Amaranth
Wow,
torna ancora con una one-shot! Questa volta parliamo di una storia che
si è classificata 4° ed ha vinto il premio per
l'ambientazione più originale nel contest "Angel Wings" indetto
da roro e Gweddi at Ecate.
Che dire di questa storia? Appena letto questo contest, ho pensato di poter
utilizzare la canzone "Amaranth" dei Nightwish. Mi sono liberamente
ispirata al video di quest'ultima per la trama. A volte i personaggi
potrebbero risultare leggermente OOC, per il fatto di essere inseriti
in un contesto 'strano' per loro. Alcune piccole note di lettura: le
frasi centrate in grassetto (in inglese) sono il testo della canzone;
le frasi con allineamento a destra in corsivo sono pensieri di Itachi;
quelle con allineamento a sinistra in corsivo sono pensieri di Naruto;
infine le frasi con allineamento a destra normali sono ricordi di
Naruto; il periodo centrato in corsivo è una 'chiamata che non
svanisce mai'(parole che giungono ad Itachi da un'altra
dimensione).
Vi lascio alla lettura. Un bacione, iaia.
Amaranth.
Seduto
sulla riva del ruscello che attraversava la radura poco distante dal
suo paese, osservava il lento fluire dell'acqua lungo gli argini
fangosi. Già da tempo aveva perso il contatto con la
realtà, immergendosi nel dolce scorrere dei ricordi. I volti
dei
suoi parenti tornavano ad imprimersi dentro le iridi scure, lasciando
un sapore dolce-amaro alla consapevolezza della loro assenza. Spesso si
ritrovava disposto a tutto pur di poter osservare ancora una volta il
sorriso di sua madre, il cipiglio severo del padre.
Baptised
with a perfect name
The doubting one by heart
Alone without himself
Battezzato con un nome perfetto
Colui che dubita dal profondo del cuore
Solo senza sé stesso
La
consapevolezza di essere
stato causa della morte e contemporaneamente carnefice del suo clan gli
pesava sulle spalle come un macigno, troppo difficile da sopportare.
Scoprire che la propria famiglia era a capo di una ribellione e
fautrice di un colpo di stato ai danni dell'Hokage, lo aveva trascinato
oltre il baratro del distacco emotivo che lo aveva spinto allo
sterminio.
Mai avrebbe voluto affondare le lucenti lame nelle membra dei suoi
consanguinei. Mai si sarebbe sognato che quel compito così
gravoso sarebbe stato affidato proprio a lui, che di quel clan faceva
parte. La notizia l'aveva annichilito, portandolo a compiere il
massacro con una lucidità disarmante per un uomo che sta
distruggendo la sua stessa gente.
Solo un'immagine rimaneva fissa nella sua mente, anche in questo
momento. Due profondi occhi neri lo fissavano, colmi di paura e
disperazione.
- Nii-san, perché l'hai fatto? -
Così
assorto nei suoi ricordi non si rese conto di essere osservato. Solo
quando l'altro si andò a sistemare accanto a lui, allora ne
percepì la presenza.
- Buongiorno, Otouto! Qual buon vento? -
Lo sguardo duro e penetrante del fratello gli faceva ancora male. Gli
ricordava quello sguardo
e tutto ciò a cui era legato.
- Mi sembra di averti ripetuto già diverse volte che non mi
reputo più tuo fratello da molto tempo, ormai -
Già, esattamente da quando l'aveva trovato con le mani
sporche
del sangue delle persone a loro care, con un coltello a recidere
stancamente la carotide della donna che li aveva dati alla luce.
Non era riuscito nell'intento di ucciderlo, anche se avrebbe dovuto.
Era sicuro che un bambino di otto anni non avrebbe mai tentato di
portare avanti la ribellione della sua famiglia. Prima ancora di
questo, non sarebbe stato capace di far del male a quel fratello che
amava più della sua stessa vita, una lacrima solitaria a
confermarlo.
War between him and
the day
Need someone to blame
In the end, little he
can do alone
Guerra tra lui ed il giorno
C'è bisogno di qualcuno da incolpare
Alla fine, c'è poco che possa fare da solo
Rimase in silenzio, aspettando che l'altro gli spiegasse il motivo per
cui l'aveva cercato.
- Prima è passata Sakura, a casa -
Sakura, una ragazza gentile, assistente del medico del villaggio. Si
chiese il motivo di quella visita. Suo fratello indovinò la
sua
curiosità, poiché riprese a parlare
nell'immediato.
