- Questa
storia partecipa al contest “Cavalieri
di Draghi” indetto da
Najara87 sul forum di EFP
- L'Ammazzadraghi
– Alba
- «A
volte sono le persone che nessuno immagina che possano fare certe
cose, quelle che fanno cose che nessuno può
immaginare,» annuncia
con voce solenne e traboccante d'orgoglio il Generale, mentre guarda
i vestiti imbrattati di sangue di sua figlia in piedi davanti a lui,
testa alta e sguardo fiero.
- Oh,
se solo il Generale sapesse! La figlia che guarda con così
tanto
affetto in realtà non ha compiuto la missione che le era
stata
affidata. La testa che sta ai piedi del Generale non è stata
tagliata da Aaltje, ma da me, una semplice serva.
- «Padre,
sono fiera di quello che ho compiuto, ma c'è una cosa che
devo
chiederti.»
- Aaltje
prende un profondo respiro e si inginocchia a terra, nella classica
posa delle richieste. Non mi ha parlato di questa grande idea durante
il ritorno, spero solo che non stia per chiedere qualcosa di
indecente o stupido, non so se potrei salvarla.
- Involontariamente
stringo le mani dietro la mia schiena, tirando fuori dalla fascia che
mi lega la vita un paio di pugnali da lancio.
- «Idis,
vorrei che anche lei venisse nominata Cavaliere.»
- A
stento le ginocchia mi tengono in piedi. Lo sapevo che stava per
chiedere qualcosa di stupido!
- ~~~
- La
notte precedente.
- «Tua
madre mi ha ordinato di accompagnarti,» mi dice Idis con il
suo
penetrante sguardo di ghiaccio. I suoi occhi sono più
azzurri di un
cielo senza nuvole, mi piace guardarli per un tempo indefinito.
Almeno, sempre, ma oggi proprio no.
- Annuisco
pensierosa, mentre mi guardo un'ultima volta nello specchio della mia
tenda. Indosso un abito composto da stoffe diverse, con sotto un paio
di pantaloni leggeri e comodi.
- «Credi
di potercela fare?»
- «Devo
essere sincera?» la guardo attraverso lo specchio e noto che
mi
sorride, quasi incoraggiante. O è quello che dovrebbe
essere, credo,
non è così brava a dimostrare quello che in
realtà pensa. Penso
sia dovuto al suo addestramento ferreo.
- «Ci
sarò io con te, mia signora,» fa un inchino ed
esce dalla tenda,
probabilmente per fermarsi appena fuori a fare da guardia.
- Non
è solo la mia dama di compagnia, è anche l'unica
amica che abbia
mai avuto e la miglior guardia del corpo del castello di mio padre.
Il suo destino è stato segnato fin da quando è
nata, infatti come i
suoi genitori ha dovuto assistere un membro della mia famiglia, e le
sono capitata io. A volte mi dispiace, perché non sono una
cima nel
combattimento corpo a corpo e neanche in quello a distanza, non sono
capace a ferire qualcuno di proposito, così lei mi deve fare
da
balia e tirarmi fuori dai guai in cui puntualmente mi caccio.
- Solo
io trovo così stupida tutta questa storia dei Cavalieri,
insomma,
ormai i Draghi non ci sono più, sono solo una leggenda! Ed i
Signori
di Drago, come mio padre e mia madre e tutta la mia famiglia non sono
altro che uomini e donne normalissime, con forse una qualche
minuscola parte della costituzione dei Draghi, ma solo quello! Trovo
allucinante che ancora si pratichino queste cerimonie imbevute di
sangue. Posso capire che il Signore che dovrei andare ad uccidere sia
un nemico della mia famiglia, che abbia rinnegato il suo patto con
mio padre e tutte quelle storie politiche che io non capisco per
niente, ma mi sembra semplicemente tutto… troppo.
- Ma
non posso rifiutarmi, dopo tutto mia madre, mio padre, mia sorella ed
i miei fratelli sono Cavalieri, chi sono io per dire che non voglio
farlo?
- Prendo
il mio inutile stiletto, lo infilo nella mia inutile fondina ed esco
dalla mia inutile tenda. Se solo potessi scappare e mandare tutti al
Diavolo!
