Salve
a tutti, Shadowhunters, Nascosti
e Mondani.
Il
mio nome è Cruel Heart e questa è
la prima fanfiction che ho deciso di scrivere sul mondo di
Shadowhunters.
In
questi giorni sono particolarmente
in fissa con la Sizzy e con Star Wars, e direi che questo è
piuttosto evidente.
Come direbbe Yoda, “il disagio scorre potente in
te”.
Detto
questo, vi lascio a questa one
shot, che spero che apprezzerete :3
Se
ne avete voglia, fatemi sapere cosa
ne pensate con una recensione.
A
presto, Cruel Heart.
The
real you
New
York, 2008
Simon
Lewis, un normalissimo adolescente
di Brooklyn, non avrebbe mai potuto immaginare, neanche lontanamente,
gli
avvenimenti che stavano succedendo quel giorno.
Non
avrebbe mai potuto immaginare che
Clary, la sua migliore amica sin dall’infanzia, fosse in
grado di vedere delle
persone che a lui, in apparenza, erano risultate invisibili, chiamate
Shadowhunters.
Non
avrebbe mai potuto immaginare che
Clary fosse proprio una di loro.
E
soprattutto… non avrebbe mai potuto
immaginare che, tra questi Cacciatori di demoni pazzi e svitati, ci
fosse anche
la ragazza più megagalattica e strafiga di tutti gli
universi conosciuti e
sconosciuti.
Simon
cercò di osservarla da vicino
senza fare la figura del maniaco sessuale di turno: la ragazza, che
stava
maneggiando un mestolo, aveva i capelli neri raccolti sopra la testa,
penetranti occhi marroni e un fisico decisamente da urlo.
In
quel momento, a giudicare dall’odore
che aleggiava nella cucina dell'Istituto e che proveniva dalla pentola,
stava
cucinando qualcosa di disgustoso.
«Sto
preparando la zuppa»
confermò infatti qualche secondo dopo.
Aveva una voce così forte, così diversa da quella
di Simon, che andava sempre
sbattendo e inciampando ovunque. «Avete
fame?»
chiese, riferendosi a Clary e a Jace. In una frazione di secondo,
Isabelle si
rese conto anche della presenza di
Simon ed espresse tutta la sua contentezza.
«Oddio,
hai portato qui un altro mondano? Hodge
ti ucciderà.»
Simon,
sentendosi chiamare in causa, cercò d’intervenire
nella conversazione
e si schiarì la voce. «Io
sono Simon.»
In
tutta risposta, Isabelle lo ignorò. «Jace
Wayland! Giustificati.»
“Wow”
pensò
Simon. “Non sapevo di avere il
mantello
dell’invisibilità di Harry Potter.”
Jace,
anziché rispondere, guardò seccato il gatto
Church, che li aveva
condotti fin lì. «Ti
avevo detto di portarmi da
Alec! Giuda traditore!»
«Non
dare la colpa a Church»
ribatté Isabelle. «Non
è colpa sua se Hodge ti ucciderà.»
Ma
Jace non aveva nessuna voglia di scherzare. «Non
potevo fare altrimenti. Isabelle… oggi ho visto due degli
uomini che hanno
ucciso mio padre.»
La
ragazza, alla notizia di ciò che era successo,
s‘irrigidì immediatamente. «Immagino
che lui non sia uno di loro,
vero?»
chiese, agitando il mestolo in direzione di Simon.
Simon
sapeva che doveva controbattere, che doveva
dire qualcosa per fermare l’ondata di antipatia che lei gli
stava buttando
addosso. Ma, in realtà, si limitò a fissare
Isabelle con la bocca leggermente
spalancata e gli occhi sgranati. La sua fierezza, il suo modo di
attirare i
loro sguardi – tutte qualità che lui ovviamente
non possedeva – lo colpirono.
«Ovviamente
no. Pensi che sarebbe ancora vivo?»
«Immagino
di no»
rispose la Shadowhunter, rivolgendo a Simon
un’occhiata indifferente.
