Lo struggimento dell'essere
zio
Doveva essere una serata tranquilla. Doveva essere una serata
piacevole con il suo amato fidanzato, una deliziosa cena per due, un
film accuratamente scelto insieme e – alla fine di detta serata
– avrebbero fatto sesso sul comodo letto del suo ragazzo.
Ma sua sorella aveva altri piani.
«Eddai Rin! Solo per questa notte!»
«Non voglio fare da babysitter a tua figlia! Non so nemmeno
come badare ad un neonato!»
«Oh, non è così difficile. In fondo, tu hai
cresciuto me.»
Rin sbottò: «Per l'amor del cielo, non ti ho cresicuta
io! Ho solo un anno più di te. Non è colpa mia se tu e
mister Chiappe-D'Oro avete deciso di diventare genitori alla bizzarra
età di ventitrè e ventun anni.. ma io sono un
ventiduenne gay e non passerò il sabato sera a fare da
babysitter a mia nipote.»
Gou lo fissò dritto negli occhi, masticando il suo chewingum e
aspettò finché il fratello non smise di gridare. Quindi
si voltò verso Sousuke.
«Sou, potreste per favore tenere d'occhio mia figlia mentre
esco con il mio fidanzato?»
Sousuke alzò le spalle: «Certo, perché no?
Divertitevi.»
Squittì soddisfatta e baciò sulla guancia il ragazzo
costantemente imbronciato. «Grazie ragazzi, siete i migliori!
Qui avete tutto ciò che vi serve. Nella borsa c'è un
block notes con le istruzioni. Dovete solo darle da mangiare e
metterla a dormire, poi potete fare tutto il sesso che volete.»
«Ehi!» protestò Rin, ma Gou era già fuori
dalla porta e correva verso la macchina del fidanzato. Rin sospirò
e guardò la bambina nel seggiolino. La neonata, con la sua
zazzera di capelli rossi, lo fissò a sua volta, masticando il
proprio ciuccio con una fila di denti affilati. Per un momento fu
quasi sopraffatto dalla tenerezza della piccola, quando si ricordò
improvvisamente di come sua sorella gli aveva sganciato una bambina,
rovinando la sua serata perfetta.
«Che diavolo, Sou! Doveva essere la nostra serata!»
Sousuke alzò gli occhi al cielo: «Dai, Rin. E' solo per
sta sera. Non saremmo comunque usciti quindi possiamo tenere d'occhio
la bambina senza problemi. Inoltre tua sorella potrà godersi
una serata fuori con il suo ragazzo.»
«Io lo uccido il suo ragazzo! Quel Mikoshiba è
morto» gridò, facendo ridere la bambina.
«Certo, tesoro. Perché non prendi la borsa di tua
sorella così possiamo leggere le istruzioni che ci ha lasciato
e vedere cosa dobbiamo fare?»
Rin mormorò tra i denti alcuni improperi su Mikoshiba, quindi
frugò nella borsa e prese il block notes.
«Che dice?» chiese Sousuke e si piegò per leggere
il messaggio.
“Ciao! Per prima cosa, grazie per aver accettato di tenere
d'occhio Sakura. Avevo proprio bisogno di una serata libera. Non
dovete fare molto. Alle sette potete scaldarle il latte. Cinquanta
secondi in microonde basteranno. Di solito le piace essere tenuta in
braccio mentre mangia. Quando avrà finito probabilmente vorrà
dormire. Potete metterla a letto e magari cantarle una ninnananna. Se
fa quella grossa, i pannolini sono nella borsa. Ci sono le istruzioni
della scatola (credo). Se ci sono problemi chiamatemi, ma se mi
chiamate per motivi futili giuro su dio che vi brucio tutti i vostri
costumi professionali. Divertitevi ♥”
Rin fissò il suo ragazzo, per nulla entusiasta. «Non
posso credere che lo stiamo facendo. E per la figlia di Mikoshiba!»
«Devo ricordarti che è anche figlia di tua sorella?»
«Dettagli» mormorò, inginocchiandosi per sollevare
la neonata. La piccola squittì con gioia quando suo zio la
prese in braccio. Gli sorrise, allungando la mano verso i suoi denti.
«Visto? Ti riconosce come suo zio. Non è una cosa
carina?» chiese.
