Vi è mai capitato, mentre state studiando, oppure lavorando, di
avvertire dietro di voi una presenza che vi osserva costantemente? Voi voltate
il capo, ma non vedete nessuno? Ma sapete che lei c’è e vi osserva?
Una vera assurdità, ora affermerete, come la storia che mi
appresto a raccontare.
Pazza.
Già, mi prenderete per una folle, ma anch’io mi reputai così,
per ciò che mi accadde…ma è la pura verità tutta questa storia.
Una storia nata tempo fa, quando decisi di andare a vivere da
sola. All’epoca dei fatti avevo solo venticinque anni, ed era tempo di lasciare
la casa paterna e di vivere una vita propria, anche se mia madre non era
d’accordo con questa mia decisione.
Rammento ancora le sue parole.
"Perché te ne vuoi andare? Sei ancora troppo giovane. Perché
lasci casa? E poi abitare da sola…non è buono sai? Potrebbe accaderti qualcosa
di grave, come ad esempio che un uomo entri in casa e ti uccida".
Io la guardai dritta negli occhi e risi, era una cosa davvero
assurda, ma lei è sempre stata così opprimente e iper-protettiva verso i suoi
figli. Fece la stessa storia con mio fratello maggiore, Shippo, quando decise di
andare a convivere con la sua ragazza.
Ricordo i pianti e le scenate assurde, invece mio padre, un
uomo calmo e tranquillo la azzittì dicendole.
"Ora basta! Se nostro figlio ha deciso così, noi dobbiamo solo
rispettare la sua scelta e poi lo vedremo ogni volta che vogliamo".
La stessa cosa si ripeté con me e, anche qui mio padre calmò
mia madre.
"Grazie, Papà".
Gli dissi abbracciandolo. Fu lui ad aiutarmi a cercare casa,
una vera impresa. Infatti, gli affitti nella zona erano altissimi e con il mio,
già striminzito stipendio di mille e duecento euro, era davvero difficile
trovarlo.
Quante agenzie immobiliari girammo, ma tutte mi proponevano
degli appartamenti con affitti da capogiro e poi, con le varie utenze da pagare
non sarei mai arrivata alla fine del mese.
"Non temere Rin, ti aiuteremo noi".
Mi disse una sera mio padre, vedendomi giù di morale. Quella
sera ero davvero triste, infatti, ero seduta accanto al camino e accarezzavo la
testa del mio cane Shu, un Golden Retriever di un anno, mentre cercavo di
riprendermi.
"Grazie, Papà. Ma voglio cavarmela da sola".
Gli risposi, mentre mi alzavo e mi dirigevo in camera mia. Ero
davvero delusa, demoralizzata, avrei vissuto in casa dei miei in eterno?
"Che bella prospettiva".
Mi dissi, mentre mi buttavo a peso morto sul letto, ma non
immaginavo che l’indomani il mio desiderio si sarebbe avverato.
Un desiderio, ma anche un incubo che mi avrebbe buttato in vero
baratro di disperazione…di paura.
Continua…
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