Cammini leggera
Cammini
leggera
Abbiate
fiducia nei vostri sogni,
perché
in essi si nasconde la porta dell'eternità.
(Khalil
Gibran)
Yuki
bussò all'imponente
anta lignea pervasa da quel leggero senso di ansia che l'assaliva
ogni volta che si avvicinava a lui. Attese qualche istante il
permesso di entrare ma dall'interno non giunse alcun invito.
Strano...
pensò,
era stato Harlock stesso a convocarla poco prima, sul ponte di
comando, e sembrava essere urgente. Invece pareva proprio che nella
sua cabina non ci fosse. Si voltò e si mosse verso il buio
del
corridoio, fece pochi passi e poi si fermò. Si
girò di nuovo ad
osservare le ante chiuse della porta di castagno avvolte nella
penombra ed inspirò profondamente. Ritornò sui
suoi passi e bussò
ancora, stavolta in maniera più energica, ma il risultato fu
sempre
lo stesso. Silenzio.
In quel momento avrebbe
dovuto tornare diligentemente ai suoi compiti, ma una strana
sensazione solleticava i suoi sensi: curiosità mista a
timore.
Tentennò qualche istante. Infine decise di posare la mano
sulla
maniglia dorata e provò ad abbassarla. Spinse lentamente
verso
l'interno e scoprì con sorpresa che era aperta. La
scostò giusto il
necessario per infilare la testa e si affacciò titubante.
Aveva
ragione: l'alloggio era vuoto.
Una parte di sé le gridava
a gran voce di fuggire, era una mossa tremendamente azzardata. Ma la
sua indole indomita le chiedeva con insistenza di restare ed entrare.
Quando c'era il capitano il
dovere le imponeva di rivolgere l'attenzione alle sue parole, non si
era mai soffermata ad osservare i particolari della sua cabina. Con
trepidazione si addentrò nell'oscurità, a tratti
rischiarata dalla
luce di flebili candele, e si guardò intorno emozionata.
L'alloggio era silenzioso,
riusciva a sentire perfino il rumore dei suoi respiri. L'arredamento
era scarno, essenziale. Una grande scrivania di legno intarsiato,
contornata da un paio di poltrone, dominava gran parte dell'ambiente.
Un divanetto ed un armadio erano accostati alla parete. Vicino
all'immensa vetrata che affacciava sullo spazio infinito troneggiava
l'imponente letto, anch'esso intarsiato con gli stessi decori della
scrivania, e perfettamente rifatto. Ma quello che attirò
piacevolmente la sua attenzione fu il mantello, svogliatamente
abbandonato sul letto, e le armi appese alla spalliera. Sorrise
maliziosa al pensiero che Harlock, in quel momento, stesse girando
per la nave solo in uniforme; il suo corpo asciutto e slanciato,
insieme
alla profondità del suo sguardo, le mettevano soggezione.
Si avvicinò alla scrivania
e osservò quello che vi era posato sopra, illuminato dalla
luce
calda, viva e vibrante di un candelabro: una bottiglia di vino, un
calice vuoto, dei fogli bianchi sparsi, una penna e un calamaio.
Avvicinandosi di più Yuki scorse anche un altro oggetto.
Il colore
scuro, della stessa tonalità del castagno, l'aveva
sapientemente
mimetizzato. Era un piccolo antico libro con la copertina di cuoio e
lei ne fu subito incuriosita. Tali rarità non si trovavano
facilmente nella sua epoca ma, stranamente, non fu affatto sorpresa
di vederlo nell'alloggio del capitano. Tutto in quell'ambiente
rievocava antiche memorie di tempi passati.
Un libro era molto
difficile da reperire e anche da conservare, lei lo sapeva bene
poiché suo padre era uno scrittore e sulla stazione
spaziale
dove vivevano ne possedeva una discreta collezione. Fin da bambina li
aveva ammirati ed era pienamente consapevole di quanto fossero
preziosi e delicati. Lesse le poche sillabe che ancora si potevano
intuire sulla copertina rovinata e il suo cuore perse un colpo: era
una raccolta di poesie.
