Per un
giorno speciale.
Per un
momento speciale.
Per una
persona speciale.
Per
un’amica che adoro.
Auguri,
omonima mia <3
Perfetto.
I Atto.
“Uhm…” un lieve mugugno sconsolato fuoriuscì dalle sue
labbra sottili e pallide, risuonando atono della piccola stanza in cui lui si
trovava. Batté ciglio un paio di volte prima di spalancare gli occhi scuri, e
rivolgere lo sguardo assonnato alla penombra dei muri.
“che palle.” Sibilò contrariato; innervosito nell’essersi
svegliato dopo un sonnellino affatto ristoratore. Altro che ristoratore, un
vero e proprio incubo.
Si voltò in modo pacato, sentendo ancora i muscoli
rilassati tendersi in modo decisamente doloroso. Spostò la mano stranamente
pallida in quelle tenebre, cercando ciò che aveva turbato il suo sonno. Il
suo meritato – e andato a fanculo, ormai – sonno.
Un’altra mano.
Una mano né grande né piccola, la carnagione scura, le
unghie curate e laccate di un rosso scuro. Shikamaru sbatté le palpebre,
momentaneamente senza parole e soprattutto senza pensieri nella testa. Tentò di
fare un veloce mente locale, cercando di capire che diamine ci facesse lì una
mano e, spostando un po’ lo sguardo, colei a cui essa apparteneva.
Deglutì e, senza pensarci due volte, scosse con un paio di
spinte del braccio la donna.
“Ehi. Svegliati” ordinò perentorio, riducendo gli occhi in
due fessure.
La ragazza accanto a lui rivelò sotto le palpebre un paio
di iridi di un verde grezzo, ancora più scuro a causa delle tapparelle della
stanza abbassate. Le ciglia allungate dal mascara sporcavano di nero la pelle
un poco più sotto dei sopraccigli, dello stesso colore dei capelli.
L’oro di quei fili che sembravano miele fuso era
conoscibile però anche senza la luce del sole.
“Temari.” Chiamò infine Shikamaru, nella voce una nota interrogativa.
“Nh, complimenti, sai riconoscermi anche al buio. Adesso
‘sta zitto e lasciami dormire.” Affermò tranquillamente la ragazza, ritirando
la mano da sotto la schiena calda di lui, che lo aveva tormentato per tutto il
tempo che avevano passato in quel letto.
“lasciami dormire?” domandò retorico Shikamaru, più a se
stesso che a lei. Era evidente lo stato confusionale in cui si trovava, ma
Temari non sembrava dell’umore adatto per spiegare.
“Sì Nara, lasciami dormire. Non è colpa mia se ti sbronzi
e tenti di scoparmi, okay? Dopo una notte passata a tenerti a bada, direi che è
il caso che tu mi lasci dormire. Buona notte.”
Senza aggiungere altro, s’era girata dall’altra parte e
gli aveva rivolto la schiena, i capelli mossi che ricadevano senza vita sul
cuscino.
Shikamaru si sbatté una mano in faccia, silenzioso.
Stava in quel campus universitario da neanche tre mesi, e
già si era ritrovato nei cazzi.
Perfetto.
II Atto.
Quando era arrivato in quel campus si aspettava sì di
trovare un sacco di gente, ma non davvero così tanta. I corridoi
dell’università erano talmente affollati che tutti coloro con il difetto – e
che difetto – di essere di corporatura minuta, dovevano strisciare lungo i muri
per poter continuare a camminare – e a vivere.
“cazzo, questo posto è una giungla.” Borbottò seccato
Shikamaru, lo zaino tenuto di malavoglia su una spalla sola, i jeans sdruciti e
la maglia larga – era la moda, secondo lui.
Accanto a lui, un essere non chiaramente identificato con
in testa una disordinata zazzera bionda, annuiva freneticamente, un sorriso
stampato sulla faccia da cretino.
