Leave
out
all
the rest
I
dreamed I was missing
You
were so scared
But
no one would
listen
'Cause
no one else cared
-Ti
va di venire a casa mia, dopo gli allenamenti?
Masaki
voltò con esasperante lentezza il capo verso il senpai.
"Che
cavolo ha detto?"
Socchiuse gli
occhi, incontrando
lo sguardo color cielo di Kirino. Il difensore maggiore si torceva le
mani e aveva un sorriso stranamente nervoso sulle labbra.
-Se te lo stai
chiedendo,-
Continuò egli, grattandosi distrattamente un braccio e
spostando
improvvisamente lo sguardo dal suo. -Si, sto parlando con te, Kariya.
Il diretto
interessato si concesse qualche attimo per assimilare le nuove
informazioni appena ottenute.
Stava per giungere
alla
conclusione tanto ambita, se non fosse che le parole del senpai gli
rimbombavano in mente, come se il rosato avesse continuato a
pronunciarle come una cantilena, una nenia.
"Frena,
fermi tutti!"
Pensò il ragazzino dagli occhi d'oro, fissando un punto
imprecisato del campo d'allenamento.
"Il senpai mi ha
invitato a casa sua? Kirino-senpai? Quel Kirino-senpai?!"
Ripuntò
gli occhi sul rosato e notò con evidente stupore che le
guance del maggiore si erano imporporate.
Non
riuscì a trattenere un ghigno. Si, adorava da morire quello
stupido senpai, ma rimaneva comunque Kariya
Masaki,
e Kariya Masaki non si faceva mai sfuggire occasioni del
genere!
-Tsk. Sembri una
femminuccia.
Il rosato
sussultò, alzando lo sguardo sul più giovane.
After my dreaming
I woke with this fear
What am I leaving
When I'm done here?
-Che hai detto?-
Mormorò
con finta calma. Masaki sapeva che sarebbe esploso da un momento
all'altro: lo conosceva fin troppo bene.
E, poi, quella
venetta che pulsava sulla fronte di Ranmaru era un pochino evidente e
significativa...
-Che sembri una
femminuccia.
Dannato il suo
orgoglio che non gli permetteva di comportarsi bene nemmeno con la
persona di cui era innamorato!
Il numero 3
l'osservò
respirando quasi affannosamente -e Masaki era sicuro di aver visto del
fumo uscire dalle sue orecchie-, dopodichè, un sospiro gli
scivolò via dalle labbra e scosse violentemente la testa.
-Lascia stare.-
Mormorò, fissando insistemente il terreno del campo. -Fa
finta che non ti abbia chiesto nulla.
Fece per voltarsi e
lasciare
quel dannato nanetto blu da solo, ma proprio la voce di quest'ultimo lo
bloccò improvvisamente.
-Ho detto che
sembri una femminuccia, non ho
mai detto che non voglio!
E Kariya ebbe la
tentazione di tagliarsi da solo la lingua.
"Prima
lo insulti e dopo pretendi di andare a casa sua? Sei un grande, Masaki.
Davvero, complimenti." E la sua coscenza sporca
di certo non lo aiutava.
Troppo preso a
evitare di arrossire per il chiaro
messaggio
che aveva appena invitato, non notò minimamente il volto del
maggiore illuminarsi e distendersi in un sorriso.
-Va bene. Puoi
venire alle
sette, se vuoi!- Esclamò il rosato, sorridendo a trentadue
denti. -L'indirizzo, beh...- Arrossì lievemente, porgendo un
foglietto preso chissà dove al turchese.
-Quindi... A dopo!-
E scappò via.
Masaki
osservò la sua
figura sparire tra i numerosi compagni della Raimon, rigirandosi il
pezzo di carta tra le mani. Ma che-? Kirino non poteva essere sicuro
che
avrebbe accettato. Si era forse preparato il biglietto? Kariya storse
lievemente le labbra in una smorfia.
Un nuovo pensiero
s'insinuò nella sua -incasinata- mente.
"E
adesso che dico a Mido?"
Ore: 18:36
Da: Masaki
A: Midokun
Ryuuji,
stasera sono a cena fuori. Ok?
