Di Romione e mani intrecciate

di Harry_Potter992
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                                   Di Romione e mani intrecciate       

              

Il salotto di Grimmauld Place era freddo e pieno di spifferi, ma i sacchi a pelo donavano un po’ di calore ai tre ragazzi stesi sul pavimento.
Sulla parete alla loro sinistra, le figure dipinte con cura dell’albero genealogico della famiglia Black sembravano quasi osservarli, dall’alto dei loro sguardi austeri e altezzosi.
Harry, Ron e Hermione si erano augurati la buonanotte ormai da qualche minuto e la casa era immersa nel silenzio, non uno di quei silenzi piacevoli che ti avvolgono quando sei al calduccio sotto un piumone, al sicuro nella tua casa, ma piuttosto con una vena di tensione che aleggiava nell’aria, come se da un momento all’altro dovessero irrompere dei Mangiamorte con le bacchette strette nel pugno. L’unica cosa che si udiva erano i loro respiri, lenti e leggeri come il battito di una farfalla.
Dopo un po’, nella quiete si insinuò il lieve russare di Harry, caduto in un sonno profondo a causa del via vai delle ultime ore.
La disavventura con i Mangiamorte, prima al matrimonio e poi nel caffè, aveva fatto l’effetto opposto a Hermione, che si rigirava nel sacco a pelo senza riuscire a prendere sonno. Fianco sinistro. Pancia in su. Fianco destro. Di nuovo pancia in su.
Aprì gli occhi lentamente, battendo le palpebre un paio di volte. Dalla pesante tenda del salotto filtrava la luce dei lampioni, che tuttavia attenuava di poco l’oscurità in cui era immersa la stanza. Chissà se Ron si era addormentato o, come lei, non riusciva ancora a chiudere occhio.
Girò la testa verso di lui, steso alla sua destra. Aveva una mano sulla pancia e l’altro braccio abbandonato lungo il fianco. Nel buio non riusciva a distinguere bene i suoi lineamenti; solo la chioma rossa era appena visibile, spettinata e con alcune ciocche arricciate alla base del collo.
- Ron… sei sveglio? - sussurrò, muovendo appena le labbra.
Con suo sollievo, la voce dell’amico le giunse quasi immediata dall’oscurità. - Sì.
- Non riesco a prendere sonno - confessò Hermione, parlando piano per non svegliare Harry.
Sentì Ron agitarsi un po’ nel sacco a pelo. - Brutti pensieri?
- Beh, sai, tutta questa situazione… - Hermione si bloccò subito, in cerca di altre parole, ma non ne trovò nessuna. Non le capitava spesso: di solito aveva sempre la cosa giusta da dire, sempre la battuta pronta. Ron, però, capì al volo quello che le passava per la testa.
- Siamo tutti turbati. Ma dobbiamo tenere duro per Harry. Lo stiamo già facendo - affermò, nell’evidente tentativo di rassicurarla.   
Hermione annuì, anche se probabilmente lui non poteva vederla. In quei giorni stava cercando di mostrarsi sicura di sé per non peggiorare le cose, ma a volte era difficile nascondere l’inquietudine. In quel momento, lì sola con Ron, sentì un gran bisogno di tirare fuori i suoi pensieri. Ne aveva bisogno. E aveva bisogno delle sue parole, di sentire la sua voce: semplicemente di quello.
- Pensi che riusciremo a trovare gli Horcrux facilmente? - bisbigliò, girando un po’ la testa verso di lui. 
- Se vuoi la verità… penso che avremo bisogno di tanta fortuna. Ma sono sicuro che alla fine ce la faremo - aggiunse Ron, cercando di dare alla sua voce un tono il più ottimista possibile. Decise di buttarla sullo scherzo. - La fortuna non ci manca. Diciamocelo, per essere arrivati fin qui, bisogna avere una gran botta di…
- Ron! - lo interruppe Hermione, ma era divertita. - Beh, consideriamo che due Horcrux sono già stati sicuramente distrutti, partiamo in vantaggio…
- E abbiamo la tua intelligenza, che non ha prezzo - continuò Ron con un sorrisetto.
- Grazie - disse Hermione, senza riuscire a impedire che gli angoli della bocca le si curvassero all’insù. 
Tacquero entrambi, rimirando il soffitto. Ron lanciava occhiatine alla ragazza, approfittando dell’oscurità, che però allo stesso tempo non gli consentiva di osservarla come avrebbe voluto. Riusciva a immaginarsela: i suoi occhi di un caldo marrone rivolti verso l’alto, i capelli crespi sparsi sui cuscini, con qualche ciocca che le ricadeva sulla fronte e sulle orecchie…
- Lo avresti mai detto che saremmo arrivati fin qui? - disse Hermione all’improvviso, interrompendo le sue fantasticherie. - Che avremmo avuto sulle spalle la responsabilità di sconfiggere Voldemort?