- Voleva parlarmi della tua situazione, assicurarsi che fossi a
conoscenza del fatto che presto non sarai più
autosufficiente e
che essendo il tuo unico famigliare ho il dovere di assisterti nella
tua
malattia -
Ah, così l'aveva scoperto. Certo, non avrebbe potuto
tenergli
nascosta ancora per molto la sua imminente cecità.
Sicuramente,
avrebbe preferito poterglielo dire di persona, per sondare la sua
reazione nell'immediato, a caldo.
Fissò intensamente quegli occhi così simili ai
suoi,
probabilmente sarebbe stata una delle ultime volte in cui avrebbe
potuto farlo riuscendo a scorgere qualcosa.
- Non devi preoccuparti, Sasuke. Non ti importunerò ancora
con la mia presenza. Ho deciso di lasciare Konoha -
- Tu non andrai da nessuna parte in queste condizioni, Itachi. Presto
non sarai in grado neanche di riconoscere chi ti è accanto,
come
potresti vivere da solo? -
Sentì tutto il risentimento che covava in quelle parole. Ma si
stupì
della nota di dolore che adornava quello sfogo, quasi infantile.
- Perché non me ne hai parlato prima? -
- Otouto, devo ricordarti che pur vivendo nella stessa casa,
è da quasi dieci anni che non ci rivolgiamo la parola? -
Lo vide irrigidirsi, ma non ebbe tempo di osservare la sua reazione,
poiché un boato poco lontano attirò la loro
attenzione.
Entrambi si voltarono nella direzione da cui avevano sentito provenire
il rumore.
- Cosa è stato? -
- Cosa vuoi che ne sappia? -
Si alzò con moderata lentezza, mentre suo fratello
già correva verso il luogo dello schianto.
Accelerò il passo per accorciare la distanza che li
separava.
Uno strano senso di panico si stava impossessando del suo corpo. Ogni
cellula fremeva quasi in aspettativa. Digrignò i denti come
afferrò la spalla dell'altro, facendolo bloccare sul posto.
Uno
sguardo stranito lo spinse a parlare.
- Sei sicuro di voler sapere cos'è caduto, Otouto? -
Bastò l'occhiata gelida che gli arrivò per
convincerlo
che non sarebbe riuscito a dissuaderlo, e sicuramente non avrebbe
lasciato solo l'unico legame che ancora lo teneva ancorato alla vita.
Si affrettò a seguirlo lungo il sentiero che costeggiava il
ruscello e quasi non si accorse della brusca frenata che fece,
riuscendo a fermarsi per miracolo prima di centrarlo in pieno.
- Sasuke...? -
- Guarda lì -
Superò con lo sguardo la sua spalla, volgendo lo sguardo
nella direzione indicata dal suo dito.
Quando riuscì a mettere a fuoco la figura accasciata sulle
rocce
a lato del torrente, il suo cuore ebbe un sussulto, il respiro rimase
fermo qualche istante, prima di riprendere il suo corso con un ritmo
decisamente troppo veloce. Incatenato al suolo, incapace di muoversi,
fu ridestato dalla voce del fratello.
- Dobbiamo aiutarlo! -
Cercando di riprendere il controllo del proprio corpo, si
voltò verso Sasuke che era ancora fermo davanti a lui.
- Otouto, non sono sicuro che... -
Non si aspettava lo scatto d'ira che immediatamente colse il
più piccolo.
- E' ferito! Vorresti lasciarlo lì a dissanguarsi? -
Non ci fu bisogno di parlare oltre. Si avvicinarono velocemente. Da
quell'angolazione, l'unico dettaglio che li aveva scossi erano state le
lunghe ali di piume bianche, macchiate di un rosso amaranto. Se non
avessero saputo che quello non era il colore del sangue, avrebbero
supposto che la creatura fosse ferita.
You
believe but what you see
Credi solo in quello che vedi
Itachi fu il primo ad inginocchiarglisi affianco, notando che anche la
consistenza di quel liquido era più densa di quella del
sangue.
La sostanza imbrattava parte dei capelli, anche se ancora erano
chiaramente visibili ciocche di fili dorati che si diramavano lungo il
collo e la fronte.
- Secondo te, cos'è? -
La voce di Sasuke gli arrivò ovattata, come se si trovassero
in
due dimensioni differenti. Sussultò nel momento in cui si
accorse che il fratello gli era accovacciato accanto e fissava la
profonda ferita nelle ali, perché guardando da vicino si
erano
resi conto che quella era effettivamente una ferita, probabilmente
dovuta alla caduta.
