Capitolo 1
Note:
Questa storia nasce dalla grandissima passione
che ho maturato, nei panni dell’evocatrice AngryPh03n1x, per
la lore di League
of Legends e per i suoi personaggi. Ho voluto cercare di parlare un
po’ dei
rapporti difficili che intercorrono fra le città-stato del
continente,
soprattutto ora che la presenza della Lega delle Leggende
all’interno del mondo
di Runeterra non è più canon, in particolare
delle tesissime relazioni fra
Demacia, Ionia e Noxus dopo la riconquista del sud di Ionia e la
Battaglia di
Kalamanda. E ho voluto farlo sfruttando gli occhi di Sona, per il
momento
ancora una comunissima abitante di Demacia. Potevo esimermi dal far
maturare
anche un pairing che, ultimamente, mi ha preso molto? Ovviamente no,
anche se
preferisco mantenerlo ancora segreto! Spero che la lore di League of
Legends,
recentemente aggiornata con storie a dir poco interessanti e belle, non
muti
molto dalla pubblicazione di questo capitolo e spero di riuscire a
portare a
compimento questa opera con costanza, prima che ogni cosa come la
conosciamo si
trasformi per sempre! :P
Ringrazio
il mio ragazzo, in arte Thurin, per il
sostegno e per la solerzia con cui mi corregge e mi aiuta a migliorare
di
continuo, sperando di far riscontrare tutto questo nella fanfiction!
Ah,
giusto! Vi auguro anche una buona lettura! ^^
Si vis pacem
Capitolo 1 –
Un’offerta
di pace
Quel giorno doveva essere un giorno
qualunque. Sona si era
alzata presto come solito e aveva abbracciato con gli occhi blu la
grandezza
della città dalla finestra della camera. Il cielo era terso,
il sole splendeva
come silenziosa promessa di tranquillità e
l’estate appariva nella sua piena
maturazione; aveva scelto con cura i vestiti che avrebbe indossato per
passeggiare nella piazza principale di Demacia, si era indaffarata
nella
biblioteca centrale a cercare i libri da cui trarre ispirazione per le
prossime
composizioni. Tornata a casa, aveva preso a leggere nello studio della
dimora
Buvelle, le sue dita affusolate avevano tracciato ogni nota
interessante, ogni nozione
pregna di significato e il suo cuore le aveva meditate e trasformate in
sinfonia.
Quel pomeriggio aveva inseguito la
musica. Le mani si erano
mosse veloci sulle corde dell’Etwahl, ogni accordo pizzicato
era un gradino che
si aggiungeva ad una scala in crescendo, la cima era una melodia
capricciosa e
sfuggente. L’aveva cercata freneticamente, disperata si era
affacciata alle
porte dei ricordi, a piene mani aveva raccolto le composizioni passate
e le
aveva trapassate da parte a parte per trovare gli accordi mancanti, le
ultime
note prima della conclusione.
Il componimento ancora scappava,
saltava nella sua mente
quasi volesse spiccare il volo e non fare più ritorno e Sona
aveva accelerato,
note sempre più acute e cristalline si erano issate per
raggiungerlo. Suonavano
chiare e genuine come le parole di un innamorato.
Non
scappare, resta
qui con me, sei la mia ragione di vita!
E le dita erano arrivate a toccare la
nota finale, la
melodia si era lasciata soggiogare da quella confessione
così passionale da
incatenarla alla voce dell’Etwahl, che ora squillava
trionfale. Aveva
imprigionato ogni idea volatile e l’aveva piegata al suo
volere. La melodia si
era spenta e le dita di Sona avevano smesso di suonare.
Allora si era alzato un applauso
dall’altra parte della
strada, i vicini non avevano resistito a dimostrare
l’ammirazione che provavano
per la sua musica. I suoi occhi erano diventati lucidi udendo quella
manifestazione di stima: la sincerità della sua arte aveva
fatto tintinnare le
corde del cuore di quelle persone trasportandole oltre la barriera
delle mura
della sua casa.