- Ti prego, non dire quel nome - fece Ron con un piccolo brivido.
- E va bene. - Hermione alzò gli occhi al cielo.
- Comunque, non ci avrei creduto neanche se qualcuno me lo avesse detto - ammise Ron. - La Cooman, ad esempio. Immagini se ci avesse riferito di aver visto qualcosa del genere nella sfera di cristallo? Probabilmente avremmo sghignazzato come pazzi.
Hermione dovette trattenere una risata, stringendo le labbra.
- E’ proprio per questo che non l’ha detto, non potrebbe prevedere mai niente di vero - scherzò.
- Ehi, hai ragione!
- Ssst - fece Hermione. - Parla più piano… Harry sta dormendo come un angioletto.
Per qualche istante Harry si era mosso, ma poi si accorsero che non si era svegliato: anzi, riprese il suo russare, un po’ più lieve.
- Scusa - bisbigliò Ron al rimprovero di Hermione, e si schiarì la gola un paio di volte, nell’attesa di riempire il silenzio che era calato di nuovo tra loro. Erano tutti come quello, i loro silenzi: un po’ imbarazzati e carichi di cose non dette.
Decisamente, “Dodici Passi Infallibili per Sedurre una Strega” non ha un rimedio ai silenzi, pensò. O forse sì, ma non lo ricordo.  
Quel libro, che gli avevano regalato Fred e George per il suo compleanno, gli era stato decisamente utile: era una miniera preziosa a cui attingere per sapersi muovere con le ragazze. L’aveva letto tutto d’un fiato e aveva messo subito in pratica i suoi insegnamenti, a cui prima non avrebbe mai e poi mai pensato. Era diventato più consapevole del rapporto tra lui e Hermione e del fatto che, se voleva conquistarla, doveva cambiare atteggiamento, e stava proprio cercando di farlo. Non voleva più essere il ragazzo immaturo che baciava Lavanda per ripicca; voleva dedicare a Hermione la sua più completa attenzione, interessandosi a lei, facendole complimenti, dandole quello che desiderava. Solo così, forse, avrebbe avuto qualche speranza con lei. Ma se adesso sentiva che qualche speranza poteva averla, prima non era stato così. Forse proprio per mancanza di fiducia in se stesso, aveva aspettato così tanto tempo in attesa di qualcosa che, forse, solo lui poteva andare a prendere. Sapeva che era stupido aspettare ancora, che avrebbe dovuto dire a Hermione con chiarezza i suoi sentimenti già da tempo, ma non ne trovava il coraggio. Gli faceva davvero poco onore, visto che il Cappello Parlante lo aveva riconosciuto come Grifondoro, ma dichiararsi a Hermione gli pareva un ostacolo insormontabile, tanto quanto combattere contro un’orda di Dissennatori o entrare al Ministero della Magia in groppa a un Thestral invisibile. E anche se “Dodici Passi Infallibili per Sedurre una Strega” gli era d’aiuto, non era abbastanza per catturare il cuore di Hermione: doveva metterci del suo, essendo, ne era convinto, semplicemente se stesso. Ron Weasley. Se mai Hermione si fosse innamorata di lui, o se anche lo fosse già stata (magari!), voleva che lo amasse per come era, così come lui la amava per ciò che era. La amava per i suoi capelli crespi e indomabili, per la sua passione per i libri, per la sua arguzia che ogni volta lo lasciava spiazzato. La amava perché forse, ripensandoci, Hermione lo aveva colpito sin dal primo momento in cui l’aveva incontrata sull’Espresso per Hogwarts, quando erano alti la metà e non sapevano ancora cosa fosse l’amore. A quel tempo non se ne era reso conto, ma credeva che fosse proprio così.
L’unica cosa che desiderava era che fosse così anche per lei.
Ma se non era come sperava, se quell’amore era a senso unico, lui ci sarebbe stato sempre. Il suo interesse era la felicità di Hermione e avrebbe cercato di dargliela e, anche se lei lo avesse rifiutato, un giorno, lo avrebbe accettato e avrebbe continuato a starle accanto, sebbene il pensiero di una simile eventualità lo facesse sprofondare.
Azzardò un’occhiata in direzione di Hermione, cercando di scorgere il suo profilo senza troppo successo. I suoi occhi si erano un po’ abituati all’oscurità, ma non bastava. Chissà a cosa stava pensando lei… se le frullavano pensieri simili per la testa, o se era ancora tormentata dalle preoccupazioni.
