Alice
Munro venne scaraventata in avanti mentre la canoa continuava a
sobbalzare pericolosamente sempre più vicino alle rapide, le
stesse
rapide che sfociavano nell'aspro precipizio delle cascate. Cascate
mortali.
Sto
per morire.
Il
suo stomaco si chiuse così all'improvviso che, per alcuni
terrificanti secondi, Alice pensò che dopotutto forse erano
già
precipitati oltre le cascate. Ebbe un'improvvisa visione di
sé e sua
sorella, occhi vitrei, corpi gonfi, fracassati contro le umide rocce
sottostanti.
Alice
urlò di terrore.
Avvertì
la presa d'acciaio di sua sorella Cora sulla propria mano; la
sentì
ma non la strinse in risposta in segno di solidarietà.
Morirò
in questa terra selvaggia e dimenticata da Dio.
Diversi
minuti – o forse si trattava di pochi momenti –
dopo, la canoa si
spiaggiò sulle rive sabbiose.
Affrettandosi
ad uscire insieme agli altri, Alice venne spinta e trascinata,
inciampando mentre camminava. Sentì le voci degli uomini e i
loro
mormorii, cercando invano di focalizzarsi su qualcosa per mantenere
vive le sue tenui speranze.
Sporgendo
la testa all'indietro, guardò Nathaniel spingere le canoe in
acqua,
la bocca atteggiata in una smorfia cupa. Insieme all'altra appena
spinta via da Duncan, la canoa si scontrò con la forte
corrente e
cadde giù dalla cascata.
Alice
rabbrividì. Le canoe giacevano fracassate da qualche parte
sotto di
loro- in tombe d'acqua.
Le
ore si trascinavano lente come quelle di una veglia funebre, lente
come se morissero ogni minuto che passava.
Erano
tutti bagnati fradici. Tra gli uomini si erano scaldati gli animi,
confinati com'erano in quel posto umido e scuro. Nathaniel e Duncan,
due degli uomini più testardi che Alice avesse mai
conosciuto. Era
uno scontro di acciaio e ferro. Un continuo cozzare di antipatia e
gelosia. E ora... ora erano tutti costretti dentro quel buco
montuoso, a litigare sulla polvere da sparo e sulla legge militare
inglese.
Cora
piangeva seduta a terra, le ginocchia strette al petto, i capelli
scuri arruffati che le volteggiavano intorno all'unisono con la
nebbia delle cascate. Alice avrebbe voluto trascinarsi verso sua
sorella, ma qualcosa la bloccò. Non aveva voglia di ricevere
i suoi
abbracci, di ascoltare le sue parole di conforto. Si sarebbe sforzata
di apparire coraggiosa solo per Alice. Non c'era motivo di negarle la
verità. Meglio lasciare Cora al suo dolore.
Ora,
c'era solo terrore.
Incombeva
su tutti loro, come una nebbia oscura.
Lui
stava arrivando. Il suo incubo aveva un volto. L'hurone.
Alice
lo sapeva; ne era sicura come era sicura del proprio volto, del
proprio nome. La morte stava per giungere.
Il
freddo stava diventando insopportabile. Alice tremava e
cominciò a
camminare verso uno dei bui corridoi ventosi di quella labirintica
caverna. Camminava, e tremava, e camminava, strusciando le dita
contro il muro mentre andava avanti.
Molto
presto vide qualcosa che le procurò un groppo in gola.
Stelle.
Le
stelle del cielo notturno brillavano come un faro, invitandola a
raggiungerla. Una cosa bella in quell'orrendo paese.
Alice
si sentiva intontita mentre si trascinava più vicina alla
luccicante
luce stellare. Alzò una mano, il palmo proteso, sentendo gli
spruzzi
della cascata inzupparla di nuovo.
Voleva
avvicinarsi il più possibile.... stava traballando sull'orlo
del
precipizio.... voleva toccarle. Voleva-
“Sta'
indietro!”
Si
ritrovò senza respiro, mentre cadeva all'indietro. Lo
stomaco le si
contrasse a quella sensazione improvvisa.
Gridò
e lottò contro l'abbraccio che la avviluppava, contro le
braccia che
così prepotentemente circondavano la sua esile figura.