“Hai ragione. Ma che ci vuoi fare. C’est la vie, dicono i
francesi” dichiarò solennemente, portando una mano sul cuore e sollevando
l’altra in aria.
“Complimenti Naruto, sei in grado di dire una frase di
senso compiuto in circostanze normali. Stare con te è un continuo stupirsi.” La
voce scocciata e annoiata, molto simile a quella di Shikamaru se non per una
nota indistintamente e naturalmente sexy – insomma, era sexy senza neanche
sforzarsi. Dannate ragazze – non poteva
appartenere che a Sasuke Uchiha.
“Sasuke non lo aizzare, sennò non finiamo più.” Pose fine
al mancato dibattito Shikamaru, annusando nell’aria odore del classico litigio
fra i due. Non che desse torto all’Uchiha, però.
Sasuke fece spallucce indifferente, rivolgendo lo sguardo
altrove. Naruto s’imbronciò come ormai capitava di frequente, lanciando
occhiate di puro astio verso l’amico.
Shikamaru sospirò, pensando che di lì a poco avrebbe
dovuto presentarsi nell’aula del professore Asuma per un’importante nonché
noiosa lezione.
“Adesso che avete?” domandò disinteressato il Nara,
superando a grandi falcate un gruppetto di studenti. Naruto sciolse il suo
broncio, assumendo un’aria concentrata.
“La Yuhi. Che gran bella donna la Kurenai. Una bella
professoressa sexy, quello che ci voleva” affermò risoluto il biondo, portando
le braccia dietro la testa.
“Hatake.” Disse solo Sasuke, evitando accuratamente di
rispondere a Naruto.
Shikamaru si dimenticò esattamente in quel momento cosa
avrebbe voluto dire ai due amici.
Il chiacchiericcio degli studenti sfumò, facendogli udire
solo e soltanto il ticchettare nervoso dei tacchi di un paio di decolleté nere.
Vide quelle prima di alzare lo sguardo, fissando senza parole le gambe dalla
pelle bronzea, lisce e piene per poi salire fino al viso di colei a cui
appartenevano. Ah.
Sabaku No Temari tratteneva fra le braccia un paio di
libri, i capelli saldamente legati in un’acconciatura discutibile, ma che le
stava meravigliosamente bene.
Diciamo che da sbronzo non era affatto idiota a
scegliersi le tipe.
Attorno ai fianchi morbidi, una braccio che la stringeva
possessiva.
Accanto a lei, Hidan della confraternita Akatsuki. Un
pazzo.
Perfetto.
III Atto.
Fortunatamente, il bello dei campus era avere una stanza
tutta propria, sebbene questa si dovesse condividere con dei coinquilini. In
quel caso Sasuke Uchiha e Naruto Uzumaki erano a rapporto, mollemente distesi
sui propri letti; uno intento a giocare alla PSP, l’altro a farsi i cazzi suoi.
Shikamaru sedeva sulla poltrona al centro della stanza, fissandoli assente.
“Che giornata di merda.” Disse ad un tratto Naruto,
spegnendo la console e buttandola senza troppi accorgimenti sul letto,
voltandosi verso Shikamaru.
“Non so che dire, Hatake più che il codice civile oggi ha
spiegato il kamasutra.” Borbottò senza enfasi Sasuke, passandosi distrattamente
una mano fra i capelli neri, già scompigliati.
“Ci credo, si sarà accorto della mezza sega che sei.”
Ribatté tranquillamente Naruto, l’ombra di un sorriso sadico sul volto.
“Che strano, pensavo che qui l’unico vergine fossi proprio
tu, alla fine”. Naruto si tirò indietro, colpito e affondato. Si ristese sulla
schiena borbottando qualche insulto indefinito a Sasuke che, intanto, si era
voltato verso Shikamaru.
“E tu, Nara? Mi pare che l’altra notte te la spassavi con
la Sabaku, o sbaglio? Ho – e sottolineò il soggetto – dormito fuori per
questo”.