Quel momento carico di commozione
l’aveva fatta sorridere
come se fosse la prima volta. Il suo cuore si era concesso parole che
lei,
purtroppo, mai avrebbe potuto pronunciare.
Sono felice.
Nella stanza
dell’ambasciata di Ionia, il ricordo di quella
giornata stava svanendo come l’inchiostro su un libro
mangiato dal tempo. Sona
si ritrovò a pensare che, in un certo senso, gli occhi
imperiosi con cui il
Principe Jarvan IV la stava fissando erano fin troppo simili al rodere
incessante delle termiti della carta. Anche quegli specchi blu,
profondi e
penetranti, stavano sgretolando poco a poco ogni sua certezza.
Distolse lo sguardo in preda al
panico, cercò sostegno dall’altra
parte del tavolo. Ad accogliere il suo volto spaesato, il viso algido e
sprezzante di Irelia fissava l’Esempio di Demacia con una
furia malcelata dal
rumore ritmico e pesante delle dita sui gambali dell’armatura
rossa. Mosse poco
il capo di fianco sperando di incrociare gli occhi di Karma con i suoi,
una
speranza che svanì appena fu esaudita: la donna la scrutava
con un’espressione
vacua, gli occhi lucidi presagivano un dolore e una paura parte del suo
animo
pacifico. Il timore di doversi scontrare con un prezioso alleato per
una
questione di principio.
Sona si pietrificò. Il
respiro non riusciva a scenderle giù
nei polmoni; il terrore portò il suo sguardo verso
l’unico amico nella stanza:
Xin sedeva sulla poltroncina a capo del tavolo, poco distante da lei.
Era teso
e preoccupato, osservava il futuro sovrano come se non avesse
intravisto in
lui, nel corso degli anni, quel fare autoritario con cui sedeva rigido
e
altezzoso, quel modo di porre il suo potere al di sopra di ogni
atteggiamento
formale. Nessuno sembrava in grado di contrastare apertamente quella
forza
fisica e diplomatica che riempiva la stanza con la sua figura imponente
e le
sue decisioni irremovibili.
Sona chiuse gli occhi mentre sentiva scattare la serratura di
una gabbia.
«Vostra
Altezza non voglio credere che siate serio!»
Sobbalzò
spalancando gli occhi. Karma scrutava il Principe Jarvan IV con il
labbro
inferiore stretto fra i denti, Sona non si aspettava quella reazione
proprio da
parte sua.
«Osate
rivolgervi a me in questo modo, dopo che ho deciso di restare
ugualmente? Avete
organizzato l’incontro a mia insaputa»
Infierì il futuro sovrano di Demacia. Karma
scattò indietro, come ferita.
«Come
osate voi attaccarci così? Ionia non è un
burattino nelle mani di Demacia!» Irelia
appoggiò la mano sulla spalla di Karma, gli occhi infuocati
sempre fissi su
quelli del principe.
«Siete
molto coraggiosa o molto stupida a voler contraddire chi vi ha dato
ospitalità
nel suo regno, Volontà delle Lame.»
«Siamo
alleati e non servi ai vostri
ordini! Se
pensate il contrario gli Anziani dovranno riconsiderare il sostegno al
vostro
paese!»
«Vi
abbiamo sostenuto contro l’invasione di Noxus ed è
questo il vostro
ringraziamento?!»