Lo prese delicatamente tra
le mani e iniziò a sfogliarlo con cautela, le pagine erano
ingiallite, sottili e trasparenti come petali. Le parole erano state
stampate con inchiostro nero, leggermente sbavato e sbiadito dal
trascorrere del tempo. Curiosa saltò subito su una pagina il
cui
segno era tenuto da un cordoncino rosso e lesse mentalmente alcuni
versi... Era una poesia di William Butler Yeats.
Chiuse
gli occhi e si strinse il libricino aperto al petto commossa. In quel
prezioso istante rubato aveva provato la meravigliosa sensazione di
aver condiviso qualcosa di suo.
“Cosa
leggi?” Una voce morbida dal tono caldo e profondo la fece
sussultare. Per lo spavento il libro le scivolò dalle mani e
cadde a
terra con un tonfo sordo.
Yuki raggelò, non lo aveva
sentito entrare, le intense sensazioni che stava provando per aver
avuto l'audacia di spingersi così oltre, avevano estraniato
totalmente la sua mente da ciò che le accadeva intorno.
Lentamente
si voltò verso il capitano mantenendo gli occhi bassi,
evitando
accuratamente il suo sguardo per l'imbarazzo di essere stata
scoperta.
“Mi
dispiace... Non avrei dovuto entrare senza il tuo permesso”
articolò a mala pena, chinandosi a raccogliere il libricino
e
rigirandolo poi tra le mani per assicurarsi che non si fosse
danneggiato.
“Non
importa. Anzi, sono io che devo scusarmi: ti ho convocata e poi non
mi sono fatto trovare” la stupì con tono
tranquillo, gentile, ed
un lieve sorriso. Yuki sollevò gli occhi verso di lui
meravigliata.
“Tochiro
aveva bisogno di me... dovevo andare da lui” tenne a
giustificarsi,
come se si sentisse quasi in colpa.
Lei
sapeva bene quanto Harlock fosse un uomo riservato e geloso della
propria privacy e si aspettava una severa lavata di testa. Invece,
stranamente, non si era affatto alterato per averla sorpresa a
curiosare impunemente tra le sue cose. “Non... non
succederà mai
più Harlock, te lo giuro” gli assicurò
ancora scossa e agitata,
porgendogli il libro stretto tra le mani.
“Cosa
stavi leggendo?” Insistette ancora lui, costringendola a
cambiare
discorso, incrociando le braccia come era suo solito.
Yuki rimase piacevolmente
sorpresa da quella domanda, abbandonò a malincuore il suo
sguardo
penetrante e posò le sue iridi ambrate sul libricino,
aprendolo alla
pagina ricordata dal segnalibro.
“Egli
desidera i vestiti del cielo...” Sussurrò,
sentendosi ancora in
leggero imbarazzo.
“Ti
prego, continua...” La invitò, facendole un mezzo
cenno con il
capo ed un quarto di sorriso.
Yuki
annuì rasserenandosi ed iniziò
con dolcezza:
-
Se avessi il drappo ricamato
del cielo
-
intessuto dell’oro e
dell’argento e della luce,
-
i drappi dai colori chiari e scuri del
giorno e della notte
-
dai mezzi colori dell’alba e del
tramonto,
-
stenderei quei drappi sotto i tuoi piedi...
-
Ma inaspettatamente lui la interruppe
sovrapponendosi alla sua voce.
-
-
Invece, essendo povero, ho soltanto sogni;
-
e i miei sogni ho steso sotto i tuoi piedi,
-
cammina leggera perché...
cammini sopra i miei sogni...
-
Harlock recitò l'ultimo verso con una
velata nota di commozione nella voce. Yuki si scosse: la sapeva a
memoria. Un leggero brivido la pervase.