Questa
conversazione stava prendendo decisamente una brutta piega per il
ragazzo, che era comunque troppo impegnato a continuare a guardare
incantato
Isabelle.
Per
un po’ non prestò ascolto a quello che dicevano
gli altri: non lo
interessava.
“Se
solo ci fosse un
modo”
pensò. “Se solo potessi
parlarle
da solo…”
«Ti
stava cadendo un po’ di bava.»
Simon
si risvegliò dal suo stato adorante e vide che Clary e Jace
si
erano allontanati per parlare fitto fitto vicino al frigorifero. Poi,
guardò
stranito Isabelle, che gli stava miracolosamente
rivolgendo la parola mentre mescolava quell’intruglio
maleodorante. «Ehm…
cosa?» le chiese, sicuro di aver capito
male.
«Prima,
quando mi stavi fissando… ti stava cadendo un
po’ di bava.»
«Oh.»
Quell’unica sillaba era tutto ciò che una persona
riusciva a pronunciare quando si rendeva conto di aver fatto la figura
del
pazzo squilibrato. «Mi
dispiace» disse,
grattandosi dietro la nuca con espressione imbarazzata. Si
avvicinò lentamente
al fornello dove Isabelle stava cucinando e fece un cenno alla zuppa. «Deve
essere buona» mentì.
«Mh»
mormorò la ragazza, come se, in fondo, non ci credesse
neanche lei. “Questo mondano ha
un’aria
stranamente… imbecille” pensò.
Dopo
qualche secondo, Simon staccò con malincuore
lo sguardo da Isabelle e lo sollevò su Jace e Clary, che
stavano raggiungendo
la porta. «Dove
andate?»
chiese.
«A
cercare Hodge»
rispose la sua migliore amica. «Gli
devo raccontare quello che è successo da Luke.»
Isabelle
guardò Jace. «Hai
intenzione di
dirgli che hai visto quegli uomini? Quelli che…»
«Non
lo so»
la interruppe lui. «Quindi
per ora tienitelo per te.»
“Oggi
qualcuno ha proprio la sindrome
premestruale.” si disse Isabelle. «Va
bene. Hai intenzione di
tornare? Vuoi un po’ di zuppa?»
«No.»
«Pensi
che Hodge ne voglia un po’?»
«Nessuno
vuole la tua zuppa.»
«Io
la voglio, la tua zuppa»
s’intromise
prontamente Simon.
«No
che non la vuoi»
disse Jace. «Vuoi
soltanto andare a letto con Isabelle.»
La
Shadowhunter guardò Simon, che aveva un’aria
completamente
stralunata. «Non
è vero!» esclamò il
ragazzo.
«Beh,
grazie tante.»
ridacchiò la ragazza.
«Oh,
sì che è vero. Dai, chiediglielo, così
lei può
dirti di no e noi possiamo continuare a farci i fatti nostri mentre tu
ti
crogioli nell’umiliazione»
ribatté Jace. «Muoviti,
mondano, abbiamo del lavoro da fare.»
Alla
fine Simon, rosso d’imbarazzo, distolse lo sguardo e Isabelle
ebbe
l’occasione di poterlo guardare senza che lui se ne
accorgesse.
“È
strano”
pensò. “È
come se si vergognasse di ciò che realmente prova e
s’imbarazzasse a
sentire attrazione per me.”
Clary
tentò di difendere il suo migliore amico e
attaccò Jace. «Lascialo
stare. Non c’è bisogno che tu faccia il
sadico solo perché non è uno di voi.»
«Uno
di noi»
la corresse lui. «Comunque,
io vado a cercare Hodge… tu puoi venire o
restare, fai come vuoi.»
Clary
lo osservò uscire dalla cucina per andare in cerca del suo
tutore
e vide Isabelle versare un po’ di zuppa in una ciotola e
spingerla sul bancone
in direzione di Simon.
«Io
vado con Jace»
disse, a disagio. «Simon…?»
«Crdcrstrqui»
borbottò Simon, fissando le sue Converse.
«Cosa?»
«Credo
che resterò qui»
ripeté, afferrando uno sgabello e sedendovisi
sopra. «Ho
fame.»
