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Dannato dall’innocenza
“Ma a che
importa l'eternità della dannazione a chi ha provato,
in un secondo,
l'infinito della gioia?”
Charles
Baudelaire
Sirius
Black lasciò che la nera porta d’ingresso si chiudesse cigolando alle sue
spalle. Una piccola nuvola di polvere si sollevò dal pavimento quando azzardò
un passo nell’oscurità dell’androne di casa Black.
Dopo
dodici anni passati ad Azkaban e due di latitanza, era tornato dove aveva
promesso di non mettere più piede: Grimmauld Place numero 12 incrociava ancora una
volta il suo triste destino e sembrava farsi beffe di lui.
Un
amaro sorriso ironico scalfì appena quelle labbra che, da tempo, avevano
dimenticato cosa volesse dire arcuarsi all’insù. Prestare la dimora della sua
famiglia all’Ordine era stato tanto semplice quanto schifosamente insulso e
canzonatorio per il suo modo d’essere. Lui che era sempre stato un uomo
d’azione, in prima linea di fronte al pericolo, ora doveva solo nascondersi
come il più vile dei fuorilegge.
“È
necessario che tu riprenda possesso di casa tua, Sirius. Qualcuno che sia fisso
presso il nuovo Quartier Generale è indispensabile per l’Ordine. Ben presto
Grimmauld Place numero 12 sarà come un porto di mare, l’unico faro acceso in
questa bufera di morte.”
Con
queste parole Silente l’aveva convinto non solo a ritornare a casa, ma anche a
rimanervi e, improvvisamente, si sentì, suo malgrado, nuovamente in trappola e
nuovamente recluso.
Ma
ancora non sapeva che, all’interno di quelle cupe e malconce stanze, era
destinato a trovare la stella che avrebbe rischiarato per sempre la sua
oscurità.
***
“Sirius,
oggi arriveranno i ragazzi con Molly. Io sarò al Ministero e…”
Sirius
guardò Arthur Weasley con un misto di compassione e irritazione. “E mi occuperò
io di tutto. Gli farò vedere le stanze che potranno occupare e il resto. Non ti
preoccupare, Arthur. Dopotutto,” sospirò “questa è pur sempre casa mia.”
“Oh,
ma certo, ma certo. Mi devi scusare, ma la sola idea che Molly e i ragazzi ci
raggiungano qui perché la Tana non è più un posto sicuro per loro, mi
terrorizza.”
Sirius
cercò di capire come potesse sentirsi Arthur ma non ci riuscì del tutto.
Lui
non aveva mai avuto una famiglia degna d’essere chiamata tale. Anche se, a dire
il vero, aveva avuto un qualcosa che
potesse assomigliarle e che gli era stato brutalmente portato via il giorno in
cui il suo migliore amico e la moglie erano stati assassinati.
“Stai
tranquillo, Arthur. Qui c’è posto per tutti e saremo al sicuro.” Le parole di
Sirius rasserenarono Arthur che non colse in esse un lieve accenno di stizza.
Sirius,
in realtà, non voleva essere al sicuro;
lui voleva agire, fare qualcosa, potersi rendere utile! Ma lì, custode di
quella squallida dimora, tutto questo gli era negato.
“D’accordo.
Ora devo proprio andare; sai, di questi tempi è meglio non fare tardi al Ministero.
Tutti iniziano ad insospettirsi piuttosto facilmente. A stasera, Sirius.”
Arthur
raggiunse la porta d’ingresso e se ne andò.
In
un attimo Sirius fu di nuovo solo.
“Lurida
feccia che infesta la casa della mia padrona. Oh, povero sciagurato Kreacher,
cosa deve sopportare!” Una piccola e meschina creatura era improvvisamente
emersa dall’ombra della scala.
Sirius
storse il naso: era solo unicamente all’apparenza dato che il vecchissimo elfo
domestico di famiglia era sopravvissuto alla decadenza dell’antica residenza e
della stessa casata dei Black.
“Nel
pomeriggio arriveranno ospiti, Kreacher. E
si fermeranno per tutta l’estate. Vedi di non starci tra i piedi!”
“Ma
certo, padron Sirius. Come volete voi.” Con un inchino falsamente devoto, Kreacher si dileguò in fretta come era arrivato, non
prima però di aver sproloquiato contro quelli che, come Sirius, chiamava
traditori del proprio sangue. L’uomo non badò alle parole dell’elfo, salì
ai piani superiori e ricontrollò tutte le stanze che da quel giorno sarebbero
state usate dai giovani Weasley.
***
“Eccoci arrivati,
ragazzi. Fred e George date una mano a Ginny con il baule e tu, Ron, dà una
mano ad Hermione.” Sussurrò Molly Weasley nell’atrio di casa Black.
“Non
si preoccupi, signora Weasley. Ce la faccio.”
“Oh,
non dire sciocchezze, cara. Ron ti aiuta volentieri.”
“E
chi aiuta me? Io non posso ancora usare la magia come loro” si lagnò Ron scoccando
uno sguardo invidioso ai gemelli che già facevano levitare a mezz’aria i
rispettivi bauli e quello di Ginny.
“Oh,
il piccolo Ronnie non ce la fa a trasportare un baule?” Fred ridacchiò alla
presa in giro del gemello. Prima che Ron potesse rispondere a tono, una voce
profonda e inaspettata colse tutti di sorpresa.
“Stai
tranquillo, Ron. Posso dare una mano io a entrambi.” Sirius, attirato dai bisbiglii
dei nuovi arrivati, era uscito dalla cucina e li aveva raggiunti nell’ingresso.
“Sirius,
non volevamo disturbare. Arthur mi ha detto del problema del ritratto.” E così
dicendo Molly si guardò attorno in cerca del quadro incriminato.
Sirius
sorrise appena. “Non preoccuparti, Molly. Troveremo qualcosa per far star zitta
quella vecchia megera se si svegliasse.” E con un fluido e veloce colpo di
bacchetta, fece levitare davanti a sé i bauli di Ron e Hermione.
“Ragazzi,
benvenuti al Quartier Generale dell’Ordine della Fenice.”
“Sirius!
Non così indiscretamente!” La signora Weasley strabuzzò gli occhi indispettita
dalla schiettezza del Malandrino.