- Cosa vuoi che ne sappia -
- Sembra...un angelo -
Come mosso da un volere superiore, si ritrovò ad avvicinare
una
mano verso la creatura. Una paura superstiziosa dilaniava la sua mente
mentre con i polpastrelli sfiorava quella pelle diafana, con una
sfumatura ambrata.
Fu nel momento in cui rafforzò la presa sulle spalle,
alzandogli
il busto ed incrociando due limpide pozze azzurre da cui sgorgavano
quelle lacrime rosse, che venne travolto da un'onda di emozioni e
ricordi che dovevano appartenere al corpo che stringeva.
[...passeggiavano allegramente lungo gli eterei giardini, lo sguardo
calamitato dalle numerose varietà di fiori raccolti ai lati
del
piccolo sentiero.
- Maestro Iruka, di che colore è il sangue? E
perché noi non sanguiniamo? -
- Naruto, Naruto! Noi non sanguiniamo perché il sangue
è segno di fragilità, tipico degli esseri umani -
Si avvicinò ad un fiore color amaranto.
- Ecco...il sangue dovrebbe essere più o meno di questo
colore -
Rimirò estasiato il fiore del peccato...]
[...-
Perché non ci è permesso amare? -
- E' insito nella nostra natura il fatto di amare incondizionatamente
Dio e solamente lui. Sarebbe peccato dividere il nostro amore tra lui e
qualcos'altro, non pensi? -
- Già... -
Era serio, troppo pensieroso...]
[...- Vi prego, lasciatelo! E' colpa mia! Solo mia! -
- La legge è uguale per tutti, Naruto e tu l'hai infranta.
Con uno dei peccati peggiori, per di più -...]
You
receive but what you give
Ricevi solamente in base a quanto dai
[...- La Giuria si è espressa. Naruto Uzumaki, angelo di
primo
livello. Per la pena di cui ti sei macchiato, sarai espulso dal
Paradiso -...]
[...- Mi spiace per come è andata a finire, Naruto -
- La ringrazio infinitamente per i suoi insegnamenti, Maestro. E' tempo
che vada -
- Si prenderanno le tue ali, Naruto -
- Non glielo permetterò, Maestro -
Con un battito d'ali, cadde in picchiata verso il nulla sotto di lui...]
- E'...un angelo dannato - sussurrò appena percettibile.
Sasuke lo fissò sgomento, senza riuscire a trovare il
coraggio per rispondere.
- Dobbiamo portarlo al Villaggio. L'Hokage saprà sicuramente
cosa fare -
Aveva detto quelle parole senza credervi realmente. Difficilmente
qualcuno avrebbe potuto fare qualcosa per quella creatura sperduta.
Anzi, aveva la certezza che avrebbero reagito nel peggiore dei modi.
Tutti erano a conoscenza delle leggende sugli angeli dannati. Chi li
soccorreva era destinato ad un fato crudele, il villaggio che li
accettava avrebbe patito la fame, come giusta punizione per aver
aiutato un traditore.
Sapeva che mai avrebbe dovuto guardare in quegli occhi nei quali si era
smarrito. In tutto quel tempo non aveva perso il contatto visivo, quei
cieli azzurri continuavano a fissarlo colmi di dolore e tristezza.
- Ascoltami, Naruto. Ora ti porteremo via di qui -
Si girò lentamente verso il fratello.
- Non guardarlo negli occhi, Otouto! Prepara una barella d'emergenza,
non penso riesca a camminare -
Strappò una fascia di tessuto dal suo mantello e vi nascose
gli
occhi sanguinanti. Lo sentì sussultare al contatto.
- E' solo una precauzione -
Vide la testa bionda annuire lievemente, prima che la voce melodiosa,
la stessa che l'aveva incantato qualche istante prima, parlasse.
- Ti ringrazio per quello che stai facendo -
- Non farlo, ti sto solo portando in un luogo in cui proverai maggior
pena -
Si voltò nel momento in cui Sasuke arrivò con un
sostegno.
- Sai, Itachi. Non penso che dovresti parlargli. Insomma, è
pericoloso! -
- Cosa fai, Otouto? Ti preoccupi per me? -
- Tsk -
- Aiutami a caricarlo -
Senza parlare, presero l'angelo per le braccia e lo fecero accomodare
sulla portantina improvvisata. Si mise davanti, per poter
guidare
quello che sembrava un corteo funebre. Il suo fratellino, in fondo,
sembrava pensieroso.