“A dire il vero no. Non ci ho scopato e credo proprio che
non lo farò mai” rivelò il Nara sbuffando, portando le mani in alto e
stiracchiandosi di malavoglia. Sasuke piegò un sopracciglio scuro, alzandosi
dal letto e avvicinandosi all’armadio.
“E per quale motivo? Non mi sembra poi un’arpia come
sostenevi ostinatamente” affermò senza un particolare tono, impegnandosi nella
ricerca di qualche vestito da mettersi.
“Scherzi? Basta vederla per sostenere che è un’arpia. E
poi s’è pure fidanzata con un suo simile. Hidan.” Sasuke interruppe la sua
impegnativa ricerca per squadrarlo con la coda dell’occhio. Prese una maglia
nera, dirigendosi verso il bagno.
“Mpf. Allora se non hai le palle per metterti contro quel
pazzo cercatene un’altra. La Yamanaka mi sembra ben disposta nei tuoi
confronti.” Propose l’Uchiha entrando in bagno, scoccando un’occhiata di
rimprovero a Naruto che aveva deciso di riprendere il suo gioco alla PSP.
“con Ino ci dividevo il letto. Da piccolo e con le nostre
madri che bevevano il tè accanto a noi” puntualizzò Shikamaru, insofferente.
“scopatela tu se ci tieni tanto”.
“manco morto”
“Ino non ve la darebbe lo stesso, è impegnata con l’altro
Sabaku. Kankuro” sbottò Naruto entrando improvvisamente nel discorso. Il tono
irritato e parecchio impaziente fece intendere a Shikamaru che, evidentemente,
con Ino, Naruto, aveva trovato porte chiuse per quel motivo.
I Sabaku lo perseguitavano dappertutto. Davvero…
…Perfetto.
IV Atto.
Avrebbe continuato davvero ad intrattenere
quell’infruttuosa conversazione con i suoi compagni, ma il bussare alla porta
li aveva colti di sorpresa, costringendoli a smettere.
Sulla soglia c’era una trafelata Sakura Haruno, le gote
arrossate e i capelli scompigliati a causa del vento freddo della stagione.
“Nara, questa sera devi venire all’Undici e non devi
mancare per nessun motivo al mondo. A quanto pare Temari ti vuole vedere.”
Aveva proclamato, senza neanche guardarlo ma fissando il punto esatto in cui
Sasuke la squadrava dalla testa ai piedi.
Shikamaru aveva sospirato, e l’aveva ringraziata senza
troppo entusiasmo pensando che quella serata si sarebbe protratta davvero
troppo a lungo.
L’Undici poteva essere definito una sottospecie di
ristorante se ad una certa ora i tavoli venivano sgomberati per dare posto ad
un’eccitante pista da discoteca.
Shikamaru odiava essere osservato mentre mangiava, odiava
il rumore assordante delle chiacchiere degli studenti, odiava la musica a tutto
volume e, di conseguenza, odiava le discoteche. Eppure un motivo chiamato
“Temari” o in gergo “seccatura di tutti i tempi” lo aveva costretto a subirsi
tutto ciò che più odiava.
“mi ha fatto venire qui, se non viene la faccio sparire da
questa Terra.” Affermò apparentemente pacato, costringendosi ad alzare il tono
per farsi sentire da Sasuke, seduto scomposto accanto a lui.
“Se non viene valla a cercare. Sei tu l’uomo mi pare –
l’Uchiha aprì bocca, ma si costrinse a dire tutt’altro – devo andare.” Si alzò
di tutta fretta, lasciandolo solo per un paio di gambe che si allontanavano
tranquillamente, e Shikamaru non mancò di vedere a chi quelle gambe
appartenessero.
“Il tuo amico ci sta provando con Sakura, dunque. Bella
scelta.” Quella voce roca dietro di lui lo fece sobbalzare, e poi girare per
incontrare un paio di occhi smeraldo sporco.