«Vostra
Altezza!», «Irelia!» Ci vollero pochi
secondi perché Xin Zhao e Karma
intuissero la deriva della discussione. Jarvan era scattato in piedi e
si era
diretto deciso verso la donna. Lei si era issata in piedi, le lame
sollevate sopra
la testa. La magia di Karma la bloccò sul posto, mentre Xin
s’inseriva fra i
due in procinto di attaccarsi. Il Siniscalco di Demacia si era lanciato
verso
il principe, con tutta la forza che aveva in corpo lo respingeva
lontano
dall’incidente diplomatico imminente. Se Karma appariva
troppo basita da
rimproverare la compagna, suppliche miste a imprecazioni prorompevano
da Xin:
invocava i nomi del nonno e del padre dell’Esempio di Demacia
e invocava il
rispetto per gli alleati, ma subito le sue parole si tramutavano in
rabbia
quando sentiva Jarvan spintonarlo, completamente sordo alle sue
richieste.
Sona
aveva gli occhi chiusi ma vedeva
ugualmente quello che stava accadendo: il dono dell’orecchio
assoluto le
permetteva di cogliere le sfumature nell’andatura dei passi
di Jarvan e Irelia,
l’incrinatura nella voce di Karma e la preoccupazione nel
tono di Xin. Non
aveva bisogno di vedere quello che la sua mente aveva già
dipinto: una sinfonia
di furia la cui esplosione pareva inevitabile e terribile.
E tutto
per causa sua.
Aprì
gli
occhi e si rese conto che le lacrime scendevano lungo le guance rosse
di
vergogna. Si sentiva così umiliata da voler sprofondare,
così stupida da
meritarsi la sorte con cui il principe l’aveva minacciata di
fronte alla sua decisione.
La condanna all’eterno silenzio: nessuno avrebbe
più potuto udire la sua musica
e mai lei e il suo strumento avrebbero potuto lasciare i confini di
Demacia. Se
le era sembrata una decisione ingiusta qualche minuto prima, ora
avrebbe fatto
qualsiasi cosa pur di evitare che la situazione degenerasse
ulteriormente.
Invano
cercò di asciugare le gocce prima che cadessero sulla
lettera appoggiata
sull’Etwahl, fautrice della tempesta che in quel momento
imperversava nella
stanza: una grafia elegante aveva impresso parole ambigue e studiate,
scorrevano lungo la carta come stoccate di uno spadaccino. Sona non
aveva dubbi
sul fatto che, il supremo Generale di Noxus, sperasse di colpire i
nemici di
sempre e ridere immaginando le ferite apportate dalle sue mosse
calcolate.
Mia carissima Karma, onorevole
Anziana di Ionia,
Aspettavo con grande impazienza
la vostra lettera, non sapete quale euforia mi riempie il cuore
leggendo i
vostri inviti alla pace, davvero insperati in questi tempi difficili.
Mia cara
vorrei che poteste vedere il sorriso che mi procurate con la vostra
inusitata
diplomazia, siete l’unica esponente politica di tutta
Runeterra di cui potrei
tessere le lodi. Non riesco neppure a decidermi se dovrei sentirmi
preoccupato
di un tranello che tentate di celarmi, o compiaciuto perché
non credete che
Noxus sia così terribile come lasciate intendere altrimenti.
Avrei voluto negarvi ancora il
piacere di una risposta, mi dispiace riferirvi che l’Alto
Comando nutre come
sempre un certo dissapore verso le vostre idee indipendentiste, ma
debbo
ammettere che le vostre incessanti richieste hanno saputo impietosirmi.
Non
vorrei illudervi con una promessa che non potrei mantenere, ma la
vostra
preghiera di accettare qualunque dono possiate offrire per avvicinare
le nostre
fazioni a un trattato di pace, ha sortito un effetto su di me e sulla
corte.
A tal proposito, ricordate l’incontro
per la pace promosso dalla Regina del Freljord? Di
quell’evento due sono le
cose di cui ho nostalgia: la prima le vostre canapè in stile
ioniano, fu un
grande dispiacere non poterle più gustare dopo la vostra
ultima vittoria. La
seconda, gli splendidi componimenti della Maestra delle Corde.
