Capitolo XIII
Capitolo XIII
~Colin
"Ti divertirai", dicevano.
"E' un bellissimo posto", dicevano.
Niente di più SBAGLIATO. Una bettola! Ecco il luogo in cui
Grace
ed Elisabeth mi hanno portato. Una squallida, puzzolente e piccola
bettola, che loro osano definire il "miglior bar della
città". Ma
per favore!
«Adora
questo posto!» disse Elisabeth entusiasta nel tono di voce
mentre
io non potei fare a meno se non assorbirmi quella patetica
conversazione, rivolgendo anche lievi sorrisetti tirati. Quel posto era
talmente "In", che il cellulare non riusciva nemmeno a prendere. Una
bellezza, insomma.
«Non
si riesce a lasciarla a casa! Deve venire a tutti i costi,
assolutamente!» continuò la mia futura suocera,
parlando
di...boh, qualcuno. Non mi interessai poi più di tanto,
speravo
almeno che Dreng, l'ex di Selene presente a sua volta al nostro stesso
tavolo, riuscisse in qualche maniera a coinvolgermi, a trascinarmi
fuori da quest'orribile situazione in cui io stesso mi ero cacciato;
invece lui se la rideva tranquillamente e parlava del più e
del
meno con Elisabeth e Grace, lasciandomi da solo al mio triste destino.
Eppure più lo guardavo e più mi domandavo
perché
girasse ancora intorno alla famiglia di Selene, nonostante la loro
storia fosse finita.
Che c'è, Col?
Stai forse diventando geloso?
Geloso? Io? Di quello? Per favore!
No, assolutamente. Non provavo nulla per quel tipo e fortunatamente
furono le risate del tavolo a distogliermi da questi strani pensieri,
insieme alla stessa Elisabeth, che voltò lo sguardo verso di
me.
Era una bella donna e in un certo senso riuscivo a capire da chi
Selene avesse preso la sua bellezza.
«Io
spero che tu sia pronto per la sopresa, Colin!» mi disse,
ricercando anche lo sguardo dei presenti al nostro tavolo «Questo
è uno dei tesori...più preziosi di
Sitka.Vero?»
Non so perché ma l'esitazione nella voce della donna, mi
fece
rabbrividire lungo la schiena e qualcosa mi disse che dovevo aspettarmi
esattamente il contrario di ciò che la mia futura suocera mi
aveva appena raccontato. Anche perché non mi
sfuggì
affatto quel sorrisetto divertito di Dreng, che soffocò
dietro
ad un "casuale" sorso di birra...
«Te
ne renderai conto subito!» esclamò la nonna,
ammiccandomi
in maniera complice; giusto un attimo prima che le luci del locale si
affievolissero.
«Ci
siamo! Sta per arrivare la grande sorpresa! Sei pronto?» no,
per nulla.
«Aspetta
di vedere e capirai!» squittì nuovamente la nonna,
prima
che un faretto illuminò un punto del palcoscenico in cui era
presente una sedia. Fino a qui, nulla di strano ma era il silenzio di
attesa tutto attorno a rendermi irrequieto. Non mi piaceva. Non mi
piaceva per niente.
Dal silenzio iniziarono a partire dei fischi di incoraggiamento mentre
le note di Relax
dei Frankie Goes to
Hollywood iniziavano a farsi
strada nelle casse del locale.
«Vedrai
Colin! Ti piacerà da impazzire!!!!» non capivo il
perché ma la nonnina era completamente andata e ad una
giusta
occhiata mi accorsi che nel locale c'erano solamente...uomini.
Aggrottai visibilmente la fronte mentre percepii una mano sulla mia
spalla e nel voltarmi vidi Elisabeth in piedi: «Accompagno
Grace al bagno. Tu goditi lo spettacolo!» mi disse,
allontanandosi poco dopo con Grace, lasciandomi praticamente da solo e
in compagnia di Dreng. Che situazione imbarazzante.
Avevo bisogno di bere e fortunatamente la birra era proprio
lì,
davanti a me, anche se era ovvio che necessitavo di qualcosa di
più forte ma...la vera batosta arrivò nell'esatto
istante
in cui, dal palco, sbucò fuori una...donna.
Ma sicuro che sia una
donna?
No, non ero affatto sicuro.
Eppure non appena gli altri uomini la videro, un boato di ovazioni e
fischi esplose attorno a me, come se davanti a loro fosse comparsa una
bellissima modella famosa.