«Va
bene»
disse infine Clary, prima di uscire dalla
stanza.
Isabelle
osservò particolarmente divertita tutta la situazione. Poi
si
sedette sullo sgabello di fronte a quello di Simon e si sciolse i
capelli neri
che fino ad ora erano stati raccolti sulla sua testa.
Le
ricaddero sulle spalle in maniera così armoniosa e sexy che
Simon
ebbe qualche difficoltà a parlare. «Allora…
siamo rimasti s-solo noi due, suppongo.»
“Grazie,
Capitan Ovvio,
non mi eri mancato per niente”
si disse.
Ma
Isabelle se ne stava lì, di fronte a lui, osservando ogni
sua mossa,
curiosa. Voleva vedere fin dove si sarebbe spinto pur di far colpo su
di lei.
«Bene…
allora, buon appetito»
disse titubante Simon
che, nonostante fosse abbastanza sicuro che quelle piccole cose marroni
che
galleggiavano nella minestra fossero noccioline, riuscì
comunque ad ingurgitare
la prima cucchiaiata. «Mh…»
fece dopo un
paio di secondi. «Non
è tanto male…» “Se non consideriamo le
noccioline”.
Isabelle
sbuffò. «Ascolta,
non serve che
fai tutto questo, okay? Se non ti piace la mia zuppa puoi benissimo
dirlo, non saresti il primo ragazzo che non
apprezza la mia cucina di alta classe.»
«Ehm…»
rispose Simon, leggermente spiazzato. «No,
davvero, non è così male.»
Continuò a
mangiare la minestra in silenzio, prima di dar voce ad una domanda che
gli
stava ronzando già da qualche minuto nella sua testa. «Come
sono i ragazzi che frequenti?»
Isabelle
sgranò leggermente gli occhi. «Eh?»
«Voglio
dire, prima hai detto che non sarei il primo
ragazzo a non apprezzare la tua… ehm… cucina di
alta classe. E mi stavo solo
chiedendo quale fosse il tuo tipo di ragazzo, tutto qui.»
Isabelle
fece un mezzo sorriso. «E
perché
ti interessa saperlo?»
Il
ragazzo arrossì violentemente. «Pura
curiosità.»
La
Shadowhunter capì al volo quello che intendeva.
Accavallò le gambe
sotto il bancone e sorrise mestamente. «Se
mi
stai chiedendo se tu puoi essere il mio tipo…»
Gli scoccò un’occhiata
d’insufficienza. «Beh,
no, non lo sei.
Devi capire che io
cerco ragazzi atletici, forti, che abbiano
senso dell'umorismo...»
«Ehi,
io ho senso
dell'umorismo a palate!»
si difese Simon, ferito nell’orgoglio.
«Senti
questa: come si chiama
quel Jedi che ama i tacos? Obi-Juan Kenobi»
Isabelle inarcò il sopracciglio destro e lo
guardò in maniera interrogativa.
«Okay,
okay, non l'hai
capita. Mh... Ah, ci sono! Come si chiama quel personaggio che suona la
chitarra
senza compagnia? Han Solo!»
Nessuno nella stanza fiatò per qualche minuto: il silenzio
stava diventando
pesante e imbarazzante. Simon, a disagio, provò a
spiegare la battuta ad
Isabelle, che se ne stava lì con la fronte corrugata.
«Sai,
no... solo - assolo di
chitarra... senza compagnia...»
«Mondano,
non ho la più pallida idea di cosa tu stia dicendo.»
si spazientì leggermente la
ragazza. «E
poi, tutti i tuoi tentativi di flirtare, oltre
che essere ridicoli, sono anche inutili, perché...»
Fece una piccola pausa ad
effetto, seguita da un sorrisetto malizioso. Simon notò, non
senza un briciolo
di stupore, che avrebbe voluto assistere a quei sorrisetti molto
più
frequentemente. «Sto
già
uscendo con un ragazzo.»
concluse, arrotolandosi una
ciocca dei meravigliosi capelli neri attorno al dito. Il morale del
ragazzo
sprofondò dritto dritto nel nucleo terrestre. «Sì,
insomma, niente di serio,
per adesso.»
continuò imperterrita Isabelle. «Del
resto,
cosa ci si può aspettare
da uno del Popolo Fatato?»