-
“È
bellissima...” Riuscì solo a pronunciare, quasi
inebetita dalla beatitudine di quel momento, intenso quanto insolito,
che stava vivendo con lui.
-
Passarono alcuni istanti in cui
si fissarono in silenzio, come era accaduto molte altre volte: Harlock
le dava l'impressione che fosse sul punto di dire qualcosa, qualcosa di
diverso che gli proveniva dal
profondo, poi però immancabilmente esitava.
-
Yuki si costrinse a ritornare
alla realtà ricordandosi del motivo per cui si era ritrovata
in quell'imbarazzante situazione. “Perché mi
hai fatto chiamare?” Chiese, cercando di recuperare un minimo
di lucidità.
-
Harlock le sembrò
quasi sollevato e riconoscente per aver rotto quel silenzio
imbarazzante sceso tra loro. “Per mostrarti quello” rispose, indicando
il libro con un leggero movimento della testa. La biondina si sorprese
spostando lo sguardo sul libricino che aveva ancora tra le mani.
- “Volevo un tuo parere. Ricordo
che tuo padre collezionava libri antichi. Ho pensato che te ne
intendessi anche tu” suppose, rientrando subito nel suo
solito contegno “ma, a quanto pare, hai già fatto
tutto da sola” ironizzò leggermente.
-
Yuki
non riuscì a frenare l'ondata di imbarazzo che la stava
assalendo e arrossì vistosamente, la carnagione chiara del
viso
accentuava ancora di più il contrasto con le guance rosate.
“Sono mortificata... Io, non so cosa mi abbia preso... La
porta era aperta e così...” Difronte al suo occhio
acuto e indagatore era impossibile articolare qualcosa di sensato.
- “Non importa...” La
rassicurò lui, con tono calmo e accomodante, quasi divertito
dalla sua improvvisa reazione. “Non ho chissà
quali segreti da nascondere” sorrise sincero, per cercare di
metterla di nuovo a suo agio.
-
Yuki trovò la forza
e il coraggio di guardarlo in viso ed annuì. Si
schiarì la voce prima di parlare di nuovo: “È una raccolta di antiche poesie
di William Butler Yeats, un poeta vissuto circa mille anni fa, sulla
Terra. C'è anche una dedica, questo la rende ancora
più preziosa. Purtroppo non si riesce a decifrare, mi
dispiace...” Spiegò, sfogliando con estrema
cautela le prime pagine. “Come te lo sei
procurato?” Gli chiese poi curiosa.
-
Harlock le sorrise malizioso,
stravolgendola con il suo sguardo intenso e profondo. “Apparteneva ad un
mio antenato... Phantom Harlock, anche lui è vissuto circa
mille anni fa. È stato tramandato nella mia
famiglia per generazioni.”
- “Capisco...” Sorrise
anche lei, “chissà, magari conosceva Yeats ed
è stato proprio lui a regalarglielo” suppose per
assurdo.
- “Hai ragione, non ci avevo mai
pensato...” Constatò riflettendo.
- “Questo libro è
estremamente delicato capitano. Devi fare attenzione, le pagine sono
molto fragili, potrebbero polverizzarsi facilmente” lo
ammonì Yuki, tornando seria.
-
Harlock
annuì. “Tienilo... saprai sicuramente come
custodirlo nel modo migliore.”
-
Alle
sue parole la ragazza sgranò gli occhi incredula. Harlock le
stava facendo un regalo? Dopo qualche istante di smarrimento, incapace
di articolare anche una singola parola, si riprese. “Non
posso accettarlo, è un oggetto troppo prezioso e poi...
appartiene alla tua famiglia da secoli...”
- “Lo so, ma mi farebbe piacere se
lo tenessi tu...” Insistette con insolita decisione.
-
Yuki
si turbò, perché continuava a spiazzarla in quel
modo? I suoi gesti le dimostravano quanto ci tenesse a lei, quanto
fosse attento a ogni suo desiderio o preferenza, però poi
inevitabilmente si perdeva. Quando si trovavano l'uno di fronte
all'altra esitava, si tratteneva, e questo la faceva terribilmente
soffrire.