Ore: 18: 41
Da: Midokun
A: Masaki
Certo. Si tratta di
Kirino, vero? Fai colpo, eh! Voglio che mi racconti tutti i particolari
dopo! :)
So if you're asking me
I
want you to know
Dannato.
Il turchese imprecò malamente contro il tutore. Midorikawa
sapeva sempre troppo di lui. Strinse
fra le mani il telefono e decise di non rispondere.
Ripose il cellulare
nella tracolla e, dopo essersi cambiato, la mise in spalla.
Erano le 18:51 e
non aveva la minima idea di quanto distasse casa del senpai da
lì.
Prese dalla tasca
l'ormai
stropicciato foglietto. Lesse i caratteri e si sorprese notando quando
la scrittura di Ranmaru sembrasse quasi la stampa di un libro.
"Oh, no."
Pensò,
rendendosi conto della reale distanza. "Non solo ho appena finito di
allenarmi, adesso devo pure andare dall'altro lato della
città!"
Prese a camminare,
lasciandosi scappare sbuffi ogni tanto.
Il cielo, ormai,
era scuro e i lampioni emavano una fioca luce che a mala pena
illuminava la strada dinnanzi.
"Tsk, stupido,
stupido, stupido senpai!"
Continuò
la sua
camminata, lanciandosi ogni tanto occhiate perplesse e preoccupate
intorno. La città pareva essere deserta.
Non che avesse
paura, nossignore. Ma...
Si fermò
di colpo in
mezzo al marciapiede. Un soffio improvviso di vento -simile ad un
sussurro- lo costrinse a stringersi nel cappotto blu notte.
I suoi occhi dorati
saettavano
da un lato all'altro, mentre i piedi prendevano a muoversi da soli con
estenuante velocità. Se la stava facendo addosso. Eccome, se
se
la stava facendo addosso.
"Questa me la
paghi, senpai!"
Camminò
il più
velocemente possibile verso chissà dove, ma delle voci lo
attirarono. Colto alla sprovvista, si appiattì contro una
delle
porte dei tanti bar chiusi all'angolo, osservando la scena che si
presentava oltre quello stretto vicoletto in cui si era ritrovato.
-Ma guardati.- Fece
una voce roca con cattiveria; Masaki quasi sussultò a
sentirla.
-Sembri una
femminuccia.- Asserì un'altra voce, anch'essa
particolarmente vicina al turchese.
Si sporse oltre
la parete, giusto per capire cosa diamine stesse succedendo.
When
my time comes
Forget
the wrong
that I've done
Help me leave behind
some
Reasons to be missed
Il fiato
si mozzò di
colpo, notando quei tipi che circondavano qualcuno. Quel qualcuno
singhiozzava, e Masaki riconobbe immediatamente la voce che
pregò quei quattro bastardi di smetterla.
Ringhiò
sommessamente,
strigendo convulsamente i pugni. Fece per muovere un passo in avanti,
ma, come se avessero sentito quel mimino spostamento d'aria, gli
aggressori si voltarono a guardarlo e Kariya sobbalzò
istantaneamente incontrando i loro sguardi.
Un
inaspettato tremolio accolse tutto il suo corpo, mentre gli occhi si
strabuzzarono.
Uno dei quattro
tipi che circondavano quel ragazzo sogghignò.
-Oh, è
un tuo amichetto?- Pronunciò quelle parole con pura
cattiveria.
Masaki, senza
nemmeno rendersene
conto, indietreggiò di qualche passo, mentre la sua mente
gli
urlava di fottersene di quei quattro tipi, cui sguardi sembravano
volerlo uccidere, e di trascinarsi Ranmaru via da lì.
Ma Kariya non aveva
mai prestato attenzione alla sua coscienza.
Si
appiattì nuovamente
contro il muro di fronte a quei ragazzi, portando le mani congiunte al
petto, in un gesto di difesa. La vista divenne improvvisamente
annebbiata.
Era
capitato molte volte che, all'orfanotrofio, i suoi "fratelli" lo
picchiassero. Erano solo bambini, vero, ma faceva dannatamente male,
soprattutto moralmente.