- Ti mancano i tuoi, vero? - mormorò all’improvviso, distogliendo lo sguardo. Non c’era una ragione per cui aveva posto proprio quella domanda; semplicemente gli era salita alle labbra, spontanea. 
Colta di sorpresa, Hermione non rispose immediatamente.
- Sì. Tanto. - Le lacrime non le pizzicarono gli occhi, stavolta. Lo avevano già fatto giorni prima, quando erano tutti e tre riuniti nella stanza di Ron a discutere la partenza e l’argomento era caduto sui suoi genitori, ma in quel momento non voleva permettere a se stessa di piangere.
- Che domanda stupida - fece Ron, scuotendo la testa. - È solo che… non so come tu sia riuscita a cancellare la loro memoria e a mandarli lontano da qui. Non è da tutti, ecco.
- Beh, sono stata costretta. - Hermione deglutì. - Non ci è voluto molto, è successo tutto in… pochi minuti. Anche se ricordo che la mano mi tremava. La cosa che mi ha aiutato è stata la preoccupazione per la loro sicurezza, e che l’incantesimo riuscisse bene. Poi… era fatta.
Per un momento si trovò a rivivere quel giorno, poi scacciò in fretta le immagini dalla mente, concentrandosi sulla figura di Ron. 
- Ma anche per te non dev’essere facile - disse. - Voglio dire, la tua famiglia è in pericolo.
- Non voglio pensarci o impazzisco - ammise Ron schietto. - Sono più tranquillo perché papà con il Patronus ci ha detto che per ora sono al sicuro… e per la faccenda del demone… spero che funzioni.
- Ma certo che funzionerà - lo rassicurò Hermione, decisa.
Ron si schiarì la gola per l’ennesima volta, un po’ arrochita per tutto quel bisbigliare e per l’emozione di parlare con lei in quella maniera così… intima era l’aggettivo giusto. All’improvviso fu preso da una gran frenesia. Voleva dirle qualcosa, qualsiasi cosa… forse non lo sapeva nemmeno lui… o forse sì, voleva dirle quanto ci teneva a lei, quanto fosse importante, che il solo pensiero che potessero (che potesse) non sopravvivere gli faceva contorcere le viscere…
- Hermione. - Pronunciò il suo nome, quasi allarmato, come se temesse che potesse scappare via. - Anche se non abbiamo le nostre famiglie in questo momento, volevo che sapessi che… per me la mia famiglia siete anche tu e Harry, e io e Harry lo siamo per te e lo saremo sempre.
- Certo, Ron - disse Hermione, sorridendo a quelle parole. - Per me è lo stesso.
- E… se non dovessimo farcela… - Ron si interruppe, scuotendo la testa. - Miseriaccia, dimentica quello che stavo per dire, scusa, ti spavento solo di più…
- Non dire sciocchezze - replicò Hermione, decisa. - Ron, sappiamo entrambi quello che potrebbe succederci, lo abbiamo detto anche a Harry. Quindi parla, ti prego.
Ron cercò di ignorare il battito accelerato del suo cuore, sia per la paura al pensiero di cosa poteva accadere, sia per ciò che voleva dire. - Ok… insomma, se non dovessimo farcela, voglio che tu sappia anche che… sei la persona più straordinaria che io abbia mai conosciuto. Sei intelligente, coraggiosa… - Si interruppe, senza osare guardare dalla sua parte. - Senza di te sarei proprio perso.
Hermione arrossì. - Esageri… te la caveresti benissimo anche senza di me.
- No - disse Ron. - No, invece.
La ragazza non seppe più cosa replicare. Si morse il labbro, un po’ lusingata, un po’ pensierosa. Quelle parole nascondevano
qualcosa di più? Probabilmente sì… arrivati a quel punto, con tutto quello che avevano passato, anche un cieco si sarebbe accorto che erano uniti da un sentimento più forte dell’amicizia, ma che ancora non riusciva bene a inquadrare. O almeno, lei era sicura di ciò che provava: Ron non era più un semplice amico per lei, l’aveva ammesso a se stessa da tempo, ormai. Ma lui? Cosa provava lui? Era chiaro che ci fosse qualcosa, o non si sarebbe spiegata tutta la gelosia nei confronti di Krum, quelle particolari attenzioni che le dedicava da qualche settimana a quella parte… ma poteva essere sicura che tutto ciò non fosse solo il sintomo di una grande amicizia? No, era da sciocchi pensarlo e lo sapeva bene… ma il loro rapporto era così complicato… e si sentiva così confusa!