Camminavano lentamente attraverso la
fitta
foresta che li distanziava dal
Villaggio,
barcollando leggermente sotto il peso del corpo che
trasportavano.
La sua mente era persa in un mare di congetture ed elucubrazioni su
ciò che aveva veduto pochi minuti prima. Si chiedeva inoltre
se fossero vere le leggende, poiché in quel caso lui sarebbe
stato dannato in eterno.
Quando, per errore, una delle sue mani sfiorava un pezzo qualsiasi
della veste dell'angelo, fremeva dal terrore di poter rivivere ancora i
ricordi di quella creatura. Più volte aveva stretto il legno
della portantina con forza, cercando di placare quell'inquietante
sensazione di panico.
Fu in uno di quei momenti che sentì distintamente un
singhiozzo alle sue spalle. Si voltò leggermente, squadrando
la figura accovacciata dietro di sé da sopra la spalla, e
senza sapere il perché ebbe pietà per quel corpo
così bello e perfetto che stava trascinando al patibolo. Nel
momento in cui percepì un tocco leggero sulla mano,
trattenne il respiro. Dita delicate, macchiate di sangue,
la stavano accarezzando. Il pezzo di stoffa che copriva le due gemme che
erano gli occhi azzurri che aveva visto in precedenza era completamente
fradicio e lasciava scivolare gocce amaranto lungo il viso ambrato.
Caress
the one, the never-fading rain in your heart,
the
tears of snow-white sorrow
Accarezzala, la pioggia ininterrotta nel tuo cuore,
le lacrime di candido dolore
Si perse nella contemplazione di quel corpo così perfetto,
finché la voce del fratello non lo ridestò.
- Itachi, cosa succede? Ti sei bloccato -
Colto alla sprovvista, si accorse di essere fermo. Fortunatamente
notò di essere arrivato ad un bivio, così per
non far preoccupare il fratello, rispose sicuro.
- Sto pensando a quale strada ci conviene fare. Quella a destra
è sicuramente più veloce, ma con un peso del
genere non sarebbe agevole. Quindi ci conviene prendere quella a
sinistra, pur allungando non rischiamo imprevisti -
Sasuke gli fece un lieve cenno d'assenso prima di riprendere a
camminare, spingendolo lentamente. Si affrettò a riprendere
un ritmo serrato, tornando a concentrarsi sul contatto con le dita
dell'angelo, che non si era interrotto durante il dialogo con il
fratello.
Quella mano al contempo fredda e gradevole al tatto, lo carezzava quasi
con dolcezza. Riusciva a percepire tutta la disperazione che proveniva
dall'altro e non poteva che rattristarsene.
- Non crucciarti per la
mia posizione, Umano -
Si voltò velocemente, spaventato, ma l'unica
cosa che vide fu lo sguardo preoccupato del suo Otouto. Stava per
chiedergli se anche lui avesse sentito la voce dell'angelo, visto che
questo sembrava incosciente, quando di nuovo parlò.
- Lui non
può sentirmi, poiché non sto parlando. Siamo in
contatto mentale dal momento in cui tu hai frugato nella mia anima ed
io nella tua -
Era basito. Non aveva 'frugato' nel passato di
quell'essere, ma erano stati i ricordi di quest'ultimo ad irrompere
prepotentemente nella sua mente al loro primo contatto.
- Scusa se ti ho
spaventato, prima. Avevo bisogno di qualcuno che condividesse con me -
- Condividere cosa? -
- Il mio peccato, Umano -
La sua mente vorticava frenetica, in cerca di un
particolare che gli facesse capire che quello fosse un sogno, da cui si
sarebbe svegliato presto. Purtroppo era tutto fin troppo vero.
- Hai paura, Umano? -
La sua voce cristallina incrinata. Aveva posto quella
domanda con timore, dovuto forse al non appartenere a quel mondo.
- Itachi, Naruto. Il mio nome
è Itachi e sì, sono spaventato, come te del resto
-
- Ho visto dentro di te odio e
disperazione, distruzione e sangue, quello vero. Il suo colore
è riflesso nei tuoi occhi. Ho visto cosa è
successo alla tua famiglia -
Caress the one, the
hiding amaranth in a land of the daybreak
Accarezzalo, l'amaranto nascosto in una terra dove sorge il sole
- Taci, dannato! Non puoi sapere
cosa provo -
Lo
sentì ritrarsi lentamente, fu quasi sul punto di lasciare la
presa quando la rafforzò con maggior vigore.
