Alla mia
Darling,
anche se è
una storia Caleo e anche se parla di Natale,
perché le
voglio bene.
Ma non ti
preoccupare, ci saranno anche parti Percabeth c;
BANG
BANG BANG
Il martello
batteva ritmicamente sul metallo, riempiendo il silenzio del Bunker
nove, poi il rumore del trapano coprì gli sbuffi di Festus,
il quale
era acciambellato tranquillo in un angolo ed osservava il suo padrone
prendere fuoco ad intervalli regolari. Leo era talmente assorto nel
suo lavoro da non accorgersi neppure delle fusa che il drago fece
quando due piccole e pallide mani calde lo accarezzarono, né
si rese
conto del fatto che nel momento in cui le sue dita si muovevano
così
veloci da sembrare raddoppiate, lo erano realmente.
Quando
Calypso lo raggiungeva mentre lavorava e decideva di aiutarlo
costruivano in sintonia, senza che la bocca di lui pronunciasse
alcuna istruzione, se non in qualche rara, delicata e complessa
situazione: quel giorno il giovane si accorse di lei solamente
perché
cominciò a canticchiare sottovoce. Alzò gli occhi
dal marchingegno
che stava costruendo e sorrise alla vista della sua ragazza
concentrata ed allo stesso tempo rilassata, incurante dei ciuffi di
capelli biondi che sfuggivano dalla coda e delle macchie d'olio che
le imbrattavano la camicetta bianca con le mani arrotolate sugli
avambracci: per il divino Efesto, se la amava!
In quel
momento, sentendosi osservata, lei alzò il viso e sorrise
non appena
incrociò gli occhi marroni di Leo, ma subito lo
abbassò:
"Sono
venuta per chiederti una cosa, e posso attirare la tua attenzione
solo se mi imbratto le mani." borbottò, mentre il figlio di
Efesto rideva sotto i baffi: adorava i momenti in cui lei accampava
delle scuse quando in realtà voleva semplicemente
trascorrere del
tempo con lui.
"Dimmi
pure, Raggio di Sole."
"Chi è Natale? Ne parlano tutti
in continuazione, ed io non ho la più pallida idea di chi
possa
essere." chiese a quel punto, tranquilla. Lui, invece,
spalancò
gli occhi, perché con lei non avrebbe mai smesso di
sorprendersi:
certo, gli era andata peggio quel giorno ad Ogigia in cui lei aveva
fissato una lampadina per ore, domandandogli come fosse riuscito a
portare una stella nella sua capanna, ma anche questa era una lacuna
non indifferente, soprattutto per lui, che amava il Natale fin da
quando era bambino. Ricordava quanto quella festa gli avesse sempre
scaldato il cuore, anche quando era trascinato di continuo da una
famiglia all'altra, soprattutto se gli permettevano di aiutare nelle
decorazioni, ricordava che le luci lo confortavano quando scappava e
tutto lo riportava a quando festeggiava con la sua mamma. Quell'anno
non vedeva l'ora di addobbare tutto il Campo, anche perché,
stando
ai tempi terrestri, aveva saltato ben due Natali prima di riuscire a
ritornare da Ogigia con Calypso.
"Il
punto è, Raggio di Sole: che cosa è il Natale,
non chi. È una
festa." cominciò a spiegare. "Queste, ad esempio,"
continuò, alzando la fila di lampadine colorate che stava componendo.
"Sono
luci di Natale: le appenderemo sulle case del Campo, lo renderanno
tutto colorato, poi riempiremo dei pini con delle bocce decorate. Il
venticinque dicembre, invece, ci scambieremo i regali: i bambini
credono che venga un omaccione vestito di rosso e con la barba bianca
a portarli, ma non crederci quando te lo dicono. La cosa più
bella
del Natale, però, è l'atmosfera: sono tutti
più felici in questo
periodo dell'anno, lo si percepisce nell'aria." mentre lo
ascoltava Calypso annuiva, ma di tutta la spiegazione stava capendo
solo che si trattava di una ricorrenza che il suo Leo amava: i suoi
occhi luccicavano ed il fumo gli usciva dalle orecchie, le quali
rischiavano di prendere fuoco da un momento all'altro. In quel
momento lui alzò il viso dalle luci che stava continuando a
rifinire
e notò il suo sguardo confuso. "Non stai capendo nulla,
vero?"
in risposta lei abbassò il viso e scosse la testa, al che
lui decise
di ricorrere alle maniere forti: il giorno dopo avrebbe cominciato la
missione "Salviamo il Natale".
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