Era vestita con abiti succinti, troppo stretti per il suo corpo
formoso. Troppo formoso. Anzi non aveva proprio una forma era un
agglomerato di...di...carne flaccida. E a giudicare dal modo in cui
Dreng avvicinò la sedia a me, capii che forse avevo
esagerato ad
esprimere il mio disgusto per la scena.
«Ramona
è l'unica ballerina esotica dell'isola.»
Ci credo: si
è mangiata tutte le altre...
«Ah,
capisco...»
soffocai il tutto dietro ad un lungo sorso di birra. No, non potevo
resistere. Non riuscivo. Era troppo da sopportare e poi le mosse che
faceva non si potevano nemmeno definire dei passi di una qualche danza,
e ogni volta che si sedeva su quella sedia, temevo davvero che si
frantumasse sotto il suo peso. Stavo male per una sedia. Ecco il
livello che avevo raggiunto in quella giornata.
«Ehy,
Ramona!» esclamò Dreng, estraendo così
il portafoglio e sventolando qualche banconota «Ramona!
Vieni qui!»
COSA?!?
Sgranai gli occhi mentre vidi quel donnone avvicinarsi, notando come
davvero la gente infilasse dei soldi nell'orlo di quei pantaloni
striminziti di pelle che indossava e che a stento la facevano camminare
decentemente. Sembrava un salame appena insaccato. Un polpettone. Un
grosso prosciutto da appendere.
Ma nonostante facesse davvero fatica a muoversi, riuscì a
raggiungere Dreng e a farsi infilare quelle banconote tra l'orlo dei
pantaloni e del suo...grasso, che vedevo ondeggiare ad ogni tentativo
della donna di emulare delle pose sexy e ammiccanti. Credo che per ogni
tentativo di Ramona di apparire sexy, una modella, nel mondo, moriva di
atroci agonie.
E mentre il mio cervello elaborava tutte queste teorie, ecco che i miei
occhi intercettarono i suoi...l'errore peggiore della mia vita. Mi
schioccò un sorrisetto malizioso che non aveva nulla di
rassicurante, affatto
«Vieni
aquì mio principe sexy!»
Oh, no. Oh no, no, no, no....
Scossi il capo mentre iniziai a ridacchiare nervosamente e a cercare un
aiuto da parte di Dreng che assisteva alla scena, ridendo.
Ammettilo fottuto bastardo, che la cosa ti piace. Intanto sono io
quello che si sposerà Selene, non tu.
Ah, quindi sei gelo-...Zitta
tu, voce interiore!
«No, no, no. Non è necessario.
La ringrazio del bel gesto ma io preferisco...stare qui.»
«Su
dai! Vieni a ballare!»
«Avanti,
Col! Vai!» esclamò Dreng, dandomi anche una
generosa pacca
sulla spalla, che mi fece appena sbilanciare in avanti ed atterrare tra
le curve esageratamente generose di Ramona. Di certo a lei non
dispiaceva, io al contrario stavo per...come dire...soffocare.
Recuperai comunque tutto il mio autocontrollo e alla fine
seguì
Ramona, che ciondolante e barcollante mi condusse sul palcoscenico
«Sottoponiamoci
a questa tortura...» brontolai, giusto qualche attimo prima
che
il donnone mi desse una bella pacca sulle chiappe, per poi farmi
letteralmente sedere su quella sedia posta sul palco.
«BALLA PER LUI, RAMONA!»
«SI! FAGLI VEDERE COME SI FA!»
Ed ovviamente la donna non se lo fece ripetere due volte,
tant'è
che iniziò a sculettare davanti alla mia faccia e a
strusciarsi
mentre io rimasi pietrificato ed inorridito
«SCULACCIALA!»
gridò qualcuno
«...Che?»
«DALLE
UNA SCULACCIATA! AVANTI!»
E nel vedere Ramona porgermi quel grandissimo, enorme posteriore che si
ritrovava, insieme ad un sorriso che cercava di essere accattivante ma
che al contrario faceva venire i brividi, deglutii e sorrisi in preda
al panico
Sai anche tu che devi
farlo.
Lo so.
Allora FALLO! Fallo e
potrai uscire da qui.
