Importante!
Questa storia è l'ultimo capitolo della tetralogia
alchemica. I precedenti sono Scambio
Equivalente – La
Bambola dell’Alchimista – Il
Dottor Sottile
Disclaimer:
tutto appartiene a JKRowling, io non ci guadagno nulla.
Il Conquistatore di Shambala
di
Lokex aka LaTuM
“Sei
comunque attraente, anzi…”
“Malfoy,
hai appena fatto il complimento sbagliato alla persona sbagliata. O il
complimento sbagliato alla persona giusta. O ancora il complimento
giusto alla persona sbagliata..”
“Il
complimento giusto alla persona giusta?”
“Per
questo dicevi che non avevo capito nulla?”
“Esattamente.”
Harry doveva immaginarlo
che c’era una ragione se Malfoy aveva iniziato ad esporsi. I
Serpeverde non fanno mai nulla senza un proprio tornaconto, ma di certo
non era quello Harry aveva immaginato.
Malfoy si era esposto
completamente, fornendogli spunti a sufficienza per farsi rovinare
totalmente la reputazione. Probabilmente il suo lato Serpeverde
l’avrebbe anche fatto, ma Harry aveva scelto di essere un
Grifondoro, e le conseguenze di quella decisione si riflettevano anche
in quelle occasioni. Malfoy sapeva che Harry non l’avrebbe
deriso o umiliato e, ad essere onesto, in quel momento il Grifondoro si
sentiva esposto tanto quanto il suo presunto rivale.
“Anche
a te la pioggia sta bene.”
Non aveva idea del
perché gli avesse risposto proprio con quelle parole, ma al
momento gli era sembrata la cosa più logica da dire.
No, forse logica no. Un
botta e risposta logico tra lui e Malfoy consisteva in una serie di
insulti. Il Serpeverde avrebbe dovuto sottolineare quanto in quel
momento facesse schifo ricoperto di fango. Harry avrebbe dovuto fargli
notare che lui, fradicio, non era messo tanto meglio.
Malfoy era uno stronzo
arrogante figlio di Maghi Oscuri della peggior specie che
improvvisamente aveva deciso di voler ‘diventare
amico’ della sua nemesi, carezzato dall’idea di
voltare le spalle alla famiglia di cui tanto si era pavoneggiato di far
parte.
Serpeverde, mago oscuro,
futuro Mangiamorte che cercava di diventare amico del Prescelto, per
giunta Grifondoro.
Non c’era
logica dietro tutto quello e, per quanto la vita di Harry fosse sempre
stata al limite dell’assurdo, quello stava cominciando a
diventare troppo anche per lui.
Si spinse il cuscino
sulla faccia non del tutto sicuro che dietro quel gesto non ci fosse la
voglia di togliersi di mezzo. Da morto non avrebbe dovuto guardare
nuovamente in faccia il Serperverde.
Lanciò il
cuscino in fondo al letto e tornò a respirare normalmente. Per
Godric, era un Grifondoro lui! Non sarebbe scappato e avrebbe
trovato il modo di risolvere la questione.
§
La questione non si
risolse. Harry rimase chiuso nella Torre per tutto il week-end.
Uscì solo quel tanto che bastava per mangiare e portava
sempre con sé la Mappa del Malandrino per accertarsi che
Malfoy non fosse nei paraggi. Da quello che notò,
però, anche il suo compagno di gaf aveva trovato
particolarmente confortevole la sua Sala Comune.
Hermione, Ginny e persino
Ron erano preoccupati per Harry: non era da lui comportarsi
così e, da che lo conoscevano, il ragazzo non era mai stato
fermo nella Torre per più di qualche ora. Doveva sempre
stare attento che qualcuno non tramasse qualcosa ai danni di Hogwarts,
di cui era diventato il paladino difensore.
“Sto bene, sono
solo un po’ stanco!” non aveva fatto altro che
ripetere per due giorni mentre, tra un compito e l’altro, i
suoi amici non avevano smesso di lanciargli occhiate furtive, cercando
di intuire cosa stesse accadendo.
Harry li odiava quando si
comportavano in questo modo. Erano i suoi amici ed era comprensibile
che fossero preoccuparti per lui, ma il fatto che certe volte
tentassero di metterlo con le spalle al muro e parlare quando non aveva
la minima voglia era quanto di più irritante ci fosse. Certe
cose non li riguardavano. E il fatto che la notte precedente il volto
arrogante di Malfoy gli fosse apparso in sogno con
un’espressione ben diversa dipinta sul viso, non era di buono
auspicio.
Draco aveva ragione:
qualcosa nel processo alchemico si era davvero inceppato.