“Il
Quartier Generale…
“dell’Ordine
della Fenice?” chiesero i gemelli con gli occhi accesi dall’eccitazione.
“Vi
spiegheremo tutto più tardi, ragazzi. Ora, Sirius, potresti gentilmente mostrar
loro le stanze? Io vado in cucina a preparare la cena.” Molly sembrava seccata.
Senza
neppure farci caso, Sirius invitò i ragazzi a seguirlo. “Prego, signori e
signorine, dopo di me.”
Sirius
pareva di buon umore: vedere gente che non fossero sempre i soliti membri
dell’Ordine sembrava averlo fatto ringiovanire. Così una carovana fatta di
ragazzi e bagagli volanti si incamminò su per le scale.
“Bene.
E per finire questa è la vostra camera, ragazze.” Sirius aprì la porta di una sobria
stanzetta con due letti perfettamente identici accostati l’uno alla parete
opposta dell’altro. Un’ampia scrivania era posta sotto la grande finestra che
dava sulla strada principale di Grimmauld Place e acconto, due comò identici
completavano l’arredamento.
“Non
è di certo una stanza di un hotel a 5 stelle ma starete comode.”
“Andrà
bene, signor Black. Grazie.” Ginny lo guardò titubante e gli sorrise.
Sirius,
stupito, scoppiò a ridere. “Signor Black.”
Ripeté, riportando alla mente ricordi di soli due anni prima ma che sembravano
appartenere ad un’era precedente.
“Non
sei la prima a chiamarmi signore,
ragazzina.” E il suo sguardo ammiccò in direzione di Hermione che, presa alla
sprovvista, abbassò lo sguardo. Lei l’aveva chiamato così il giorno in cui
l’aveva salvato dai Dissennatori insieme a Harry; lo stesso giorno in cui si
erano conosciuti.
“Puoi
chiamarmi semplicemente Sirius e io ti chiamerò Ginny, giusto?”
Ginny
annuì entusiasta di fronte alla semplicità con cui era stata risolta
l’imbarazzante situazione. “Certo, Sirius.”
Sirius,
con un mezzo sorriso soddisfatto, si congedò dalle ragazze e uscì dalla stanza
lasciandole sole.
***
A
cena, l’atmosfera a Grimmauld Place numero 12 fu decisamente allegra. Gli
ottimi manicaretti preparati da Molly e la presenza di tutti quei ragazzi,
fecero sentire Sirius stranamente felice. Quando poi Arthur comunicò ai
presenti che presto li avrebbe raggiunti anche Harry su ordine di Silente,
Sirius passò direttamente al settimo cielo. Finalmente avrebbe potuto passare
un po’ di tempo con il suo figlioccio.
La
cena venne però consumata in gran fretta poiché, proprio quella sera, erano
attese altre persone per una riunione straordinaria dell’Ordine.
Appena
Arthur accennò al fatto che sarebbero arrivati anche Remus Lupin, Malocchio
Moody e alcuni altri, i gemelli, consapevoli del loro stato di maggiore età, decisero
che era arrivato il momento giusto per reclamare informazioni sul Quartier
Generale e, soprattutto, sull’Ordine della Fenice. Sotto la stretta sorveglianza
di Molly, ai ragazzi vennero date, a grandi linee, le notizie generali e poi,
alle prime avvisaglie dell’arrivo degli altri membri, i giovani vennero spediti nel salottino al
primo piano. Non valsero a nulla le numerose proteste dei gemelli che insistevano
nel voler partecipare alla riunione ed entrare così a far parte
ufficialmente della società segreta:
Molly li mandò tutti quanti di sopra e serrò con un incantesimo la porta della
cucina.
***
Un’ora
più tardi, dopo che i ragazzi ebbero fatto ogni sorta di congettura possibile
su quelle poche informazioni che erano riusciti a strappare agli adulti, Sirius
li raggiunse comunicando loro che la riunione era terminata. I gemelli
cercarono subito di estorcere notizie al Malandrino ma, come se avesse fiutato
il pericolo, Molly comparve in salotto con biscotti e tisana per tutti quanti.
Anche Remus e una ragazza dai capelli fuxia si fermarono su invito di Arthur e
così la conversazione assunse toni più leggeri. Remus e Sirius si misero a
raccontare vecchie avventure di Hogwarts e ben presto monopolizzarono
l’attenzione di tutti i ragazzi.
Quando
Remus e la stramba strega di nome Ninfadora Tonks – la quale aveva dichiarato
che avrebbe risposto solo all’appellativo di Tonks – se ne andarono, Molly
spedì tutti quanti a letto e li avvisò che l’indomani li avrebbe reclutati per
le pulizie della casa. I giovani Weasley si lamentarono un po’ sottolineando il
fatto di essere in vacanza mentre Hermione, considerandosi fortuna ad essere
sempre ospite, non fece obiezioni, anzi, si propose di iniziare fin da subito a
rendersi utile portando in cucina le tazze vuote e i biscotti avanzati.
“Vai
pure, Ginny. Io ti raggiungo tra un attimo.” Aveva detto all’amica.
Con
sua grande sorpresa, non fu la sola ad andare in cucina: Sirius scese subito
dopo di lei.
“Hermione,
se vuoi ti do una mano.” Si propose l’uomo e, senza aspettare una risposta, con
un colpo di bacchetta lavò le tazze e mise a posto i biscotti.
“G-Grazie.
L’avrei fatto anche io ma certo ci avrei messo un po’ di più.”
“Almeno
puoi andare a letto. Domani Molly vi darà del filo da torcere. Si è messa in
testa di ripulire questa casa ma è come muovere guerra a anni di degrado e
polvere. D’altra parte è parecchio che i miei sono morti.”
“Come?
Intendi i tuoi genitori?”
Sirius
si lasciò cadere su una sedia e annuì senza parlare. Hermione lasciò correre lo
sguardo sul mobilio antico della cucina. “Quindi questa è casa tua?”
“Esatto.
Eri la ragazzina più in gamba che avessi mai incontrato due anni fa quando ti
vidi per la prima volta e vedo che non sei quasi cambiata.”
