Immortale

di DaisyBuch
(/viewuser.php?uid=696421)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Amalia stava impugnando delicatamente la piuma per scrivere, le faceva fare movimenti semplici e fluenti, come se stesse suonando l’arpa. Si fermava poche volte, giusto per farle riprendere il colore, e poi ricominciavano a danzare insieme. Stava scrivendo una lettera per suo padre, che era partito tempo fa per calmare delle insurrezioni ad Est ed ancora non era tornato. Sospirò fievolmente e firmò la lettera, marchiandola con il sigillo reale. Rosso, come il suo colore preferito. Quella pressione le richiese particolare forza, ora che la sua salute era cagionevole.
Si alzò dalla scrivania di legno della sua stanza, aprì leggermente la porta e pose delicatamente la lettera nelle mani di Philip, una delle sue guardie, che la guardò preoccupato. Amalia non aveva detto nulla a suo padre riguardo la sua malattia, che ormai si era aggravata notevolmente.
-Tornerà presto e voi guarirete.- la rassicurò Philip.
 Lei sorrise debolmente e lo guardò camminare rumorosamente verso le scale. Rimase appoggiata alla porta di legno assieme all’altra guardia che era in sua compagnia da poco, lei non aveva mai fatto molto caso ai loro volti. Sempre seri, sempre diffidenti. Ma Philip era con lei da molto tempo, da piccoli giocavano insieme. Oramai l’età dei giochi era passata, e Amalia sentiva un’insostenibile responsabilità sulle sue fragili spalle. Anche sua madre era morta di malattia e suo padre reggeva un regno da solo da troppo tempo. Avevano bisogno di un principe, un futuro re. Lei era l’unica figlia e le era stato affidato il compito di trovare un uomo da sposare prima della fine dell’anno. I giorni passavano velocemente. Amalia non provava nemmeno ad uscire dal castello. Faceva delle lunghissime passeggiate nei giardini ma sempre nei luoghi dove c’erano le tenebre, non si esponeva mai al sole, come se potesse succhiarle quell’ultima parte di vitalità che le era rimasto. Inoltre le sembrava come se i raggi corrodessero la sua pelle bianchissima, da cui trasparivano le vene. I suoi capelli biondo ramato intrecciati tra lacci e nastri rosa stavano ormai spezzandosi, le punte erano diventate secche come paglia. Li raccolse tra le dita mentre era seduta vicino al sepolcro di sua madre, che un tempo glieli pettinava ogni giorno due volte. Lei li aveva lasciati crescere perché non voleva tagliare ciò che un tempo la madre aveva curato, erano arrivati alla vita già da molti mesi e non davano cenno di crescere più di così. Le labbra un tempo rosse e piene erano diventate screpolate e pallide. Tutto in lei stava morendo.






Ciao a tutti, vorrei precisare che questa è solo una introduzione, solitamente i miei capitoli sono più lunghi ma spero che vi piaccia :) 
Se vi va sentitevi liberi di lasciare qualsiasi tipo di commento, anche un "fa schifo" è apprezzato. Buona giornata e spero che continuiate a seguire questa storia.




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3355358