- Lo pensi veramente? Tu
hai sentito benissimo quello che ho provato io, perché non
dovrebbe essere lo stesso per me? -
Ammutolì a quella constatazione. Quell'angelo
conosceva i suoi peccati come lui poteva immaginare quelli dell'altro.
-
Io non ho visto esattamente tutto ciò che è
successo. Era
come se davanti agli occhi mi passassero degli spezzoni della tua vita -
- Idem -
Notò in lontananza il vecchio ponte grande, su
cui
intravide un folto gruppo di persone. Si era dimenticato della
commemorazione per i defunti della strage che aveva compiuto, che si
stava svolgendo in quel momento sulle rive del fiume. L'Hokage era
lì, in piedi di fronte alla folla in silenzio, ed in pochi
secondi si ritrovò a
fissarlo. Rimaneva sempre incatenato da quello sguardo austero e duro,
da quell'unico occhio appena visibile attraverso le bende che
fasciavano quel viso autoritario. Aveva la stessa espressione che
ricordava nei suoi ricorrenti incubi, quella del giorno in cui gli
aveva affidato l'incarico gravoso. Nessuno al Villaggio sospettava che
dietro il massacro si celasse il volere di quell'uomo. Forse qualcuno,
soprattutto coloro che avevano vissuto la guerra civile per la
conquista della supremazia, avevano rivisto in quell'esecuzione un
barlume della follia omicida che aveva portato al potere Danzou, ma si
curavano bene dal rivelare i loro sospetti ad anima viva.
Di lui era stato riferito che fosse stato graziato per il semplice
fatto di essere ancora un ragazzo, incapace di discernere il bene dal
male, la verità dalla menzogna. Così era stato
allontanato dagli abitanti, che provavano ribrezzo al solo pensiero che
un assassino potesse vivere tra di loro, gettando un'ombra oscura sulle
loro case.
Si ricordò improvvisamente della mano che ancora stringeva
la sua, e la scrollò via. Avvertì prepotente il
senso di vuoto che la mancanza di contatto aveva generato ed il terrore
che era cresciuto nella creatura alle sue spalle per il suo gesto
improvviso.
Tenne la testa alta, mentre si incamminava fiero verso il ponte. Non
poteva permettere di farsi vedere debole da quella gente, la sua era
già di per sé una situazione critica. Si
voltò lentamente verso il fratello.
- Sei ancora sicuro di ciò che stiamo per fare, Otouto? -
- Non saprei cos'altro fare a questo punto, ci hanno già
visto -
- Lo stiamo condannando, come stiamo condannando noi stessi. Io ero
già preparato, ma tu? Sarai pronto per la discesa negli
inferi? -
Lo vide deglutire, prima di dirigere la sua attenzione sull'angelo. Le
sue ali si erano agitate leggermente alla sua ultima parola, ma non ne
immaginava minimamente il reale motivo. Solo quando una piuma candida,
ancora immacolata, si posò sulla sua spalla, venne
nuovamente investito dai ricordi della creatura.
[...ansimava eccitato
tra le braccia del solo che fosse riuscito a farlo peccare.
Amava la sua vita in Paradiso ed amava Dio, ma da quando aveva
conosciuto LUI, tutte le sue certezza avevano iniziato a vacillare.
Tra le sue braccia si sentiva sicuro e protetto; la sua voce profonda
lo faceva fremere in aspettativa ad ogni sussurro.
Sapeva di essere nel torto, ma non poteva fare a meno di lui, non
più ormai.
Portò una mano ambrata tra i folti capelli rosso fuoco,
tirandoli verso di sé per unire ancora le loro labbra.
- Naruto, sei stupendo -
Sapeva che non doveva dare ascolto a quelle parole, erano un tranello
per convincerlo a schierarsi dalla sua parte.
Gli occhi infuocati del suo amante lo scrutarono fin nel profondo,
indovinando tutte le sue incertezze.
- Se non sei sicuro, possiamo anche smettere qui -
L'imminente senso di vuoto che si prospettava nella sua mente lo fece
rabbrividire. Gemette disperato, trattenendolo per il collo.
- Ti prego, resta qui, Kyuubi -
- Sapevo che non mi avresti allontanato, cucciolo -
Si sentì invadere dall'essenza dell'altro, non riuscendo a
fare altro che bearsene.
Era un peccato così grande, infine, essere innamorato del
Diavolo?