“Ma guarda chi si rivede. Temari.” Ringhiò Shikamaru,
alzandosi dalla sedia e fronteggiandola, notando con piacere di essere
notevolmente più alto di lei.
“Signorina Sabaku, per chi non mi conosce. Chiamarmi per
nome è un lusso che ancora non ti puoi concedere.” Sussurrò alzando le braccia
e poggiandole sulle spalle del Nara.
Shikamaru storse le labbra in un sorriso sghembo,
avvicinandosi al viso della giovane.
Senza darle il tempo di capire cosa stesse accadendo e,
sentendo il sapore delle numerose birre mandate giù, Shikamaru si appropriò di
quelle labbra rosse e carnose, che sapevano anch’esse di alcool. Non si
ricordava di averla mai baciata, e per lui fu come la prima volta.
La costrinse a schiudere la bocca, intrufolando a forza la
lingua che andò ad accarezzare il suo palato, scontrandosi con la sua,
impaziente di incontrarla. Non la lasciò per un solo istante, e nella testa si
proiettava chiara l’immagine del letto nelle stanze sopra.
La convinse a far divenire quell’immagine realtà.
Più tardi avrebbe scoperto un paio di occhi nocciola e
quasi rossastri fissarli, socchiudendosi a causa della rabbia. Una vera e
propria situazione di merda.
Perfetto.
V Atto.
Temari osservava senza vederli veramente i libri sulla
scrivania.
Nella testa una furiosa battaglia di pensieri impazzava: i
ricordi della sera prima, un po’ sbiaditi a causa dei cocktail, si
accavallavano a tutti quelli dei giorni passati.
La quotidianità apparteneva ad Hidan, l’avventura a
Shikamaru.
Accavallò le gambe snelle, pensando quanto fosse strana
quella situazione: Hidan non era tipo da “quotidianità”, bensì di piena
avventura addirittura verso l’ignoto.
La loro pseudo relazione era iniziata così.
Lei era poco più che una matricola, ma al posto di essere
spaventata e intimorita dall’enorme quantità di persone lì al campus e dalle
facce poco rassicuranti di alcuni ragazzi, camminava a testa alta in mezzo al
corridoio.
Hidan era uno di quei ragazzi che aveva la faccia poco
rassicurante. Apparteneva alla confraternita Akatsuki da tutta la sua carriera
universitaria, forse perché aveva un corpo che avrebbe potuto difendere tutti i
suoi compagni, forse per il suo aspetto vagamente inquietante.
Di certo gli occhi di una strana sfumatura rossastra
mettevano in soggezione, come i capelli albini strettamente – e forse
dolorosamente – tirati indietro, con chili e chili di gel.
Hidan rappresentava il peccato, e Temari si era sempre
considerata una peccatrice per eccellenza. Per questo, quando Hidan l’aveva
urtata non aveva aspettato ad urlargli dietro, conscia dello strano sorriso che
gli incurvava le labbra.
La sera si era ritrovata nel suo letto, acconsentendo a
tutte le sue fantasie a dir poco perverse.
Shikamaru invece era un idiota abitudinario.
Non c’era nulla di lui che l’attraeva come l’attraeva
Hidan. Assolutamente nulla.
Eppure quella sua faccia da perenne assonnato, i capelli
disastrati malamente tirati su in una coda, e i vestiti larghi e consumati che
indossava, le creavano una specie di dipendenza.
Con Hidan scopava, con Shikamaru faceva l’amore.
Doveva ancora capire quale delle due preferisse davvero, e
ci pensò su con compunta concentrazione fino a quando la sua compagna, Sakura,
sbatté violentemente la porta.
“Temari cazzo, corri! Hidan è in camera di Sasuke e
Shikamaru, sta facendo un casino e mi sa che ha meditato bene di farli fuori!