Anche
dopo che quei due ragazzi particolarmente strani, che blateravano del
calcio dalla mattina alla sera, lo adottarono, i compagni del Sun
Garden continuarono con le loro cattiverie.
Gli ripetevano fino allo
sfinimento che non meritava di vivere, che era uno scarto umano, che
sarebbe sempre rimasto solo.
E questo
perchè?
Perchè
era stato abbandonato, ecco perchè. Era stato abbandonato,
faceva
orrore ai propri genitori, ai loro occhi era stomachevole: quindi non
meritava di vivere. E, man mano che quelli continuavano a dargli calci
nello stomaco, ignorando le sue acute urla, gridando quanto lui facesse
schifo, finì per convircersene.
And don't resent me
And
when you're feeling empty
Keep
me in your memory
Aprì di scatto
gli occhi. Era su un letto sfatto.
La stanza era buia
e fredda.
Provò a
mettersi seduto, ma fu costretto al materasso dal dolore che
provò quando si sollevò sui gomiti.
Aveva
il fiatone, come se avesse appena finito una lunga ed estenuante corsa.
Strizzò gli occhi, tentando inutilmente di mettere a fuoco
il luogo spoglio dove si trovava.
Ad un tratto, però, udì un rumore.
Gli si mozzò il fiato e voltò lentamente lo
sguardo verso
la porta che, con un fastidioso cigolio, si spalancò piano.
Notò una chioma di un rosa spento sbucare dietro la soglia e
socchiuse gli occhi per metterla a fuoco in quell'oscurità.
-Sei sveglio?- Udì quel mormorio molto distintamente dal
rumore dei clacson là fuori, per strada.
-Kirino-senpai?
La luce si accese; Masaki dovette chiudere improvvisamente gli occhi,
infastidito. Sentì passi ben piazzati sul pavimento
avvicinarsi, per poi udire un tonfo alla sua destra. Aprì
lentamente gli occhi dorati, abituandosi piano a quella
luce, osservando il maggiore che stava seduto di fianco a lui.
Aveva i capelli completamente scompigliati, gli occhi rossi e gonfi.
Kariya lo guardò sbattendo più e più
volte le
palpebre. Non si sarebbe mai aspettato che il senpai piangesse. Non
proprio di fronte a lui, almeno.
-Sei un idiota.- Sibilò quello, non degnandolo d'uno sguardo.
Masaki lo guardò torvo, facendo per alzarsi, ma fu colto
nuovamente dalle fitte.
-Si può sapere che diamine è successo?-
Borbottò con quel poco di voce che gli rimaneva.
La gola era secca, e ogni parola pronunciata gli provocava un forte
bruciore, come se si fosse messo ad urlare per ore.
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out all the rest
-"Che
diamine è successo", dici?- Quello di Ranmaru era un sibilo.
-E' successo ti sei fatto pestare da quei bastardi! Ecco cosa
è
successo!- Detto questo, si alzò di scatto, facendo
sobbalzare
Masaki, e voltandosi verso di lui.
-Hai la minima idea di quanto tu mi abbia fatto preoccupare?! Sei
apparso dal nulla, sembravi spaventato a morte e poi li hai sfidati
senza motivo! Possibile che tu non riesca a combinarne una giusta?!
-Ho avuto le mie ragioni per andargli contro.- Ribattè il
turchese, trovando chissà dove la forza per reggere lo
sguardo
del difensore più grande.
-E, sentiamo, quali sarebbero?- Il rosato prese diversi respiri per
cercare di calmarsi, ma non ottenne risultati positivi.
Masaki, d'altro canto, non sembrava voler accennare parola. Sapeva fin
troppo bene perchè aveva deciso di proteggere Ranmaru.
Preso dallo sconforto, Kirino si risedette di fianco al compagno, non
osando fronteggiare il suo sguardo dorato e indagatore.
-E' colpa mia se ti sei ridotto così.- Asserì.
-Sono
rimasto fermo mentre quelli ti picchiavano. Non sapevo che fare.