Non riusciva a capacitarsene...]
Sussultò a quella rivelazione e non poté far
altro che voltarsi sconcertato in direzione di quell'essere che
sembrava tanto puro, ma che nascondeva un fardello simile. In quel
momento, capì che per il bene di tutti e tre avrebbe dovuto
essere ancora più risoluto di prima. Avrebbe dovuto mostrare
a testa alta i loro peccati alle persone contro cui si accingevano a
combattere.
Apart
from the wandering pack
in
this brief flight of time
we reach for
the ones, whoever dare
Distaccati dal branco vagante
in questo breve volo del tempo
raggiungiamoli, chiunque osi farlo
Percepiva gli sguardi
disgustati e feroci che gli venivano lanciati dagli ignari abitanti,
per lui ognuno era come uno spillo che si conficcava a forza nella
mente facendola sanguinare. Percepiva l'inquietudine dell'angelo dietro
di sé e ne condivise l'agitazione. Dopotutto, lo stavano
portando verso la fine, nessuno di loro sarebbe più potuto
tornare indietro, a parte forse Sasuke. Avrebbe fatto tutto
ciò che gli era possibile per salvare dalla dannazione il
suo Otouto, per la seconda volta.
Erano arrivati alla metà del ponte nel momento in cui
sentì autoritaria la voce dell'Hokage che li richiamava.
- Cosa succede, Itachi? Cos'è quella cosa che trasportate? -
Il confronto era arrivato. Sentiva gli occhi di tutti i presenti su di
loro e la domanda postagli non ammetteva possibilità di
salvezza. Le ali si mossero impercettibilmente, probabilmente solo lui
e Sasuke se ne resero conto. Non sapeva cosa dire, fin quando non fu
suo fratello a rispondere.
- Hokage-sama, è un angelo dannato. L'abbiamo trovato sulle
sponde del fiume -
I presenti sgranarono gli occhi terrorizzati, mentre Danzou gli si
avvicinava circospetto.
- Cos'hai detto, ragazzino? -
- Se non crede alle mie parole allora controlli con i suoi occhi -
You believe but what you see
Credi solo in ciò che vedi
L'uomo si accostò alla portantina, diede un'occhiata alla
creatura che vi giaceva, che a quella vicinanza si era ritratta
spaventata, e dopo parlò rivolto al popolo.
- Era destino che in un giorno nefasto come quello del ricordo della
strage degli Uchiha, proprio gli ultimi due superstiti di quell'antica
e grande casata ritrovassero sulle sponde di questo stesso fiume, che
ha visto la morte dei loro famigliari, una creatura ripudiata dal
paradiso, rinnegata da Dio. E' un ammonimento, affinché non
si ripeta più ciò che è successo in
passato -
Poi, si voltò nella sua direzione e sorrise vittorioso. In
quel momento, comprese che per loro non c'era più speranza.
Il grido che si levò potente dalla folla che ora si era
attorniata a loro a rimarcarlo.
You receive but what you give
Ricevi solamente in base a ciò che dai
- Uccidete l'essere dannato! Al bando gli Uchiha! -
Questo grido martellava nella sua mente irrefrenabile, stordendolo.
L'Hokage, in pochi attimi, aveva richiamato le sue guardie e gli aveva
ordinato di trasportare la portantina nel deposito abbandonato oltre il
ruscello. La sua voce autoritaria risuonò tra la folla.
- Preparatevi per l'esecuzione. Quella creatura verrà
bruciata viva insieme al capannone in cui verrà rinchiusa -
Mentre vedevano la figura dell'angelo allontanarsi verso una fine
miserabile, lui ed il fratello si scambiarono uno sguardo che
racchiudeva tutti i loro pensieri. Fu in quel momento che alcune piume
li circondarono cadendo su di loro come pioggia inesauribile.
Allungò la mano per afferrarne una. Era candida e delicata
proprio come Naruto. Pura e fragile, triste. La carezzò
piano, sfiorandola lievemente, per paura di rovinarla.
Caress the one, the never-fading
rain in your heart,
the tears of snow-white sorrow
Accarezzala, la pioggia ininterrotta nel tuo cuore,
le lacrime di candido dolore
E proprio in quel momento, quello in cui le sue dita entrarono in
contatto con la consistenza quasi inesistente della piuma, comprese il
vero significato di quegli avvenimenti. Tutti i tasselli del puzzle
tornarono al loro posto. Scorse finalmente l'amaranto che si nascondeva
dietro le candide ali. L'insidia dietro la purezza. La corruttibile
essenza di colui che in poco tempo l'aveva legato a sé
indissolubilmente. Rabbrividì alla consapevolezza dei suoi
pensieri ed allo stoicismo con cui si rese conto di essere stato
raggirato e truffato dalla creatura più bella che avesse mai
visto, e dal Demonio.