Voi non comprendete le usanze e
la cultura della nostra nazione, ma sono sicuro che rammentiate bene il
nostro
motto: “La forza sopra ogni cosa”. Ora
sarò io ad esortarvi: convocate la
meravigliosa Sona Buvelle e riferitele il desiderio dell’Alto
Comando di Noxus
di poter godere nuovamente delle sue magnifiche doti. Se la vostra
forza reggerà
davanti ai vostri alleati, forse saremo in grado di rivalutare le
vostre
abilità di autodeterminazione come popolo.
L’Alto Generale di Noxus Jericho
Swain.
Quelle
lusinghe erano suonate dolcissime nell’animo di Sona. A nulla
era valso
controllare l’emozione quando aveva alzato gli occhi dopo
aver letto la lettera
la prima volta: le sue guance erano comunque arrossite di piacere. Uno
degli
esponenti politici più importanti di tutto il mondo aveva
riconosciuto il suo
valore artistico, pur avendola udita in un’occasione
soltanto. Aveva toccato
qualche anfratto buio nella mente di quell’uomo
all’apparenza interessato
esclusivamente all’arte della guerra.
La sua
testa si era mossa in un cenno d’assenso, ancor prima che
l’imbarazzo, davanti
allo stupore di Karma e di Irelia, potesse raggiungere la sua mente.
Aveva
accettato la richiesta di un nemico senza pensarci. Se avesse agito con
più
cautela, forse avrebbe evitato di offendere l’onore di
Demacia, forse avrebbe
evitato di scatenare quello scontro che non accennava a placarsi.
Le
maniche della giacca erano imbrattate di lacrime, era impossibile
frenare il
tremore che le scuoteva le spalle, fragili sotto il peso di una domanda
terribile: cosa sarebbe successo se fosse stata la causa dello
scioglimento
dell’alleanza fra Demacia e Ionia?
«Ora
basta!» Il trambusto s’interruppe. Sona smise di
singhiozzare, impietrita. Karma
si frappose fra Irelia e Jarvan, le sue spalle si alzavano e
abbassavano al
ritmo del respiro teso e concitato mentre fissava gli occhi accesi di
una luce
nuova nell’indignazione pura dello sguardo di Jarvan.
«Vostra
Altezza abbassate le armi, vi prego!»
«Ancora
osate sfidare la mia autorità?! Non intendo sottostare a
questo affronto!»
Irelia si fece avanti spostando Karma con un braccio, le lame restarono
alte su
di lei.
«Smettetela,
ne ho abbastanza delle vostre arie! Siete solo un pallone
gonfiato!» Non fu il
Principe a colpirla con una furia tanto provocata. La mano scura di
Karma,
impregnata di magia, si posò sul petto di Irelia. Sona
restò immobile, nemmeno
Xin e il Principe riuscirono a fare alcunché: osservavano
come spettatori di una
scena di combattimento al di fuori della loro portata.
La ragazza
deglutì a vuoto, scrutava la faccia
basita e pallida di Irelia: non c’erano tracce di squarci
sulla splendente
armatura rossa, non fuoriusciva sangue dalle narici o dalla bocca. Ma
le sue lame
precipitarono prive di volontà attorno a lei.
«Irelia.
Basta» Sona spalancò gli occhi. Quella non poteva
essere la voce di Karma: un
eco profondo, melodioso e minaccioso. Lava che gorgogliava impaziente
all’interno di un vulcano.
Uno
spillo d’energia rossa, un frammento del passato, le
annebbiò la vista per un
istante.
La
testa della Volontà delle Lame si piegò in
silenzioso assenso.
Il
colore della magia esalò come fumo dalla mano della
diplomatica pacifista.
Lasciò che Irelia respirasse rumorosamente curva su se
stessa, un colpo di
tosse sfuggì oltre i lunghi capelli neri che celavano il
viso. Sona avrebbe
voluto aiutarla ma trattenne l’istinto, impaurita al solo
pensiero di una sua
reazione feroce.