-N-non importa.- Riuscì a mormorare con un eccessivo sforzo
Kariya. -A casa tua ci sarei dovuto venire comunque.
Un lieve e malinconico sorriso increspò le labbra rosee del
maggiore, che, però, si rabbugliò nuovamente.
-Sai, notando che non arrivavi, avevo deciso di andare a cercarti.-
Kirino posò lo sguardo sulle mani del turchese,
congiunte
sul petto -come quando
uno di quelli gli aveva quasi spezzato la mascella con un calcio-.
-Se fossimo andati insieme, dopo gli allenamenti, magari nemmeno si
sarebbero avvicinati, vedendo che eravamo in due.
Masaki l'osservò per qualche attimo, prima di ritentare di
mettersi seduto.
Ciò causò, di nuovo, altro dolore.
-Idiota!- Lo ammonì Ranmaru, spingedolo per le spalle sul
letto. -Non ti muovere.
Kariya trattenne uno sbuffo. Il senpai riusciva ad essere irritante
anche in quelle situazioni.
-Piuttosto...- Esalò dopo qualche secondo di silenzio il
ragazzo
dalla chioma celeste. -Perchè volevi che venissi a casa tua?
-Non... Non posso nemmeno invitare un amico?-
Mormorò fintamente stizzito il rosato; l'espressione
colpevole ancora dipinta in volto.
Quelle parole gli fecero più male di tutte le botte che
aveva ricevuto.
-Noi siamo amici?
Don't be afraid
I've
taking my beating
I've
shared what I've been
-C-certo che si...-
Sussurrò vagamente imbarazzato Kirino, torturandosi le mani
nivee.
Masaki assunse un'espressione stupita.
-Davvero?
Non gli sembrava proprio il momento per intraprendere un discorso del
genere, ma il difensore più giovane sapeva che, se avesse
perso
quell'occasione, sarebbero tornati punto e a capo. Tanto valeva
approfittare.
-Beh... Non so se per te è lo stesso, ma...
-No, per me non è lo stesso.- Esclamò con enfasi
-forse troppa- il minore, che si pentì all'istante.
Ranmaru lo guardò accigliato.
-E come sarebbe per te, se posso chiedere?
-Ti odio troppo.- E Masaki si auto-proclamò il deficiente
dell'anno. Non era un buon momento, lo sapeva -Ranmaru aveva pure
pianto. Ma ovviamente
per le ferite che aveva subito lui stesso, non quelle di Kariya-
e il suo orgoglio ancora scalpitava per aver la meglio.
L'espressione del suo interlocutore divenne stupita, prima di
dipingersi di un sorriso malinconico.
-Se la pensi così, va bene.
"No, idiota! Tu mi
piaci, dannazione!"
Masaki deglutì rumorosamente, vergognandosi di
sè
stesso. Ma non fece in tempo a voltarsi per dar le spalle a Ranmaru,
che proprio quest'ultimo lo riscosse dai suoi pensieri.
-E, se mi odi così tanto, perchè mi hai difeso?
-Passavo di lì per caso.
-Avevi anche più paura di me, Masaki.
-Non chiamarmi per nome. E non avevo paura. In fondo, mi hanno solo
picchiato.
Calò qualche attimo di pesante silenzio, in cui Masaki
credette di essersi salvato, ma, ovviamente, si sbagliava.
-Solo picchiato?- E il maggiore si alzò di scatto per la
seconda
volta. Gli occhi erano divenuti improvvisamente colmi di una rabbia che
non gli apparteneva, che rovinava quel così bello azzurro
cielo.
-Dio, Masaki, quei quattro ti stavano massacrando!
Il kohai alzò svogliatamente lo sguardo sul rosato, che, di
nuovo, aveva preso a respirare molto profondamente.
-E, anche fosse, a te che importa?- E quella domanda fu posta con
così tanta freddezza che Kirino si sentì quasi
mancare,
ma non avrebbe lasciato l'ultima parola all'altro.
-Siamo amici, maledizione! Ovvio che m'importa!