«Suppongo di- oh, smettila di prenderti gioco di me. Sei tu
quello che non sa resistere al broncio di mia sorella.»
«Non capisci, Rin. Non posso dire di no a lei»
disse.
Rin cercò di allontanare da sé la bambina per
rimetterla nel seggiolino: «Pensiamo a finire di preparare la
cena, altrimenti saremo noi a non mangiare» disse, tornando in
cucina. Afferrò subito i coltelli, tornando ad affettare la
verdura con malcelato fastidio. Sousuke non poté fare a meno
di notarlo e così si avvicinò a lui, circondandogli i
fianchi.
«Allora, mi spieghi perché improvvisamente ti comporti
da bambino?»
Rin si voltò di scatto, puntando il coltello contro Sousuke:
«Mi spieghi perché deve sempre averla vinta lei?»
«Che intendi dire?» chiese Sousuke, prendendogli il
coltello di mano e posandolo cautamente sul tavolo.
«Oh, avanti, lei rimane incinta a ventun anni di uno spiantato
come Mikoshiba e mia madre non batte ciglio. Mentre continua a
parlare di te come “il mio amico” Sousuke.»
«Beh, tecnicamente sono-»
«Non provarci, Sou. Sai cosa voglio dire» disse Rin,
riprendendo il coltello e tornando a tagliare le verdure. «E
ora, come se non bastasse, ci tocca badare a quella bambina mentre
loro vanno fuori a divertirsi e magari a farne un altro.»
«Rin! Ora sei troppo duro con tua sorella. Lei non ha colpe per
come si comporta tua madre. Anzi, mi sembra che lei ti abbia sempre
difeso» disse Sousuke, tentando di farlo ragionare.
Rin fece schioccare la lingua scettico, ma dopo poco si fermò.
Si morse la labbra, senza sapere bene cosa replicare, poi si voltò
verso il suo ragazzo: «Forse hai ragione.»
«E' così, Rin. E sebbene a volte Gou usi dei metodi poco
ortodossi, ti vuole bene. E in fondo non sarà così
difficile tenerle la bambina per una sola sera, no?»
Rin annuì. Sousuke gli si affiancò, mescolando la salsa
che avevano preparato in precedenza.
«Non preoccuparti, noi avremo lo stesso la nostra serata
speciale» disse, baciandolo e facendolo ridere. Le mani di
Sousuke stavano già scivolando sotto la maglietta quando il
pianto della bambina li interruppe.
«Lo sapevo! Lo sapevo che era una cattiva idea!» sbraitò
Rin, scivolando via dalle braccia di Sousuke per raggiungere la
piccola. La bambina si dimenava sul seggiolino, strillando con tutti
i suoi polmoni.
«Che facciamo?»
«Forse ha fame» propose Rin.
Sousuke guardò l'orologio: «Ma Gou ha detto di darle da
mangiare alle sette.»
Rin alzò le spalle: «Sono le sei, che vuoi che cambi per
un'ora!»
Sousuke sospirò accigliato, per nulla sicuro delle parole di
Rin. Andarono in cucina a scaldare il latte, seguendo le istruzioni
di Gou.
«Aspetta, siamo sicuri che non sia troppo caldo?» chiese
Sousuke.
«Mia sorella ha detto cinquanta secondi al microonde.»
«Sì, ma a quale potenza? Non l'ha specificato! E se
fosse troppo caldo?»
Rin sbuffò e aprì il biberon, infilando la punta del
dito mignolo. «Non è troppo caldo. Contento?»
«Ma le dita non hanno la stessa sensibilità delle labbra
e le sue sono particolarmente delicate.»
Rin lo fissò incredulo: «Devo assaggiarlo?»
«Solo per controllare.»
Rin fissò Sousuke per controllare che non stesse scherzando.
Non stava scherzando, anzi, era dannatamente serio. Portò il
biberon alle labbra. Il latte gli sembrò alla temperatura
adatta.
«Forse dovrei assaggiarlo anch'io» provò a
suggerire, prima che Rin richiudesse il biberon e raggiungesse la
bambina nell'altra stanza.
Si sedette affianco al seggiolino e provò ad avvicinarle il
biberon alle labbra, sperando di ottenere qualche reazione. La
bambina però scansava la testa, evitandolo.