§
“Dobbiamo
parlare!” sussurrò Harry quando urtò
intenzionalmente Malfoy con una spallata fuori dall’aula di
Pozioni.
“Cinque punti
in meno a Grifondoro per aver spintonato uno studente”
mormorò la voce di Piton alle spalle di Harry. Il ragazzo
alzò gli occhi al cielo. Immaginava che sarebbe successo, ma
quella era anche l’unica occasione in cui avrebbe potuto far
arrivare il messaggio a Draco senza destare sospetti. Mandargli un gufo
era fuori discussione per la stessa ragione. Ed era anche curioso di
vedere la faccia che avrebbe fatto Draco alla sua richiesta.
Il biondo, non appena
Piton ebbe tolto i punti alla casata rosso-oro rovesciò a
terra la borsa.
“Potter, guarda
cos’hai combinato!” gli fece notare con la voce
carica di scherno e con un ghigno dipinto sul viso.
“Signor Potter,
aiuti il signor Malfoy a raccogliere il contenuto della
borsa.”
Harry si rivolse a Ron ed
Hermione, rassicurandoli e dicendogli di andare pure e dire alla
professoressa Sprite che era stato momentaneamente trattenuto da Piton.
I due annuirono mentre Malfoy faceva lo stesso con Zabini. Tiger e
Goyle non frequentavano più Pozioni dato che Piton non
accettava delle misere ‘A’, anche se questo aveva
voluto dire lasciarsi alle spalle due Serpeverde.
Il moro si
limitò a dirgli che sarebbe andato in biblioteca e di
raggiungerlo lì.
“Che vuoi
Potter?”
“Avevi
ragione”
“Non che io
abbia mai torto, ma su cosa di preciso?”
“Il processo
alchemico si è inceppato.”
“Benvenuto nel
mio mondo Potter” – lo schermì Draco-
“non è questa la sede. Stanza delle
Necessità verso le undici.”
“Ma stasera non
c’è nessuna riunione dei Prefetti”
asserì Harry confuso.
Draco alzò gli
occhi al cielo mettendo l’ultimo rotolo di pergamena nella
borsa.
“Sapevo che eri
un idiota Potter, ma non fino a questo punto!”
“EHI!”
tentò di protestare Harry venendo poi raggelato da
un’occhiata del Serpeverde.
“Qualcosa ti ha
mai impedito di scorazzare per i fatti tuoi per il castello?”
“No, ma per te
non è un probl-”
“Dopo un anno
non hai ancora capito che sono un Prefetto? Cinque punti in meno a
Grifondoro per la tua stupidità, magari è la
buona volta che lo capisci” si limitò a dire
Malfoy alzandosi e dandogli le spalle.
Harry lo guardo
esterrefatto. Non credeva che quella viscida serpe gli avrebbe davvero
tolto dei punti – dopo che Piton si era già
preoccupato di farlo – ma la clessidra nella Sala Grande non
poté che confermalo.
§
“Mi devi delle
scuse!” fu la prima cosa che Harry berciò non
appena entrò nella Stanza delle Necessità, alle
spalle di Malfoy.
“E per quale
ragione?” domandò lui pazientemente, sedendosi
come al suo solito sul comodo divano verde della Sala Comune ibrida che
lui e Potter evocavano ogni volta.
“Quei cinque
punti che hai tolto a Grifondoro! Che bisogno
c’era?”
“Non
è colpa mia se sei un deficiente, Potter!”
Harry fece per replicare,
ma si rese conto che, dietro agli insulti, Malfoy aveva anche ragione.
E probabilmente, ai sui occhi, dimenticare che era stato investito
della carica di Prefetto, era come chiamarlo ‘mezzosangue’.
Il moro lanciò
il mantello dell’invisibilità sullo schienale
della sua poltrona rossa preferita e si sedette poi su di essa,
poggiando la schiena ad un bracciolo e facendo penzolare le gambe
dall’altro.
“Perché
non usi un divano invece che comportarti come un qualunque
troglodita?”
“Io sono
un troglodita. Poi i divani sono verdi e non mi piace il
verde.”
“Desiderane uno
rosso. E poi non puoi odiare il verde, è il colore dei tuoi
occhi.”
“Se per questo
è anche il colore di Serpeverde e dell’Avada
Kedrava” lo rimbeccò il ragazzo, motivando il suo
astio per quel colore “E poi quando vedo ai miei occhi
ripenso a mia madre che è morta per mano di
un’Avada – verde – lanciata da un ex
Serpeverde.”
“Non fa una
grinza.”
Harry sbuffò e
Draco alzò un sopracciglio perplesso. Stavano tergiversando,
entrambi lo sapevano ed entrambi davano retta l’uno alle
follie dell’altro, pur di non entrare in argomento.