- «Sei
pronta, Aaltje?»
- Idis
è, come sospettavo, appena fuori dalla tenda, ritta come un
bravo
soldato, vestita con un completo in cuoio aderente e un mantello, da
cui sbucano punte di lame di diversa dimensione e grandezza. I suoi
capelli corti sono nascosti dal cappuccio scuro, ma i suoi occhi
brillano comunque.
- Non
è giusto che mi accompagni, non è giusto! Ma se
devo fare una cosa
del genere, è meglio che ci sia lei al mio fianco. Non
vorrei morire
in compagnia di nessun altro.
- «Devo.»
- «Non
ti succederà niente.»
- Mi
posa la mano sulla spalla e mi pianta quegli spilli azzurri che ha
come iridi nei miei occhi, probabilmente cercando di infondermi del
coraggio. Credo.
- «Cerchi
di farmi coraggio?»
- «Non
si capiva ancora bene, vero?» sorride debolmente e torna a
debita
distanza, stendendo le braccia muscolose ed allo stesso tempo snelle
lungo il busto.
- «Stai
migliorando, questo sì, ma non posso dire che fosse proprio
chiaro,»
questa volta sono io a batterle una pacca sulla spalla, annuendo
convinta. Sì, sta facendo enormi progressi. Mi ricordo
quando
eravamo piccole e cercavo di insegnarle a ridere: era molto
inquietante.
- ~~~
- Per
me è sempre stato difficile fare conversazione, non sono una
persona
che parla molto in generale. Senza contare che questa situazione
è
totalmente diversa da una normale passeggiata notturna con Aaltje.
- Stiamo
andando ad uccidere un uomo, deve essere terrorizzata. Lei è
una
persona buona, trovo che sia una specie di violenza farle fare una
cosa simile, non è portata. Non ha il carattere giusto per
uccidere,
credo non riuscirebbe neanche con un animale.
- La
tengo d'occhio mentre cammina dritta per il sentiero: la via per
l'accampamento nemico è semplice, anche se lunga. Bisogna
attraversare un bosco e salire su una collinetta protetta da torrette
di guardia, per poi infilarsi in un dedalo di piante medio alte ed
arbusti. Sulla mappa del territorio c'è segnata anche una
piccola
radura nascosta, da qualche parte nel bosco, così possiamo
pulirci
dopo aver compiuto la missione. L'accampamento nemico è ben
situato
e ben protetto, ma tutto questo rende più facile a noi
entrare di
soppiatto mentre tutti dormono.
- La
Luna che splende nel cielo illumina i nostri passi e gli animali
della notte ci accompagnano col loro vociare indifferente.
- «Idis,
siamo amiche?»
- La
sua domanda rompe il silenzio che abbiamo creato. Non so se si possa
dire così, in effetti. Non saprei definire l'amicizia e non
so dire
se questa cosa ce l'abbiamo io e lei.
- «Specifica
la domanda.»
- Aaltje
ridacchia, voltando di un poco la testa. I suoi lunghissimi capelli
castani le incorniciano il viso rotondo con due codini che si
uniscono sulla nuca. Le acconciature non sono necessarie, la nostra
civiltà attuale si basa sulla potenza fisica e
sull'intelligenza,
l'aspetto non è importante. Ciononostante trovo che sia
bellissima.
- «Mi
vuoi bene o mi servi? Fai le cose perché ti sono imposte o
perché
ti va di farle?»
- «Se
mi stai chiedendo se sacrificherei la mia vita per te, mia signora,
lo farei senza battere ciglio, ma non so se si possa considerare
amicizia.»
- Torna
con lo sguardo avanti, ridacchia e si incrocia le mani dietro la
schiena, dondolando come se fosse ancora una bambina.
- «Non
mi sarei aspettata niente di diverso da te, Idis,» mi dice,
per poi
cominciare ad intonare a bassa voce un canto di corte, che parla di
vittorie e amori felici.