Simon
rimase interdetto. “Prima i demoni,
adesso le fate?” pensò,
esasperato. I riferimenti a Dungeons & Dragons stavano
diventando
decisamente troppi. Non che la cosa gli desse tanto fastidio, comunque.
«Del
Popolo Fatato?»
ripeté.
«Certo
che sei proprio un tipo strano. Sì, del Popolo Fatato:
orecchie a
punta, fascino incredibile... hai presente?»
confermò la ragazza, in tono del tutto ovvio. «Anche
se Meliorn, in realtà, è un cavaliere
del Popolo Fatato.»
Si guardò per un attimo le unghie, perfettamente laccate di
rosso
sangue, e riprese con l'elogio sul suo Meliorn.
«Ed
è così attraente, con quel corpo muscoloso, i
capelli blu e quegli
occhi verde muschio! Voglio dire, dove lo trovi uno del genere?»
«Da
Abercrombie & Fitch, probabilmente. Tranne che per i capelli.»
«Dove?»
chiese Isabelle, perplessa.
Il ragazzo la ignorò. «E
scommetto che hai anche la foto dei suoi
addominali come sfondo sul tuo iPhone...»
«Sul
mio che?»
fece Isabelle, sempre più
sbalordita.
Simon sospirò brevemente, sconsolato. «Niente,
lascia stare»
Isabelle tornò a guardarsi le unghie perfette e
piantò inaspettatamente gli
occhi castani, così determinati, in quelli di
Simon, che determinati lo
erano un po' meno. «Quella
che frequento io, come avrai intuito,
Samuel, è gente importante. È gente che conta.»
«Mi
chiamo Simon.»
la corresse il ragazzo, abbassando leggermente la
testa.
«Come
ti pare.»
gli rispose Isabelle, con un'alzata di spalle.
Sebbene non gliel'avesse detto esplicitamente, Simon riuscì
a leggere tra le righe
del suo discorso. “Posso
frequentare
strane fatine ben piazzate con le orecchie a punta, ma non mondani da
quattro
soldi come te.”
Si sentì un po' demoralizzato. Isabelle era tutto
ciò che un nerd come lui
poteva desiderare. Era, in altre parole, totalmente al di fuori della
sua
portata.
“Ma
che cavolo ti prende, Simon? Nessuna ragazza è al di fuori
della tua
portata." si
disse. "Andiamo, se persino Anakin
Skywalker, Darth Vader in persona, è riuscito a
conquistare la sua Padmé,
non vedo perché non dovresti riuscirci anche tu.”
Selezionò con cura le parole da dire ad Isabelle ed
iniziò, incerto, a spiegare
le sue ragioni. «Secondo
me... secondo me mi
stai giudicando troppo frettolosamente.»
Isabelle notò che Simon torceva le mani nervosamente,
imbarazzato, e,
inaspettatamente, sorrise leggermente.
“Ecco.”
pensò Simon, alla vista di quella reazione. “Mi
sta prendendo per un cretino.”
«Il
fatto è che… non ho canini
appuntiti, non ho una pelliccia su tutto il corpo e non sono neanche
una Winx.»
Per sua fortuna, Isabelle non chiese spiegazioni. «Non
ho alcun super-potere che mi renda strafigo e non mi tingo i capelli
di qualche colore strano. E, tra parentesi, io farei anche qualche
domandina al
tuo ragazzo sulla sua vera sessualità, perché,
cavolo, se ha deciso di
colorarsi i capelli di blu, allora non mi sembra che sia stato
esattamente
sincero con te.»
Sospirò pesantemente, abbassando gli occhi. «Insomma,
sono un modano.»
«Mondano.»
lo corresse Isabelle. «Meliorn
non è tinto, ha i capelli blu dalla nascita. E non
è il mio
ragazzo. E, tanto per la cronaca, il blu ti donerebbe molto.
