Gracious
Wings
Ormai
curvata dal peso degli anni, scese dalla barca e sorrise piano.
Le
ali dell’arpia si avvolsero attorno a lei, e quello che
sentivano non era la pelle rugosa o il gelo della morte, ma il calore
ancora ingenuo dello spirito ardito che un tempo palpitava nel petto di
bambina.
Due
singole lacrime rigarono il volto umano della creatura, mentre
conduceva con sé quell’anima con una dolcezza che
mai aveva riservato a nessun’altra e ne ascoltava la storia,
nutrendosi delle morbide parole che narravano di vita, dolore, della
verità persa tra le lancette di una bussola dorata.
La
strada era lunga e tortuosa, e mentre i suoi passi leggeri
risvegliavano memorie sperdute nella landa desolata, lo spirito non
smise mai di parlare. L’arpia ne sfiorava il volto perlaceo,
avidamente protesa per assaporare la stessa voce che anni prima le
aveva donato un nome.
Alla
fine, lo spettro sorrise di nuovo. Abbracciò colei che
l’aveva guidata fino a lì, e dal suo volto
sparirono i segni del tempo trascorso, che tornò ad essere
quello della fanciulla che aveva sfidato
l’Autorità e la morte stessa.
—
Addio, Alibenigne, amica mia — sussurrò Lyra
dolcemente, tremolando come la luce di una candela per
l’ultima volta, prima di dissolversi nell’aria
frizzante della notte. — Grazie a te, non ho mai
più avuto paura di morire.
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parole]
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