Caress the one, the
hiding amaranth in a land of the daybreak
Accarezzalo, l'amaranto nascosto in una terra dove sorge il sole
Stava per iniziare un
nuovo percorso per lui, probabilmente ancora più irto di
quello intrapreso fino a quel momento, ma era felice. Avrebbe fatto
qualcosa per aiutare quell'angelo dannato ed avrebbe salvato ancora una
volta il suo fratellino dal buio. La preghiera accorata gli ronzava
ancora nella mente, nitida come un'alba serena.
- Ti scongiuro Itachi.
Ama il mio peccato, rendilo tuo e permettimi di tornare puro. In questo
modo io prometto che proteggerò la persona a te
più cara per tutta la sua vita -
Vide distintamente le due guardie entrare nel capanno ed uscirne dopo
alcuni minuti, senza la creatura. In quel momento decise la sua vita.
Corse velocemente verso la sua meta, lasciando il fratello basito ad
osservarlo. Si preoccupò di non essere visto, di modo che
potesse avere tutto il tempo di cui necessitava per assoggettarsi al
patto che gli era stato proposto.
Tentò di aprire le imposte del deposito, inutilmente. Erano
sbarrate ed un grande lucchetto scintillava nel mezzo, bloccandole.
Si diede dello stupido per non aver pensato ad
un'eventualità del genere, ma non si lasciò
sopraffare dallo sconforto. Si arrampicò veloce lungo il
lato obliquo del casolare e si trascinò fino all'abbaino.
Con un pugno deciso, fece frantumare il vetro in tante piccole schegge
che si persero nella grandezza dell'ambiente sottostante. Scese
velocemente e si guardò intorno, alla ricerca di quello di
cui aveva bisogno.
La prima cosa che vide, furono le candide ali, ora legate. Poi scorse
il volto rigato di gocce amaranto, i capelli dello stesso colore del
sole che stava tramontando in quel momento. Sembrava spaesato.
Reaching, searching
for something untouched
Raggiungere, ricercare qualcosa di inviolato
Si avvicinò silenziosamente, ed allungò una mano
fino a sfiorare, per la prima volta consapevole delle ripercussioni, la
pelle diafana ed ambrata all'altezza della benda che copriva quei pozzi
di acqua limpida che aveva osservato una sola volta nella sua vita.
L'angelo sobbalzò spaventato. Probabilmente non si aspettava
un contatto o semplicemente era sorpreso che lui si trovasse
lì. Nel momento in cui si rese conto delle implicazioni che
questo portava con sé, annaspò in cerca di aria.
Troppo attratto da quel potere arcano, non riuscì a ritrarre
le dita prima che queste scendessero in una lieve carezza sulla guancia
umida.
Dopo un primo scatto preoccupato, Naruto si lasciò cullare
lentamente da quel tocco delicato, finché preso abbastanza
coraggio non si decise a parlare.
- Non pensavo saresti venuto veramente, Itachi. Sei davvero disposto a
sacrificarti per me? Per lui? -
Aveva alzato le mani legate per raggiungere il suo viso e non
riuscì a trattenersi dallo slegare quei polsi fragili.
- Naruto, tu sei sicuro di ciò che mi hai detto? Riuscirai a
mantenere la tua promessa? Riuscirai a salvarti?-
Nell'ultima domanda una nota di panico che non pensava di poter provare.
Lo vide annuire lentamente e stirare la bocca in un sorriso dolce. Il
suo cuore sussultò, ed in quel momento capì che
era giusto. Per lui non ci sarebbe stata comunque redenzione, ma almeno
loro sarebbero tornati ad essere puri.
Raccogli l'amaranto che sgorga dal cielo,
fallo e la creatura dannata innanzi a te
tornerà pura e finalmente potrà ricongiungersi
con il Divino.
Non esitare ancora, l'amaranto è la risposta al tuo quesito.
Hearing voices of the
never-fading calling
Ascoltando le voci della chiamata che non svanisce mai
Fu nel momento in cui terminò la carezza su quella pelle
liscia che sentì il rumore della serratura che si apriva di
scatto. Sobbalzò e fissando ancora l'angelo
sussurrò al suo indirizzo.