Con uno slancio agile, ignorando del tutto il dolore pungente che
sentiva ovunque, Kariya si mise di scatto a sedere, stringendo con
forza le lenzuola bianche che, ormai, giacevano sulle sue gambe.
-Smettila!- Quasi strillò, ritrovandosi poco dopo a tossire
per
l'eccessivo sforzo; Kirino provò ad avvicinarsi a lui, ma in
risposta ottenne solo uno schiaffo sul braccio che lo costrinse ad
allontanarsi.
-Smettila di chiamarmi "amico"!
-E cosa diamine dovresti essere per me, allora?!
Masaki si zittì improvvisamente. I suoi occhi, stranamente
strabuzzati, si posarono sulle proprie mani graffiate. Dalle sue
labbra non scivolò parola alcuna; la tensione era quasi
tangibile e il silenzio era spezzato dai sottili ansimi per la sfuriata.
Kirino teneva i pugni stretti, di fronte a Kariya, che, seduto
scompostamente sul letto, era intento ancora a prestare la sua
attenzione sui propri arti.
I'm strong on the
surface
Not
all the way through
I've
never been perfect
But
neither have you
Era così preso dall'osservare le escoriazioni che nemmeno si
era
reso conto di avere, che non si accorse dello sguardo di Ranmaru
puntato addosso.
Egli stava per pronunciar parola, ma fu interrotto da Masaki, che
voltò lentamente il capo verso di lui.
-Non lo so.- Mentì spudoratamente. Avrebbe tanto voluto
dirgli che voleva che fossero più che amici.
"Ma tanto non gli importa nulla
di me. Fa finta di preoccuparsi per non sentirsi in colpa."
-Allora accontentati.
La freddezza di quella voce e il successivo frastuono della porta che
si chiuse con un gesto secco, fecero quasi scatenare
l'ilarità
di Masaki.
Sembrava quasi tutto un gioco, ai suoi occhi.
Una delle solite litigate sul "Kariya, perchè mi tratti
male?" di Kirino. Niente di nuovo.
E, in fin dei conti, quella di venir picchiato, per lui, non era
nemmeno una novità.
Svuotò istantaneamente la testa, accoccolandosi nel letto e
lasciando che il calore della coperta lo facesse assopire in quella
fredda giornata d'inverno.
-Fai schifo.
-Non è vero,
andatevene via.
-Non meriti di vivere.
-State zitti.
-Ogni persona con cui
parli ti odia.
-Non è colpa
mia.
-Rimarrai per sempre da
solo.
-Sono solo.
-Tutti ti
abbandonderanno.
-Tutti mi
abbandoneranno.
-Masaki! Masaki,
maledizione, svegliati!
I loro sguardi, d'un tratto, s'incatenarono l'uno all'altro.
-Ti stavi agitando nel sonno.- Spiegò qualche attimo dopo il
numero 3 della Raimon, scostandosi dalla visuale del kohai.
Egli rimase fermo a seguire con lo sguardo la silenziosa figura del
ragazzo più grande, che si dirigeva verso l'uscita della
camera.
-Quanto ho dormito?
-Più o meno un'ora. Avevo anche pensato di portarti in
ospedale, prima. Per le ferite, dico.
-Sono superficiali.
-Se lo dici tu.
Fece per aprir la porta, mentre Masaki l'osservava come in uno stato di
trance.
-Hai intenzione di fissarmi ancora per molto?
-Perchè sei venuto a controllarmi?- Cambiò di
fretta
discorso il più giovane dei due ragazzi, sviando lo sguardo
dorato. -Volevi per caso controllare se sono carino mentre dormo?
-Riesci ad essere sarcastico anche in queste situazioni.-
Osservò scocciato Ranmaru, aggrottando le sopracciglia. Si
lasciò sfuggire un sospiro tra le labbra.
-Volevo chiederti scusa.
-Per cosa?
-Sono stato brusco, prima.- Asserì a capo chino il rosa. -Mi
dispiace, se non vuoi essere mio amico non ti posso costringere...
Masaki lo guardò con tanto di occhi, sorridendo
impercettibilmente, tanto che il senpai non lo notò. Gli
faceva
quasi tenerezza... No!