Uncas.
Se
ne rese conto tardivamente quando la voce profonda di lui
mormorò il
suo nome. Uncas premette le sue labbra calde contro la sua fronte con
una tenerezza che Alice non si aspettava. Scostandole i capelli
bagnati dal viso, la strinse più forte contro di
sé, guardandosi
intorno per assicurarsi che non avesse rivelato la loro posizione.
Uncas.
Il
suo corpo forte aveva quel calore che lei così tanto
cercava. Lo
aveva percepito quella notte in cui si erano nascosti nel terreno di
sepoltura. Notando la sua lotta per contenere la paura, Uncas aveva
lasciato in fretta il suo fucile e l'aveva fatta scivolare sotto di
sé, coprendole la bocca con la mano. Profumava di erba e e
pino.
“Signorina
Alice,” sussurrò Uncas, il respiro calmo,
“tornate da vostra
sorella.” E cominciò ad allentare la presa su di
lei.
In
quel momento Alice aprì gli occhi e voltò il capo
per fissare lo
sguardo nei suoi scuri occhi ombrosi. Non voleva lasciare il suo
abbraccio. Si sentiva al sicuro. Lui la faceva sempre sentire al
sicuro.
“Uncas...”
fu la sua debole risposta. Si aggrappò persino
più forte alla sua
camicia bagnata, scuotendo la testa. Non voleva andare via. Non
voleva essere costretta ad affrontare ciò che c'era
lì fuori.
Voleva rimanere nel suo abbraccio più a lungo possibile.
Lui
cominciò delicatamente a districare le sue mani dalla
camicia. Lei
gli si aggrappava anche mentre lui continuava a ripetere che doveva
tornare dagli altri. Doveva.
Senza
pensare Alice gli scostò le mani e salì sopra di
lui, le cosce
intorno ai suoi fianchi.
Lui
spalancò gli occhi. In quei pochi giorni in cui si erano
conosciuti,
e nonostante tutti i pericoli che avevano affrontato, quella era la
prima volta in cui lui appariva spaventato.
Non
era abbastanza. Qualche impulso misterioso stava guidando le sue
azioni, e tutto ciò che poteva fare era arrendersi ad esso.
Alice
si sollevò più in alto sul suo bacino. Si fece
leva poggiando le
mani sulle sue spalle- le sue labbra incontrarono quelle di lui.
Calde, invitanti, imploranti.
Uncas
si tirò indietro, gli occhi che sondavano quelli di lei. La
sua
determinazione nel rimandarla dagli altri c'era ancora, ma erano le
sue mani a tradirlo. Come sempre. Guidandola, aiutandola, calmando le
sue paure; le sue mani tradivano i suoi sentimenti per la ragazza
inglese. Le sue mani ora si muovevano di volontà propria
intorno
alla sua vita sottile, i suoi pollici erravano-
Si
ritrasse, lo sguardo contrito. Non poteva toccare ciò che
non era
suo.
Alice
rabbrividì. L'orribile paura che stava crescendo in lei
esplose.
Improvvisamente la sua mente vacillava. Lasciò che la paura
la
invadesse. Cancellò tutti i suoi ricordi, tutta la sua vita.
Solo
lui esisteva.
Quello
che accadde dopo fu così rapido, e quasi senza ragione. Era
tutto.
Era la sua paura, il panico, la sua angoscia. Erano le mani di lui, e
i suoi occhi, e la sua gentilezza.
Si
premette contro di lui in un movimento frenetico, le sue ginocchia si
contrassero contro i suoi fianchi. Voleva di più. Voleva
provare
tutto ciò che poteva. Ormai non ragionava più.
Alice
sentì il respiro di lui accelerare. Uncas abbassò
lo sguardo sul
proprio grembo, le mani che si muovevano lentamente dalla vita alle
costole di lei.
Non
era abbastanza. Lei sollevò la gonna.
I
minuti successivi furono caotici, un contrasto di emozioni- la
cautela di lui contrapposta ai movimenti sfrenati di lei. Lei voleva
sentire, e così fu.