«Non credo abbia fame» concluse Sousuke.
«E allora che diavolo ha?» sbottò Rin.
Sousuke annusò la bambina e storse il naso. «Mi sa che
dobbiamo cambiarle il pannolino?»
Rin lo fissò, puntandogli il dito al petto: «No, no e
poi no. Non se ne parla. Mi rifiuto di cambiare il pannolino a questa
bambina. Tu hai accettato la richiesta di mia sorella e tu ti
occhuperai di lei!»
Sousuke corrugò la fronte per qualche secondo, poi prese la
bambina in braccio e disse:
«D'accordo.» La bambina si quietò, limitandosi ad
un pianto sommesso, mentre Sousuke, dopo aver preso la borsa di Gou,
si diresse verso il bagno a passo deciso.
Rin sospirò esasperato, ma dopo pochi secondi lo seguì.
«Pensavo non volessi averci niente a che fare» disse
Sousuke senza neanche guardarlo, mentre frugava nel borsone.
«E' pur sempre mia nipote. Se le succede qualcosa mia sorella
prima uccide te e poi uccide pure me.»
Sousuke trovò il biglietto di Gou tra i pannolini:
“Se state leggendo vuol dire che la piccola ha bisogno di
essere cambiata. Per prima cosa, stendetela a pancia in su e togliete
il vecchio pannolino. Buttatelo via più in fretta che potete,
quella cosa puzza da morire. Secondo, pulitela per bene con le
salviette umide che trovate nel borsone. Guai a voi se non lo fate.
Terzo, mettete il nuovo pannolino. Semplice no?”
«Semplice no?»
«Oh, sta zitto! Quanto può essere difficile?»
disse Sousuke. Stese un asciugamano sul ripiano affianco al lavandino
e vi posò la bambina. Quindi procedette ad aprire il
pannolino.
Rin lo vide voltarsi di scatto.
«Tutto bene?»
«Certo» assicurò, coprendosi la bocca.
«Sou, era un conato di vomito quello?»
«No?»
Rin sospirò. «Lascia fare a me» disse, scansandolo
e raggiungendo la bambina. Riaprì il pannolino ma non riuscì
ad andare oltre. «Cazzo, che schifo!»
«Come fa un essere tanto piccolo e grazioso a produrre quello?»
«Non lo so, so solo che non possiamo lasciarla così.
Dobbiamo riuscire a cambiarla.»
Provarono nuovamente ad avvicinarsi a lei.
«Okay, allora tu le togli il pannolino e lo butti via, io la
pulisco e le metto quello pulito, d'accordo?»
«Va bene. Facciamolo! Se Mikoshiba lo fa tutti i giorni,
possiamo farlo anche noi!» disse Sousuke, tirandosi su le
maniche della camicia.
«Al mio tre sfili quel coso. Uno. Due. Tre!»
Rin non seppe ben descrivere le dinamiche dell'accaduto. Sapeva solo
che un secondo prima stava parlando con Sousuke e un secondo dopo
questi era chino sul water a vomitare.
Prese il cellulare dalla tasca rassegnato.
Avevano bisogno di un esperto.
Makoto non era certo del momento in cui si era ritrovato steso sul
divano, ma non poteva certo lamentarsi. Le labbra di Haru erano sulle
sue, mentre sentiva le sue mani infilarsi sotto la maglietta e
sbottonargli i pantaloni.
«Haru, forse è il caso che ci spostiamo nel letto»
provò a suggerire.
La risposta di Haru giunse con la sua voce arrochita: «Abbiamo
tutta la notte per usare il letto.»
Se c'era una cosa che paralizzava Makoto era la voce arrochita di
Haru.
«O-okay» mormorò, cominciando a lavorare per
spogliare il suo ragazzo.
Erano ormai in mutande uno sopra l'altro quando sentirono il rumore
del telefono.
Makoto fece per alzarsi ma Haru lo inchiodò al divano con una
mano.
«Lascialo squillare.»
«Ma-»
«Makoto!»
«Potrebbe essere importante.»
Haru provò ad insistere ma visto che gli era fisicamente
impossibile trattenere Makoto, decise di risolvere lui stesso la
questione. Si alzò e raggiunse il telefono di Makoto. Quando
riconobbe il numero, rispose:
«Che vuoi?»