Scosse lievemente il capo, per poi voltare lo sguardo oltre la finestra
alla sua sinistra.
Non ricevendo risposta, Kirino alzò gli occhi e si
lasciò
sfuggire un lieve sorriso nel notare il compagno con la sua solita aria
menefreghista.
Si sedette sul bordo del letto, godendosi i lievi borbottii di
disapprovazione lanciati dal minore.
-Ti senti bene?- Gli chiese cordialmente, sporgendosi di poco verso il
turchese. Egli annuì lentamente.
-Se mi muovo tanto, mi fa male tutto, però.-
Mormorò poco
dopo, voltando piano il capo verso il maggiore. -E mi fa male l'occhio.
-Già, è tutto nero.- Il rosato andò a
carezzare
piano la spalla del turchese, che sobbalzò e si ritrasse
immediatamente al contato, imporporando visibilmente.
-Ma che fai? Sei scemo?
-Masaki, ti ho solo sfiorato la spalla...
-E non chiamarmi Masaki!
-Non dirmi che t'imbarazzi per così poco!-
Esclamò
Ranmaru, lasciandosi sfuggire le risa che aveva trattenuto sin dal
primo momento in cui Masaki era arrossito; risate che non convolsero
affatto il minore, che, invece, indossò un finto broncio.
Poco dopo, Kirino riuscì a placare le risa, anche a causa
delle
occhiatacce continue che il piccolo gli mandava, e si bloccò
a
guardarlo intensamente.
Kariya non era mai stato un tipo emotivo, ma quando sentì
gli
occhi azzurri del senpai su di lui, si sentì avvampare, di
nuovo.
Notò con finto disgusto che un sorriso tenero increspava le
labbra del maggiore. Socchiuse gli occhi, borbottando.
-Che vorrebbe dire quella faccia?
-Niente, è che non ti ho mai visto arrossire.
-E sarebbe un buon motivo per sorridere come un ebete?
-Si.- Kirino accennò nuovamente un sorriso dolce, per poi
alzarsi dal letto. -Credo che tu debba avvisare i tuoi genitori.
So if you're asking me
I
want you to know
A quelle parole, però, lo sguardo del ragazzino si fece
improvvisamente vitreo.
-Ehi, che succede?
-Nulla.- Asserì meccanicamente Kariya. Sembrava se la fosse
preparata, quella risposta. Diede qualche occhiata intorno, prima di
rivolgersi a Kirino -che non riuscì a non notare
l'insistente
vuoto all'interno di quegli occhi dorati.
-Dov'è il mio giubbotto?
-Ah... E' in salotto... Vado a prenderlo...- Detto questo, Ranmaru
scomparì velocemente dietro la porta, con l'immagine di
quegli
occhi che sapeva di amare così piatti e colmi di un'infinta
tristezza.
Tornò poco dopo, notando tristemente che l'espressione di
Masaki
era rimasta invariata. Gli porse con lentezza il cappotto, da cui il
turchese estrasse il telefono.
Lo vide digitare qualcosa per qualche decina di secondi, prima di
premere il tasto di spegnimento e poggiarlo sul comodino di fianco al
letto.
-E' camera tua, questa?
Il rosato sobbalzò, sperando che il ragazzino avesse qualche
scherzo da fargli o qualche battuta... Ma niente. Il suo sguardo vacuo
sembrava quasi passargli attraverso.
-Si.
Non scambiarono più parola, almeno fin quando il turchese
non
alzò lo sguardo vagamente lucido -ma sulle prime non ci fece
molto caso- su di lui.
-Non mi hai ancora risposto.
-Eh?
-Perchè volevi che venissi? Non credo che tu l'abbia
veramente
fatto perchè mi consideri tuo amico.- La voce del minore era
piatta, totalmente diversa da quella vivace e scherzosa che lo
caratterizzava, e il particolare scosse ulteriormente Kirino, che
deglutì, tirando su un sorriso forzato.
-Beh... In realtà, volevo parlarti.
Non ebbe il tempo di continuare, che Kariya lo interruppe, quasi con
fretta crescente. -Riguardo a cosa?