“Mi
prendi in giro? Non ci voleva un genio per capire che è casa tua dato quello
che mi hai detto.”
Sirius,
suo malgrado, scoppiò a ridere. “Non pensavo di offenderti. Il mio voleva
essere un complimento. E poi ho detto che non sei quasi cambiata. Due anni fa eri ancora una ragazzina ma ora sei
cresciuta.”
Le
gote di Hermione si imporporarono improvvisamente quando Sirius le diresse un usuale
ma alquanto audace occhiolino.
“Sai,
non mi aspettavo saresti arrivata anche tu, oggi. Mi ha fatto piacere
rivederti. Ora si è fatto tardi. Sarà meglio andare a dormire. Buonanotte,
Hermione.” L’uomo uscì dalla cucina ed Hermione rimase imbambolata per alcuni
minuti a fissare la porta chiusa di fronte a lei.
Forse
aveva visto male. Possibile che Sirius le avesse fatto davvero l’occhiolino? La
stanchezza probabilmente le aveva giocato un brutto tiro e poi, perché mai era
arrossita? Era ovvio che fosse
cresciuta! Erano passati due anni da quando aveva conosciuto Sirius e lui aveva
fatto una semplice constatazione. Ma quel 'Mi
ha fatto piacere rivederti', le era parso strano.
Era
troppo confidenziale. Oppure si era trattato di semplice cortesia?
'Due anni fa eri ancora una
ragazzina ma ora sei cresciuta.'
D’accordo
ma, mentre lei era cresciuta, lui non era affatto cambiato. O meglio, era
ritornato ad essere quello che probabilmente era sempre stato: un mago
affascinante e dai modi naturalmente aristocratici. Hermione avvampò. In un
attimo decise che era tempo di darci un taglio: un buon sonno l’avrebbe di
certo fatta rinsavire e avrebbe scacciato tutti quegli sciocchi pensieri.
***
I
giorni seguenti furono duri come Sirius aveva preannunciato. Molly aveva
organizzato due squadre di lavoro: da
una parte i gemelli e Ron guidati e sorvegliati da lei stessa, dall’altra le
ragazze, alle quali si era aggiunto un Sirius piuttosto volenteroso, in vena di
compagnia e decisamente, stranamente loquace.
“Allora
ragazze, raccontatemi un po’ che succede a Hogwarts. Sono curioso. C’è ancora
quella lagna di Mirtilla Malcontenta? E Pix? Come sta il buon vecchio Pix? Era
un preziosissimo alleato quando io e Malandrini eravamo a scuola.”
Ginny
riemerse da dietro un pesante e polveroso tendone per rispondere a Sirius. “Sì,
Mirtilla c’è ancora. E vive sempre nel bagno delle ragazze.” Ginny rabbrividì
un istante ricordando gli episodi di cui quel bagno era stato protagonista.
Hermione, occupata dall’altra parte della stanza a ripulire un enorme armadio, colse
la titubanza nella voce dell’amica e le venne in aiuto spostando l’attenzione
su Pix. “Anche Pix c’è ancora ed è un vero incubo quando lo incontri che sei in
ritardo. Senza contare che è sempre molesto con i ragazzini del primo anno. È
terribile! Un vero demonio!”
Sirius
scoppiò a ridere. “Stai facendo pratica per diventare Prefetto, Hermione? Mi
pare che Pix non ti stia propriamente simpatico.”
“È
davvero indiavolato, un combina guai di prima categoria.”
“Ah,
Hermione! Non sai cos’eravamo in grado di combinare noi Malandrini. Sicuramente
ti avremmo dato del filo da torcere!”
“Immagino.”
Borbottò Hermione a metà tra lo scettico e il risentito e si rituffò nella
pulizia dell’armadio.
“E
il Ballo del Ceppo com’è stato? Avrei partecipato volentieri al Torneo Tre
Maghi se si fosse svolto ai miei tempi.” Sirius sembrava non avere alcuna
voglia di rimettersi a lavorare. Si era infatti messo comodo sul logoro divano
che era stato spostato in mezzo alla stanza per consentire meglio le pulizie di
tendaggi e mobilio.
“Oh,
è stato davvero molto bello!” Ginny si buttò entusiasta nella descrizione degli
addobbi di Natale preparati per l’evento dell’anno prima.
“Sembra
davvero esilarante. Quindi devo dedurre che tu sia andata, non è così?”
Ginny
arrossì lievemente. “Sì. Non avrei potuto data l’età, ma sono stata invitata da
Neville Paciock e così ci sono andata. È stato davvero divertente!”
“Paciock
hai detto? Il figlio di Frank e Alice?” Sirius divenne improvvisamente serio.
“Immagino
di sì. Non so come si chiamino i suoi genitori. So solo che vive con sua nonna.
Tu, Hermione?”
Hermione
aveva interrotto il proprio lavoro per avvicinarsi ai suoi compagni, ora che
anche Ginny si era concessa una pausa sedendosi sul tappeto ai piedi del
divano.
“Sì,
so che si chiamano Alice e Frank Paciock ma Neville non ne parla mai.”
“Capisco.”
Sirius troncò quella conversazione prima che prendesse una brutta piega. A
quanto sembrava le due ragazze non erano a conoscenza del destino che aveva
sconvolto la serenità della famiglia Paciock e, di certo, non sarebbe stato lui
a rivelarglielo.
“E
tu con chi sei andata al Ballo, Hermione?” Un sorriso sornione spuntò sul volto
di Sirius. Hermione arrossì vistosamente e abbassò il capo. Ginny ridacchiò.
“Dai Hermione, diglielo. Che ti importa!”
“Conviktorkrum.”
“Come?”
“Con
Viktor Krum.” Ripeté, questa volta in modo chiaro.
Sirius
emise un fischio d’ammirazione. “Hermione, non pensavo ti piacesse così tanto
il Quidditch. O meglio, i suoi giocatori.” E scoppiò a ridere seguito a ruota
da Ginny.
“Ma
che cosa c’è di male? Mi ha invitata e ci sono andata. Tutto qui.”
“E
il famoso cercatore bulgaro bacia bene?” Sirius aveva molte doti ma,
sicuramente, tra queste non c’era la discrezione.
“Sirius!”