Karma
si era rivolta nuovamente verso Jarvan. Xin si era scostato dalla
traiettoria
della donna, nel rivolo di sudore che colava dalla fronte e
nell’espressione
esasperata, si coglieva tutta la fatica di un uomo obbligato a
fronteggiare
troppe novità in un giorno.
Il
Principe non sembrava scosso, pareva che nulla potesse smuovere i suoi
nervi.
Eppure aspettò che fosse l’alleata a riprendere la
discussione.
«Vostra
Altezza vi prego di perdonarci» Sona era incredula: la voce
di Karma era la
stessa di sempre e piena di rammarico.
«A
cosa
debbo le vostre suppliche, Illuminata?» Se
l’improvviso ritorno alla normalità
lo aveva preso in contropiede, l’uomo non lo diede a vedere.
Ma la lancia tornò
al suo fianco.
Karma
respirò piano, poi riprese:
«Io
e
Irelia abbiamo sbagliato a non riferirvi le nostre intenzioni subito,
vi
abbiamo dimostrato una grave mancanza di rispetto» Jarvan
assentì magnanimo. Si
sedette nuovamente sulla poltrona a capo tavola e invitò Xin
e Karma a fare
altrettanto con i loro posti.
«Volete
aggiungere altro?» La donna annuì mentre sosteneva
Irelia per farla sedere
accanto a sé.
«Vostra
Altezza è uomo di grande acume. Voi sapevate che non era
nelle nostre
intenzioni offendere
il vostro onore».
«Volevamo
offrire a Sona Buvelle il tempo necessario per riflettere sul contenuto
della
lettera, con questa premura abbiamo indetto una riunione prima che
Vostra
Altezza potesse raggiungerci» Jarvan massaggiò il
mento marcato, pensieroso.
Nel corpo proteso di Karma si leggeva tutta la speranza imprigionata in
lei.
Anche Sona scrutava il Principe da dietro il fazzoletto con cui aveva
asciugato
le lacrime. Pregava, singhiozzava e ancora tamponava il pianto.
«Dunque
rinnegate il vostro tentativo di tradire la fiducia di
Demacia»
«Lo
rinneghiamo» Sona sobbalzò. Irelia aveva una voce
flebile e roca, anche se
sedeva con la schiena dritta e la faccia aveva ripreso colore.
«Ebbene
vi credo, siete perdonate» A quel verdetto,
l’atmosfera si distese
improvvisamente. Karma non si preoccupò di nascondere un
sospiro di sollievo
che liberò le spalle gonfie di paura. Si sistemò
composta sul divanetto e si
celò alla vista di Jarvan dietro la massiccia figura di
Irelia.
Sona
non avrebbe voluto trovarsi di fronte a lei, non voleva scorgere il
volto
rigato da lacrime sottili. Si sentiva profondamente in colpa per la
frustrazione che le aveva causato, per la fatica e
l’umiliazione in cui l’aveva
trascinata.
Qualcosa
nel capo chino della musicista doveva aver spinto Xin a scendere col
viso per incrociare
lo sguardo della ragazza. Venature rosse ghermivano il blu degli occhi
e quando
provò a stirare un sorriso sulle labbra arricciate, ogni
cosa divenne opaca e
luminosa.
Un
breve calore alla spalla, una stretta fugace, fu l’unica
consolazione che il
tempo le concesse.
«Ebbene,
quali sono state le conclusioni del vostro incontro?» Il
principe reclamò il
ritorno alla discussione.
«Volevamo
spiegare a Sona le implicazioni della lettera, ma siete arrivato nel
momento in
cui stava prendendo una decisione affrettata» Gli occhi della
Volontà delle
Lame bruciarono sull’artista. Sona riuscì a
sostenere solo per poco lo sguardo,
dovette chinare il capo mortificata.
Avrebbe
voluto tenere testa alla dignitaria di Ionia con coraggio ed orgoglio.