Muoviti, il tuo ragazzo è un pazzo!”.
Temari si alzò di scatto, seguendo l’amica per i corridoi.
I suoi uomini i stavano ammazzando a vicenda.
Perfetto.
VI Atto.
“Pezzo di merda. Come cazzo hai osato a toccare la mia
donna? Devi tenere le tue sudice mani a posto, hai capito, stronzo? Ti ammazzo
se ci riprovi ancora, ti ammazzo!”.
Hidan tratteneva per il colletto della maglia Shikamaru,
urtandolo continuamente contro la spalliera del letto a castello. Il Nara
teneva insistentemente un occhio chiuso, con l’altro fissava con aria di sfida
lo studente.
“Hidan mollalo, non risolverai nulla menandolo.” Tentò di
placare le acque Sasuke, un labbro sanguinante a causa di un precedente pugno
dello stesso Hidan.
“Tu ‘sta zitto, bastardo. Tu e quel bastardo di tuo
fratello siete uguali, non dirmi cosa cazzo devo fare, non sei il padrone del
mondo. So io che fare a questo verme.” Urlò Hidan, stringendo la presa sul
collo di Shikamaru. L’Uchiha strinse i denti, tentando di mantenere la calma.
Alla porta, lasciata aperta dopo la fuga di Sakura, si stagliò la figura
imponente di Temari. Entrò nella camera, osservando come Shikamaru stesse
tenendo il polso di Hidan, facendolo diventare di un colore violaceo, mentre
Hidan si stesse premurando di colorare con quella tonalità il collo del Nara.
“Hidan, lascialo andare. Posso spiegarti tutto, non è
colpa sua.” Disse risoluta la Sabaku, avvicinandosi ai due e afferrando con
decisione la mano di Hidan che si stringeva sempre più.
“Ah, è arrivata pure la puttanella! Io e te faremo i conti
più tardi, stronza.” Hidan l’allontanò bruscamente, facendola cadere per terra
e sbattere la testa contro il pavimento.
Sakura si spinse contro di lei, abbandonando Sasuke ancora
un poco sanguinante.
“Ehi… s-stronzo, te la stai prendendo con me, la… lasciala
fuori. Sono io che… me la sono scopata” sillabò Shikamaru, non facendo altro
che aumentare l’ira di Hidan.
Calò il silenzio, interrotto solo dai fremiti di
Shikamaru, i ringhi sommessi di Hidan e i singhiozzi di Sakura. Una vera situazione
di merda, come sempre in quel campus.
“Hidan, mollalo immediatamente. Torna a casa, senza
obiettare se non vuoi che Pain ti uccida sul serio. Non ne vale la pena
rischiare.” Se non avesse avuto Sasuke lì di fronte, Shikamaru avrebbe creduto
di vederlo entrare con passi lenti e decisi verso Hidan, e allontanargli la
mano dal suo collo senza alcuna difficoltà.
“Itachi.” Sibilò Sasuke, guardando con un misto di odio e
rassegnazione il fratello.
Non lo guardò e si occupò soltanto di prendere Hidan per
un braccio e costringerlo fuori dalla porta. Shikamaru cadde a terra,
ansimante, sentendo le gambe di Temari sfiorargli le sue.
“Cazzo. Tuo fratello ci ha salvato il culo.” Affermò con
qualche difficoltà il Nara, toccandosi incredulo la gola divenuta secca.
Abbassò lo sguardo, incontrando la figura di Temari stesa a terra, svenuta a
causa della botta.
“Sakura, va’ da Sasuke. È più scioccato di me. A Temari ci
penso io, grazie.”
Si avvicinò alla ragazza, osservando la leggerezza delle
sue palpebre, le ciglia lunghe sfiorare le guance un poco arrossate. Era
davvero bella.
Beh, avrebbe potuto raccontare ai nipotini, semmai ne
avesse avuti alcuni, che una volta aveva rischiato il culo per colpa della loro
nonna.
