Fandom:
Les
Miserables
Rating:
Giallo
Personaggi/Pairing:
Gavroche,
Javert, Jean Valjean, Les Amis, un po' tutti.
Tipologia:
Long-Fic
Genere:
Angst, Drammatico,
Sentimentale, Romantico
Avvertimenti:
Slash
Disclaimer:
Personaggi,
luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da
cui ho
elaborato la seguente storia, non mi appartengono.
TRA
IL SILENZIO E IL TUONO
PROLOGO
“Grazie
del tuo aiuto, ragazzo. Permettimi di ricompensarti.”.
Sotto
la pioggia battente di una fredda giornata d'inverno, Georges Theo si
rigirava tra le mani pallide una coccarda consunta, vecchia e
incredibilmente sbiadita, eppure al tatto così familiare e
calda da
fargli balzare il cuore in gola mentre nella sua mente si affollavano
pensieri, sensazioni di orrore ed euforia sembravano inghiottirgli il
cuore e lo spirito e il corpo tremava inconsultamente ma non per il
freddo, quanto piuttosto per un'insana ed atavica paura che lo
soverchiava con la forza di un'onda anomala.
Era
un oggetto apparentemente normale, comune, una coccarda come se ne
vedevano tante il 14 Luglio in giro per la città, le stesse
che –
con colori brillanti – facevano bella mostra di sé
sui petti dei
parigini per dimostrare l'amore profondo che li legava alla loro
patria.
Eppure,
a Georges sembrava diversa, come se dietro alla sua esistenza vi
fosse qualcosa di più, una storia a lui sconosciuta.
E
ad accrescerne l'alone di mistero, vi era quel misterioso biglietto
che si era ritrovato nella tasca del cappotto una volta tornato a
casa, vergato in una calligrafia che aveva istantaneamente
riconosciuto ma che proprio non riusciva a ricordare dove l'avesse
già vista.
“Ah,
al diavolo!” esclamò piccato il ragazzino, dando
un calcio ad un
sasso immaginario sul marciapiede bagnato: “Chi me lo ha
fatto
fare?!” sbottò, tirandosi su il cappuccio della
felpa per coprirsi
dalle gocce gelide che gli bagnavano i capelli spettinati e il viso
lentigginoso di bambino.
Avrebbe
potuto rifiutarsi, certo, seppellire quello strano incontro nei
meandri più oscuri del proprio cuore e proseguire con la
propria
vita come se niente fosse accaduto; ma una forza irresistibile lo
aveva attirato fin lì, inesorabilmente, fino all'indirizzo
vergato
elegantemente su quel pezzo di carta, l'inchiostro sembrava splendere
alla luce dei lampioni come se fosse stato oro liquido.
E
infine eccolo lì, sotto un porticato e dinanzi ad un
cancello che
racchiudeva dietro di sé un buio giardino.
Una
volta di più, il ragazzino meditò di girare sui
tacchi e correre il
più lontano possibile da quel posto e dall'eccentrico
signore che,
aiutato da una lampada ad olio – non le usava più
nessuno, Santi
Numi, perché l'aveva riconosciuta? -, scendeva verso di lui
da una
grande villa sulla collina, lo stesso da lui incontrato nella
metropolitana solo quella mattina e che aveva semplicemente aiutato a
spostare una valigia.
Eppure
non lo fece, la stessa voce che lo aveva guidato fin lì gli
impedì
di fare il benché minimo passo mentre l'uomo, aprendo il
cancello
con un sorriso, lo faceva entrare.
“Benvenuto,
ragazzo mio, benvenuto. Prego, seguimi, facciamo in fretta.”.
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