- ~~~
- Devono
essere ore che camminiamo, comincio a non sentirmi più i
piedi. Idis
non ha fatto un rumore di disappunto durante tutto il tragitto,
è
stata silenziosa e diligente. Si sentiva solo il cozzare delle lame
contro la sua schiena, ma era un suono tanto leggero ed armonioso che
quasi si confondeva con il resto del bosco.
- Poco
fa mi ha superata, accelerando il passo e portandosi esattamente
davanti a me. Guardo la sua figura longilinea e forte che procede con
una sicurezza che io posso solo invidiare. Perché lei
è la mia dama
da compagnia? Sarebbe dovuta essere lei la figlia di mio padre e mia
madre, allora sì che sarebbero stati orgogliosi! Chi non
sarebbe
fiero di avere una figlia come Idis, tanto bella quanto brava con le
armi? E invece ci sono io, che a malapena so usare un pugnale o un
qualsiasi altro oggetto affilato. Faccio quasi fatica a tagliare la
carne quando mi viene servita a pranzo…
- «Dobbiamo
fermarci qui.»
- Idis
ferma la mia avanzata con un braccio teso, poi si accovaccia a terra,
da una tasca dei pantaloni tira fuori un paio di arnesi in metallo e
del pagliericcio e, dal niente, crea un fuocherello ai nostri piedi.
- «Come
Diavolo hai fatto?»
- «Non
c'è tempo. Dobbiamo superare le torrette,»
spalanca la mappa sul
terreno umidiccio e mi indica la posizione delle torrette alla luce
tremante della fiamma, «E per farlo devi essere silenziosa
come un
felino.»
- «Non
sono fuori dal bosco?»
- Annuisce,
seria. Un guizzo le attraversa gli occhi.
- «Hai
pensato a qualcosa?»
- «Vuoi
compiere la missione?» mi fissa ed io non so cosa
risponderle. Non
dovrei avere esitazioni, dovrei dire che sì, voglio compiere
la
missione, voglio uccidere quel signore di cui non so neanche il nome,
se ha effettivamente fatto qualcosa di grave per meritarsi la morte
–
perché se considerassi un valido motivo solo il fatto di
essere in
battaglia allora anche mio padre e mia madre potrebbero essere uccisi
in questo modo e la cosa mi terrorizza –, se ha famiglia o
qualcuno
che l'aspetta al suo ritorno. Dovrei dire di sì ed impugnare
la mia
arma con sguardo fiero, ma purtroppo non viene fuori niente del
genere. Solo una enorme insicurezza ed un senso di inadeguatezza che
mi mangia lo stomaco.
- Abbasso
lo sguardo, colpevole. Potrei essere giustiziata per alto tradimento
se non facessi quello che mi è stato ordinato di fare, ma
come si
può prendere così alla leggera la morte di una
persona?
- «Vuoi
compiere la missione, Aaltje?»
- «No.
Ma deve essere fatta, per cui lo farò.»
- Idis
mi prende il viso tra le mani e sorride tranquilla, accarezzandomi le
guance con i pollici. Non sono ruvidi come ci si aspetterebbe, ma
delicati e morbidi.
- «Lo
farò io.»
- È
semplicemente così bella che non sento bene cosa mi dice,
non lo
realizzo subito, ma appena lo faccio scatto in piedi, col cuore che
mi batte all'impazzata.
- «Non
puoi! È la mia missione, non puoi fare una cosa
simile!» gracchio,
dato che la voce mi si strozza in gola.
- «Puoi
fidarti di me, sarà il nostro segreto, mia
signora.»
- «Non
chiamarmi “mia signora” in un momento del
genere!»
- «Non
vedo cosa ci sia di male, se non vuoi farlo non lo devi fare.»
- Sta
dicendo un'enormità di cose senza senso e sembra
così seria e
convinta, devo fermarla a tutti i costi!
- «Non
è giusto: i miei fratelli, mia sorella, tutti l'hanno fatto,
perché
io non potrei essere in grado?»
- Torno
seduta a terra e cerco di farla ragionare. Sembra assurdo che sia io
a doverla convincere, eppure trovo che sia l'unica cosa sensata da
fare.
- «Loro
non sono te, Aaltje. È inutile che ci prendiamo in giro, non
ne
saresti in grado. Non come possibilità, ma come carattere.