-
Decise
di cogliere l'occasione per affrontare finalmente il discorso con lui. “È
impressionante come questi versi siano ancora attuali. In mille anni
gli uomini non sono cambiati poi molto... Hanno ancora bisogno di
credere nei sogni... E soprattutto di lottare disperatamente
perché
non vengano infranti.”
- Harlock si stupì di
quell'improvviso
paragone. Yuki aveva ragione: il sogno di trovare il pianeta ideale
gli aveva permesso di porre fine a quella interminabile guerra e
ridare la libertà alla Terra. Nello stesso
momento però notò il
viso della ragazza farsi serio, quasi cupo.
- “So
qual è il tuo sogno, capitano...” Gli
confidò in un soffio ed
Harlock si sorprese, ma non riusciva a capire dove volesse
arrivare. “Vuoi ricongiungerti a lei,
non è vero?” Azzardò con tristezza
abbassando lo sguardo. Lui si
scosse sgranando l'occhio e fissandola incredulo. Non poteva credere
che sapesse di Maya.
- Da
quando avevano finalmente sconfitto gli umanoidi ed erano ripartiti
per tornare a solcare lo spazio, consapevoli che avrebbero dovuto
ancora combattete per difendere quella pace conquistata a caro
prezzo, Yuki aveva sperato che anche Harlock provasse qualcosa per
lei.
- Quella
maledetta guerra aveva lasciato in ognuno di loro delle cicatrici
profonde: Lamine aveva perso Zoll,
Tochiro si era sacrificato per
salvare Esmeralda e lei aveva dovuto abbandonare suo
padre. Quando Harlock era corso salvarla, i loro sguardi si
erano
incontrati ed erano stati quasi sul punto di baciarsi. Qualcosa
però
lo aveva trattenuto, lo aveva allontanato di nuovo e non era stato
solo l'improvviso arrivo di una guarnigione di soldati. All'epoca non lo
aveva compreso, non poteva. Ma ora credeva di saperlo: quel qualcosa
era il ricordo di lei.
- Yuki
alzò gli occhi per incontrare nuovamente quell'incredibile
iride
castana con venature ambrate che ora la osservava con
gravità e
continuò: “Esmeralda
mi ha raccontato tutto... Del vostro legame, della sua fine e del
perché non sei riuscito a salvarla...” Ormai aveva
intrapreso
quella strada, doveva percorrerla fino in fondo, qualunque fosse
stata la meta.
- Sentire
nominare Maya lo fece rabbuiare e Yuki se ne accorse, ma quel
delicato argomento doveva essere affrontato prima o poi. Avevano
trovato il pianeta ideale grazie all'amore che Harlock aveva
risvegliato in lei, doveva sapere se il suo sentimento sarebbe mai
stato ricambiato. Doveva portarlo ad aprirsi.
- “Cosa
ti dà la certezza di conoscere i miei sogni?” La
spiazzò invece
lui, rispondendole a bruciapelo in tono brusco e anche lievemente
infastidito.
- Yuki
deglutì, facendosi coraggio prima di ribattere:
“Nessuna potrà
mai prendere il suo posto nel tuo cuore. Lei era e sarà
sempre
l'unica... Non è così?”
Rincarò la dose. Radunò tutte le sue
forze per tirare fuori tutto quello che si era tenuta dentro per
mesi.
- Harlock
la fissò per un istante che a Yuki sembrò eterno.
“Hai ragione” pronunciò in tono duro e
sincero. Erano anni che non parlava più di
Maya, anche se il ricordo che serbava dentro era sempre vivo,
doloroso. “Lei era unica...” ammise, e Yuki
provò una stretta al
cuore. Finalmente aveva avuto il coraggio di confessarle la
verità.
