Ichirin no hana

di Freaky_Frix
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ICHIRIN NO HANA
 
«Il Capitano Unohana è deceduto.»
La voce del luogotenente Kotetsu, tremolante ma chiara, raggiunse gli shinigami sparsi per il Seiretei.
Hanataro rimase interdetto, osservando la farfalla nera allontanarsi. Il Capitano era morto. Come? Perché? Chi era stato? Isane non aveva rivelato molto. Forse non lo sapeva, o non aveva avuto tempo.
«Yamada, che fai, t’incanti? Muoviti!»
Il ragazzo si riscosse, riprendendo a correre. Il Capitano era morto. Quella donna gentile, che trattava come figli i suoi sottoposti, non esisteva più. Per un istante avvertì lo sconforto farsi strada nel suo cuore, ma lo cacciò via, concentrandosi sul suo obbiettivo: aiutare e curare i feriti. La vendetta – o meglio, la giustizia – non era affar suo. Eppure, nonostante cercasse di concentrarsi sui suoi doveri di guaritore, non riusciva a non visualizzare davanti a sé la figura del Capitano Unohana che osservava il cielo notturno. Quella notte Hanataro aveva avuto un incubo, e per riprendersi era uscito a prendere una boccata d’aria, trovando lei seduta con una tazza di tè fumante tra le mani, i capelli corvini sciolti che disegnavano una linea flessuosa lungo la spina dorsale.
«Hanataro» lo chiamò lei, senza distogliere lo sguardo dalla volta celeste, «lo vedi quel fiore?»
Il ragazzo volse lo sguardo al cielo, pensando a una qualche costellazione.
«In giardino, Hanataro.»
Lo shinigami abbassò la testa di scatto, imbarazzato, e posò gli occhi sul fiore in questione, pallido, quasi trasparente, con lo stelo lungo e spesso, solo.
«Gli altri fiori sono appassiti quasi subito, questo invece ha tenuto duro tutta la stagione, nonostante i petali sottili.»
La donna lo guardò, sorridente.
«Per certi versi tu mi ricordi proprio quel fiore, sai? Prima eri solo una timida gemma ma, dopo essere stato ispirato, hai cominciato a sbocciare.»
«Non credo di capire, Capitano.»
«Vedi …  Noi ci occupiamo per la maggior parte di curare i feriti, di difenderli quando necessario, ma mai di attaccare direttamente il nemico. Questo mi sta anche bene, ma in quanto shinigami è giusto che anche noi, in caso di emergenza, sappiamo impugnare la katana. Quindi mi fa piacere che tu abbia cominciato a prendere in considerazione la tua zanpakuto. Ricordatelo.»
E lui l’avrebbe ricordato. Strinse a sé l’elsa di Hisagomaru.
Il Capitano era morto, ma non la sua volontà.
Ora toccava agli altri.
Ora toccava a lui.

 




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