Non sei
una persona che uccide altre persone, tu sei una persona che aiuta le
altre persone, sei gentile e dolce, non devi sporcarti le mani con
una cosa simile, anche se ciò ti farebbe diventare
Cavaliere. Lo
farò io, ci scambieremo i vestiti, tu avrai completato la
tua
missione e il tuo animo non sarà compromesso in alcun
modo.»
- Rimango
impietrita davanti a tutta questa sicurezza.
- «Perché?»
mi viene da piangere.
- «Perché
è la cosa giusta da fare. Ho il sangue di molti uomini sulle
mie
mani, al nostro Dio non cambierà che ce ne sia uno in
più o uno in
meno, ma tu sei diversa da me… devi essere pura, solo
così potrai
essere una buona regnante, quando i tuoi genitori saranno
morti,» mi
accarezza la guancia e mi asciuga una lacrima,
«Perché piangi, mia
signora?»
- «Non
hai mai parlato così tanto in vita tua… sono
commossa,» le
rispondo, sorridendo e tirando su col naso in modo tutto
fuorché
elegante.
- «Parlo
quando vale la pena di parlare.»
- Si
alza in piedi e comincia a slacciarsi le armi dalla schiena, per poi
passare agli indumenti, fino a rimanere completamente nuda. La sua
pelle candida è solcata da innumerevoli cicatrici e un
groppo mi
blocca la gola. Come si può ferire una creatura
così bella?
- «Svestiti,
prenderò i tuoi vestiti e porterò a termine la
missione in tuo
nome. Loro non sapranno cos'è successo che all'alba, quando
ormai
non ci sarà più niente da fare.»
- ~~~
- Era
la cosa giusta da fare e lo so bene, ma forse ora mi rendo conto di
quanto trasporto ho messo nelle mie parole. Che sia stata inadeguata
alla mia posizione? Forse ho esagerato? In realtà ho
espresso
solamente il mio pensiero: Aaltje non sarebbe in grado di ferire
nessuno, è meglio che sia un peso in più sulle
mie spalle, che sono
allenate, piuttosto che sulle sue, ancora fragili.
- Non
serve che lei sia una guerriera se io le starò sempre
accanto, no?
- Certo
che i suoi vestiti sono strani da indossare, non sono molto pratici,
però è necessario che siano i suoi abiti ad
essere macchiati di
sangue e non i miei.
- Mi
arrampico lungo un sentiero contorto tra gli arbusti della collina,
cercando di fare il meno rumore possibile con i miei attrezzi del
mestiere. Mi sono tenuta il mantello, almeno non vedranno la
differenza di capigliatura e non sospetteranno di niente.
- Quando
arrivo in cima, ecco che scorgo le torrette di guardia. Sono
illuminate lievemente, non hanno grandi fuochi, ma solo piccole
torce, cosa che gioca decisamente a mio vantaggio. Non sono molto
lontani da me, dovrei potermi nascondere sotto al loro naso senza
problemi, basta fare una corsa come si deve e ho superato l'ostacolo.
- Prendo
un profondo respiro, poi punto lo sguardo sul mio obiettivo: l'oltre.
Non devo curarmi di niente, devo solo correre e arrivare dall'altra
parte sana e salva, senza che si accorgano della mia presenza.
- Istintivamente
mi do un'occhiata alle spalle, come se mi aspettassi di vedere Aaltje
che mi chiede indicazioni. Tiro un sospiro di sollievo nel rendermi
conto che quella testona alla fine mi ha ascoltata ed è
rimasta al
limitare del bosco, nascosta da occhi indiscreti. Non avrei saputo
come difenderla se fosse venuta con me, sono contenta di averla
convinta a scambiarci i ruoli.
- Metto
i piedi in posizione di partenza. Tengo strette le lame contro il mio
petto, in modo che non tintinnino affatto e parto.
- La
corsa non è mai stata la mia passione, ma come guardia
personale di
Aaltje e sua dama di compagnia devo essere perfettamente in grado di
fare qualsiasi cosa. Perciò eccomi che sono sotto una
torretta a
riprendere fiato, prima di correre sotto la seconda torretta e
sgusciare nell'accampamento, col favore delle tenebre.