«Se
lo faccio mi lasci andare?» chiesi a Ramona, giusto per
sicurezza, intercettando quel suo annuire e sculettare a tempo di
musica. Mi concessi così un profondo respro dalle narici
mentre
alzai lentamente la mano destra a mezz'aria e dopo aver chiuso gli
occhi, le diedi giusto un colpetto su quella sua natica grassoccia, che
tremò visibilmente.
«Va
bene. Ok. Grazie. Io esco.» e come un fulmine scesi dal palco
e
mi diressi alla velocità della luce verso l'uscita del
locale.
Era bello, anzi dannatamente bello poter respirare quell'aria fredda e
pungente dell'Alaska. Un vero tocca sana dopo tutto quello che era
appena successo. Aggrottai la fronte ed osservai la mano con cui avevo
appena dato quel leggero schiaffetto al fondoschiena di Ramona,
sfregando le dita contro il palmo ed accorgendomi con
qualche secondo di ritardo che era unta. Se di sudore o di qualche
altra strana sostanza, non volevo di certo saperlo.
Lasciai correre, avvicinandomi così ad una balaustra di
legno di
quella veranda del locale, che dava direttamente sul lago. Poco dopo
venni raggiunto anche da Dreng. Di nuovo.
«Ehy!
Sei qui! Va tutto bene?»
Che faccia tosta.
«Oh,
bene. Bene...» borbottai, tirando appena su con il naso ed
osservando un po' lui e un po' il lago davanti a noi «Cerco
di migliorare l'abbronzatura.»
una battuta squallida, lo ammetto; ma è stata la prima cosa
che mi passò per la testa.
L'uomo ridacchiò: «Già...I
Blane possono risultare ingombranti, a volte»
«Già...»
confermai. Aveva ragione, insomma e stranamente la cosa mi fece
ridacchiare.
«E'
un po' diverso da New York, eh?»
«Sì,
un po'. Un po'...» breve pausa «Ci
sei mai stato?»
Davanti
a quella domanda, Dreng sbuffò e si abbandonò ad
una
risatina ironica «Oh, no! No, era il sogno di Selene, non il
mio.»
«Era
una storia seria, eh?» non so che cosa mi spinse a porgergli
quella domanda, ma non ci fu astio, collera o gelosia nel modo in cui
glielo chiesi. Per una volta ero sinceramente interessato alla
risposta. Per una volta ero interessato a conoscere meglio qualcuno, e
quel qualcuno era Selene.
Dreng si concesse un profondo respiro dalle narici e dal modo in cui
esitò inizialmente a rispondere, capii di aver azzeccato
quella
che era la risposta
«Ci
siamo messi insieme al liceo ed è continuata al college
ma...» fece spallucce «...eravamo
ragazzi.» mi rivolse un lieve sorriso: un misto tra
l'amarezza e la malinconia
«E...avete
deciso di lasciarvi perché...?» va bene, lo
ammetto:
questa domanda me l'ero preparata, visto il brutto scherzo di prima con
Ramona.
«Beh,
ergh...» vidi un'evidente esitazione nella sua espressione,
insieme ad una sorta di imbarazzo ma questo non lo fermò «...La
sera prima che ci laureassimo lei...mi chiese di sposarla e mi disse
che sarebbe voluta scappare a New York con me...»
Strabuzzai gli occhi e li sgranai davanti a quella confessione: Selene
che, in barba ad ogni cliché che si rispetti, chiede la mano
di
un uomo e gli propone di scappare via con lei. E' qualcosa di
così...inaspettato, ma al tempo stesso è
decisamente un
comportamento da Selene. Non è mai stata una donna ordinaria
ed
è stato anche per questo motivo che ho deciso di assumerla
come
mia assistente. Da quando continuò ad aspettarmi giorno e
notte
fuori dagli uffici della Casa Editrice, in attesa che non la scartassi
come già avevo fatto: per due volte. Fu la sua tenacia e la
sua
testardaggine a colpirmi quel giorno...E anche i giorni successivi.
«Wow...»
«Già:
"wow". Sapevo che Selene non era come le altre e...questo mi
spaventava.» confessò nuovamente, portandomi ad
aggrottare
la fronte in maniera istintiva mentre andai ad appoggiare gli
avambracci su quella spessa balaustra di legno, sporgendomi leggermente
in avanti e ruotando il capo in sua direzione, così da
poterlo
ascoltare.