La voce di Rin dall'altra parte suonava stizzita: «Tanto per
cominciare, voglio parlare con Makoto.»
«Makoto è impegnato in questo momento.»
«Beh, digli di infilarsi un paio di mutande e di venire da noi.
Digli che è un'emergenza.»
«Che tipo di emergenza?»
«Chi è?» chiese Makoto dal divano.
«Non è niente. Resta lì» disse Haru.
«Rin ha un'emergenza?» chiese Makoto.
Dannata
telepatia!, pensò Haru.
«Rin è adulto e vaccinato. Se la può cavare da
solo.»
Makoto si alzò dal divano e si avvicinò ad Haru,
allungando la mano per farsi passare il telefono. Haru provò a
protestare ma Makoto fece uso del proprio sguardo da mamma.
Haru non poteva resistere a quello sguardo.
Prese il telefono e lo portò all'orecchio. Haru rimase a
fissare il suo ragazzo mentre, in mutande e con una dolorosa ed
evidente erezione, parlava in tono preoccupato con Rin.
«Ho capito. Certo. Va bene. Voi non fate niente. Arriviamo tra
un quarto d'ora.»
Haru lo guardò, protestando silenziosamente. Quando capì
che Makoto non avrebbe cambiato idea gli fece cenno di ripassargli il
cellulare:
«Rettifico: arriviamo tra venticinque minuti. E farà
meglio ad essere una vera emergenza.»
Haru pensò che Rin gliela avrebbe pagata.
«Dai, Haru, sono nostri amici.»
«Rin è nostro amico. Yamazaki è il suo ragazzo»
disse Haru seccato, evitando lo sguardo di Makoto mentre il ragazzo
suonava il campanello.
«Non credi che sia giunto il momento di chiudere questa assurda
faida con Sousuke? Dura dai tempi delle medie.»
Haru alzò gli occhi al cielo e Makoto scosse la testa
rassegnato. Sentirono dei rumori provenienti dalla casa e pochi
secondi dopo la porta si aprì. Davanti a loro c'era una
persona con una maschera da sub.
«Oh grazie al cielo siete qui! Pensavo saremmo morti prima!»
«R-rin?» chiese Makoto, perplesso.
«Su, entrate. Sousuke è in bagno.»
Quando entrarono in bagno si trovarono di fronte ad uno spettacolo
raccapricciante: Sousuke Yamazaki spalmato contro il muro del bagno –
occhialini sugli occhi e pinza per il naso addosso – mentre con
una pinza da cucina tentava di prendere il pannolino caduto a terra.
Il tutto mentre una piccola Sakura urlante faceva sentire il proprio
disappunto a mezzo vicinato.
Haru si voltò verso Rin per chiedere spiegazioni, mentre
Makoto si limitò a tirarsi su le maniche della camicia e
avvicinarsi alla bambina.
«Tachibana, stai attento!» gridò Sousuke.
Makoto raggiunse la bambina e prese una delle salviettine igieniche.
Dopo aver pulito la piccola, prese un pannolino pulito dalla borsa e
glielo infilò. Sakura smise finalmente di piangere. Makoto la
prese in braccio, accarezzandole la testa:
«Ora sei finalmente pulita.»
Sousuke lo fissò allibito: «Come diavolo-»
Makoto si voltò verso di loro. Non sembrava affatto contento.
«Dovreste vergognarvi! Lasciare una povera bambina in quello
stato. Ci credo che gridava in quel modo, povera piccola. E tutte
queste storie per cosa? Per un po' di puzza?»
«U-un po' di puzza? L'aria era pressoché irrespirabile.»
Makoto li fissò con disappunto.
Oh no,
il suo sguardo da mamma, pensò
Haru, evitando di incrociare i suoi occhi. Lo sguardo da mamma di
Makoto avrebbe potuto far sentire in colpa anche la persona più
innocente.
Rin
e Sousuke abbassarono la testa imbarazzati. Si
tolsero la maschera e gli occhialini, mentre Sousuke lasciò
andare la pinza insieme al pannolino.
«Forse – e dico forse – ci siamo lasciati
sopraffarre» ammise Rin.
«Forse» specificò Sousuke.
«Adesso vi siete calmati?»
I due annuirono, ancora con aria colpevole.