Hermione divenne ancora più rossa mentre Ginny si rotolava sul tappeto per le
troppe risate.
“Che
c’è? Cos’ho detto di male? D’altra parte si sa che se un ragazzo invita una
ragazza ad un ballo è perché è interessato a lei e alla fine c’è sempre di
mezzo un bacio. Almeno ai miei tempi era
così.”
“È
ancora così, fidati, Sirius.”
“Ginny,
non dargli corda!” Hermione era scandalizzata ma Ginny fece spallucce. Sirius
ormai era così curioso di sapere com’era andata a finire con il famoso
cercatore che non staccava gli occhi da Hermione.
“Oh,
per Merlino! Viktor e io ci siamo baciati. È stato un semplice bacio. Tutto
qui.”
Sirius
ridacchiò. “Be’, allora, se si è trattato solo di un semplice bacio si può concludere che baci esattamente come molti
altri.” Buttò lì con estrema nonchalance.
“Questo
non lo so. Non ho paragoni.” Hermione, nel momento stesso in cui quelle parole
le uscirono di bocca, si morse la lingua. Cosa le era venuto in mente di fare
una confessione del genere di fronte a Sirius? Insomma, lui era un uomo adulto mentre lei solo una ragazzina. Lui non era il
suo confidente, dannazione!
Ginny
doveva essersi accorta della gaffe dell’amica perché la guardò sbalordita.
“E
così era il tuo primo bacio.” Constatò Sirius, divertito dalla piega che aveva
preso la conversazione.
“Ragazze!
È pronto in tavola!” La voce tonante di Molly li raggiunse, salvando così
Hermione da quella difficile situazione. Senza dire altro, Ginny, Hermione e
Sirius si affrettarono a scendere in cucina. Sul volto di Sirius comparve un
sorrisetto malizioso quando, con la coda dell’occhio, intercettò uno sguardo
furtivo di Hermione che lo guardò impaurita. La ragazza aveva decisamente
parlato troppo.
***
Quello
stesso pomeriggio Molly concesse ai ragazzi una mezza giornata di riposo. I
gemelli colsero al volo l’inaspettata fortuna e svanirono nella loro camera
dove sicuramente stavano tramando qualcosa di poco raccomandabile. Ron propose
a Sirius di fare una partita agli scacchi magici, consapevole che avrebbe sicuramente
avuto la meglio sul Malandrino mentre Ginny e Hermione optarono per una
tranquilla chiacchierata tra amiche.
“Hermione,
ma mi stai ascoltando o cosa?” Ginny, seduta sul proprio letto a gambe
incrociate, parlava da circa 20 minuti di Harry mentre Hermione leggeva un tomo
facoltativo seduta alla scrivania.
“Sì,
Ginny. Mi hai detto che sei preoccupata per Harry. Anche noi siamo preoccupati
per lui. Ho parlato con Ron l’altro giorno e, una volta tanto, è d’accordo con
me. Quando Harry verrà qui a Grimmauld Place non sarà affatto felice di essere
stato ignorato per tutta l’estate.”
“Esatto.
Spero solo che Silente abbia la decenza di informarlo.”
Hermione
non aggiunse nulla a riguardo: sapeva perfettamente che, qualunque cosa avesse
in mente il preside, di certo non avrebbe informato Harry tanto in fretta.
“Hermione,
posso chiederti una cosa?”
Hermione
alzò lo sguardo dal libro, colpita dal tono curiosamente malizioso di Ginny.
Era chiaro che volesse cambiare argomento.
“Certo,
dimmi.”
“Che
cosa ne pensi di Sirius?” sparò a bruciapelo.
“C-come,
scusa?”
“Cosa
ne pensi di Sirius?”
“Cosa
intendi, Ginny?” Hermione pareva sconvolta da una simile domanda.
“Proprio
stamattina, quando stavamo parlando del Ballo del Ceppo mi sono ritrovata ad
immaginarlo come un ragazzo ai tempi di Hogwarts. E be’, diciamo che era un bel sogno ad occhi aperti. Secondo me
era decisamente carino. Tu che dici?”
Hermione
rimase per un attimo zitta e poi scoppiò a ridere.
Quella
risata cristallina uscì lentamente dalla porta socchiusa della camera e si
infranse sul pianerottolo. Sirius – che stava passando casualmente fuori dalla
porta delle ragazze dopo essere stato battuto per ben 3 volte in maniera
alquanto indecorosa da Ron – si sentì stranamente attratto da quello scoppio di
ilarità così giovanile e, pur sapendo che non era buona educazione, si fermò ad
ascoltare. A ridere era stata Hermione.
“Ginny,
ma che stai dicendo? Che pensieri fai? Fino a cinque minuti fa parlavi di Harry
e poi mi dici che stamattina hai fantasticato su Sirius? Sei incorreggibile!”
Sirius,
sentendosi nominare, si sentì giustificato a fermarsi ad ascoltare.
“Ma
che problemi ci sono?! Stavo solo pensando. Anche il padre di Harry
probabilmente era un bel ragazzo, proprio come lui. Hai sentito tu stessa Remus
raccontare di quanto Sirius e James fossero popolari a scuola. E dubito fosse
solo per i loro voti.” Ginny ridacchiò.
“Dai,
Ginny. Ho capito il concetto.” Hermione le sorrise cercando di chiudere
l’argomento. Quando ci si metteva, alle volte, Ginny riusciva ad essere davvero
un’adolescente in piena tempesta ormonale.
“E
allora cosa mi rispondi?”
“Cosa
ti rispondo?”
“Sì,
alla mia domanda su Sirius. Cosa ne pensi di lui?”
Hermione
capì che l’amica non si sarebbe arresa finché non avesse ottenuto una risposta.
Chiuse il libro e si concentrò sullo sguardo malizioso e curioso di Ginny.
“Non
saprei, in realtà. È un uomo adulto!”
“Oh,
andiamo, Hermione! Hai avuto una cotta per Gilderoy Allock tempo fa eppure
anche lui era un uomo adulto.”
Hermione
arrossì. Si ricordava perfettamente la cotta per Allock ma, d’altra parte, era
solo una ragazzina all’epoca. “D’accordo, Ginny. Ti dirò cosa ne penso di
Sirius così la smettiamo con questi discorsi così assurdi. Allora, penso che
sia un bell’uomo.”
