo unico amore e completamente abbandonata a lui, che
godeva delle forti sensazioni che quell'esile corpicino riusciva con
sorpresa a dargli. E quando la fanciulla si fece più audace,
il
piacere aumento esponenzialmente, fino a raggiungere il massimo livello
ed esplodere negli ultimi, forti sospiri di entrambi.
L'abito greco di Terence rimase abbandonato sul palco, quello rosa di
Candy capriva nuovamente parte del corpo della ragazza, seduta in mezzo
alle gambe del giovane attore che con le braccia le cingeva il ventre e
teneva il viso appoggiato alla spalla di lei. La bionda chioma della
fanciulla si era liberata dal vincolo del nastro e ora ricadeva ribelle
sulle sue spalle e lungo la schiena, solleticando il petto di Terence
che continuava a ridere e a muoversi.
"Smettila! Così non riesco a leggere!" trillò
Candy
voltandosi verso di lui, che subito le schioccò un bacio
sulla
guancia.
"Non è colpa mia, sono i tuoi capelli che m fanno il
solletico"
"Sempre a lamentarti, Ternce Granchester! Non sei cambiato affatto"
"E tu sempre a darmi fastidio, Tarzan-tutte-lentiggini"
"Va bene, se la metti così allora me ne vado"
"E no, cara mia! Non pensare di riuscire a sfuggirmi così
facilmente!"
La riprese per i fianchi prima che avesse il tempo di alzarsi,
riportandosela contro il petto a suon di risate e divertite proteste.
"Dai, continua a leggere" la esortò, facendo un cenno col
capo
al copione che la ragazza teneva in mano, quello dello spettacolo di
poco prima. Candy riprese obbediente.
"...Tròvati
tu un giaciglio come puoi;
io mi distendo qui,
poggiata il capo sopra questo greppo."
"Questo ciuffetto d’erba, mia diletta,
può servir da cuscino a tutti e due:
un sol cuore, un sol letto,
due anime, ed una stessa fede."
"No, buon Lisandro, no; se mi vuoi bene,
stattene più discosto,
non ti giacer così vicino a me"
"Oh, dolcezza, non devi
fraintendere
l’innocenza di questa mia proposta!
Amore coglie da se stesso il senso
del parlare amoroso: voglio intendere
che il mio cuore è così legato al tuo
che d’entrambi se ne può fare un solo;
due cuori incatenati con voto,
due anime congiunte in un sol nodo.
Non negarmi perciò, Ermia, un giaciglio
accanto a te, perché così giacendo
non ti voglio ingannare, mia diletta."
"Lisandro sa giocare
molto bene
con le parole. Che siano dannate
le mie brusche maniere e il mio orgoglio,
se Ermia abbia mai potuto intendere
che Lisandro volesse abbindolarla
Ma se ti chiedo, gentile compagno,
per un atto d’amore e cortesia,
di metterti a dormire un po’ lontano,
è per pudore: una separazione,
com’essa può ben essere chiamata,
qual si conviene a un giovane virtuoso
e a una fanciulla vergine.
Sta’ discosto, perciò, dolce compagno
e buona notte. E mai l’amore tuo
si guasti fino al fine di tua vita!"
"Amen, amen, a questa tua preghiera
io dico; e che finisca la mia vita
se mai finisca la mia fedeltà!
Qui è il mio letto; a te conceda il sonno
il suo pieno ristoro."
"Questo augurio riposi per metà
sugli occhi di colui che me l’ha detto."*
"Questa storia mi
ricorda tanto la nostra" commentò Candy chiudendo il copione
"Solo che sei tu nella parte di Ermia"
Risero entrambi continuando a coccolarsi e a bearsi del contatto tra i
loro corpi.
"Beh, se vogliamo che si somiglino in tutto e per tutto"
ribattè Terence "Allora dobbiamo avere un lieto fine"
"E cioè?" domandò la bionda sempre più
divertita.
"Vuoi sposarmi, Canduce White Andrew?"
La proposta la colse alla sprovvista, così come il tono con
cui fu formulata, serio e profondo.
"Co-cosa?" fu ciò che riuscì a dire, mentre il
cuore iniziava a batterle al doppio della velocità.
"Vuoi sposarmi, Candice White Andrew?" ripetè lui sorridendo
divertito dall'espressione sorpresa della ragazza. Le vide gli occhi
riempirsi velocemente di lacrime e le mani andare lentamente al viso,
poco prima che gli gettasse le braccia al collo e scoppiasse a
piangere. Terence sorrise intenerito e prese ad accarezzarle i morbidi
riccioli biondi.
"Dai, non fare così! Se avessi saputo che saresti scoppiata
a piangere non ti avrei detto niente"
"Terence, quanto sei stupido!" Candy si sollevò dalla sua
spalla, sorridendo tra le lacrime "Piango perchè sono
felice, anzi, perchè mi sento la donna più felice
del mondo"
Terence le mise una mano sulla guancia asciugandogliela col pollice.
"Allora è un sì?"
"Sì, per tutta la vita! Sì!"
Si avventò nuovamente su di lui baciandolo con una foga che
inizialmente lo sorprese ma che subito dopo assecondò. E si
amarono ancora e ancora, mai stanchi l'uno dell'altra, pronti a
trascorrere un'intera vita assieme.
*Battute prese dal
copione della commedia "Sogno di una notte di mezza estate" di William
Shakespeare
Una one-shot senza
pretese, scritta di getto da un'ide balzana, su come si potrebbero
essere reincontrati Terence e Candy dopo la fine dell'anime...
Buona lettura!!