«Bene, allora andiamo a dar da mangiare a questo piccolo
angioletto» disse, superando i tre ragazzi e dirigendosi verso
la cucina.
Rimasti soli Rin non poté fare a meno di notare lo sguardo di
Haru: lo stava giudicando.
«Avrei voluto vedere te nella mia situazione.»
«Se
non altro io non avrei lasciato un bambino in quelle condizioni.»
«Solo perché avresti troppa paura di Makoto. Tra
l'altro, come diavolo fa Makoto ad essere così bravo con i
bambini? Ne avete adottato uno senza dircelo?»
«Quando
i suoi fratellini erano piccoli dava una mano in casa. E poi, i
bambini adorano Makoto.»
Ed
era vero. Quando giunsero in cucina trovarono Makoto con la bambina
in braccio, mentre questa poppava soddisfatta dal biberon. Il
suo sguardo era dolce e sereno mentre la guardava e nello spiarlo,
Haru sentì una stretta al cuore.
«Haru, i tuoi pensieri sono rumorosi» disse Rin.
Haru si voltò a guardarlo, perplesso.
«Stai pensando a quanto sia perfetto con un bambino in braccio.
E a quando il bambino che terrà in braccio sarà il
vostro.»
Haru fece per replicare, ma poi si zittì e si limitò a
sospirare.
Sousuke fissò la scena, spostandosi poi sul modo in cui Rin
guardava Makoto: con stima e com una certa dose di tenerezza.
«Oh, andiamo, non sarà poi così difficile!»
sbottò. Superò gli altri due e raggiunse Makoto in
cucina. Questi alzò gli occhi dalla piccola per guardarlo.
«P-posso provare a tenerla?»
Makoto sorrise e gli spiegò come prenderla e come tenere il
biberon. La bambina parve inizialmente poco favorevole al cambio di
balia, ma si abituò in fretta alle braccia solide e sicure di
Sousuke e ricominciò a bere.
«Visto, non è difficile» disse Sousuke, voltandosi
verso Rin, che gli sorrideva soddisfatto.
«Se riuscissi anche a sorriderle sarebbe perfetto» gli
disse Rin mentre guardava il ghigno stentato di Sousuke.
«Ora che ha finito di mangiare devi farle fare il ruttino»
disse Makoto.
«Il che-?»
«Per essere certi che non le sia andato del latte di traverso.
La appoggi sulla spalla – aspetta, così – e poi le
dai dei colpetti leggeri, leggeri per l'amor di dio, sulla
schiena.»
Sousuke annuì, azzardando dei colpetti leggeri sulla schiena
della bambina. Questa emise degli strani rumori e poco dopo sentì
qualcosa di umido sulla spalla.
Si voltò verso Makoto: «Va bene così?»
Sul volto del ragazzo lesse un leggero disgusto. «Oddio,
Sousuke, niente panico.»
«Cos'è successo? Che ho fatto?»
«Tu niente, ma Sakura ha-»
Rin scoppiò a ridere «Oh mio dio, ti ha vomitato sulla
maglietta! Aspetta che prendo il cellulare, devo fare una foto.»
Sousuke rimase rigido con la bambina in braccio finché non
sentì Makoto prenderla. Si tolse la maglietta, valutando il
danno. Storse la bocca ma si limitò a pulire la maglietta con
uno scottex per poi buttarla nel cesto della roba da lavare.
«Non preocuparti se ha vomitato» disse Makoto. «Significa
che le piaci e che è a suo agio con te.»
Sousuke sembrò rincuorato dalla cosa. «G-grazie. Ora
penso andrò a mettermi qualcosa di pulito.»
Quando ebbe lasciato la cucina, Haru si avvicinò al suo
ragazzo, accarezzando col dito la guancia della bambina.
«Mi ricorda Ran quando era piccola» disse Haru,
scoprendosi a sorridere. «Anche se Ran non aveva tutta quella
fila di denti.»
«No, decisamente» rispose Makoto, spostandole i capelli
radi dalla fronte e guardandola mentre chiudeva gli occhi.
«Quello che hai detto a Yamazaki-» accennò Haru,
esitando. Makoto si voltò verso di lui.
«-è una balla pazzesca.»