Del proverbiale
coraggio dei Grifondoro e dell’astuzia Serpeverde…
Un qualunque buon e pacato Tassorosso sarebbe riuscito ad arrivare al
punto molto prima di loro.
“Stai
vaneggiando, Potter” mormorò Draco dopo alcuni
minuti di silenzio.
“Uhm…”
“Non dovevamo
parlare?” gli domandò il biondo.
“Non so se lo
voglio davvero” si limitò a rispondere Harry.
“Fa paura
vedere le tue certezze cadere, una dopo l’altra,
vero?”
“Ma tu
l’hai accettato!” lo rimproverò Harry,
alzando inaspettatamente la voce.
“La cosa
è del tutto opinabile.”
“Beh, io non
voglio!” mormorò Harry mettendo il broncio e
incrociando le braccia come solo un bambino di otto anni avrebbe fatto.
“Potter, sei
ridicolo. E fai anche schifo come Grifondoro. Eroe del mondo
magico…”
“Non
divagare.”
“Tu hai
iniziato! Il discorso, le provocazioni e tutto il resto!” gli
gridò in faccia il moro riuscendo, nonostante la collera, ad
arrivare finalmente al nocciolo della questione “Se tu non te
ne fossi uscito quel discorso sullo scambio equivalente
al campo di Quidditch, tutto sarebbe normale: noi ci odieremmo come non
mai e non passeremmo il nostro tempo a far-”
“Far-”
“Devo andare,
domani ho un compito di Pozioni” asserì il
coraggioso Grifondoro fuggendo dalla stanza, lasciandosi alle spalle un
fiero Serpeverde deluso alle sue spalle. Non c’era nessuna
lezione o compito di Pozioni fino alla settimana successiva.
Senza
sacrificio, l'uomo non può ottenere nulla. Per ottenere
qualcosa, è necessario dare in cambio qualcos'altro che
abbia il medesimo valore…*
§
Draco Malfoy, Serpeverde,
un tipo astuto e affatto babbeo, solito raggiungere
a suo piacimento fini ed onori**, si era
letteralmente stufato di aspettare i comodi di Potter.
Harry, dal canto suo, il
cui elogiato coraggio degno di quello di Godric, aveva pensato,
finalmente capito e deciso come agire.
Non si erano dati
appuntamento ma semplicemente trascinati (non era chiaro chi
trascinasse chi) verso la loro Sala Comune. Malfoy spinse malamente
all’interno il Grifondoro e richiuse la porta, potendo anche
osservare il continuo cambiamento dell’espressione del
ragazzo che aveva davanti a sé: da stupito a felice, da
preoccupato ad euforico. Draco avrebbe anche azzardato un eccitato, ma
gli sembrava eccessivamente fuori luogo in quel momento. Non diede ad
Harry il tempo di far nulla: lo spinse semplicemente a sedere sul
tappeto e gli si parò davanti, stringendogli con forza le
spalle in modo che non potesse andare da nessuna parte. Si sentiva così
schifosamente Grifondoro in quel momento, ma aprì
comunque la bocca e parlò.
“Ho sconfinato
in un territorio in cui non mi era concesso entrare. Non ho rispettato
il principio e ora l’intera successione dei processi si
è inceppata” ammise Draco guardando il moro con
aria di sfida. Si sentiva in svantaggio in quel momento, ma
l’orgoglio Serpeverde sembrava avere comunque la meglio sulla
paura.
Harry si fece pensieroso
e Draco immaginò che stesse cercando nel suo scarno
vocabolario il modo più gentile per allontanarlo, mettere le
cose in chiaro dicendo che in fondo l’amicizia era
già abbastanza e che non aveva la minima intenzione di
allearsi con la sua nemesi. Non fino a quel punto almeno, soprattutto
perché era un ragazzo.
“C’è
un modo per aggirare il principio?” domandò Harry
lasciando totalmente Draco incredulo.
“Cosa?!”
Il Serpeverde si era
aspettato di tutto, eccetto che quello. Harry ridacchiò.
“Il Principio
dello Scambio Equivalente è una regola, ed Harry Potter non
ne ha mai rispettata una da quando ha messo piede ad Hogwarts, quindi:
c’è un modo per ignorare il principio e ottenere
ugualmente quello che si vuole?”
“Uno ci
sarebbe…” asserì Draco con
un’espressione particolarmente seria dipinta sul viso.
“Quale?”
chiese il Grifondoro impaziente.
“La pietra
filosofale” sussurrò il biondo.
Harry storse la bocca e
si grattò la testa imbarazzato.