Sentì
il dolore acuto che sbocciò nel suo corpo, ma che
ignorò. Sentì la
sua solidità e il suo calore riempirla. Quando Alice
sussurrò il
suo nome, sentì ognuno tendersi verso l'altro, il suo bacino
sfregare il proprio, perché entrambi dovevano aver percepito
che il
tempo stava per finire.
Dopo
lui la tenne stretta a sé, il respiro che rallentava fino a
diventare un leggero ansito. Alice riusciva a sentire il battito di
entrambi i loro cuori. Sentì allontanarsi quegli ultimi
frenetici
minuti. Si sentiva stordita, e non solo dall'affaticamento.
Alice
si irrigidì.
Che
cosa ho fatto?
Le
mani di Uncas le diedero forza, e lui cominciò a intrecciare
una
ciocca dei suoi capelli umidi e lisci. Erano ancora nella stessa
posizione. Non si era mossa da quando avevano... avevano...
Strappandosi
alla sua stretta, Alice si alzò in fretta e, ignorando
l'uomo con
cui aveva appena giaciuto, tornò dagli altri.
Ma
poteva sentire il suo sguardo su di sé.
Alice
fu determinata a non guardarlo di nuovo.
Il
sole accecante illuminava senza pietà il mondo sottostante.
Una
beffa. Non c'era più bellezza nel mondo, solo morte.
Alice
veniva trascinata come un bagaglio dai guerrieri huroni, che
seguivano il loro capo in una silenziosa processione lungo i sentieri
della montagna. Quando inciampò e cadde, nessuno
l'aiutò. Fu
trascinata sul terreno, procurandosi delle abrasioni, finché
non fu
in grado di rimettersi in piedi.
Suo
padre era morto. Sua sorella era morta. L'ultima volta che aveva
visto i loro salvatori, era quando si erano lanciati nelle cascate
del loro nascondiglio, a centinaia di piedi d'altezza. Dubitava che
fossero sopravvissuti. Sperava che l'aspettasse una morte rapida,
perché era stanca del mondo. Aveva diciassette anni, e
sperava
nell'eterno riposo.
Un
rumore secco lacerò l'aria. Era un rumore a cui Alice era
diventata
fin troppo abituata.
Quello
che non si era aspettata era di vedere Uncas avanzare verso di loro,
il suo viso atteggiato in un'espressione di determinazione.
Uncas.
Ad
occhi spalancati Alice scandagliò la sua figura. Sembrava
relativamente illeso, anche se con qualche piccola ferita e la
camicia verde strappata.
I
suoi occhi incrociarono quelli di Alice. In loro vi si leggeva
fierezza: Ti salverò.
Uncas
si sbarazzò facilmente degli huroni, uno dopo l'altro,
finché il
combattimento giunse ad uno stallo quando si trovò ad
affrontare
Magua; la brutalità e l'abilità dell'uomo
più anziano erano
davvero impressionanti.
Alice,
nel suo sbalordimento, si accorse che Uncas si stava stancando, e
stava per essere sopraffatto. Il coltello di Magua brillò
minacciosamente nella luce del sole, abbagliandola, quando
lacerò la
pelle del suo giovane avversario.
Immediatamente,
Uncas barcollò all'indietro e guardò
giù verso la macchia di
sangue che si allargava sul suo addome, gli occhi accesi di sorpresa
a quella vista. Nella sua determinazione e imprudenza, non aveva
pensato di poter essere ferito. Alzò gli occhi e
incontrò quelli di
Alice. C'era una sorta di scusa in essi.
Con
un balzo improvviso, Uncas si avventò sul capitano hurone,
usando le
sue ultime forze per far perdere l'equilibrio all'altro uomo, ed
entrambi si schiantarono e rotolarono sulle rocce del promontorio.
C'era
un'incauta disperazione in ogni mossa che Uncas faceva, e Alice,
cresciuta in mezzo ai soldati, sapeva che stava per essere sconfitto.
Il cuore le batteva forte nelle orecchie, la speranza che svaniva,
L'hurone
si mise in piedi, il portamento eretto, il coltello puntato
minacciosamente verso la sua preda. Non fece cenno di attaccare
l'uomo ferito, gli permise invece di mettersi in piedi per tentare un
ultimo assalto.
Stava
perdendo. Stava per morire, e con lui la sua speranza di salvezza.