- Sono pronto a raccogliere ciò che stai per donarmi, Naruto
-
Dicendo questo, alzò il volto dell'altro con due dita sotto
il mento. Dopo un primo istante di smarrimento, quest'ultimo
annuì deciso e lasciò scorrere lungo la guancia
una lacrima più grande ed intensa delle altre.
La sua mano era già pronta per accogliere
il peccato e quando quella goccia si staccò dalla
linea della mascella, cadde direttamente tra le sue dita, che si
chiusero immediatamente a sigillare quel tesoro che avrebbe custodito
fino alla morte.
Non si rese conto delle persone che entravano nel capanno, delle urla
dell'Hokage nei suoi confronti, delle mani che lo allontanavano
brutalmente dal corpo etereo che aveva avuto accanto fino a quel
momento.
L'unica cosa che riuscì a vedere, fu la paura nei lineamenti
perfetti dell'angelo, il suo disperato tentativo di raggiungerlo,
allungando le braccia per sfiorarlo anche solo un'ultima volta. Non
avrebbe più sentito quella voce soave, non avrebbe
più toccato quella pelle calda.
Si sentì stringere in un abbraccio forte e voltandosi scorse
il suo piccolo Otouto che lo teneva saldamente tra le braccia.
- Mi dispiace, Itachi! Perdonami. Non avrei dovuto lasciarti solo, non
avrei dovuto -
Il ragazzo stava piangendo, e riusciva a vedere ogni piccola sfumatura
di quello spettacolo che ormai gli era stato negato. Era da tempo che
non riconosceva più così nitidamente ciò
che lo circondava e si chiese come fosse possibile.
Gli arrivò all'orecchio una frase di cui non
riuscì ad afferrare il senso, almeno non in un primo momento.
- Cosa ha fatto ai tuoi occhi, Itachi? -
Sentì il rumore di passi frettolosi che si avvicinavano al
luogo, grida orripilanti e disgustate. Era tutto come quella volta, tutto
si ripeteva come in una giostra dei cavalli, ma lui non riusciva
più a sentire quel dolore che lo aveva attanagliato in
passato. Era così, in pace con sé stesso.
- Siete pronti ad appiccare il fuoco? -
Solo in quel momento si rese conto di ciò che stava
realmente accadendo. Tentò di liberarsi dalla stretta del
fratello, invano. Le forze sembravano essergli venute meno e non
riusciva a ribellarsi da quella presa.
Era ancora tra le braccia di Sasuke, quando vide le prime lingue di
fuoco espandersi oltre il deposito. Osservava rapito quella danza
spettrale, che si scontrava ardente contro il sole che moriva. Un solo
pensiero attraversava la sua mente. Naruto non sarebbe morto, si era
accollato le sue colpe per poterlo salvare e non avrebbe potuto
abbandonare la vita in quel rogo, non sarebbe stato leale.
- Otouto, non preoccuparti. Starà bene -
L'altro lo fissò interrogativo, proprio nell'istante in cui una
luce abbagliante si librò oltre lo scintillio del fuoco.
Indicò con un dito il punto in cui l'angelo si stava innalzando
in tutto il suo splendore.
Le sue stupende ali erano tornate ad essere bianche e candide, non
c'era più amaranto a ricoprire il suo corpo, tornato ora senza
peccati. Mentre ascendeva al Cielo, la creatura gli rivolse il sorriso
più bello che avesse mai visto, con quegli occhi di nuovo felici
e quasi dimentichi del dolore provato fino a quel momento.
- Grazie, Itachi. Lo proteggerò, non temere -
Sorrise di rimando, prima di accorgersi di aver iniziato a piangere. Si
lasciò sprofondare nell'abbraccio preoccupato di Sasuke, mentre
entrambi osservavano l'angelo tornare alla sua Casa, felice e
finalmente libero dal sentimento che lo aveva trascinato in quella
situazione.
Fu solo quando si specchiò nelle gelide acque del ruscello che
l'ultimo tassello del puzzle andò al suo posto. Osservando il
suo riflesso, notò distintamente il rosso che colorava le sue
iridi, ed il nero che contraddistingueva le sue lacrime. Comprese di
non potersi più trattenere in quel Villaggio. Gli abitanti non
lo avrebbero mai più accettato come loro concittadino, e non
poteva dargliene torto. Ma non gli importava più.
Il suo unico legame, suo fratello, era salvo e doveva tutto a quegli occhi e a Naruto.
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