- Allungo
le orecchie per captare qualsiasi suono intorno a me: sento delle
voci, ma passo oltre questa tenda senza soffermarmi. Non sono l'unica
che sta approfittando della notte per fare qualcosa che probabilmente
non dovrebbe.
- Comunque
non mi interessano i tradimenti dei militari nemici, al momento non
sono dei bersagli e possono continuare a darsi piacere senza che io
intervenga. Dopotutto non mi importa, non è un mio problema.
- Quello
che ora devo fare è trovare la tenda del signore e
tagliargli la
testa. Non è stato specificato questo tipo di esecuzione, ma
è
l'unico che certifica completamente la morte dell'avversario, e
quindi anche il compimento della missione.
- Uomini.
- Uomini.
- Uomini.
- Ancora
uomini! Ma dove Diavolo è questo? Non ho voglia di aprire
ogni tenda
solo per uccidere una persona!
- Uomini.
- Uomini
che copulano.
- Altri
militari che copulano… qui sono in tre, potrei quasi pensare
di
restare per vedere come si evolve la situazione, ma no, non
è il
caso.
- Il
tratto distintivo per riconoscere il mio obiettivo è un
tatuaggio
nero su tutta la nuca, così sono sicura che non sbaglio ed
uccido
una persona che non se lo merita.
- Uomini.
- Donna.
- Donna.
- Donne.
- Uomini.
- Uomini…
- Dio
santo, davvero? Sto seriamente iniziando a pensare che forse sarebbe
più comodo urlare e svegliare tutti, così lo
troverei più
facilmente.
- Okay,
questa è l'ultima, se non lo trovo qui, darò
fuoco a tutto
l'accampamento. Socchiudo la tenda d'ingresso e mi trovo davanti ad
una nuca ricoperta di segni neri: è lui! Trattengo il
respiro e mi
intrufolo nel silenzio più totale. Per fortuna è
da solo o avrei
dovuto uccidere un'altra persona inutilmente.
- Sfodero
la mia fedele sciabola e la vedo che riluce sotto la debole fiamma
della candela di fianco alla branda dove sta dormendo la mia vittima.
La linea è sempre affilata nonostante abbia visto
innumerevoli
battaglie.
- La
impugno stretta e la pelle scricchiola sull'elsa in cuoio mentre la
alzo oltre la mia testa.
- Pover'uomo,
non sa che sta per non risvegliarsi più.
- Spero
che abbia passato un buon ultimo giorno di vita, anche se del tutto
inconsapevolmente.
- Le
mie braccia scendono con slancio, un sonoro whoosh
taglia
l'aria e la sciabola si conficca nel suo collo. Spalanca gli occhi e
mi fissa, portandosi le mani alla gola nel vano tentativo di fermare
l'emorragia e salvarsi la vita. Le sue iridi sono di uno splendente
verde smeraldo.
- Riesco
a vedere l'ultimo anelito di vita che gli fugge dalle labbra schiuse,
e solo quando smette di agitarsi gli chiedo perdono. Forse se avessi
fatto fare tutto ad Aaltje, lui avrebbe potuto vedere un volto
espressivo, compassionevole, forse addirittura delle lacrime come
ultima immagine, mentre così gli sono capitata io, che so
indossare
bene solo una smorfia indecifrabile.
- Sì,
mi spiace davvero, ma sono felice di aver liberato la mia Aaltje da
questo peso che sicuramente l'avrebbe distrutta. Al di là di
me, il
mondo non può permettersi di perdere un'anima buona e pura
come lei.
- Ora
che è immobile posso togliere la mia arma ed iniziare a
tagliare
come si deve, o non riuscirò mai a finire prima che sorga il
sole.
- Poso
la sciabola a terra, traffico sulla schiena e prendo un'altra lama,
questa volta seghettata, perfetta per tagliare via le parti morte,
come la testa. La pianto ne grosso solco fatto appena prima e
comincio a muoverla avanti e indietro, avanti e indietro, lasciando
che gli schizzi di sangue mi ricoprano quasi completamente.
