LA STANZA SEGRETA
- Aspettami qui,
vado a controllare -.
Mi arrampico sull'argine, appiattendomi sull'erba. Gli uomini che ci
hanno assalito, costringendoci ad attraversare fortunosamente il fiume,
hanno improvvisato un bivacco, brandendo armi improbabili e fucili.
Impossibile arrischiarsi di nuovo senza essere visti.
Ridiscendo con un balzo e ti raggiungo: - Dobbiamo passare dal bosco -,
spiego semplicemente, e tu non obietti nulla e mi porgi le redini.
Ho ancora negli occhi l'immagine del tuo corpo che scivola nell'acqua,
il rumore secco della pietra contro la tua testa, che ancora risuona e
mi stride nelle ossa.
Ci incamminiamo, gli stivali si odono appena, contro il terreno un poco
umido e soffice, al ritmo familiare degli zoccoli dei nostri cavalli,
cresciuti con noi, e quasi fratelli, al pari nostro.
Intorno a noi solo le ombre frastagliate dei cespugli bassi e gli steli
scuri degli alberi, in questo sentiero che sa di muschio, e di
terriccio smosso, che sa di antico, quasi di origine del mondo, e che
saprebbe anche di luna, se la luna avesse un odore. La osservo di
sotto all'intrico dei rami, la sua luce ci
inargenta, e non lascia orme,
sul sentiero.
Mi segui, come sempre, senza parlare.
Mi sembra di percepirlo, il tuo respiro, o forse è solo
un'eco del mio, che brucia nel suo fluire dai polmoni, anche se tu non
lo sai.
Sicuro il tuo passo, e nel mio cuore l'illusione che tu ci veda ancora
e che tu possa vedere me, almeno nel baluginio dell'elsa che tintinna
contro l'anca, o nel biondo dei miei capelli, una massa di toni di
grigio e poco più, in verità, nella notte.
Se dovessi parlarti di me, adesso... se dovesse raccontarti la mia
vita, fingendo che tu non mi conosca... non saprei se partire
dall'inizio, o dalla fine... se da una bambina accolta tra le braccia
del padre come l'erede maschio tanto agognato, o se dalla donna che
combatterà per ciò che ritiene giusto, e che ama
con tutta se stessa l'uomo che ha sempre avuto al suo
fianco, guardandolo ogni giorno, senza vederlo veramente mai.
Ti direi che il cuore ha tante stanze, e che a volte qualcuna la si
chiude a chiave -per paura, per necessità, per ignavia-, e
che poi ci si dimentica di quella stanza, e anche di quella chiave.
Finché un giorno ci si sorprende di un chiarore che filtra
da sotto a una porta, e si rimane affascinati a guardarla, quella luce
soffusa che si spande lieve. E se tu la spalancassi, André,
quella stanza segreta, ci troveresti tutte le parole che non ti ho mai
detto, le carezze che non ti ho donato, l'amore che non ti ho dato.
Ma tutto è ancora lì, accumulato negli anni,
gesto dopo gesto, assenza dopo assenza, che aspetta te.
Certe notti non servono tante parole. Basta riuscire a vedere, a
lasciarsi andare, e fare in mondo che sia, tutto quello che si
è.
Mi fermo, e sento anche il tuo passo diventare silenzioso, imitando il
mio.
- Torna a casa, André -, ti dico, voltandomi.
Lo dico con una voce che quasi non mi riconosco, tanto mi è
uscita lamentosa.
E' il mio cuore che piange, per te. Perché so che non ci
vedi, perché non posso portarti con me in quello che temo
diventerà un inferno, perché non posso rischiare
di perderti proprio ora... proprio ora che...
Ma tu sorridi. Sorridi!
- Sono sempre stato al tuo fianco, Oscar. Non posso smettere proprio
ora, ti pare? -.
Trovi anche la forza di ridere.
Certo, ha del comico tutto questo, André. Non lo pensi anche
tu?
Gli occhi abituati al buio mi permettono di cogliere i tratti del tuo
viso, e sei così bello André.
I tuoi occhi due fondi scuri, neri come la notte i tuoi capelli, e
sbiaditi i colori della tua uniforme... ma vedo la linea piena delle
tue labbra, stirata in un sorriso... e il tuo sguardo, lo sento, su di
me...
Cosa stai pensando, André? Se tu potessi finalmente parlare,
e io ti ascoltassi, senza paure, cosa mi diresti?
Cosa di tutti questi anni con me, cosa della tua vita... cosa
ricorderesti, tra vent'anni, André, cosa quando saresti
ormai vecchio, seppur bellissimo -così ti immagino- cosa ti
ricorderesti di me?
Vorrei aprire per te quella stanza segreta... restituirti ogni attimo
di gioia che ti ho sottratto, ogni sorriso che non ti ho restituito.
Ma le mie mani tremano, adesso... sei così immenso, anche
qui, in questo angolo di mondo un po' nascosto, che odora di estate e
d'acqua e di noi, così immenso per me, che potrei quasi...
Che cosa faresti se... mi avvicinassi e... se posassi le mie mani sul
tuo petto, così... e stringessi un poco la tua giacca,
perché una vertigine mi coglie e ho paura, André,
paura che tu non mi voglia più... che la distanza sia
diventata incolmabile... che tu mi dica no, o non ora... Potresti, sai?
Potresti.
E' un ti amo
quello che esce dalle mie labbra, mentre appoggio la fronte
sul tuo torace. E mi faccio piccola, e piango, mentre te lo ripeto,
perché il buio mi avvolge, e mi incoraggia, e l'aria si fa
sospesa, con la calura che ristagna a un palmo da terra, e
confonde le lucciole, che danzano impazzite intorno a noi.
- Lo so, Oscar. Io l'ho saputo da sempre, da sempre Oscar -.
Questo mi sussurri. La voce che trema un poco, d'emozione... e tutto
svanisce.
La porta si spalanca, e ci inonda di luce.
Coglie le tue labbra, la tua mano che si è chiusa sulla mia,
e non serve altro, non ho bisogno di altro, che alzare un poco lo
sguardo, e incontrare il tuo. Stretta, a te, il tuo braccio che sale
lungo la schiena, mi avvolge e mi attira a te, di più,
stoffa contro stoffa, le dita strette, calde, come caldo è
il tuo viso, e il tuo respiro.
Potessimo restare così per sempre!
Solo l'odore della notte, e il tuo, fusi insieme, e le mie
labbra così vicine alle tue.
Ti chiederei se sai cosa fare, André. Perché io
non lo so.
E non ti biasimerei, se non sono la prima, che abbracci, e che baci,
come tu lo sei per me.
Ma in fondo, non è così importante. Le tue mani
tremano, ma mi sfiorano in gesti lenti e senza esitazioni.
Sei sul mio viso, tra i miei capelli, e sulla mia bocca.
E mi sfiori, con un sospiro, e il tempo si ferma.
Si ferma, e non mi hai nemmeno ancora baciato... Sorridi, lo sento,
prima che mi abbandoni a te.
Dimmi che sai cosa fare, André. Ora, e sempre, dimmi io che
cosa devo fare.
Voglio essere tua, come lo è una sposa, tua come lo
è l'amica di una vita, l'alleata, la complice, l'altra
metà del tuo cuore.
Voglio essere tua, come la notte si trapunta di stelle, e non esiste
alba senza tramonto.
Un bacio, e un altro ancora, e lascio che la porta si richiuda alle
nostre spalle.
Al sicuro, nel segreto di quella stanza, fingendo che nessuno ci
troverà, fino a domani.