Dopo
essersi messo in piedi, Uncas fece un ultimo affondo, che l'hurone
schivò facilmente, e altrettanto velocemente, lo
fronteggiò. Magua
affondò il coltello nel fianco di Uncas, facendolo gridare
di dolore
mentre cercava di voltarlo.
Alice
non riuscì più a sopportarlo. Chiudendo gli
occhi, si girò.
Codarda fino alla fine.
Il
guerriero che le teneva il braccio la strinse improvvisamente
così
forte che le sfuggì un gemito di dolore. La
lasciò e prese il suo
tomahawk. Alice venne brevemente spinta in mezzo agli agli guerrieri,
mentre anche loro impugnavano le loro armi. Si appiattì
contro la
parete rocciosa della montagna.
Cosa?-
Il
mondo esplose in una raffica di spari. Alla giovane ragazza inglese
il mondo sembrò ribaltarsi, e lei si aggrappò
alla rocce sotto di
lei in panico irrazionale.
Chingachgook.
Corse superando tutti loro in una visione a colori sfocati,
sollevando la sua mazza da guerra, e lanciò uno spaventoso
grido di
guerra che salì fino al Cielo. Si scontrò con
Magua, che si voltò
per fronteggiare il nuovo avversario, lasciando cadere il corpo di
Uncas a terra.
Nathaniel
non impiegò molto ad arrivare a sua volta, una questione di
secondi,
e brandiva un fucile in ogni mano, abbattendo i suoi bersagli con
facilità. Due huroni si contorsero in aria e caddero come
bambole di
stoffa.
Magua
sapeva che le circostanze erano cambiate a suo svantaggio. Le sue
labbra si incurvarono in una smorfia quando attaccò
Chingachgook, e
venne bloccato ad ogni affondo.
Il
combattimento si concluse con precisione incredibile. Chingachgook
roteò, e piantò lo spuntone della sua mazza nella
schiena
dell'altro uomo. Il rumore che il suo corpo spezzato fece fu
penetrante come come un colpo di fucile.
Alice,
intontita dallo shock e dal dolore, osservò l'improvviso
silenzio
intorno a lei. Uomini morti affollavano la sua visione.
Nathaniel
e suo padre si inginocchiarono di corsa accanto a un incosciente
Uncas, valutando le sue ferite, sentendo con cautela il suo battito.
Doveva trattarsi di una cosa grave, perché lo sguardo di
Nathaniel
era preoccupato.
Alice
fece un unico, esitante passo verso Uncas, quando venne quasi
travolta dalla forza dell'abbraccio di sua sorella. Fu stupita dalla
sua improvvisa apparizione.
“Alice!”
Sua
sorella era viva. La sua cara sorella. Questo era tutto ciò
che
contava.
Alice
si allontanò da Uncas, incerta su tutto adesso. Il cuore le
batteva
forte alla vista delle ferite del suo salvatore. Forse doveva....
Cora
la strinse più forte.
“E'
tutto finito,” sussurrò alla sorella minore.
Nota
della traduttrice:
Questa
è una storia che sto traducendo per conto dell'autrice
originale
Assiage, ovviamente con il suo esplicito permesso.
In
molti mi chiedevate una storia che partisse dal promontorio, per poi
seguire il “dopo”, ciò che sarebbe
potuto accadere se Alice e
Uncas fossero sopravvissuti. Siccome ora sto lavorando su una storia
originale fantasy che mi sta impegnando davvero molto, e dato che mi
sono innamorata di questa storia, ho pensato nel frattempo di
tradurla, perché secondo me vale davvero la pena leggerla.
Se vi va
di lasciar(ci) una recensione mi farebbe davvero piacere!
Se
volete leggere la storia originale qui di seguito trovate il link:
The
Summer of a Thousand Dreams
Importante:
essendo
l'autrice straniera, a gestire questo account è la persona
che
traduce le sue storie. Se qualcuno volesse pubblicare su questo sito
una traduzione di questo autore, e ha il suo permesso, deve inviarmi
almeno il primo capitolo della traduzione completa (nel caso di
fanfic one-shot, tutta la one-shot tradotta). Allora fornirò
la
password per accedere a questo account.
Eilan21
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