“Scusate...
come, miss?” chiese incredulo il corpulento capitano di mare;
le
sue mani si erano bloccate nell'atto di raggiungere un boccale di
birra.
Lo
spirito di Alice cominciò a crollare.
Era
un frizzante primo pomeriggio, e Alice aveva accompagnato un
riluttante Nathaniel (che non voleva portarla con sé) in una
camminata di alcune ore per scambiare pellicce con argento. Veramente
Alice si riferiva ad essa come “andare in
città” quando, in
realtà, era più un eterogeneo assembramento di
coloni che vendevano
le loro merci vicino al molo. C'erano anche commercianti, indiani e
altri. Era un miscuglio incongruo, pensava Alice, momentaneamente
distratta da un'alta, formosa donna con guance colorate di rosso e
un'indole vivace. Il suo seno era davvero troppo esposto.
Una...
signora della notte?
Alice
si costrinse a focalizzarsi sul compito presente- anche se doveva
ammettere che non stava andando bene.
Fece
un brillante sorriso, perché le era sempre stato detto che
il suo
sorriso era bellissimo.
“Non
posso pagare per il passaggio sulla vostra nave al momento, ma vi
supplico di comprendere la mia situazione. Sul mio onore, una volta
che saremo arrivati a Londra pagherò per il mio passaggio e
anche di
più.”
L'anziano
uomo sorrise in modo sghembo. “Figliola, non si
può fare.”
“Non
ho denaro con me.”
“E
questo è un problema. Per voi, almeno. Niente denaro, niente
passaggio.”
Alice
raddrizzò la schiena sulla sedia. “Ho del denaro
cartaceo che ho
avuto per la vendita del mio braccialetto...”
“Ah!”
l'uomo scosse l'ispida, irsuta testa. I suoi occhi blu erano cinici.
“Il denaro di carte non vale il denaro che c'è
scritto sopra, a
meno di non restare nella colonia di New York. Non è utile a
un
capitano di mare. Solo sterline inglesi e scellini, Miss.”
“Voglio
solo andare a casa. Voglio dimenticare quello che è accaduto
qui
alla mia famiglia. A me.”
Alice
batté le palpebre e abbassò lo sguardo sulle sue
mani intrecciate,
imbarazzata del proprio candore. Era la verità, in ogni
caso.
Nathaniel e Cora si sarebbero sposati presto, e questo in cosa
l'avrebbe trasformata? Nell'indesiderata parente zitella. Nel
fardello. Sua sorella sarebbe stata una moglie. La sua vita stava per
ricominciare. E Alice era rimasta con un mondo infranto da
ricostruire. L'Inghilterra e la Scozia erano la sua casa, la sua
salvezza, il suo faro nella notte. Avrebbe dovuto trovarsi
lì, non a
strisciare davanti ad un umile capitano di mare in quel lurido molo.
Alzando
lo sguardo, si accorse che il capitano Eccles era concentrato sui
segni sui suoi polsi. I profondi tagli dove le corde le avevano
scorticato la pelle. La sua pelle era guarita ma le cicatrici erano
rimaste.
L'uomo
sospirò e scosse il capo, prendendo un lungo sorso di birra.
Il
boccale di Alice giaceva dimenticato, perché il suo stomaco
ancora
si ribellava all'odore della bevanda annacquata.
“Suppongo di
potervi offrire un passaggio,” disse dopo un momento,
sbattendo giù
il suo boccale e asciugandosi la bocca. Alice spalancò gli
occhi.
“Vi offrirò un passaggio sulla Speedwell
se
mi pagate almeno metà prima di imbarcarvi, e il resto quando
arriveremo a Londra.”
Alice
si morse il labbro inferiore, una rinnovata abitudine nervosa che
aveva perso – o così aveva creduto –
grazie alle lezioni di
etichetta e ad una caparbia istitutrice. Dove avrebbe trovato delle
sterline inglesi? Ma l'uomo aveva già ridotto il prezzo per
lei, e
lei voleva fare qualsiasi cosa per raggiungere la civiltà.
“Quando
lascia Albany la Speedwell?”
chiese, scrutandogli velocemente il viso.
“L'8
novembre. Dopo il Sabbath.”
Alice
annuì tra sé e sé. Facendo un respiro
tremulo, si scostò una
ciocca di capelli schiariti dal sole dal viso e sorrise.
“Acconsentite
a queste condizioni, Miss?”
“Sì.”