Ginny
arcuò le sopracciglia. “Tutto qui?”
Hermione
fece un bel respiro. “Ok, ok. Diciamo che è decisamente
un bell’uomo. È affascinante! Quando
l’ho visto per la prima volta, credendolo un pazzo furioso, ho avuto paura di
lui, soprattutto dei suoi occhi, così profondi e distanti ma ora, mi è capitato
di guardarlo e ho notato che ha degli occhi così, così…” era strano per
Hermione non trovare le parole adatte a descrivere qualcosa eppure non sapeva
definire come fossero per lei gli occhi di Sirius.
Ginny,
per contro, spalancò i suoi di occhi e rimase a bocca aperta prima di scoppiare
a ridere.
Nel
frattempo Sirius, rimasto fino a quel momento fuori dalla porta, sembrava
pietrificato. Cioè quelle due ragazzine stavano parlando di lui e di cosa per
giunta? Della sua bellezza? Era roba da non credere! Sapeva di aver sempre
avuto dei tratti particolarmente attraenti ma pensava che dopo dodici anni di
galera, nessuno li avrebbe più notati o che fossero sfioriti o addirittura
scomparsi. E invece eccoli lì, ricomparire nelle parole di una quasi sedicenne
Hermione e di una quasi quattordicenne
Ginny.
“Smettila
di ridere, Ginny. Che hai?” La voce di Hermione sovrastò la risata e ricatturò
l’attenzione di Sirius.
Ginny
ci mise un momento prima di riuscire a riprendere fiato, dopodiché parlò.
“Hermione, perché non me l’avevi ancora detto? Insomma, sono la tua migliore
amica! Queste cose dovrei saperle subito!”
“Ma
queste cose cosa, esattamente? Che
stai dicendo?”
“Mia
cara Hermione, benvenuta nel mondo degli amori impossibili!” E scoppiò
nuovamente a ridere di gran gusto.
Fu
Hermione questa volta a strabuzzare gli occhi. Lei benvenuta nel mondo degli amori impossibili? Ginny doveva aver
bevuto qualcosa di strano a pranzo. Era completamente ammattita! Lei non era in
nessun mondo e tanto meno in quello così assurdo che Ginny chiamava mondo degli amori impossibili. Mica era
innamorata di Sirius solo perché aveva detto di trovarlo affascinante!
“Io
non sono innamorata di Sirius, Ginny! Sei forse impazzita?”
“Oh,
certo che no!” la canzonò.
“Ma
è vero! È una cosa ridicola! Insomma,
ha più del doppio dei miei anni!”
“E
allora, che problemi ci sono?” chiese come se fosse la cosa più naturale del
mondo mentre Hermione strabuzzava gli occhi. “Forse non ne sarai ancora innamorata, Hermione, ma hai
decisamente una cotta per lui! Oh, niente a che vedere con quella per Allock –
che, se proprio vogliamo essere pignoli, aveva anche lui più del doppio dei
tuoi anni – e nemmeno con quella che pensavo avessi l’anno scorso per mio
fratello Ron. Questa è decisamente molto più preoccupante!”
Hermione
non fece in tempo a replicare che un frastuono seguito da una serie di sguaiate
e maleducate imprecazioni rimbombò in tutta la casa.
Le
ragazze, allarmate, uscirono immediatamente dalla stanza appena in tempo per
scorgere Sirius che già si precipitava giù dalle scale urlando loro di stare
tranquille e che tutto si sarebbe sistemato presto.
Nell’ingresso
regnava il caos più completo. Tonks aveva rovesciato un pesante portaombrelli a
forma di zampa di Troll e il rumore aveva svegliato il ritratto della madre di
Sirius che ora strepitava e urlava improperi a tutti coloro che si accalcavano attorno
a lei cercando di richiudere le cortine che prima la tenevano nascosta.
“Dannata
vecchia! Stai zitta, STAI ZITTA!” E con uno strattone più forte degli altri
Sirius riuscì a chiudere le tende non prima però di sentire la maledizione di
sua madre. “Tu sarai dannato e dannato per sempre!”
Sirius
non poteva immaginare quanto quell’imprecazione si sarebbe ben presto dimostrata veritiera.
***
Dopo
quel giorno di confidenze tra ragazze, Hermione aveva tacitamente, ma molto
chiaramente, fatto capire a Ginny che non voleva più parlarne. Dal canto suo, Sirius
era di tutt’altro avviso: quello scambio di confidenze gli aveva dato da
pensare e aveva acceso un certo curioso e malandrino interesse nei confronti di
Hermione. Studiare il comportamento della ragazza sarebbe stata una piacevole
distrazione, dopotutto.
I
giorni che seguirono il tafferuglio avvenuto con la signora Black, Hermione e
Sirius presero a comportarsi in maniera nettamente opposta. Mentre Hermione si
era chiusa in sé stessa cercando di convincersi che, l’aver visto Sirius
allontanarsi dalla loro stanza, non significava necessariamente che avesse sentito
tutte le malsane confidenze che aveva fatto a Ginny, d'altro canto Sirius, da buon Malandrino
qual era stato e qual era, aveva incominciato invece a perseguitare Hermione
con ogni sorta di stratagemma gli passasse per la testa, e la mente di Sirius
era tanto geniale che ogni scusa era buona per avvicinarla,
stuzzicarla, provocarla e farle tingere di rosso le guance.
Hermione,
sottoposta alla costante e maliziosa ma al contempo studiata e discreta
presenza del Malandrino, non finiva mai di chiedersi se avesse sentito tutte
quelle sciocche rivelazioni che aveva fatto all’amica. Di questo passo avrebbe
finito per impazzire.