Il difensore più grande abbassò lievemente lo
sguardo,
improvvisamente messo a disagio dal tono freddo e dagli occhi vuoti del
ragazzino.
-Penso che tu...- Cominciò titubante, cercando di sviare lo
sguardo del compagno che, però, era costantemente su di lui.
-Intendo, tu... Insomma, credo che ci sia qualcosa che ti turba.
Credeva -sperava- di generare qualche reazione nel più
giovane,
ma egli rimase totalmente impassibile alla sua affermazione. Non
rispose.
-Voglio dire... Anche se, si, sei vivace... Mi sembra che tu ti senta,
delle volte, messo sotto pressione... E a volte ti comporti in maniera
distaccata, così, all'improvviso. Come ora.-
Affermò con
decisione Ranmaru, intento a capirci qualcosa sullo strano
comportamento dell'amico'.
-Se mi odi così tanto, perchè mi hai protetto?
Ancora, nessuna risposta.
-Kariya, santo cielo, rispondimi...- Dalla sua voce si poteva benissimo
comprendere che era quasi sull'orlo del pianto.
-Perchè ti comporti così? Quasi come se volessi
essere escluso...
Non provenne alcun suono dal minore, ma Kirino, accumulando un coraggio
che credeva di non avere, alzò il capo, incontrando gli
occhi
ambrati.
Essi non erano vacui, no. Erano colmi di rancora, tristezza e una
rabbia che nemmeno lontanamente si avvicinava a quella che gli aveva
sempre visto indosso.
-Non puoi dire nulla. Non sai niente di me.- Ringhiò gelido
Masaki. Ranmaru trasalì ascoltando quella voce che nemmeno
sembrava appartenere al kohai, quello sempre energico e scherzoso,
quello che piaceva a lui.
Kirino sentì chiaramente le lacrime premere per uscire.
-Allora dimmi ciò che non so.- Con il tremore che gli
scuoteva il corpo, il maggiore
fece per sfiorare con le dita gelide la guancia del più
giovane, che
pareva quasi avere il fiatone.
Masaki gli lanciò uno sguardo colmo di rabbia, che
portò il numero 3 a trasalire e a ritirare di scatto la mano.
-Da me non saprai proprio niente.- Sibilò solamente il
difensore
numero 15, voltando le spalle al compagno, che si lasciò
andare
all'ennesimo sospiro.
-Masaki, se mi dici che succede, posso aiutarti...
-E come?- Quasi lo interruppe il più giovane, senza degnarlo
d'uno sguardo. Mantenne gli occhi fissi sulle proprie mani ferite.
-Se ti dicessi cosa mi succede, mi prenderesti per pazzo.- "E mi lasceresti solo."
When my time comes
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Kirino schiuse le labbra in segno di sorpresa. Non pensava affatto che
Masaki gli avrebbe detto cosa gli passasse per la testa, ma non credeva
di sentire quella frase da lui,
quel ragazzino così menefreghista, egoista e petulante, che
non
faceva altro che ferire continuamente sè stesso a sua
insaputa.
-Che intendi dire?
-Hai capito
benissimo, non
farmelo ripetere.- Mormorò il giovane dai capelli turchini,
trattenendo a stento un ringhio. Strinse con eccessiva forza il
lenzuolo sulle proprie gambe, non osando alzare lo sguardo sul maggiore.
Anche Ranmaru l'avrebbe abbandonato, etichettandolo come strano,
diverso e anormale. Chi
non l'avrebbe fatto?
In fondo, Ranmaru era uno come tanti altri.
E apparire debole proprio di fronte a lui, accendeva in
Masaki
un'ira che nemmeno credeva di possedere, sopita da chissà
quanti
anni nel suo cuore.
Non avrebbe mai
ammesso il
motivo per cui gli faceva continuamente scherzi, per cui lo prendeva in
giro e lo umiliava. Solamente, non voleva più essere quello
strano.
La sua spirale di pensieri fu interrotta bruscamente da un pesante
sospiro proprio proveniente da Ranmaru.
