Inconfessabile

di RosenQuartz
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INCONFESSABILE



Non c'era momento della sua vita a cui Javert potesse ripensare in cui Jean Valjean non comparisse almeno in parte. Ogni istante, ogni pensiero, per anni era stato inconsapevolmente dedicato a lui. Alla sua ricerca aveva dedicato la sua esistenza, la volta stellata testimone di una lotta strenua, dai risultati insopportabilmente inconsistenti e impossibili da dimenticare. Non poteva immaginare un momento della sua vita senza lui. E lo sconcertava. Nessun dubbio l'aveva attanagliato fino a quel momento, assolutamente convinto della giustezza del proprio fine. La legge unica luce della sua vita, la strada del dovere unica via da seguire. Perché allora queste incertezze. Ora che era a un passo dal metterlo dietro le sbarre. Rinchiuso. Suo, finalmente. La legge gliel'aveva messo sulla strada, il dovere gli aveva imposto di seguirlo mentre un'inconfessabile parte di sé gli impediva di catturarlo, godendo di quelle schermaglie anche quando non era completamente certo che di Valjean si trattasse.

Lo ricordava ancora stremato, i muscoli tesi e vibranti per le fatica, ansimante. Lo spaventava l'idea che lo figurasse con tale precisione, i suoi lineamenti impressi nella sua mente. Non aveva dubitato nel riconoscerlo quella prima volta, anche camuffato in quegli abiti troppo raffinati per la sua rozzezza, quella peculiare forma di vigore che lo caratterizzava e lo rendeva unico e immediatamente riconoscibile anche nella folla più disordinata e confusa. Non l'avrebbe seguito. Ne era certo, non voleva accettarlo, ma sapeva che quello stesso dovere che finora l'aveva posseduto cedeva davanti a quegli occhi, quello sguardo intenso che lo catturava e lo teneva avvinto. Inspiegabile, ambiguo, anche ridicolo per la sua fermezza e integrità. Non era una donnetta innamorata, ma un uomo certo e rigido nelle sue convinzioni. O, almeno, credeva di esserlo. Non era più sicuro di nulla in quel momento.

Si sporse dalla ringhiera, le acque della Senna che chiamavano il suo corpo, ineluttabili. Non la sua anima, no, quella era stata persa ore prima, quando si era scontrato con Valjean e aveva ceduto, per la prima volta nella vita. Cedere non era consentito. Non era possibile per un uomo, un ufficiale come lui. Non pensava sarebbe mai successo. Era accaduto e stentava ancora a ritenerlo possibile. Aveva macchiato la divisa, il ruolo, la legge che rappresentava. Non lo meritava. Non meritava la legge di essere tradita in tal modo e non meritava Valjean di essere catturato quando una sola occhiata alla sua figura sporca e distrutta l'aveva distrutto. Sconcertante, contraddittorio.



NDA

Geronimo Rauch è la mia musa.


 




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