La
situazione arrivò ad una svolta decisiva il giorno seguente il compleanno di
Ginny. La sera prima, Molly aveva organizzato una piccola festicciola per la
sua unica figlia femmina alla quale erano stati invitati anche alcuni membri
dell’Ordine. La serata si era svolta nel migliore dei modi: i gemelli avevano
fatto esplodere alcuni fuochi d’artificio con la vivace scritta BUON
COMPLEANNO, PICCOLA PESTE! che fece sorridere un po’ tutti e attrasse i sinceri
complimenti di Tonks e di Sirius; la torta preparata da Molly si dimostrò
eccezionale come le decorazioni predisposte da Hermione che furono dichiarate
addirittura lodevoli da Remus. La
festa si concluse tardi e il risultato fu che, il mattino seguente alle 10,
casa Black era ancora immersa in un surreale silenzio che pareva spettrale.
Hermione
si rigirò pigramente nel letto e aprì gli occhi un po’ confusa. Uno sguardo
alla sveglia sul comodino la destò completamente: le 10! Buttò l’occhio verso
il letto di Ginny e vide che l’amica dormiva ancora. Rimase in ascolto, supina,
e si rese conto che nessun rumore disturbava la quiete del Quartier Generale
nonostante fosse ormai mattina inoltrata. Forse la signora Weasley aveva deciso
di lasciar dormire un po’ tutti. Comunque ormai era sveglia per cui decise che
ne avrebbe approfittato per farsi una doccia. Senza far rumore uscì piano dalla
stanza con un cambio di biancheria e un asciugamano e si diresse verso il
bagno. Aveva già la mano appoggiata sulla maniglia della porta quando qualcuno,
da dentro, anticipò la sua mossa.
Hermione
si ritrasse improvvisamente come se si fosse scottata. Di fronte a lei,
all’uscita dal bagno, c’era Sirius il quale, da quanto si poteva notare dal suo
abbigliamento – un semplice asciugamano siglato avvolto in vita –, aveva avuto
la sua stessa idea. Il primo istinto di Hermione fu quello di abbassare gli
occhi, più che imbarazzata ma, dopo un secondo, si ritrovò a far vagare lo
sguardo in ogni direzione possibile purché non incrociasse nulla della persona di Sirius.
“Ehm,
scu-scusa Sirius. Io-io… avrei dovuto bussare. Scusa, non so cosa mi sia
preso.”
Hermione,
sempre cercando di evitare lo sguardo ridente dell’uomo, cercava in ogni modo
di giustificarsi. Come aveva potuto dimenticarsi che in quella casa era sempre
opportuno bussare prima di entrare in una qualunque stanza?
“Tranquilla,
Hermione. Come puoi vedere ho finito. Il bagno è tutto per te.” Sirius allargò
semplicemente le braccia, mettendosi di lato sulla porta per lasciarla passare.
“O-ok.
Allora entro.” Hermione cercò di sgattaiolare il più in fretta possibile nel
bagno ma venne richiamata.
“Mi
sa che questa è roba tua.” Il tono divertito del Malandrino la fece
insospettire e quando si girò notò
con orrore che Sirius le faceva penzolare davanti agli occhi delle mutandine
color acqua marina.
L’imbarazzo
di Hermione raggiunse livelli da record. Strappò di mano a Sirius la propria
biancheria e cercò di chiudersi in tutta fretta la porta alle spalle ma anche
questa volta fu bloccata: un braccio del Malandrino le impediva il
passaggio.
“S-Sirius,
che-che succede?”
Sirius
si era chinato appena in avanti tanto quanto bastava per fissarla, dritta negli
occhi.
“Nulla,
mi stavo solo chiedendo…” I lunghi capelli neri ancora gocciolanti dell’uomo
sfiorarono le guance in fiamme di Hermione che si ritrovò a scorgere il proprio
riflesso terrorizzato in quelle profonde e ridenti iridi grigie.
Hermione
non seppe mai cosa si stesse chiedendo in quel momento Sirius perché,
riacquistato quel tanto di sangue freddo che bastava per riprendersi dalla
surreale situazione, gli pestò un piede e sgusciò sotto il suo braccio teso
chiudendosi furiosamente in bagno.
Sirius
per poco non perse l’equilibrio e riuscì a stento a trattenere un’imprecazione
che avrebbe di certo svegliato l’intera casa. Dolorante, si appoggiò al
corrimano del pianerottolo e si massaggiò il piede colpito. Stupito da quanto
accaduto, rimase per un attimo immobile a fissare il legno scuro della porta
del bagno. Cos’aveva appena tentato di fare? In quel momento pareva non essersi
reso nemmeno conto delle proprie azioni. Possibile che il suo istinto di uomo,
al solo vedere un indumento femminile così intimo l’avesse spinto a cercare di
baciare quella ragazzina? E sì, perché tentare di baciare Hermione era stato
proprio quello che aveva cercato di fare. Tutto quello scherzare dei giorni
precedenti e le parole di lei che lo definivano come un uomo affascinante, gli tornarono in mente e
si sentì come se fosse stato improvvisamente Schiantato.
Frastornato
e poco lucido, sentì che, a poco a poco, tutti gli abitanti della casa si
stavano svegliando. Silenziosamente e in tutta fretta, si diresse in camera
sua.
Hermione
rimase immobile appoggiata alla porta, ormai chiusa, del bagno. Lei, a differenza
di Sirius, aveva subito capito le sue intenzioni. Sirius, se lei non l’avesse
fermato, l’avrebbe baciata e chissà poi cosa sarebbe potuto accadere. Aprì di
scatto il rubinetto e un violento scroscio d’acqua bollente si riversò nella
vasca che a poco a poco incominciò a riempirsi. Hermione, come in trance, si
liberò dei vestiti e si immerse nell’acqua cristallina, lasciandosi cullare
dolcemente. Sirius la stava per baciare, quell’uomo così oscuro e affascinante
stava per baciare proprio lei e l’avrebbe fatto se solo lei non l’avesse
fermato! Nascose la testa sott’acqua come se questo l’avesse potuta aiutare a
non pensare, ma nemmeno l’acqua bollente servì a farle schiarire le idee.
'Forse non ne sarai ancora
innamorata, Hermione, ma hai decisamente una cotta per lui!' Le
parole di Ginny ritornarono a rimbombarle prepotentemente nella testa.
Tornò
a galla, cercando di respirare con regolarità. I capelli cespugliosi ormai
afflosciati e appesantiti dall’acqua le coprivano a tratti il volto. Una
scintilla di consapevolezza le attraversò lo sguardo. Lei, Hermione Granger,
aveva una cotta, o qualcosa del genere, per Sirius Black.