“Capite
che la mia nave non offre lussi? E' una nave merci su cui a volte
accolgo passeggeri, servi a contratto e simili.”
“Sì.”
Continuò
a incalzarla. “Davvero? Senza dubbio siete arrivata qui su
una nave
molto più, ah, spaziosa?” Fece una pausa,
aspettando una risposta.
“La
Mary
Costant,” replicò
Alice debolmente, strofinando con il pollice il bordo consumato del
suo abito color crema.
L'uomo
sbuffò con divertito sdegno. La Mary
Costant era
una rinomata nave di quella rotta, conosciuta per trasportare
passeggeri della buona società e aristocratici.
“Bé,
figliola, questa non è la Susan
Costant.”
“Mary
Costant, sir.”
“Giusto.”
Ruttò rumorosamente, E Alice rabbrividì ai suoi
modi rozzi.
“Se
salperete con me, i miei passeggeri e il mio equipaggio,
sarà meglio
se capirete come sarà. Dividerete una cabina con altri.
Molti altri.
Niente cibo fresco. Acqua salmastra. La gente che dividerà
la cabina
con voi... bé, forse proverranno dai bordelli. Prostitute
del porto
e simili.”
“Ne
sono perfettamente consapevole, capitano Eccles.”
Sbuffò Alice con
tutta la dignità che riuscì a raccogliere.
“Non
intendo insinuare che non sappiate distinguere una B dalla zampa di
un toro,” replicò lui con quella che sicuramente
ritenne una
trovata geniale. “Voglio solo assicurarmi che comprendiate la
realtà, tutto qui. Sulle navi le malattie non hanno dove
andare se
non sulle persone. Pestilenze e pidocchi. Sangue e ferite, Miss.
Può
essere davvero pericoloso, e scegliete un periodo dell'anno
sfavorevole per viaggiare. Uragani e tempeste, figliola.”
Alice
stava avendo difficoltà a decifrare il suo dialetto
marinaresco, e
stava anche cominciando a innervosirsi. Si rifiutava di piegarsi alle
sue paure.
“Abbiamo
un accordo, sir?” chiese in modo diretto, allungando una
pallida
mano verso l'uomo seduto di fronte a lei. Si strinsero la mano, e lo
sguardo del capitano scivolò da qualche parte oltre Alice.
“Quel
tipo tutto gambe è il tuo uomo, per caso?” chiese
in modo burbero,
bevendo altra birra. Alice voltò il capo e vide Nathaniel
che se ne
stava immobile, lo sguardo penetrante, valutando la scena di fronte a
sé.
“Un
mio... ehm... parente,” sussurrò lei, alzandosi in
fretta. “Vi
incontrerò al porto l'8 novembre, sir.”
“Al
tramonto,” grugnì lui, asciugandosi la fronte con
il suo tricorno.
“Sì, sir. E...
discrezione se non vi dispiace, sir.”
Il
capitano Eccles scrollò le spalle. “E non
dimenticate i termini,
figliola! Metà allora, metà all'arrivo.”
Alice
annuì e si avviò verso Nathaniel.
Sorridendo
amabilmente, Alice si mise lo scialle intorno al collo.
“Andiamo,
Nathaniel?”
Nathaniel
la osservò attentamente. “Hai finito di fare la
furtiva, Alice?”
Lei
batté le palpebre e finse di cadere dalle nuvole.
“Sono venuta a
comprare nastri per capelli-”
“Che
non hai comprato,” Nathaniel le fissò le mani
vuote con aria
dubbiosa, “ Ti ho detto che eravamo qui per scambiare
pellicce, non
per perdere tempo.”
Le
sue parole le fecero male. Alice deglutì visibilmente e
inarcò un
sopracciglio. “Ti assicuro, ho avuto una mattinata molto
produttiva,” ribatté, poi lo scansò e
si avviò lungo il
sentiero. Lui la osservò allontanarsi, preoccupato.
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Giorni
dopo Alice si sentiva malinconica mentre appendeva la biancheria ad
asciugare sul filo. Cosa sarebbe successo quando fosse arrivato il
freddo, si chiese. Avrebbero dovuto lavare e asciugare gli abiti
dentro la capanna? Cosa sarebbe successo se i proprietari originali
della capanna o i loro parenti fossero arrivati, e buttato fuori Cora
e la sua famiglia da quel posto? Alice non voleva pensarci. Stava
cominciando a sentirsi triste al pensiero di lasciare la sua unica
sorella. Cora l'aveva lasciata molte volte nel corso degli anni. Solo
che ora era lei che stava partendo. Era lei
che stava
per fare un salto nel vuoto.