Abbassò la testa rassegnata, chiuse gli occhi per cercare di
trattenere le lacrime che cercavano di sopraffarla. Ora aveva la
certezza che Harlock non avrebbe mai potuto ricambiare i suoi
sentimenti. Voleva solo lasciarlo, correre via per poter piangere da
sola.
- Invece,
inaspettatamente, lui proseguì: “non
c'è stato un solo giorno in
cui non abbia pensato a lei da quando è morta... Maya
è stata molto
importante per me... come lo sei anche
tu... Yuki.”
- L'ultima
frase la fece esitare e rimase ad ascoltarlo ferma, immobile difronte
a lui.
- “Sei
così...” Inspirò come se gli mancasse
l'ossigeno, “così
dannatamente simile a lei, ma nello stesso tempo così
diversa. È
unica la tua forza, la tua generosità, la tua dolcezza... La
tua...
bellezza...” si interruppe come se stesse provando quasi
dolore
fisico
nel pronunciare quelle parole.
- “Ma
allora perché?” Reagì lei disperata. Lo
aveva costretto ad
esporsi, ora doveva andare fino in fondo.
- Harlock
esitò distogliendo lo
sguardo da lei e lasciandole un senso di frustrazione e
tristezza.
Cercava
di nuovo di sfuggirle, chiudersi in se stesso, e lei detestava quando
si comportava così.
- Anche
quella conversazione sarebbe morta in un ennesimo lungo silenzio,
come era sempre accaduto? Harlock le voltò le spalle e si
mosse
lentamente verso la grande vetrata dalla quale si potevano ammirare
le stelle sfrecciare veloci come lampi luminosi. Si fermò,
abbassò
la testa tirando un lungo sospiro e poi proseguì:
“non voglio
essere costretto a decidere di nuovo tra la vita di chi amo e il dover
mantenere una promessa”
dichiarò con una pesante nota di
dolore nella voce.
- Yuki
sgranò gli occhi e, nello stesso istante, una lacrima
rimasta
intrappolata per troppo tempo le scivolò sulla guancia.
- Si
avvicinò a lui posando prima il libricino sulla scrivania e
si fermò
a poca distanza dal suo viso. “È questo dunque
quello che vuoi?
Vivere di ricordi e di rimpianti? Harlock... ascoltami...” Lo
fissò
dolcemente con i suoi grandi ed innocenti occhi ambrati,
così
diversi da quelli di Maya eppure con lo stesso fuoco che vi ardeva
dentro, “morirei per te. Adesso. In questo istante, se fosse
necessario. E tu faresti lo stesso per me. Lo sappiamo entrambi.
Questa è la nostra vita e noi non la rinnegheremo mai. Siamo
consapevoli di ciò che è giusto fare... e lo
faremo sempre. Ma
niente e nessuno dovrà mai impedirci di andare incontro ai
nostri
sogni. Nemmeno la paura di restare di nuovo soli...”
- Harlock
la fissò sbalordito: appassionata e disperata Yuki gli aveva
messo a
nudo la sua anima. L'emozione gli provocò un tuffo al cuore,
percepì
il sangue pulsargli velocemente nelle vene. In quell'istante si
sentiva più vivo che mai. Quella ragazza minuta e solo
all'apparenza
fragile, aveva avuto molto più coraggio di lui: aveva
affrontato la
morte, la solitudine, il dolore, ma aveva trovato la forza di
guardare avanti e continuare a credere nel suo sogno.
- “Non
voglio calpestare i tuoi sogni, Harlock... vorrei solo farne
parte...” Gli confidò fissandolo con gli occhi
ancora umidi di
lacrime.
- Questa volta Harlock non
riuscì
a rimanere in silenzio: “ne fai già
parte...” Le sussurrò
rassicurandola, il tono morbido, conciliante e, nello stesso istante,
poté ammirare l'espressione del suo volto mutare da
triste a
serena. Le accarezzò dolcemente il viso e col pollice le
asciugò la
lacrima che ancora le solcava la guancia.