Avrebbe
voluto intimare a Jarvan di dimostrare rispetto per Karma. Un calore
strano si
arrampicò dal suo stomaco fino alla gola, come se volesse
uscire dalla bocca
muta.
Le
corde dell’Etwahl vibrarono allo stimolo di una mano
invisibile.
«Avete
riflettuto sulla vostra condotta superficiale, Maestra delle
Corde?» La paura
assalì la ragazza. Annuì frettolosamente e
cercò di concentrarsi sull’Etwahl: le
corde dello strumento le scivolavano via fra le dita bagnate, dovette
pizzicarle con forza e lentamente per riuscire a produrre un suono
decente. Avrebbe
potuto asciugarle, ma il tono perentorio della richiesta le aveva
suggerito di
non mettere alla prova la scarsa pazienza del principe.
Il
freddo dello sguardo inquisitore svanì solo quando la musica
emerse, magica e
delicata, dall’Etwahl. Sona si abbandonò al suono:
per pochi momenti dimenticò
la tristezza e l’angoscia per le minacce di Jarvan.
Esistevano solamente lei,
l’Etwahl e l’armonia creata dalle loro voci: una
udibile e l’altra racchiusa
nel cuore dell’artista.
Il
sentimento di rivalsa che le aveva inondato il corpo si
affievolì, mitigato dal
tono proveniente
dallo strumento.
Vostra Altezza, porgiamo le
nostre scuse per la nostra avventatezza. Le parole del vostro nemico
erano
malevoli e studiate, hanno approfittato della nostra
ingenuità.
Sona
non sapeva come definire quella voce, era la fusione della magia e
della musica
dell’Etwahl, essa suonava metallica ma armoniosa insieme al
resto delle note
prodotte dalla sua abilità. In base ai sentimenti che
l’artista voleva
confluire nella melodia, le parole si sollevavano sempre educate ed
adatte al
contesto in cui si trovava.
La
ragazza pregò che fossero abbastanza per placare la rabbia
del futuro re di
Demacia.
«Siete
fortunata Maestra delle Corde, la vostra musica mi ha impietosito e
sono
disposto ad accettare le vostre scuse. Vi sia da monito per la vostra
superficialità» Sona avvampò ancora, ma
il tono di Jarvan si era decisamente
ammorbidito. Scelse di continuare a suonare, seppure in modo meno
potente di
prima: la musica la calmava, non voleva tornare a piangere od a
dimostrare di
nuovo la sua inettitudine. E sapeva che avrebbe indotto anche il resto
dei
presenti a domare un po’ le emozioni.
«Vostra
Altezza, io e Karma vogliamo riferirvi che siamo d’accordo
nel mandare Sona
Buvelle a Noxus» Un tuffo al cuore colse l’artista,
le fu impossibile
proseguire con l’Etwahl. Xin ormai non cercava neanche
più di nascondere le
difficoltà che quella discussione gli stava provocando: il
suo viso era
ghermito dalle mani agganciate alla pelle come ami di un pescatore e le
labbra
erano assottigliate dalla furia con cui erano morse dai denti. Sona
avrebbe
tanto voluto sorridere di fronte a quell’immagine un
po’ buffa, ma dovette
frenare di nuovo le emozioni.
L’Esempio
di Demacia lasciava presagire tutt’altri sentimenti.
«Ah
davvero? Avete delle buone
ragioni?»
Irelia avrebbe potuto dare peso all’ironia presente nella
domanda astiosa, ma
decise di soprassedere e rispose senza alcuna inflessione nel tono:
«Non
sappiamo nulla di Noxus e questa potrebbe essere l’occasione
ideale per
studiare da vicino i nostri nemici. Crediamo che Jericho Swain stia
escogitando
un incidente diplomatico per gettare fango su Ionia e
Demacia…»
«E
ritenete che questa ragazza sia adatta ad un compito così
rischioso? Dopo
l’incidente diplomatico che ha rischiato di scatenare oggi
con la sua condotta
incresciosa?!» Jarvan interruppe la donna, aveva i denti
digrignati ed una
rabbia malcelata nella voce, ma Irelia non ebbe timore nel mostrare un
sorriso
altezzoso.
