Bene
sono tornata con questa nuova long dopo “S.O.S.”. Spero
vi piaccia, mi è venuta in mente mentre pensavo a come
allungare la mia scorsa FF.
Brothers
and Sisters
Questa
FF è dedicata a tutte
coloro
che hanno seguito
S.O.S.
e ai Jonas Brothers, che
mi
accompagnano sempre quando
scrivo,
con la loro fantastica musica
Capitolo
1. Sisters
Avete
mai sentito parlare della legge che vieta atti osceni in pubblico?,
pensò Lexi incrociando le
braccia al petto e guardando con odio la coppia che, da quando era
salita sull'autobus, non faceva altro che scambiarsi effusioni che
non potevano essere tecnicamente definite “innocenti”.
La
ragazza che non faceva altro che baciare il suo ragazzo iniziò
a baciargli il collo e lui la strinse a sé cingendola con un
braccio intorno alla vita.
Oh
ma per favore!, sbottò
Lexi.
L'autobus
frenò bruscamente e la troia tutta trucco, mini gonna e top si
trovò in precario equilibrio a causa dei tacchi a spillo che
sfioravano i dieci centimetri.
La
ragazza fu costretta a smettere di pomiciare con il ragazzo dai
grossi occhiali da sole e cappellino da baseball.
Lexi
guardò fuori dalla finestrino del mezzo pubblico e osservò
con un cipiglio da saputella le nuvole nere piene di pioggia.
Manco
ci fosse il sole!, pensò
la ragazza.
Lexi
strinse a sé la sua borsa a tracolla e vi cercò un
libro da leggere per ignorare la coppietta felice.
La
borsa era piena di ogni genere di cosa, dalla carta di una merendina
biologica a un volantino di una parata per difendere i panda
dall'estinzione.
Cercando
un libro che non fosse quello di scuola trovò anche un Cd dei
Beatles che credeva di aver perso e una foto di Bob Dylan in bianco e
nero.
Alla
fine riuscì a trovare una copia di una vecchia edizione di un
libro di Agatha Christie “Dieci piccoli indiani” uno dei
suoi libri preferiti oltre a “Eva Luna” di Isabel
Allende.
Tirò
su il libro fino all'altezza degli occhi per cercare di ignorare la
coppietta.
Piuttosto
inutile dato che la giovane donna stava emettendo strane risa che
fecero girare metà dell'autobus verso di loro.
Ma
d'altronde era inutile prendersela con il mondo.
Non
era colpa di quella coppietta tutt'altro che invisibile se l'avevano
sospesa per la terza volta dall'inizio dell'anno scolastico.
No,
la colpa era di quello stupido di preside che non capiva ciò
che Lexi voleva, anzi doveva
fare. Come quasi ogni volta al mese la ragazza aveva organizzato,
insieme al resto del suo gruppo di fedeli volontari, una campagna di
protesta contro l'abbattimento della foresta pluviale, che il preside
Hanson non aveva apprezzato e di conseguenza ogni studente che si era
ritrovato a protestare era stato sospeso per un'intera settimana.
Suo
padre non avrebbe apprezzato un altra sospensione, ora le avrebbe
vietato di uscire di casa per almeno un mese.
Lexi
sospirò, un altra delle sue campagne era miseramente fallita.
Prima
quella contro lo sfruttamento di minori, poi quella contro lo
scioglimento dei ghiacci perenni e infine l'ultima quella contro
l'abbattimento della foresta pluviale.
La
coppia continuava a ridere allegra, inutile cercare di concentrarsi.
Lexi
chiuse il libro e si alzò per dirigersi verso di loro.
Contemplare
un addio
non
basterà
il
bisogno di un viaggio
è
paura e coraggio
(Salutandoti
affogo, Tiziano Ferro)
Il
rumore delle scarpe da ginnastica di Maggie risuonarono con tonfi
sordi nel silenzio naturale dell'atrio della biblioteca quasi del
tutto vuoto.
La
ragazza si scostò i capelli castani bagnati dal viso e fece
per dirigersi verso il suo solito posto nell'angolo più
nascosto della stanza per leggersi un libro.
Si
distrasse solo quando una voce la chiamò.
-
Maggie! - la salutò un'anziana signora dal retro del bancone
della direzione.
La
ragazza sorrise e si avvicinò con passo silenzioso verso la
donna.
-
Ciao Theresa! - la salutò la ragazza.
L'anziana
signora le fece un sorriso dolce.
-
Ciao Maggie, come stai? - chiese.
-
Bene – rispose la giovane, - tu come stai, Terry?
-
Oh bene, bene – disse Theresa, - domenica ci sarà il
battesimo di Oliver.
-
Sono contenta – sorrise Maggie.
La
bibliotecaria fece un sorriso debole.
-
Ecco Maggie, Sarah si è ammalata e non potrà
sostituirmi domenica, non è che … che potresti
sostituirmi tu? Lo so che è la tua giornata libera, ma non
potresti farmi questo favore? - domandò l'anziana.
Maggie
si morse il labbro inferiore, domenica era il suo unico giorno
libero.
-
Non c'è problema Theresa, ti sostituisco volentieri –
rispose la ragazza incapace di dire di no.
Terry
le fece un sorriso riconoscente.
-
Grazie, Maggie sei un amore! - squittì la donna, - mercoledì
poi faccio io il tuo turno.