Davanti agli occhi le scorsero le immagini dei loro anni a Hogwarts, tra battibecchi, litigi e momenti allegri. Avevano attraversato mille difficoltà, insieme a Harry, e nel frattempo, in punta di piedi, il loro legame si era fatto sempre più forte. C’erano stati dei momenti in cui sembrava che non si sarebbero più parlati, ma avevano superato anche quelli. E Hermione una volta, una sola, si era chiesta perché Ron, perché proprio lui e non un altro. E si era data subito la risposta: perché loro due si completavano. Erano come due facce della stessa medaglia, opposte e indivisibili. Perché lui le insegnava a ridere quando c’era da ridere e lei gli insegnava a stare serio quando c’era da stare seri. Perché Ron era l’unico che riusciva a offuscarle la mente, a mandare a farsi benedire la sua tanto ammirata intelligenza. E perché, semplicemente, erano Ron e Hermione, e forse era quella l’unica spiegazione a tutto.
In quel momento si sentiva così bene, stesa accanto a Ron, un braccio che le ricadeva sul pavimento a pochi centimetri dalla mano di lui, parlando a bassa voce in quella notte giovane. I pensieri che la turbavano erano come svaniti: quella vicinanza con Ron, sia fisica che mentale, li aveva scacciati, mettendole addosso una grande pace.
Lui la faceva star bene. C’erano anche i litigi, sì, ma quelli facevano parte del loro rapporto e, anche se non lo avrebbe mai ammesso, non ci avrebbe rinunciato per niente al mondo. E in quel momento non glielo disse, ma anche lei, senza Ronald Bilius Weasley, sarebbe stata persa.
La fine della guerra era ancora lontana, ma in fondo non era mai troppo presto per chiedersi cosa sarebbe successo tra loro. Si chiedeva se quel tira e molla infinito avrebbe trovato una conclusione, con la speranza che sarebbe stato un lieto fine. Ron era la sola persona con cui avrebbe voluto metter su famiglia, un giorno, cercare casa e sì, per l’ennesima volta, anche litigare, perché faceva parte di loro, perché non sarebbero stati Ron e Hermione senza i loro battibecchi. Ron era la persona che voleva trovare dopo essere tornata a casa dal lavoro, quella con cui condividere le gioie e le difficoltà. In una parola, la vita. Sì, con lui voleva passare il resto della sua vita, ormai non aveva alcun dubbio.
- Direi di dormire, o domani ci sveglieremo distrutti - disse Ron con dolcezza.
Hermione sgranò appena gli occhi, come se fosse stata colta a fare qualcosa che non doveva. - Sì… sì, dormiamo - approvò, poiché sentiva di riuscire finalmente a prendere sonno.
Il cuore le balzò nel petto quando sentì, del tutto inaspettatamente, la mano di Ron stringere incerta la sua, grande e calda. Stava davvero succedendo o era tutto un sogno? Ron Weasley le aveva davvero preso la mano? Quel contatto le impedì di proferire parola; chiuse solo gli occhi per godersi la bella sensazione della mano di Ron allacciata alla sua.
All’improvviso sembrava che nella stanza non facesse più così freddo.
- Se vuoi possiamo… ehm… dormire così, se ti fa sentire più tranquilla - borbottò Ron.
Hermione si limitò a stringergli più forte la mano, pronunciando una parola che racchiudeva tutto: - Grazie.
Nessuno dei due vide il sorriso sul volto dell’altro. Hermione stette ben attenta a non muovere un solo muscolo, per non rompere la bellissima magia che si era creata. Non era una magia che si imparava a padroneggiare a scuola con la bacchetta; era una magia diversa, che nessuno al mondo sarebbe mai riuscito a padroneggiare, perché anche al mago più saggio sfuggivano le sue dinamiche. L’amore, con Ron lo aveva imparato, era la magia più potente che esistesse.
Qualunque cosa sarebbe successa in futuro, contava solo quell’istante, con i loro due cuori palpitanti più vicini che mai. 
Si addormentarono così, e quella notte per loro non fu popolata da incubi, ma solo da sogni.
 

 





Ciao a tutti, popolo di EFP!
Sono qui stasera con una One shot fresca fresca sulla mia coppia preferita, l’OTP per eccellenza, l’unica e inimitabile ROMIONE *-* <3
Io li amo troppo, sono una cosa… boh. Non so se esista qualcuno più puccioso di loro insieme. No, è impossibile u.u
Spero di aver reso loro almeno un pochino di giustizia con questa storia e di essere rimasta IC (cosa super importante!). Vi ringrazio tantissimo se siete arrivati fino a qui e... niente, se anche voi amate Ron e Hermione (ma anche se siete fan sfegatati di Dramione, Fremione, McGranittxBasilisco… siete tutti bene accetti xD xD), lasciatemi una piccola recensione per farmi sapere cosa ne pensate ;)
E come dice il buon vecchio Silente… Hasta la vista!





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