«Siete
ancora
arrabbiato con questa ragazza dopo
averla
sentita suonare?» Per la prima volta dall’inizio
della riunione, il Principe
spalancò gli occhi sorpreso. Sul suo viso si leggeva
chiaramente il desiderio
di controbattere in modo piccato, ma in pochi istanti i suoi occhi si
chiusero
in segno di resa. Sona accolse come un piccolo riconoscimento della sua
bravura
il suo sprofondare contro lo schienale della poltrona, sconfitto di
fronte
all’evidenza.
«Suppongo
che abbiate ragione» Gli occhi dell’uomo
incrociarono quelli dell’artista per
un breve momento, una fugace occhiata indagatrice che la fece sentire
piena
d’imbarazzo.
«Inoltre,
Sona Buvelle è una civile» Irelia riprese
più disinvolta «le sue posizioni non
potrebbero essere associate ufficialmente al vostro governo e nemmeno
al
nostro, nel caso in cui i piani di Jericho Swain avessero
successo…» Il ghigno
si tramutò in un sorriso amaro «potrete sempre
dare la colpa alla condotta incresciosa della
vostra
suddita» Questa volta fu il turno della donna di scrutare il
viso della ragazza.
C’era una grande pietà nei suoi occhi neri,
indusse Sona a provare tanto
disgusto e paura per se stessa: dopo quello che aveva scatenato quel
giorno, il
terrore di cadere in uno degli intrighi che la corte noxiana avrebbe
potuto
architettare per distruggere la sua reputazione, divenne
così reale da maledire
il suo atteggiamento insensato. Il cambiamento del Principe nei
confronti di un
suo viaggio a Noxus non le apparve più come il ritorno del
sovrano alla
ragionevolezza.
Avrebbe
messo la parola fine al suo futuro personale ed artistico.
«Vostra
Altezza, il Consiglio degli Anziani di Ionia ripone molta fiducia in
questa
apertura da parte dell’Alto Generale di Noxus»
Karma intervenne, la sua voce
era ricolma di speranza.
«Per
troppo tempo abbiamo lottato strenuamente per difendere il nostro
diritto alla
libertà, il nostro popolo non ne può
più di questa guerra continua e per quanto
l’Alto Generale sia conosciuto per la sua
ambiguità…»
«Siamo
disposti ad accettare il rischio, se questo potrà condurci
ad aprire le
trattative per la pace!» Esclamò infine ispirata,
le lacrime erano un debole
ricordo su quel volto felice come non mai dall’inizio della
discussione. Per
quanto Sona fosse contenta del miglioramento della dignitaria, provava
orrore.
Avrebbe messo a repentaglio la sua vita per un barlume di speranza
effimero e
pericoloso.
L’espressione
assorta del Principe le serrò lo stomaco in una morsa gelida.
«Mio
signore aspettate!» La Maestra delle corde era meravigliata,
non credeva che
Xin avrebbe avuto la forza di prendere parola: si era issato in piedi,
si era
sistemato dietro di lei ed aveva appoggiato le mani sulle sue spalle
con fare
protettivo. Un calore confortevole le scese fino al cuore, rinvigorendo
il suo
spirito.
«Non
contesterò la vostra decisione, ma voglio che riflettiate:
io so che genere di
posto sia Noxus» La ragazza rabbrividì, non aveva
mai udito Xin parlare del misterioso
passato nella città. Sentì le dita
dell’uomo stringersi attorno alle sue
spalle, prima che lui continuasse con lo stesso tono stoico:
«E’
una
fogna».
To Be Continued
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