- La
cosa più brutta di tutta questa situazione non è
che ho ucciso una
persona, quello non mi provoca quasi più sentimenti, ma
è il fatto
di doverla guardare ancora. È morto, ma i suoi occhi mi
fissano, e
credo che anche la sua anima mi stia osservando, delusa e offesa da
quello che sto facendo al suo contenitore.
- Non
che mi importi in modo particolare, ovviamente, però la
sensazione
non è piacevole. Basterebbe finire in fretta e…
ecco, la testa
rotola giù dal letto, immergendosi nella pozza del suo
stesso
sangue. Afferro un lenzuolo, la infagotto alla bell'e meglio e me la
lego alla schiena, insieme alle due armi che ho utilizzato.
- ~~~
- Comincia
a sorgere il Sole. Ed è un enorme problema perché
Idis ancora non è
tornata. Mi ha detto di rimanere nascosta ed io ho fatto
così, ma
tremo come una foglia. Non ho paura, non è questo,
è che sono in
pensiero. Non sono stata ferma un minuto durante la sua assenza, ho
continuato a camminare avanti e indietro, cercando un modo per non
pensarci e convincermi che sarebbe tornata.
- Non
avevo mai fatto caso a quanto le volessi bene, è stata una
rivelazione che mi ha lasciata particolarmente scossa. Idis
è la mia
guardia del corpo, l'ha detto lei che sacrificherebbe la sua vita per
me, ma non è solo questo, è molto di
più e io non me n'ero mai
accorta.
- Ha
sempre fatto cose pericolose per me, a volte anche solo per il mio
inutile capriccio, ha sconfitto uomini, ha catturato animali, ha
passato notti nel mio letto perché io avevo paura del
buio… Idis è
tutto quello che conosco, tutto l'affetto che credo di saper provare
è solo perché è stata lei ad
insegnarmelo quando io ero una
ragazzina viziata.
- E
Dio, ora sono così in ansia che mi tremano le gambe. Spero
che
torni, spero che la missione sia andata bene e non riesco a smettere
di rimproverarmi che sarei dovuta andare con lei per guardarle le
spalle, per proteggerla mentre rischiava la vita per me, per
l'ennesima volta.
- No,
no… Idis deve tornare. Deve, devo dirle troppe cose, deve
tornare.
- Però
dov'è? Sarebbe dovuta già essere qui, me l'aveva
promesso, aveva
detto che entro il sorgere del Sole sarebbe stata presente!
- «Aaltje,
cosa stai facendo?»
- Mi
sento tirare di nuovo dentro al bosco e riconosco la voce di Idis,
che ora mi sta guardando con un'aria interrogativa.
- «Non
dovevi uscire dal bosco!» mi rimprovera, le sopracciglia
inarcate e
le labbra all'ingiù. Sembra davvero imbronciata.
- «Ero
così preoccupata!» mi scuso, arrossendo fino alla
punta dei
capelli. Mi sento le guance in fiamme.
- «Non
importa… ora andiamo, voglio farmi un bagno prima di tornare
a
casa,» mi dice, mentre mi passa un fagotto imbevuto di sangue.
- «Idis…»
- «Sì,
è la sua testa. Non guardarla.»
- Rabbrividisco
e la seguo lungo un breve sentiero parallelo a quello che avevamo
percorso poche ore prima. Nascosta da un cespuglio c'è una
radura
con un piccolo lago accerchiata da alberi di un verde brillante.
Spalanco la bocca nel rendermi conto della bellezza di questo posto
nascosto, incontaminato dall'essere umano.
- Idis
si toglie il mantello e si passa la mano tra i capelli rossicci,
prendendo una profonda boccata d'aria. Con una lentezza estrema si
slaccia le armi dalla schiena, lasciandole cadere a terra, e comincia
a slegare i nodi che tengono insieme il mio vestito, lasciandoselo
scivolare addosso. Non riesco a staccarle gli occhi di dosso mentre
cammina verso la pozza d'acqua, ormai completamente nuda, e vi si
immerge fino al collo. Ha un sorriso che non credo di averle mai
visto avere. È così bella quando sorride,
perché non lo fa più
spesso?