Perché
si sentiva così male al pensiero?
Alice
sospirò e raddrizzò il collo. Secondo
Chingachgook, quelli erano
gli ultimi giorni di sole cocente prima dell'arrivo dell'autunno. Lei
amava i colori delle colonie. C'erano così tante sfumature
di verde!
Non aveva visto tanta bellezza da quando aveva lasciato Inverness
anni prima. Le foglie stavano cominciando a diventare gialle.
Strofinandosi
le mani doloranti, Alice di andare a sedersi al fiume ora che le sue
faccende erano terminate.
La
camminata fin lì fu breve, e lei si sedette ad ammirare
l'acqua. Le
piaceva sedere immobile e far finta di essere un'increspatura
nell'acqua luccicante. Era ancora lì minuti dopo,
perfettamente
immobile, quando Uncas le si avvicinò silenziosamente.
“Miss
Alice.”
La
sua voce profonda fu uno shock per lei. Fece un balzo di paura.
“Scusami,
miss.”
Alice
rise nervosamente.
“E'
tutto a posto, Uncas.” Realizzò all'improvviso che
lui si era
sempre rivolto a lei in modo più formale della sua famiglia.
Perfino
suo padre si riferiva a lei come “capelli di luna”
e “ragazza”.
“Non
devi chiamarmi Miss Alice. Solo Alice. Abbiamo superato queste
formalità ormai.”
Uncas
sedette con cautela accanto a lei, anche se non troppo vicino. Non
disse nulla per diversi minuti, concentrandosi invece sui propri
pensieri e sull'acqua che scorreva.
“Stai
per partire.”
Non
era un'affermazione, ma nemmeno una domanda. Alice lo fissò
ad occhi
spalancati.
“Come
hai detto, Uncas?”
I
suoi occhi erano penetranti. “Stai pianificando di partire.
Di
andare ad Albany e attraversare il mare.”
Alice
si fissò le mani. “Come lo hai scoperto?”
“Nathaniel.”
Fu
tutto quello che disse, e Alice si sentì come se avesse una
pietra
sullo stomaco. Le veniva da piangere. Si sentiva colpevole.
“Alice,”
disse lui dopo un momento, allungando una mano e intrecciando le dita
alle sue. Il viso di lei divenne rosso. “Alice. Sei stata
male.
Rimani finché non starai meglio.”
“Io...
non posso,” sussurrò lei, giocherellando con i
capelli.
“Perché?”
Come
poteva spiegare che lei stessa riusciva a malapena a capirlo? Non
apparteneva a quel posto. Nessuno credeva veramente che potesse
sopravvivervi, era un miracolo che fosse arrivata fino a lì,
e...
“Se
non parto presto, ho paura che non partirò mai
più.”
“Potresti
rimanere.”
Lei
trasse un profondo sospiro. “Con mia sorella e
Nathaniel?”
“No.
Con me.”
Alice
alzò in
fretta lo sguardo. Non c'era stata esitazione nella sua voce, o nei
suoi occhi scuri. I suoi bellissimi occhi scuri che erano sempre
pieni di calore quando guardavano lei. Come se non ci fosse
nessun'altra che lui desiderasse guardare. La sua sicurezza l'aveva
sempre affascinata, ma ora si sentiva schiacciata. Si sentiva come se
il cuore le si fosse ingrossato. Alice era senza fiato.
Guardò
le cicatrici
che lui aveva sulle braccia, ricordi del suo combattimento con Magua.
Fu una visione calmante.
“Per
quanto tempo?”
Con
il pollice lui le carezzò la mano. “Fino a quando
vorrai.”
“Intendevo...
per quanto tempo prima che tu ti stanchi di me?”
“Io-”
“Non
so fare niente di utile, non sono fatta per il lavoro duro. Non so
scuoiare un animale, mi disgusta. So a malapena cucinare- Uncas,
sarei un fardello. Per te, e per gli altri. Tuo fratello mi tollera
appena e solo per mantenersi nelle grazie di mia sorella, ne sono
certa.”
Uncas
apparve davvero confuso. “Mio fratello ti vuole bene. Forse i
suoi
modi non sono ciò a cui sei abituata. Siamo cacciatori e
commercianti. Gente rude.”
“Tu
non sei rude,” replicò lei. No, lui non era
affatto come
Nathaniel, come il loro padre di poche praole.