-
Non ce né bisogno! - disse subito Maggie.
-
Insisto – la supplicò la bibliotecaria, - ora vai, ti ho
già lasciato i tuoi libri sul tavolo.
Maggie
si voltò e guardò il tavolo pieno di libri di ogni
genere, poi seguì con lo sguardo il posto che di solito
occupava e si stupì di trovarlo occupato.
Sulla
poltrona era seduto un ragazzo con il viso chino su un grosso libro.
-
Chi è? - domandò Maggie.
Theresa
seguì lo sguardo della giovane.
-
Ah, non lo so – rispose, - si è registrato a questa
biblioteca via internet, non ho mai parlato con lui. E' venuto qui
solo un paio di volte e si è subito messo a leggere, se ne va
sempre dopo un paio d'ore.
Rivolse
a Maggie un occhiata curiosa.
-
Sarà uno di quei soliti ragazzi che vengono in biblioteca per
rimorchiare, a quanto pare le ragazze intellettuali piacciono –
guardò la giovane negli occhi, - non lasciarti abbindolare da
questi ragazzi.
Maggie
sorrise imbarazzata.
-
Figurati! - disse imbarazzata, - Terry non dire certe cose, non ho
mai avuto un ragazzo in sedici anni di vita.
-
Certo, fra il volontariato e il lavoro qui in biblioteca è un
miracolo che tu sia riuscita a stare con la tua famiglia! - esclamò
la bibliotecaria.
Maggie
abbassò il viso rosso di vergogna.
-
Ora vai! - le ordinò Theresa con un sorriso.
Maggie
si morse il labbro inferiore e si diresse verso il tavolo dove si
trovavano i suoi libri.
Bella
come una mattina
d'acqua
cristallina
come
una finestra
che
mi illumina il cuscino
(Bella,
Jovanotti)
Ma
perchè diavolo tutto deve essere così maledettamente
difficile?, pensò Maryl
prendendo la borsa dal banco dell'università.
Perchè
aveva scelto legge? Perchè fra tutte le scelte possibili? Ah
certo perchè era un idiota.
Maryl
si aggiustò la gonna beige e la camicetta di seta bianca per
poi infilarsi un golfino di cachemire.
Diede
una leggera rassettata ai capelli biondo cenere attentamente stirati
per evitare i riccioli che tanto detestava e si diresse fuori
dall'aula seguendo i suoi compagni.
Maryl
camminò lungo il corridoio gremito di studenti e raggiunse il
suo armadietto.
Cercò
di darsi un contegno appoggiando in modo elegante gli occhiali sugli
occhi e scuotendo la lunga chioma.
Non
fu una novità che, come tutti i giorni, alcuni ragazzi si
voltarono a guardarla ammirati.
Maryl
sorrise compiaciuta e mise i suoi libri nell'armadietto d'acciaio.
-
Ehi Maryl! - la chiamò una voce maschile.
Oh
non di nuovo!, pensò la
ragazza disperata.
-
Ciao Matt! - lo salutò Maryl con un sorrisetto falso.
Un
ragazzo esile, dai capelli a spazzola e gli occhi coperti da un paio
di grossi occhiali alla Harry Potter le stava vicino appoggiandosi
disinvolto all'armadietto affianco a quello di Maryl.
-
Ehilà bellissima! - disse Matt, - come stai?
Come
se ti importasse, rifletté
Maryl.
-
Bene! - annuì allegra. - Meglio di così!
Matt
la guardò con l'aria di chi la sa lunga.
-
Davvero? Com'è andato l'esame? - domandò il ragazzo.
-
Bene – mentì lei.
-
Sul serio? - chiese il giovane uomo.
-
Ah, ah – rispose lei distratta.
Matt
la guardò curioso.
-
Sicura? - chiese.
-
Saprò com'è andato il mio esame, Matt – ringhiò
Maryl.
-
Okay, okay – disse lui alzando le mani in segno de resa, - non
ti scaldare!
Maryl
lo ignorò e fece per andarsene ma Matt le prese la mano.
-
Ehi, aspetta! - disse, - scusa se ti ho offeso, d'altronde tu sei una
delle migliori studentesse di questa scuola.
Ero,
lo corresse mentalmente la
ragazza.
-
Si, ehm, grazie Matt – disse Maryl abbassando lo sguardo.
Matt
ridacchiò.
Maryl
fece di nuovo per andarsene ma fu di nuovo bloccata dal ragazzo.
-
Che vuoi Matt? - chiese irritata.
-
Ecco mi chiedevo se … - iniziò.
Come
mai tutto a un tratto si era fatto timido?
-
Ti va di prendere un caffè con me più tardi? - chiese
lui cercando di sembrare disinvolto.
No,
non di nuovo.
-
Matt quante altre volte dobbiamo parlarne? - domandò Maryl
stufa.
Era
la quarta volta che la invitava per un caffè, in una
settimana.
Insomma
uno dovrebbe aver capito dopo il terzo rifiuto, no?
-
Beh pensavo che avessi cambiato idea – disse lui con un
sorriso.
-
In un giorno? - chiese Maryl.
Matt
rimase zitto.
-
Devo andare a casa, ci vediamo a lezione Matt – disse la
ragazza, prese il suo cappotto e il suo ombrello per uscire
dall'università.
Continua
...
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