***
I
giorni seguenti l’incontro ravvicinato del bagno, Hermione divenne più
taciturna che mai. Ginny non riuscì a cavarle una sola parola di bocca mentre
Molly cominciava a pensare che quella reclusione forzata stesse mettendo a dura
prova persino i nervi saldi di Hermione. La ragazza però non era l’unica persona
della casa a manifestare un comportamento bizzarro. Sirius divenne parecchio
scontroso con tutti e cominciò a passare più tempo isolato e a parlare
molto meno. Senza contare il fatto che evitava Hermione come se fosse affetta
da qualche rara malattia. Di questo però, solo la ragazza era consapevole, con
la conseguenza che si sentiva a pezzi e più lui si allontanava, più lei
desiderava stranamente stargli vicino.
Nel
frattempo anche altri pensieri gravavano sugli abitanti del numero 12 di Grimmauld
Place. L’arrivo di Harry si faceva ancora attendere e Sirius, in cuor suo,
aveva cominciato a temere che Silente volesse tenerlo lontano da lui. Le
maldicenze sulla Gazzetta del Profeta si moltiplicavano di giorno in giorno e
il lavoro segreto svolto dall’Ordine proseguiva a rilento. E Sirius non faceva nulla, non poteva fare assolutamente nulla.
Quando
il Malandrino, a corto di possibili distrazioni di ogni genere, sembrava ormai
sull’orlo di un baratro senza possibilità di ritorno a causa di ragioni
sconosciute a quasi tutti, accadde
una cosa destinata a scuotere gli equilibri di due pianeti che, fino a quel
momento, avevano vissuto l’uno nell’orbita dell’altro senza nemmeno
accorgersene.
Il pianeta maschile e quello femminile si stavano avvicinando.
La
notizia che Harry fosse stato attaccato dai Dissennatori, rimbombò per tutto il
Quartier Generale. Subito, l’intero Ordine si mise in moto. Sirius, nonostante
la notizia non fosse affatto rassicurante, si animò di nuovo convinto che,
prestissimo, Harry sarebbe finalmente arrivato e tutte le sue recenti e malsane
preoccupazioni non avrebbero più avuto modo di esistere.
E
fu così, che la sera prima del previsto arrivo di Harry al Quartier Generale,
Sirius, inquieto nell’attesa di rivedere il suo figlioccio, senza nemmeno
rendersene conto, si ritrovò a far tardi
parlando con Hermione e Ron in cucina.
I due pianeti erano adesso più
vicini che mai.
“Harry
sarà piuttosto abbattuto.”
“Dì
pure arrabbiato nero, Hermione. Non abbiamo potuto dirgli nulla per tutta
l’estate e ora rischia l’espulsione.”
“Non
possono espellerlo.” Sirius e Hermione lo dichiararono all’unisono e si
guardarono. Un imbarazzato e incerto sorriso increspò le labbra di Hermione quando
Sirius le ammiccò di rimando. Erano giorni che Hermione non lo vedeva più così
positivo.
“Mi
sono documentata. Il Ministero non può espellerlo. In questo caso la ragione è
completamente dalla sua parte.” Spiegò Hermione.
“Be’
speriamo sia davvero così.” Uno sbadiglio di Ron decretò che fosse giunta l’ora
di andare a dormire. “Io vado a letto. Scommetto che anche domani mamma non ci
risparmierà i lavori di casa. Vieni anche tu, Hermione?”
“Tra
un momento. Buonanotte, Ron.”
“Buonanotte.”
Ron
sparì dalla cucina mentre Sirius ed Hermione rimasero insieme.
Non
erano più restati da soli dal giorno dopo la festa di compleanno di Ginny.
Ma,
soprattutto, non avevano più parlato da quell’increscioso evento che aveva
visto un’Hermione sconvolta, barricarsi in bagno quando Sirius aveva
manifestato un chiaro intento di baciarla.
Hermione
ricordò quell’episodio con precisione solo in quel momento, quando incrociò il
grigio sguardo misterioso di Sirius che la contraccambiò.
Si
era convinta che lui stesse scherzando quel giorno o che avesse avuto un dopo
sbornia a dir poco scandaloso. La sua coscienza gliel’aveva suggerito per
riuscire a non morire dalla vergogna i giorni seguenti e così aveva costruito,
attorno a sé, una muraglia di pseudo certezze.
“Hai
degli occhi davvero belli, Hermione. Scommetto che Krum l’aveva notato.”
Quell’uscita
così fuori luogo di Sirius mise in allerta Hermione che si ritrasse sulla sedia
nonostante non volesse allontanarsi da lui. Guardando il volto del Malandrino,
improvvisamente avvertì sulla propria pelle tutta la falsità del castello di
auto-convinzioni che aveva edificato a difesa della propria dignità e, in un
attimo, non ebbe più dubbi: Sirius era in
sé quel giorno!
“E
mi stavo chiedendo…”
Quella
frase lasciata a metà fece letteralmente rabbrividire Hermione. Era la stessa
che le aveva rivolto l’ultima volta che…
“come
pensi che siano i miei di occhi? Ti piacciono?” concluse.
Le
speranze di Hermione crollarono all’istante di fronte a quella frase così
semplice.
“Io,
io… non saprei. Perché me lo chiedi?” La miglior difesa era, da sempre,
l’attacco. Non poteva mostrarsi debole.
“Perché
mi importa della tua opinione.”
Sirius
avvicinò il viso ancor più a quello di Hermione che era
paralizzata come se il Basilisco l’avesse pietrificata di nuovo.
“E
vorrei anche sapere se è vero che hai una cotta per me come ha insinuato Ginny tempo
fa. Dopotutto mi pare tu le abbia detto di trovarmi affascinante.”
Un
tono spavaldo e un ammiccamento impertinente seguirono quella richiesta così
schietta.
Sirius sapeva perché aveva sentito
tutto.
In
un istante l’autocontrollo e la dignità di Hermione esplosero. Mai, in tutta la
sua vita, era stata tanto imbarazzata e al contempo umiliata. Sirius quel
giorno aveva tentato di baciarla perché sapeva delle confidenze che aveva fatto
all’amica. Si sentiva scoperta e nuda ed era decisamente una brutta, bruttissima sensazione. Il respiro le si
fece più affannoso quando si ritrovò il naso di Sirius così vicino al viso
tanto da toccarle il proprio.