- «Stai
bene?»
- La
sua voce mi richiama alla realtà ed io mi scuoto. Il fagotto
sfugge
alla mia presa e si srotola, rivelando la testa del Signore.
- «Non
avresti dovuto farlo cadere,» dice Idis, abbassando gli occhi.
- «È
stato difficile?»
- «Ucciderlo?»
fa una piccola smorfia, «No, per niente. È stato
solo noioso
cercare la sua tenda, ce n'erano un sacco.»
- «Hai
avuto paura?»
- «Perché?»
- «Beh
eri da sola… sei una ragazza…» come se
fosse logico, no?
- «Non
ho avuto paura. Non mi hanno addestrata ad avere paura.»
- «Se
ti avessero attaccata? Se si fossero accorti di te?»
- «Credimi,
erano occupati a fare ben altro.»
- La
osservo mentre sta a pancia sopra sul filo dell'acqua, le braccia a
sostenerle la nuca. Tiene gli occhi fissi sul cielo, ancora
leggermente scuro. Chissà cosa sta pensando.
- «Sì,
ma se fosse successo?»
- «Se
fosse successo, li avrei uccisi tutti.»
- «Non
puoi esserne così sicura…»
- «Avevo
una missione da compiere.»
- Forse
sono stata stupida. Speravo che parlasse di me, mi è nata
questa
piccola speranza che è morta in una manciata di parole.
È solo
lavoro. Forse non la paghiamo abbastanza.
- «Giusto…»
- «Non
potevo lasciarti sola. Non saresti riuscita a tornare a casa e come
avresti fatto? Hai ancora troppo bisogno di me, Aaltje.»
- Sorrido,
scuotendo la testa. Le sue parole sono limpide e sincere come l'acqua
nella quale sta nuotando. Non credo intenda che non sono capace a
muovermi da sola, ma piuttosto che lei non vuole lasciarmi. O almeno,
è così che voglio capirlo.
- ~~~
- Ora.
- «Idis
Cavaliere?»
- Non
posso credere che l'abbia fatto davvero! Per la miseria!
- Il
Generale mi sta fissando intensamente, mentre sua moglie, dietro di
lui, ridacchia. Quella donna sa molte più cose di quanto non
dia a
vedere.
- «Sì
padre, sono sicura che se anche lei diventerà Cavaliere,
potrò
essere affiancata dalla combattente migliore del casato.»
- Arrossisco,
mantenendo il mio inchino.
- «E
sia! Idis, vieni al centro!»
- Faccio
un piccolo salto sul posto, presa alla sprovvista. Raggiungo Aaltje
che mi strizza l'occhio e si alza.
- «Purtroppo
abbiamo preparato una sola spada da cerimonia,» dice il
Generale,
aggrottando le sopracciglia folte.
- «Non
è necessario signore, io vi sono grata, ma-»
- La
madre di Aaltje si alza in piedi e cala il silenzio. Ha quest'aura
regale e imponente anche se è solo una donnina poco
più bassa di
me. Voci dicono che sia una combattente nata, molto più
portata di
suo marito.
- Scende
la piccola scalinata che separa le loro sedie dal salone della grande
villa, a piccoli passi si mette di fronte a noi due.
- «Avete
dimostrato grande valore. Le donne sono spesso considerate deboli, ma
oggi due donne hanno compiuto una missione ardua e tutte sole. Sono
sicura che il sostegno reciproco e il sentimento che vi lega sia
stato essenziale, per questo io credo che non siano necessarie due
spade,» mette una mano sulla mia spalla e un'altra sulla
spalla di
sua figlia, che sta sorridendo come se avesse ricevuto il
più bel
regalo di sempre, «Vi regalo questi, che sono il simbolo
della forza
e che da oggi vi condurranno lungo una vita lunga e piena di energia.
