Di compleanni, segreti e cupcake
Uscito dalla
doccia, Clint si tamponò il volto con una asciugamano che
poi strinse alla vita. Si avvicinò allo specchio sopra il
lavabo e gli passò sopra una mano in modo da asciugarlo
dalla condensa che si era creata per il vapore dell’acqua
calda della doccia. Guardò il suo riflesso con aria
annoiata, poi si protese verso lo specchio fin quasi a sfiorarlo col
naso. Si passò una mano tra i capelli individuandone solo
alcuni bianchi, quasi dei riflessi tra i ciuffi dorati.
Osservò ogni singola ruga intorno agli occhi e alle labbra,
sulla fronte, ogni singola incisione lasciata sulla sua pelle da quei
quarantaquattro anni appena trascorsi.
Ripensò a quelli trascorsi in orfanotrofio insieme a suo
fratello, dopo la morte dei loro genitori. A quelli quando era un
ragazzo prodigio, star del circo. Ancora, a quelli dove veniva
scambiato per un moderno Robin Hood e trattato alla stregua di un
fuorilegge. Infine agli ultimi anni, quando finalmente era riuscito a
mettere le sue abilità a servizio della gente comune e della
sicurezza pubblica.
Adesso ne stava compiendo quarantacinque e tutto quello lo aveva
segnato tanto nel corpo quanto nell’animo.
Clint scosse il capo come per scacciare quelle immagini, poi si rivolse
al suo riflesso corrugando le sopracciglia e dicendo “Oh,
andiamo! Questi sono pensieri che potrebbe avere un nonnetto col doppio
della nostra età, finiamola!”
Aveva ancora tanto da fare. Poi ci avrebbe dormito sopra.
Con molta accuratezza finì di asciugarsi poi
tornò in camera da letto, tirò fuori
dall’armadio una vecchia tuta e la indossò.
Uscì dalla stanza per avventurarsi nei corridoi,
insolitamente silenziosi, illuminati dalla luce fioca del
tramonto che entrava dalle ampie vetrate della Stark Tower –
ormai divenuta quartier generale dei Vendicatori – e li
percorse lentamente senza incrociare nessuno. Raggiunto
l’enorme open space che i Vendicatori condividevano, Clint
premette un bottone su una sorta di citofono dal quale prontamente
uscì una voce.
“Buonasera agente Barton, come posso aiutarla?”
“Ciao Jarvis. Sai dirmi che fine hanno fatto tutti
quanti?” chiese Clint mentre cercava nella dispensa
qualcosa da sgranocchiare.
“Il signor Stark è chiuso nella sua officina da
questa mattina e si occupa di lui la signorina Potts. Il dottor Banner
sta lavorando ad un qualche esperimento nel suo laboratorio. Il
capitano Rogers doveva presiedere a quel raduno di giovani reclute
dell’esercito, sa, come esempio e incoraggiamento per quei
ragazzi e…”
“Sì sì, ho capito” lo
interruppe Clint “ E Natasha?”
“Oh, l’agente Romanoff è in
missione”
“E...?”
“E cosa, signore?”
“Cioè, stavi facendo un elogio per Rogers e non mi
sai dire altro di Nat o della sua missione?”
“Beh, è una missione segretissima”
Clint interruppe per un momento la sua ricerca di provviste e chiese
perplesso “Segretissima?”
“Esatto. Top secret. Non posso dire altro, mi
spiace” tagliò corto Jarvis.
“Ma...strano. Lei non mi ha detto nulla stamattina e nemmeno
Fury”
“Non l’ha mandata in missione Fury”
“E allora chi? Coulson?” insistette Clint.
“No, signor Barton. È andata per conto
suo” l’AI fece una breve pausa “Credo sia
qualcosa di...privato”
A Clint parve che per un attimo Jarvis avesse tentennato, il che era
strano considerando che era solo un programma.
E chiese ancora “Privato? Ma che significa? E non chiamarmi
‘signor Barton’, mi fai sentire vecchio!”
esclamò mettendo le mani sui fianchi.
“Mi scusi. A proposito, i miei database mi informano che oggi
ricorre l’anniversario della sua nascita. Tanti auguri,
signore”
L’uomo sospirò. Come non detto.
“Già. Grazie Jarvis. Comunque ho come
l’impressione che tu mi stia nascondendo qualcosa...ma
farò finta di nulla”
Jarvis non aggiunse altro.
Clint prese un pacchetto di patatine e una birra dal frigorifero, poi
raggiunse il divano e si accovacciò su di esso a gambe
incrociate. Accese la tv e iniziò a fare zapping col
telecomando, optando infine per la visione di un documentario sul
National Geographic Channel. Aveva quasi finito le patatine e preso gli
ultimi sorsi dalla bottiglia quando qualcuno gli arrivò alle
spalle, ritrovandosi con gli occhi coperti da un paio di mani che
conosceva bene.