«Sì, mi sembrava» commentò, annuendo. Dalla
cucina potevano vedere Rin e Sousuke parlare, con Sousuke che si
grattava la nuca imbarazzato e Rin che sorrideva divertito, dandogli
pacche sulla spalla. Poi si voltò verso Makoto: «Pensi
mai che un giorno potrebbe toccare a noi?»
«Fare gli zii?»
«Fare i genitori.»
Makoto arrossì vistosamente e voltò di scatto il viso,
per nascondere il proprio imbarazzo ad Haru.
«T-talvolta. Anche se qui, ora , non è possibile, un
giorno chissà...»
«Già, un giorno» disse, appoggiando la testa
contro la sua spalla e pensando che quel giorno poteva essere vicino.
La stanchezza era chiaramente visibile sugli occhi di tutti loro,
quando Rin e Sousuke accompagnarono gli amici alla porta.
«Grazie di tutto» disse Rin. «E scusate se vi
abbiamo rovinato la serata. Troverò il modo di sdebitarmi.»
«Non preoccupatevi. L'importante è che ora abbiate
capito come fare, nel caso dovesse ricapitare.»
«Gou dovrebbe tornare tra meno di un'ora, penso saremo in grado
di sopravvivere fino ad allora.»
Sousuke annuì, abbassando poi lo sguardo: «Sì,
grazie di tutto.»
Li salutarono e chiusero la porta, sospirando sollevati.
«Gou non dovrà mai sapere che li abbiamo chiamati»
disse Rin, puntando serio il dito contro Sousuke. «Altrimenti
non smetterà di prendermi in giro per il resto della mia vita
dicendo che in due uomini adulti non siamo in grado di badare ad una
bambina.»
«Miglioreremo. Ci serve solo un po' di pratica» disse
Sousuke, sorridendo e alzando le spalle.
Rin si morse le labbra, avvicinandosi a lui e appoggiando una mano
sulla sua spalla: «Sai, mentre ti guardavo tenere mia nipote in
braccio sembravi così sicuro, così protettivo-»
«R-rin?»
«Le tue braccia sembravano così forti, così
solide» continuò, sfiorandogli il braccio con la mano.
«Insomma, un uomo da tenersi ben stretto.»
«Sta per succedere quello che credo?»
«Tu cosa credi?»
Sousuke lo afferrò e lo baciò, spingendolo contro la
porta d'ingresso e aggredendo la cinghia dei suoi pantaloni, nel
goffo tentativo di spogliarlo più in fretta possibile.
Dalla porta si spostarono alla camera da letto, lasciando nel
percorso una scia di vestiti.
«Possiamo ancora recuperare il resto della serata.»
«Decisamente.»
In quel momento sentirono un pianto disperato proveniente dal
salotto.
Si fermarono a guardarsi e insieme gridarono:
«Vai tu!»
«E' tua nipote. E poi ha già
vomitato sulla mia maglietta.»
«Sì, ma sei stato tu a farti incastrare da mia sorella.
E Makoto ha detto che le piaci.»
Si guardarono, corrugando la fronte.
«C'è un solo modo per decidere» concluse Rin,
chiudendo la mano a pugno.
«Uno, due, tre-»
Dannata morra cinese. Dannato Rin. Dannata bambina!
Sousuke si ritrovò a pensare agli svariati vantaggi
dell'omosessualità, primo fra tutti l'impossibilità di
avere gravidanze indesiderate. Certo, probabilmente un giorno avrebbe
desiderato avere un figlio e tutto ciò gli si sarebbe ritorto
contro, ma in quel momento era lieto di sapere che in nessun modo
poteva capitargli tra capo e collo un neonato. Una volta che si fosse
liberato di Sakura, ovviamente.
La bambina sembrava essersi addormentata, così si avvicinò
al seggiolino, cercando di riappropriarsi della propria spalla. Ma
quando la posò non poté fare a meno di fermarsi a
guardarla, riconoscendo in lei gli stessi tratti del volto di Gou –
e di Rin – e si chiese se un giorno avrebbe dato la buona notte
ad un altro bambino, sempre uguale a Rin, ma che l'avrebbe chiamato
“papà”.
Le sfiorò appena la guancia col dorso del dito, guardandola
respirare piano e pensando che, in fondo, la serata non era stata poi
così male.
A/N
Ma voi ve li immaginate quei quattro alle prese
con un bambino?
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