Saresti più carino.»
La ragazza si stupì delle sue stesse parole e non
riuscì a fermarsi in
tempo. “Non ho mai fatto un
complimento
ad un ragazzo, per l’Angelo!” si disse. “E
perché cavolo gli sto confidando tutte queste
cose?!”
Simon,
nonostante avesse la faccia dello stesso
colorito delle unghie scarlatte di Isabelle, si sentì un
tantino più sollevato.
Ma non riusciva ancora a guardarla. «Ehm…
grazie, credo.»
Fece una piccola pausa, in
cui si chiese mentalmente se stesse risultando ridicolo o ancora
più ridicolo
di ogni cosa ridicola ridicolmente esistente a questo mondo. «Sono
solo un semplice essere umano ed è così che deve
essere. Non voglio…»
deglutì «portarti…
a letto…
né conoscere la
Shadowhunter che se la spassa con una qualche creatura soprannaturale o
demoniaca.»
In
quel momento, il sedicenne Simon Lewis, di
Brooklyn, non credeva che avrebbe mai potuto pronunciare quelle parole
ad una
ragazza. Figuriamoci poi ad una Cacciatrice di demoni super-sexy che
stava
seduta di fronte a lui e lo fissava con i suoi occhi scurissimi.
Invece, dando
una grande dimostrazione di coraggio a se stesso, Simon
agganciò lo sguardo
direttamente a quello di Isabelle e, senza mai staccare gli occhi dai
suoi, protese
la sua mano verso la sua e la appoggiò sulle sue dita
fredde. «Io
voglio conoscere la vera Isabelle. Voglio
conoscere la vera te.»
Per
un paio di minuti, nessuno si mosse o parlò.
Simon aspettava la reazione della ragazza, osservandola con occhi
impazienti. Isabelle,
invece, non riuscì a sostenere il suo sguardo carico di
aspettative e lo
abbassò. Lei, che non si era mai
tirata
indietro di fronte a qualsiasi demone, adesso fuggiva da un
“modano”, come
diceva lui.
Tutti
i ragazzi che aveva incontrato fino ad allora, Shadowhunters o
Nascosti che fossero, credevano di avere una possibilità con
lei: era alta,
affascinante e bellissima, li capiva perfettamente. E a lei, che voleva
solo
divertirsi e niente di più, andava bene avere delle
relazioni occasionali. Ma
questo sempre fino a quando non fossero entrati i sentimenti di mezzo.
Non era
ancora pronta per quello e non
voleva
esserlo. Non le sembrava possibile riuscire a fidarsi completamente di
una
persona che non fosse Alec, Jace o Max. Loro erano gli unici a volerle
davvero
bene, erano gli unici che la proteggevano… anche quando lei
non sapeva come
proteggere se stessa. E adesso, spuntava fuori dal nulla un mondano
qualunque
che, dopo un paio di minuti che sapeva a malapena il suo nome, le
diceva di
voler conoscere la sua vera lei? No, non poteva accettarlo. Non voleva
ferire i
suoi sentimenti, ma sentiva il bisogno di respingerlo.
Ritrasse
la sua mano da quella di Simon, come se si
fosse scottata. «Non puoi ancora farlo, mondano. È
troppo presto.»
sussurrò, con
un tono un po’ triste. «Piuttosto, vuoi altra
zuppa?»
***
[ATTENZIONE: SE NON
AVETE LETTO “GLI ANGELI CHE DISCENDONO DUE VOLTE”,
L’ULTIMO LIBRO DELLE
CRONACHE DELL’ACCADEMIA SHADOWHUNTERS, VI SCONSIGLIO LA
LETTURA, IN QUANTO POTREBBE
RISULTARE LEGGERMENTE SPOILER]
New
York, 10 anni dopo
Beh, a
giudicare da come era andata la loro relazione, Simon Lewis si chiese
se, in
effetti, in quella zuppa non fosse stato versato anche con un filtro
d’amore in stile Shrek.