Sono appartenuti a me e alla mia dama di compagnia, che era uguale a
te, Idis,» sorride luminosa e ci abbraccia, stringendoci
forte,
«Ricordatevi che non sarete mai sole, ricordate di
supportarvi e
guardarvi le spalle. È a questo che servono i pugnali: non
dimenticatelo mai,» dà un leggero bacio sulle
nostre guance e si
tira indietro, lasciando nelle nostre mani un pugnale a testa. L'elsa
sembra essere fatta di scaglie di drago, con un motivo a rombi e dal
colore cangiante dal blu al verde, la lama è bianca, opaca,
pare di
un materiale talmente resistente ma al contempo fragile e delicato.
- «Mia
moglie è una sentimentale come al solito… bene,
procediamo con la
festa!» il Generale scatta in piedi e batte forte le mani,
così che
tutti si rilassano si alza un allegro vociare.
- Aaltje
mi bacia l'altra guancia e scappa dalla mia vista, informandomi che
va a cambiarsi i vestiti per la festa imminente.
- Non
so cosa pensare, anche se non credo che dalla mia espressione si
evinca.
- «Io
so che non è stata lei…»
- Credevo
che fosse andata via! Merda! La madre mi guarda, con un'espressione
di pura dolcezza.
- «No,
no, glielo giuro, è stata lei, Aaltje
ha…»
- Sua
madre sorride comprensiva e mi prende a braccetto, spostandomi dal
gruppo, «Conosco mia figlia, non ne sarebbe mai capace. Ti
ringrazio
di averlo fatto al posto suo.»
- «È
stato un onore,» mi inchino leggermente e la tuta di cuoio
scricchiola.
- «Spero
che continuerai a stare con lei, anche ora.»
- Aaltje
è ancora sulla porta che sta salutando un lontano zio o un
qualcosa
del genere, so che si sta complimentando con lei e lei si sta
cercando di liberare. I nostri sguardi si incrociano, mi perdo un
paio di secondo nelle profondità di quelle iridi scure,
quasi nere,
ma dolci come un abbraccio materno, e le sorrido, forse per la prima
volta in vita mia. Arrossisce, forse arrossisco anche io.
- «Non
potrei mai lasciarla sola,» sussurro solo, stringendo le
mani,
«Mai.»
- ~~~~
- Uno
spiffero d'aria si intrufola nella grotta dove una donna veglia su un
enorme uovo. Grandi corna affiorano sulla sua fronte ed il suo
respiro è caldo come il fuoco.
- «Che
notizie porti dal mondo umano?»
- Lo
spiffero si avvita su se stesso, tramutandosi in uno spiritello dalle
lunghe ali trasparenti.
- «Il
signore di Drago Boje è morto.»
- «Chi
l'ha ucciso?»
- «Idis
Suser.»
- La
donna si erge in piedi, inclinando leggermente la testa da una parte.
- «Idis
Suser non è di un casato nobile, non spettava a
lei.»
- «È
al servizio di Aaltje Seydan.»
- Le
pupille verticali della donna si assottigliano ed un sorriso le
increspa le labbra sottili.
- «Seydan
e Suser, potrebbe essere il momento…»
- «La
profezia, mia regina?»
- «Non
ancora, non ancora. Abbi pazienza,» si volta a guardare il
suo uovo,
l'ultimo uovo rimasto dopo la grande guerra dei Draghi, «Sono
rimasta l'unica della mia specie, in attesa che l'ultimo uovo si
possa schiudere. Finalmente due cuori degni si sono presentati nel
mondo, ma non è ancora il momento perché si
schiuda.»
- «Non
avete paura che i Cavalieri di Drago possano dare inizio ad un'altra
guerra?»
- «I
Cavalieri di Drago sono morti, mio caro amico,» spiega con
voce
calma mentre si siede di nuovo al suo posto. Si mette a posto la
gonna coronata di spuntoni ossei, quella che è la sua pelle
nella
sua forma naturale, «Non ce n'è più
neanche uno degno di stare
sopra uno di noi. Ma forse, ora, ne sono appena nati due che
potrebbero porre fine a questa inutile guerra.»
- Lo
spiritello sbatte le ali e torna a ricongiungersi insieme ai suoi
fratelli nelle correnti d'aria, lasciando la donna da sola nella sua
veglia.
- I
Cavalieri di Draghi stanno tornando.
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