“L’ho
presa io, solo che poi Silente e Flamel hanno convenuto che fosse
meglio distruggerla…”
Draco sorrise beffardo e
– sfruttando la piccola asta di metallo che univa le due
lenti arcuandosi sul naso – tolse gli occhiali ad Harry e li
posò sul tavolino davanti al divano.
“Se non
l’avessi saputo, non sarei qui.”
“Hai aggirato
di proposito il Principio dello Scambio Equivalente?!”
“Mi sembra
ovvio…”
Harry parve rifletterci.
“Lo avrei fatto
anch’io” mormorò poi il Grifondoro e,
prima che se ne rendesse conto, le sue labbra furono catturate da
quelle del Serpeverde. Non erano così morbide come si
sarebbe aspettato, anzi. Erano leggermente ruvide, screpolate dal
vento, dal volo e dalla paura. Harry sapeva perfettamente che di certo
le sue non erano in condizioni migliori. In vita sua aveva provato solo
a baciare Cho e l’esperienza si era rivelata un fallimento
totale sotto ogni punto di vista. L’unica cosa che ricordava
di quei baci erano le lacrime. In quel momento invece sembrava che il
suo corpo fosse in grado di recepire qualunque suono, qualunque odore e
sapore. Sentiva il fruscio del vento che carezzava gli alberi della
Foresta Proibita, percepiva l’odore del buon cibo preparato
dagli elfi domestici mischiato al profumo che doveva usare Draco e,
soprattutto, il sapore del ragazzo. Nel momento in cui ebbe accesso
alla sua bocca fu travolto da una scarica di sensazioni. Il sapore di
zucca, il calore del corpo di lui e le dolci carezze di quella lingua
biforcuta per passione lo mandarono completamente fuori di testa.
Passò una mano tra i fini capelli biondi del compagno
nell’esatto momento in cui lui fece lo stesso,
scompigliandogli ancor più l’indomabile chioma
corvina.
Si separarono ed Harry
gli trattenne il viso con le mani, poggiando la fronte – e
nello specifico la cicatrice - sulla pelle del Serpeverde.
Non si erano confessati
nulla, non avevano neanche ammesso nulla. Semplicemente avevano palato
attraverso i più elementari codici alchemici, facili da
comprendere se l’argomento di conversazione è noto
ad entrambi gli interlocutori. Ora Harry non faticava più a
capire perché Silente spesso parlasse con lui in quel modo.
“E’
valsa la pena correre il rischio…”
mormorò il Serpeverde con la sua voce strascicata prima di
spingere Harry sul tappeto senza troppi complimenti e riprendere da
dove si erano fermati pochi istanti prima.
§
“Forse ora
qualche motivazione in più ce l’ho.”
“Per fare
cosa?” gli chiese Harry perplesso voltandosi su un fianco
poggiando un gomito sul tappeto. Sorrise gentilmente guardando
dall’altro in basso il biondo, steso supino con le braccia
incrociate dietro la testa.
“Per parlare
con Silente. Forse è ancora disposto ad offrirmi
protezione.”
Harry sorrise raggiante
come non faceva da molto, molto tempo.
“Tutti meritano
una seconda possibilità, soprattutto se è la
conseguenza di una scelta.”
“Non voglio
scegliere il Signore Oscuro. Non più”
asserì Draco.
“E
me?”
“Probabilmente
se sarò ancora vivo alla fine di questa guerra - che sono
sicuro vincerai - lo dovrò proprio a te.”
Harry sorrise nuovamente
e si chinò per baciare il biondo. Avrebbe vinto per tutte le
persone che amava. Avere qualcun altro per cui lottare lo avrebbe reso
solo più forte. Lui lottava per gli altri, Voldemort per
sé stesso. Forse l’amore era davvero
un potere a Voldemort sconosciuto, ed Harry – se
c’era una cosa che sapeva fare bene – era amare. E
la forza dell’amore nato dall’odio era
impareggiabile. Comunque quello non era il momento per pensare a
Voldemort.
-Fine-
[19 febbraio –
19 marzo 2009]
* Fullmetal Alchemist cit.
** HP1, poesia Cappello
Parlante
Note
dell’autrice:
il titolo viene
dall’omonimo film post-Fullmetal Alchemist…
Citazione che mi ha permesso di chiudere il cerchio, tornando alla
prima shot (Scambio Equivalente, per l’appunto).
L’ho conclusa
con molta fatica, ma spero sia stata quantomeno leggibile ^^
Ringrazio tantissimo Azzusam,
bels90, Faust_Lee_Gahan, Arwen Woodbane ed Ebrill per
i bellissimi commenti che mi hanno lasciato al precedente
capitolo, Il
Dottor Sottile.
Grazie mille <3
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