Perfetto.
VII Atto.
Scivolò sulla schiena dritta, poi sul fianco e lì vi
rimase, arrotolata disordinatamente fra le lenzuola. Sentì il lieve spiffero
d’aria proveniente dalla finestra raffreddarle i piedi nudi, li portò contro le
gambe del compagno accanto a lei nel tentativo di scaldarli.
“Shikamaru…” chiamò Temari, la voce roca e resa sensuale
in quel groviglio di coperte.
Il ragazzo strinse le labbra, tenendo gli occhi chiusi e
tentando di far finta di dormire. Non spostò le gambe da lì, sebbene Temari
stesse provando a rendergliele gelide.
“ehi… dai…” sibilò Temari, crucciando le sopracciglia
dorate ed indispettendosi. Allungò il collo sottile verso quello del ragazzo, e
lì vi poggiò la bocca.
La lingua cominciò a disegnare immaginari cerchi sulla
pelle calda di Shikamaru, inumidendola dolcemente, fino a quando le labbra non
si riappoggiarono sul collo.
“sei una sanguisuga, oltre ad una seccatura, lo sai?”
borbottò Shikamaru, il tono vagamente seccato, la speranza di dormire ormai
lontana chilometri e chilometri.
“mpf, pensavo ti piacesse.” Affermò con noncuranza Temari,
fingendo indifferenza mentre continuava il suo lavoro.
“basta che non parli con quei monosillabi. Mi sembra di
stare con Uchiha” Shikamaru l’allontanò con un gesto stanco dal suo collo,
senza vedere – per fortuna, pensò Temari – il grande segno rosso che lì era
rimasto. Il braccio di Shikamaru, dal braccio su cui si era posato, passò sulle
spalle della ragazza, portandola il più vicino possibile.
“lo sai che devi smetterla di leccarmi mentre dormo? Te lo
avrò ripetuto non so quante volte.” Temari schioccò la lingua, divertita. Non
avrebbe mai rivelato al suo ormai ragazzo che infastidirlo in quel modo era il
suo passatempo preferito.
Fortunatamente Hidan non si era fatto più vedere; quando
si incrociavano nei corridoi c’era sempre uno strano tizio dagli appariscenti
capelli arancioni ed una marea di piercing a tenerlo calmo. Probabilmente
quello era il suo maestro di yoga, pensò Temari divertita.
Si avvicinò maggiormente al ragazzo, un sorriso furbo
stampato sulle labbra.
“sei una seccatura. Lasciami dormire” Shikamaru si girò
dalla parte opposta a quella della Sabaku, stendendosi tranquillamente sul
fianco e richiudendo gli occhi.
“Ahia.” Neanche due secondi dopo, si voltò irritato, i
recenti segni di un morso sul collo che pulsavano dolorosamente. Temari
l’osservava dall’alto della sua posizione, gli occhi verdi che brillavano
velati di malizia nella penombra della stanza.
“Sai che sei insopportabile?”
“ah, io?”
“Sì, tu. Sai che ti dico? Che me ne vado. Prova a scoparti
qualcun’altra e ti eviro con le mie stesse mani.” Con un gesto teatrale,
forzato all’inverosimile – non era nel suo stile – la ragazza si alzò dal letto
e, con camminata appositamente ondeggiante – tentava di farlo pentire – si
avviò verso la porta, uscendo.
Shikamaru sbuffò, portando le braccia dietro la testa e
fissando il soffitto.
S’era innamorato della donna più seccante del campus.
…
Perfetto.
Diciamo che, come al solito, non mi piace.
Una persona come Rò meriterebbe davvero tanto altro, non
una cosa fatta un po’ così, con il tema dell’università fatto e rifatto mille
volte.
Ma ad ogni modo, spero le possa piacere.
Con tutti gli “accenni” SasuSaku che ci sono dentro xD.
Buon compleanno Rò <3.
Rory.