Eccolo lì.
Mi assomiglia più di quanto io
sia disposto ad ammettere.
I suoi occhi così simili ai
miei, gli zigomi affilati, i capelli che ad onde corvine coprono
obliquamente la fronte diafana.
Eppure la differenza tra noi sarà
quella che metterà fine alla sua vita.
La mia bacchetta si solleva, fino a
premere crudelmente sulla sua giugulare.
Oh, sai cosa sta per succedere, te lo
leggo negli occhi, nel respiro che si fa sempre più agitato.
Sei disgustoso.
Le tue lacrime, i tuoi mugugni
imploranti, le tue mani che artigliano i capelli.
Terrorizzato.
Questi sono i babbani.
Così inutili, così
penosi, così stupidi.
Il mio sguardo di disprezzo deve averti
veramente scosso.
-No, ti prego, TI PREGO!
Non servono a nulla le tue urla, mi
viene solo da sorridere.
Guardami, guarda tuo figlio mentre è
disposto a tutto pur di non doverti più chiamare “padre”.
Il lampo di luce verde si schianta sul
suo viso, illuminando i suoi occhi, fossilizzandoli in un moto di
terrore.
-Addio...Tom.
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