Non solo si era innamorato
completamente ed irrimediabilmente di Isabelle, ma, la cosa
incredibile, era
che lei lo ricambiava e avevano deciso di passare la loro vita
l’uno al fianco
dell’altra.
Quella
sera, Simon aveva sostenuto un’estenuante
sessione di allenamento con Jace all’Istituto di New York.
Trovò Isabelle in
cucina e vide che stava preparando qualcosa in una pentola. Ahia. Non era mai un buon segno quando
Isabelle si metteva ai fornelli.
«Ehi»
le disse, poggiando la spada angelica sul bancone.
«Ehi.»
Simon
le andò vicino, circondandole la vita in un tenero abbraccio
da
dietro. Isabelle appoggiò la schiena completamente sul suo
petto e si rilassò. Simon,
a quel punto, le diede un bacio, lungo, dolce e delicato, sul collo. La
ragazza
sospirò di puro piacere.
«Allora,
com’è andata oggi?»
gli chiese.
«Il
solito. Jace non la smette di massacrarmi e credo
che provi gusto nel farlo. Ma sono riuscito a metterlo K.O. grazie ad
uno
sgambetto che gli ho fatto mentre era di spalle. E tu, cosa stai
preparando?»
le chiese.
«La
mia zuppa… speciale»
rispose la ragazza con tono ansante, distratta
dai baci di Simon.
Lo
Shadowhunter rise. «Quella con le noccioline?»
disse, continuando a
baciarla su quella parte di pelle che lo faceva letteralmente impazzire.
«S-sì.»
Isabelle sapeva che avrebbe mandato al diavolo quella
stramaledetta minestra se lui avesse continuato così.
Simon
fece un mormorio gutturale che fece sussultare Isabelle di
piacere. «Mh…
buona.» Poi spostò
leggermente la sua maglietta e le scoprì anche parte della
spalla sinistra,
continuando a baciarla delicatamente.
A
quel punto, Isabelle perse totalmente il controllo. Si girò
verso
Simon e lo sbattè con violenza verso il bancone. Il ragazzo,
che ormai non era
più un mondano, riuscì a contenere la sua foga e
la attirò a sé per baciarla
sulla bocca. Aveva un sapore così intenso, così
buono, che Simon pregò l’Angelo
di non doversi mai staccare da quelle labbra fatte apposta per lui.
Isabelle
stava già per slacciargli i pantaloni, quando nella cucina
entrò un ragazzino magrolino con una zazzera di capelli neri
ed una macchina
fotografica in mano. I due sentirono un “click”
alle loro spalle e si
staccarono immediatamente l’uno dall’altra con il
respiro ansante. Simon aveva
uno sguardo stralunato ed era completamente rosso in viso.
“Ma
allora è un vizio di
famiglia”
pensò. “Prima ci
interrompeva
Alec, adesso lui”.
«Che…
che… che cosa ci fai qui?»
disse, a voce alta.
Il
ragazzino, che aveva un’aria colpevole, tentò di
giustificarsi. «Non
è stata un’idea mia.»
Deglutì
rumorosamente. «Zio
Jace si voleva vendicare per
lo sgambetto che gli hai fatto oggi pomeriggio e mi ha promesso 5
dollari se
avessi fatto una foto a voi due mentre… sì, insomma…
»
Poi guardò il padre con gli stessi occhi scurissimi
della madre: Simon
aveva uno sguardo furioso, con le pupille e le narici dilatate. «Bene,
adesso, forse… è meglio se scappo.»
E il
bambino corse via, come una furia, per non essere preso dal padre.
«Io
lo ammazzo, Izzy. Giuro che, prima o poi, ammazzo
quel cavolo di Shadowhunter biondo tinto!»
sibillò Simon. Poi, diede un rapido bacio
ad Isabelle, staccandosi da lei, e si mise a rincorrere il figlio.
«GEORGE
JORDAN LOVELACE! TORNA SUBITO QUI!»
gridò, e la sua voce
si sentì persino dall’altra parte
dell’Istituto, dove Jace ed Alec stavano
ridendo a crepapelle come non mai.
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