Ma
questa volta non sarebbe scappata.
I due pianeti entrarono in
collisione.
Le
labbra di Sirius si posarono sulle sue ed Hermione non ebbe più il controllo
sul proprio corpo. Arsa da un fuoco sconosciuto che le bruciava le membra e le
imporporava le gote, trovò il coraggio di rispondere con un impeto che non
pensava di possedere. Si sciolse come neve al sole e, involontariamente, gli
avvolse le braccia intorno al collo, rilassandosi completamente. Fu la volta di
Sirius di irrigidirsi ma, non appena assaporò il gusto dolce delle labbra di
Hermione sulle proprie, non ebbe più dubbi. Tutti quei giorni passati a
riempirsi la testa di problemi e fissazioni riguardanti la giovinezza della
ragazza, gli passarono davanti come una pellicola vecchia. Era stato uno
stupido a tergiversare per così tanto tempo, ma l’età di lei gli aveva posto
dinnanzi agli occhi quello che avrebbe potuto essere un ostacolo
insormontabile, vero e tangibile. Il suo iniziale rifiuto, inoltre, aveva
causato una ferita nel suo virile orgoglio di uomo maturo.
Tuttavia,
quelle labbra, unite all’ardore che sentiva provenire da ogni singola fibra del
corpo di lei, non potevano trarlo in inganno.
La
conclusione era una sola: Hermione doveva trovarlo, decisamente, qualcosa di più
di un uomo ‘affascinante’! Sapeva di non sbagliarsi.
Dopo
un primo momento di puro smarrimento per entrambi, Sirius rallentò il ritmo del
bacio finché all’unisono non si staccarono per riprendere fiato.
Sirius
non abbassò la guardia nemmeno per un istante. Sapeva che Hermione avrebbe
potuto scomparire dalle sue braccia da un momento all’altro e pentirsi di
quanto era successo fra di loro e lui, ora che si erano ritrovati, non voleva
questo, per cui le afferrò veloce il mento e catturò il suo sguardo dolce e
smarrito ad un tempo.
Stava
cercando qualcosa di sensato da dire, Hermione. Eppure tutta la sua proverbiale
assennatezza sembrava essere stata risucchiata da quel bacio così coinvolgente
che l’aveva sconvolta.
“Ssh.
Non c’è bisogno di dire nulla.” Sirius le venne in aiuto posandole un bacio
delicato sulla fronte. Un gesto così colmo di tenerezza che fece scendere una
lacrima ad Hermione.
Il
mago se ne accorse. “C’è qualcosa che non va?” C’era forse una nota di panico
nella voce suadente del Malandrino?
“Nulla.
Sono solo felice.” La semplicità della risposta di Hermione spiazzò ancora una
volta Sirius che, a tratti, si stava ora rendendo conto dell’innocenza data dalla giovane età della
ragazza che gli stava di fronte. E le sue preoccupazioni stavano all’erta,
pronte a riemergere.
Lui,
strappandole quel bacio, aveva infranto la sfera di candore in cui, fino a quel
momento, Hermione era vissuta e, improvvisamente, si sentì come sporco.
Irresponsabile
e colpevole.
Aveva
perso la sua personale battaglia: era stato vinto dalla gioventù, ingannato
dalla purezza e sarebbe stato per sempre dannato
dall’innocenza.
'Ma a che
importa l'eternità della dannazione a chi ha provato, in un secondo,
l'infinito della gioia?'
Ed
ora anche lui era finalmente felice.
***
18 Giugno 1996,
Ufficio Misteri
Parlare
di caos era riduttivo. Nessuno di loro ragazzi, si disse Hermione, aveva mai
affrontato una situazione tanto drammatica. Era arrivato Silente ma lui, Sirius
Black, stava ancora combattendo contro Bellatrix Lastrange.
Hermione
teneva d’occhio Harry e Sirius al medesimo tempo. Temeva che il primo facesse
qualcosa di stupido mentre tremava al solo pensiero che il secondo l’avrebbe fatto di sicuro, qualcosa di stupido! Ormai lei lo
conosceva troppo bene, Sirius Black. Il suo
Sirius Black.
E
non poteva permettergli di commettere qualche sciocca imprudenza. Sirius era
stato troppo tempo inattivo, nell’ombra, ed ora stava combattendo come un leone
ferito ma finalmente in libertà.
La
voce tonante e sicura di Sirius assunse una sfumatura derisoria mentre duellava
impavido contro la terribile cugina. Fu un attimo, Hermione scostò una ciocca
pesante di capelli cespugliosi ridotti ad un ammasso di fili sporchi di sangue
e polvere e catturò lo sguardo di Sirius. Capì immediatamente che qualcosa non
andava: l’uomo, il suo uomo, aveva
gli occhi sgranati, persi nel vuoto.
Vide
Harry partire a razzo per raggiungere il padrino che, con grazia, cadeva oltre
il velo logoro dell’arco in mezzo alla stanza.
Nessun
grido uscì dalle labbra di Hermione quando capì che non avrebbe più rivisto
Sirius; nessuna lacrima sarebbe mai stata versata su una tomba che sarebbe
stata naturalmente e schifosamente vuota.
Sirius
se n’era andato via da lei tanto in fretta come ci era arrivato.
L’aveva
lasciata da sola, abbandonandola in un mondo dove non ci sarebbe più stata alcuna
luce per lei. Lui, caparbio e irriverente, malandrino e seduttore, con la
propria morte, la costringeva ad indossare, da quel giorno, una maschera di falsa
felicità mentre avrebbe dovuto nascondere un dolore che sarebbe stato
incomprensibile ai più. La loro storia era stata un qualcosa che si era
consumato nell’ombra, come la fiammella di una candela che, lentamente, muore.
Ma fintanto
che lei fosse vissuta, il ricordo di Sirius sarebbe rimasto, mentre qualcosa di più grande se n’era già
andato via per sempre da lei.
Un giorno ci rivedremo,
Tua Hermione.
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