- Tremante
per l'emozione Yuki raccolse le sue ultime forze:
“accetterò il
tuo regalo, ma ad una condizione...”
- Harlock
reagì alle sue parole con un'espressione a metà
tra lo stupore e il
divertito. “Sarebbe?” La incalzò alzando
lievemente il
sopracciglio.
- “Lo
leggeremo insieme, come abbiamo fatto poco fa...” Era stato
il
primo vero momento in cui erano profondamente entrati in sintonia, in
cui avevano condiviso qualcosa di bello, non lo avrebbe mai
dimenticato.
- “Mi
sembra ragionevole...” Accettò lui compiaciuto,
regalandole un
sorriso luminoso e sereno.
- Yuki
gli si accostò ancora di più, aveva un disperato
bisogno del suo
contatto, di sentirlo più vicino; posò la testa
sul suo petto forte
e caldo e chiuse gli occhi. Aveva appena compiuto un primo passo per
entrare con cautela nel suo cuore, lentamente ne avrebbe fatti altri.
- Harlock
avvolse le braccia intorno alle sue spalle esili e la strinse forte a
sé, temendo quasi di farle male. Yuki sorrise, adesso era
tranquilla: in nessun posto dell'universo si sarebbe mai sentita
più
al sicuro e sarebbe stata più felice.
- Nella
perfetta dolcezza e intensità di quell'istante Harlock
chinò la
testa su di lei, inspirando profondamente il suo profumo, delicato e
discreto come il suo amore. “Cammini leggera,
Yuki...”
Angolo
dell'autrice:
Innanzi
tutto, per chi non lo sapesse ancora, sono sempre Angelfire123, anche
se ho cambiato nik ;)
Stavolta
niente sesso sfrenato (hi hi hi), e beh non si può sempre
scrivere
di quello, anche se loro mi ispirano parecchio in tal senso ;) Questa
volta, visto il contesto particolare, ho preferito un approccio
più
soft.
Era
da un po' che avevo in mente di ambientare una fic alla fine di SSX
– Rotta verso l'infinito:
Harlock e Yuki ripartono per lo spazio dopo aver salvato la Terra, ma
non vi è alcun accenno ad una loro possibile relazione.
Chiaramente
però il vero amore di Yuki è Harlock, ed
è il sentimento che il
pirata risveglia in lei a farle trovare la strada per il pianeta
ideale. Quindi mi piaceva l'idea di scrivere un possibile seguito
dove la questione sentimentale tra loro finalmente veniva affrontata.
Mi è venuta in aiuto una poesia di Yeats in cui mi sono
imbattuta
casualmente ;)
Concludo
precisando che questa fic potrebbe essere il prologo di una mini
long, sempre ambientata in SSX, che avrei in mente di scrivere, tempo
e ispirazione permettendo, ovviamente XD
Un
grazie sincero a chi si soffermerà a leggere.
Note:
In SSX
Yuki ha gli occhi nocciola ;)
L'idea
che Esmeralda potesse aver raccontato a Yuki la storia di Maya
è una
mia invenzione.
William
Butler Yeats (Dublino, 13 giugno 1865 –
Roquebrune-Cap-Martin, 28
gennaio 1939) è stato un poeta, drammaturgo, scrittore e
mistico
irlandese. (All
rights reserved, no copyright infringement intended)
Il
Phantom Harlock nominato dal capitano è il famoso pilota che
poi
muore schiantandosi contro la montagna Stanley, ho pensato che avesse
lasciato in eredità al figlio la raccolta di poesie, come
anche il
libro Arcadia, interpretando una frase che egli stesso aveva detto al
figlio: Se
tu continuerai a credere nei tuoi sogni, niente nella tua vita
sarà
mai stato fatto invano.
Disclaimer:
Tutti
i personaggi di Capitan Harlock sono © di Leiji Matsumoto.
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