Con la coda dell'occhio, il turchese sbirciò i movimenti del
proprio Senpai, che teneva lo sguardo puntato sulle lenzuola bianche
come il latte.
-Perchè dici così? Non c'è niente di
male nel sentirsi soli.
E quelle parole fecero così tanto male a Masaki, che si
voltò con furore verso il rosato, osservandolo con pura
rabbia
negli occhi color dell'oro.
-Io non mi sento solo.- Ribattè, tentando di
auto-convincersi.
In fin dei conti, sapeva benissimo di soffire di amara solitudine, ma
mai si sarebbe sognato di dirlo ad alta voce, e, poi, non proprio di
fronte a Kirino.
-E, comunque- Continuò il turchese, non badando allo sguardo
mesto che il compagno gli lanciò, come a dire che era evidente quanto
si sentisse solo. -Non hai la minima idea di cosa significhi essere
abbandonati da tutti e sempre lasciato in disparte, perciò
non
hai diritto di parlare.
-Lo so.- Quasi lo interruppe il più grande, lasciando
ciondolare
le mani di lato ai fianchi. -Non so cosa è successo quando
eri
piccolo, nè cosa hai provato. Ma posso solo dirti che...
E s'interruppe bruscamente, probabilmente a corto di parole.
Se c'era una cosa che Kariya Masaki odiava, questa era essere lasciati
sulle spine. Così, si annotò mentalmente che,
dopo quella
strana conversazione che li vedeva protagonisti -che, poi, sarebbe
anche potuta essere una situazione "dolce", se, al posto loro, ci fosse
stato qualcun'altro-, l'avrebbe fatta pagare a Kirino.
Si morse piano il labbro inferiore, come per scaricare la tensione o
per far passare il tempo, non lo sapeva nemmeno lui.
Notò il senpai sorridere mesto e alzare piano lo sguardo su
di lui, fino a mescolarlo con il suo.
-Io ci sono.- E sorrise di nuovo, stavolta più dolcemente,
come a volerlo consolare.
Don't resent me
And when you're feeling empty
Keep me in your memory
Masaki l'osservò in
silenzio, come se fosse rimasto veramente a corto di parole, dinnanzi a
quello sguardo.
E si ritrovò
ad annuire, quasi senza volerlo, contro la sua volontà.
-Quindi, se hai bisogno
di parlare
o, che so, sfogarti...- Mormorò il rosa, continuando a
indossare
quel sorriso. Quel sorriso così pieno di dolcezza e
comprensione
che Kariya si sentiva davvero di troppo. -Io ci sono. Sempre.
Leave out all
the rest
Leave out all the rest
[I can't be who you are]
Angolo
di quella
rincogli... ehm, ehm Naru-chan:
Yahoo!
Già, vi mollo così. Chi vuole pensare ad un
finale romantico, lo faccia.
In realtà è che non avevo idee.
Perciò...
Passiamo alla fic, ecco.
Breeevissima spiegazione di questa fic senza senso...
Io penso fortemente che Masaki si comporti in questo modo
così
distaccato (?) perchè non vuole affezzionarsi
alle persone, poichè ha paura di essere abbandonato di nuovo.
Ma, ormai, tutto il fandom ha praticamente questa concezione di lui.
In pratica, qui Kirino si accorge del masochismo di quel
povero cristo (?) e quindi vuole aiutarlo, ma, come avete notato, tutto
s'incasina (?). Ma poi finisce bene. Più o meno.
E ora...
Au revoir (?)!
Naru-chan
PS.
La canzone, in sè, non c'entra molto con la fic -Molto? Non
c'entra un cavolo-.
Ma l'associo molto spesso a Masaki, poichè il ritornello
dice di "lasciar stare tutto il resto".
Io con questo intendo le sue manie di inferiorità
(MidorikawaMod: on), che lo tormentano sempre -che dolce, awn :3-
PPS.
E con "I can't be who you are", intendo l'incapacità di
Masaki di essere forte come Kirino, che a mio parere non è
nemmeno tanto forte psicologicamente ma boh. (?).
PPPS.
-Mo' basta.- Scusate eventuali errori, ma io in genere non scrivo shot
così lunghe.
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