“Indovina chi sono?” gli domandò una
voce vellutata.
“Tasha...Dove sei stata?”
“Beh, avevo una certa missione da portare a termine”
“Questo l’ho capito ma Jarvis non m’ha
voluto dire nient’altro” disse infastidito dalla
cosa.
“Non te la prendere con lui. Glie l’ho chiesto
io...”
Clint sollevò il capo per incontrare gli occhi chiari della
donna e la guardò con aria interrogativa.
“Ero in missione per...conto tuo” gli
spiegò. Si voltò per prendere qualcosa che aveva
poggiato sul tavolino dietro il divano.“Ti ho preparato una
cosa...”
Sempre alle sue spalle, Natasha gli passò le braccia intorno
al collo e Clint si vide mettere davanti un cupcake con una candelina
sopra.
“Nat...”
“Buon compleanno Clint” gli disse lei
schioccandogli un bacio sulla guancia.
L’uomo prese il dolce fra le mani e ringraziò la
propria partner mentre questa aggirava il divano per prendere posto
accanto a lui.
“Esprimi un desiderio e spegni la candela, dai!” lo
incitò.
Lui chiuse un momento gli occhi e, riaprendoli, soffiò.
Natasha applaudì e lui le sorrise con gratitudine.
“E così era questa la missione segretissima, top
secret e...privata?” le chiese.
“Già. Ho chiesto a Jarvis di non dire niente a
nessuno. Volevo che fosse una sorpresa”
“Beh, ci sei riuscita. Chi l’avrebbe detto che sai
cucinare?” disse sogghignando.
“Effettivamente ho rifatto l’impasto tre volte e
bruciati due stampi. Quello è l’unico superstite
decente!” confessò ridendo, poi aggiunse
“Spero ti piaccia”
“Non è che stai tentando di sbarazzarti di me
avvelenandomi, vero?” la prese in girò lui.
“Scemo!” gli disse lei colpendolo sulla spalla
“Sai che se volessi farlo potrei scegliere tra mille modi
diversi e meno faticosi che mettermi ai fornelli”
ribatté.
“Ne sono sicuro!”
Clint ricambiò il colpetto alla spalla, poi
osservò il dolce rigirandolo tra le mani.
L’impasto scuro, che doveva essere al cacao, era sormontato
da una spirale di panna montata dal colore viola, a sua volta coperta
da piccole palline argentate e dove affondava la candelina. La tolse
con la mano libera e addentò il dolce, osservandone
così anche l’interno che pareva morbido, quasi
cremoso. Poi si concentrò sul sapore. Come pensava, era al
cioccolato e con qualcosa di alcolico.
“Allora? Come ti sembra?” chiese Natasha curiosa.
“E’ buono”
“Davvero? Non devi darmi il contentino...”
“No, dico sul serio! È ottimo”
confermò lui dando un secondo morso.
“Bene, sono contenta” disse la donna poggiando un
gomito sullo schienale e il volto sul palmo aperto della mano,
guardando Clint mangiare effettivamente con gusto. L’uomo si
infilò in bocca l’ultimo boccone e Natasha rise
nel vedere come si era sporcato con la panna un angolo della bocca. Lui
la guardò interrogativo così lei
allungò un braccio e raccolse la panna con un dito per poi
leccarlo.
E le venne un’idea.
Si alzò e fece qualche passo allontanandosi dal divano,
dando le spalle all’uomo e guardandolo di sottecchi.
“Ehi, dove vai?” le chiese con la bocca ancora
piena del dolcetto.
“Vieni con me e lo scoprirai. Non è mica solo
quello il mio regalo...” gli rispose lanciandogli
un’occhiata invitante.
Clint parve non capire subito, lasciando a metà
l’atto di masticare e assumendo, così, le
sembianze di un grosso criceto.
Poi, l’illuminazione.
“Allora? Non vieni?” continuò la rossa
inarcando un sopracciglio maliziosamente.
Clint non se lo fece ripetere.
Quel quarantacinquesimo anno sembrava essere iniziato nel modo giusto.
Credits: Natasha, Jarvis e
Clint - purtroppo - non mi appartengono. Tutti i diritti vanno agli
auori della Marvel.
Note
dell'autrice:
- Questa
storia vuole essere un mio personale omaggio a JeremyRenner/Clint
Barton che oggi compie, per l'appunto, 45 anni! <3 Provo un
amore profondo per quest'uomo, sotto ogni aspetto. "Le sembianze di un
grosso criceto" di cui ho parlato è l'espressione che Jeremy
assume quando mangia qualcosa. Provate a vedere qualche film in cui
mangia e fateci caso... E' adorabile! :3
- Jarvis in
molte storie originali è un maggiordomo in carne e ossa ma
qui ho preferito utilizzare la sua versione virtuale.
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