Il
suo sguardo si addolcì. Sembrava stesse lottando con
ciò che stava
per dire, prima di sospirare e riportare l'attenzione sull'acqua
gorgogliante.
“Sei
sicura? Partirai?”
“Sì.”
“Quando?”
“L'8
novembre.” Gli raccontò in breve quello che lei e
il capitano
Eccles avevano discusso in termini di pagamento, e Uncas disse che
l'avrebbe aiutata a pagarsi il passaggio, liquidando i suoi balbettii
imbarazzati.
“Uncas,
perché lo faresti?”
“Lo
farò se ti rende felice. Ritornare.”
“E
voi? Dove andrete?” chiese preoccupata, i timori di prima che
riemergevano.
“Ad
ovest dell'Hudson. Passeremo l'inverno nella valle dell'Ohio. Mio
fratello e tua sorella si sposeranno. Costruiranno una casa.”
“E
tu? E tuo padre?”
“Trascorreremo
l'inverno con i miei fratelli Delaware.”
“Perché?”
La
sua presa sulla mano delicata di lei si acuì. Il cuore di
Alice
prese a battere più veloce mentre diversi pensieri le
attraversavano
la mente. Uncas sarebbe stato perduto per lei, questo lo sapeva.
“Ti
sposerai?”
Invece
di rispondere, lui ritirò gentilmente la mano e,
avvicinandosi,
cominciò a farle una piccola treccia.
——————————————————————————————————————————
La
notte Alice non riusciva a dormire. Le mancava la solitudine del
fienile, la luna argentea e le stelle che brillavano attraverso le
piccole fessure del tetto e del muro. A volte quando riusciva a
svignarsela, ascoltava l'ululato dei lupi in lontananza, ma solo
alcune notti. In un modo particolare, Alice sentiva di potersi
identificare con i lupi. Il loro ululato era malinconico. Come se
volessero qualcosa con tutto il cuore.
Un
altro motivo per cui Alice non riusciva a dormire era perché
cercava
di ricordare il nome di una giovane domestica che aveva lavorato in
casa sua a Londra anni prima. Non riusciva a smettere di pensare a
lei. Martha, anche se era conosciuta come Mattie. Era stata una
cameriera, una sorridente, amabile ragazza che teneva ad Alice, le
dava il bacio della buonanotte, e le raccontava le storie. Aveva
chiamata la sua piccola protetta “Elsie.” Almeno,
questo era ciò
che Alice sceglieva di ricordare su di lei. Si era trastullata con
l'uomo sbagliato e si era ritrovata con una certa urgenza ad aver
bisogno di un marito, come dicevano. Era stata licenziata dalla
governante quando aveva cominciato a ingrossarsi. Alice aveva pianto
quando Mattie era andata via.
Mettendosi
sul fianco con circospezione, Alice sussultò. Il suo corpo
era stato
dolorante per settimane. Alice normalmente dormiva su un fianco, ma
ora le era quasi impossibile. Riusciva a dormire solo sulla schiena,
posizione che non le piaceva affatto. Il suo seno e il suo ventre
erano morbidi. Era più spesso malata che sana.
Nauseata,
e stanca, e dolorante.
Come
Mattie.
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Alice
si precipitò in città la mattina dopo,
boccheggiando per un acuto
dolore al fianco. Era partita prima dell'alba, facendo una tale corsa
che aveva a malapena guardato dove metteva i piedi. Nathaniel era
sveglio e le aveva chiesto dove stesse andando, ma lei aveva solo
borbottato “stalla,” distrattamente.
Fuori.
Lontano. Scapperò via da tutti voi.
Il
suo correre batteva veloce e irregolare- ogni qualche minuto balzava
fastidiosamente, come se volesse scapparle dal petto.
Quella
giornata era nuvolosa e molto fresca, preannunciando pioggia per i
giorni a venire. Non perse tempo. Guardandosi intorno,
individuò una
donna anziana che aveva notato una o due volte. Donne andavano e
venivano dalla sua tenda di pelle incerata, o compravano medicine e
erbe da lei. Era forse... una levatrice?
Alice
l'avvicinò e le parlò direttamente e senza
preamboli.
“Devo
sapere perché sto così male.”
La
donna mostrò i denti in un sorriso, i suoi capelli rossi che
brillavano nella luce del primo mattino. “Oh, certo? Il mio
nome è
Nell. Puoi pagare?”
