-Dove credi di andare?-
Non erano le frecciatine taglienti, né le rispostacce impertinenti.
-A fare il mio lavoro. Sono una ragazza molto impegnata, io!-
Non erano quegli occhi vivi ed immensamente intensi.
-Temo che le tue baggianate debbano aspettare, Donna. Prima fai ciò che ti ho detto.-
Non erano nemmeno le sue movenze poco signorili, contenute in quella stramba tuta da meccanico aderente nei punti giusti e fin troppo larga in altri, tanto da vere che sotto, lei, portava solo il reggiseno.
-Non ci penso minimamente, maledetto scimmione. Non sono la tua schiava.-
Non era neppure quella bocca divina sempre pronta a formare nuove ed inconfondibili smorfie.
-Io credo di sì, invece.-
Era semplicemente che, Bulma, aveva tirato fin troppo la corda ed ora, si stava ritrovando facci a faccia con la bestia che c’era in lui; e non era disposto a trattenersi un secondo di più.
-Assolutamente no. Non ti permettere mai più.-
O forse sì… L’orgoglio (e una porta ben sbattuta in faccia), ancora una volta, l’aveva salvato dal commettere la più grande sciocchezza della sua vita; sicché, infastidito e frustrato, Vegeta, si era ritrovato ancora una volta solo nel Gravital Trainer, con l’immagine delle chiappe di Bulma ben scolpite nella mente, ma le mani miseramente vuote.
La prossima volta… Si era detto, come sempre: la prossima volta…
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