Alice
annuì, e mostrò il denaro cartaceo che aveva, al
quale la donna
fece un cenno conducendola verso la tenda. Ordinò ad Alice
di
sdraiarsi sulla schiena. Era molto buio. Alice fece come le era stato
detto, anche se si sentiva veramente a disagio. Per il quarto d'ora
successiva, venne toccata e tastata e le vennero fatte domande di
natura molto personale.
“Quando
hai avuto il tuo ciclo l'ultima volta?”
“Non
ricordo. Ero ad Albany, quindi credo fosse in luglio.”
Dopo
alcune altre domande, le venne detto di mettersi a sedere.
“Aspettate
un bambino, miss.”
Alice
strizzò le palpebre. Sentiva che stava per svenire. Voleva
morire.
La sua vita era finita. Era rovinata.
La
donna continuò, mentre metteva insieme erbe e piante e
faceva un
piccolo pacchettino per Alice.
“Più
o meno due mesi? Parlatene con vostra madre, se potete. È
più che
naturale essere spaventate la prima volta.”
“Non
ho madre,” Alice sussurrò con amarezza, la testa
bassa, la prima
lacrima che le scivolava tra le ciglia.
L'altra
donna si fermò.
“E
un uomo?”
Alice
non sapeva come rispondere a questa domanda. “N-no. Nessun
uomo.”
La
donna sospirò e scosse il capo. “Bene, alzatevi,
miss. Ho un
pacchetto per voi.”
Alice
si asciugò gli occhi e prese svogliatamente quello che
l'altra donna
offriva. Era soprattutto una medicina per la sua nausea, ma le ultime
erbe la lasciarono perplessa.
“Cosa?”
sussurrò, asciugandosi gli occhi.
“Preparate
la corteccia di salice e cimbalaria come un tè. Bevetelo tre
volte
al giorno. Se non succede nulla dopo tre giorni, dovete smettere di
prenderlo immediatamente. Avete capito?”
Alice
non capiva, non del tutto. “Cosa dovrebbe succedere in tre
giorni?”
“Farà
riapparire il vostro ciclo, ovviamente.”
“Il
mio ciclo? Pensavo...”
“Metterà
fine alla gravidanza. Ma troppo può essere pericoloso. Solo
tre
volte al giorno per tre giorni. Sanguinerete e poi sarete di nuovo
pulita. Non è ciò che volete?”
Lei
non rispose.
Alice
uscì dalla squallida tenda, fredda e insensibile, il
pacchetto al
sicuro nel suo vestito. Si sentiva le mani come ghiaccio, e stavano
tremando. La strana donna, Nell, aveva rifiutato di essere pagata,
invece aveva augurato ad Alice ogni bene.
Questa
volta si prese tutto il suo tempo per tornare alla capanna, arrivando
intorno a mezzogiorno. Non aveva quasi mai pianto, nemmeno quando era
morto suo padre. Eppure ogni pochi minuti il corpo le tremava mentre
lacrime le sgorgavano dagli occhi. Era arrivata al punto di rottura.
Girando
l'angolo della capanna, i sensi di Alice furono assaliti.
“Alice!”
gridò Cora, stringendola in un abbraccio, ma Alice la
scansò. Notò
vagamente l'espressione di Cora segnata dalla paura e dal sollievo,
la sua gonna e la sua blusa di colore chiaro che ondeggiavano nella
brezza.
“Dove
eri?” piangeva Cora, “gli uomini stavano per uscire
a cercarti!
Credevo fossi in quel maledetto fienile, e-”
La
confusione attirò fuori il resto degli inquilini della
capanna, e
Alice si irrigidì cominciano immediatamente ad avviarsi
verso la
stalla. Non poteva affrontare gli uomini, specialmente lui.
“Alice,
dove sei stata?” chiese Nathaniel ad alta voce, il tono
preoccupato, quando lei gli passò davanti.
“Sono
tornata ora,” mormorò lei.
Cora
non intendeva farsi scoraggiare. “Alice, insisto che tu mi
spieghi
cos'è tutto questo-”
Il
fragile controllo di Alice sul proprio umore si ruppe.
“Cora,
per una volta nella mia vita, vuoi lasciarmi in pace?!”
urlò,
sbattendo la porta della stalla dietro di sé e scomparendo
nell'oscurità.
Rannicchiandosi
nel fienile, inspirò profondamente, e si impose di chiudere
gli
occhi.
Sono
al sicuro. Sono ad Inverness. Sono al caldo. Sono con mia madre.
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