Sbuffai appena dalle labbra ed annuii, concordando in pieno con lui «Sì,
Selene è brava in questo: a far crollare le convinzioni
delle persone, quelle sbagliate ovviamente.»
come le mie. Come il fatto che continuavo a pensare a lei, nonostante
non ce ne fosse motivo. O forse si era creato, proprio con tutta questa
storia del matrimonio.
Mi concessi un profondo respiro dalle narici, che sbuffai lentamente
dalle stesse, continuando: «Quindi
le hai detto di no.»
«E
quindi le ho detto di no» confermò Dreng «Non
sono mai andato da nessuna parte, questa è casa
mia.» sospirò, concedendosi una breve
pausa «Ma...comunque...Sei
un uomo fortunato. Selene è una donna meravigliosa, cosa che
già saprai»
Serrai delicatamente le labbra tra loro e in maniera del tutto
istintiva mi ritrovai ad annuire. Ero davvero un uomo fortunato.
Nessun'altra donna avrebbe osato così tanto. Nessun'altra
avrebbe rischiato tutto per...una semplice promozione, più
che
meritata tra l'altro, anche se fino a quel momento non ho mai avuto il
coraggio di dirlo.
«Sì,
sì. E' meravigliosa davvero.»
«Beh,
allora...Vi auguro il meglio insieme, ragazzi.»
«Grazie.»
aggiunsi appena, rivolgendogli un lieve sorriso mentre sentii una
specie di forte fitta alla stomaco. Non riuscivo a capire se era per un
qualche senso di colpa, di rimorso, paura o un mix di tutte queste
emozioni. L'unica cosa che sapevo era che tutte le mie convinzioni
stavano vacillando. Ero davvero pronto? Non per me, ma per Selene. Ero
davvero così menefreghista da disinteressarmi di
ciò che
sarebbe successo se ci avessero scoperto? Se avessero scoperto questa
nostra...truffa? Infondo io sarei solamente stato cacciato dal Paese a
vita ma lei...lei rischiava di più tra i due, potevo davvero
permetterlo?
Dopo altri minuti interminabili, in cui mi costrinsero di nuovo ad
osservare Ramona ballerina, finalmente fu il momento di tornare a casa.
Stavo attraversando il molo con Elisabeth e Grace, che come al solito
chiacchieravano e ridevano tra loro.
«Hai
visto che numero?»
«Ohhh,
è stato...»
«Spregiudicato!
Insomma..» Elisabeth ridacchiò senza trovare
inizialmente le parole «...E'
stato divertente!» per loro due, sicuramente; per me
decisamente meno.
«Oh
no...» mormorò infine la mia futura suocera, non
appena i
suoi occhi intercettarono la figura di Selene, intenta a spaccare la
legna con una certa forza. A lei si aggiunse anche Grace ed entrambe
assunsero un'espressione preoccupata
«Selene!»
la richiamò ad alta voce ma Selene non si voltò «Selene,
tesoro! Va tutto bene?» ma la mia Assistente continuava
imperterrita a prendere ciocchi di legna e a spaccarli con
un'accetta
su un grosso ceppo, impiegando anche una certa forza. Era chiaro che si
stesse lettarlmente sfogando...
«Che...Che
cosa sta facendo?» chiesi, aggrottando appena la fronte e
riparandomi gli occhi con una mano, a causa di quel maledetto sole che
in quel periodo dell'anno non tramontava mai
«Oh,
eh...Sarà successo qualcosa...» mormorò
Grace, cercando un mio braccio «E'
meglio lasciarla da sola. Vieni, tesoro.» e con un leggero
strattone, mi invitò a proseguire e a muovermi in direzione
della casa, che raggiunsi sebbene continuai a guardare Selene fino a
quando non svanì completamente dalla mia vista.
Una volta entrato in casa, la situazione non migliorò, visto
che
prontamente Elisabeth si mosse verso il salotto in cui era presente
Bob, intento a guardare la televisione, comodamente seduto su un divano
di pelle insieme a Kevin, il cagnolino. La donna afferrò il
telecomando e dopo aver spento la tv si piazzò proprio
davanti a
lui
«Ehy,
ehy, ehy! Che stai facendo?»
«Perché
Selene è tutta impegnata là fuori a spaccare
legna?»
«Forse
vuole fare scorta per l'inverno...» ahia, non avevo molta
simpatia per quell'uomo ma ammettiamolo: quella non era esattamente la
risposta più corretta da dare. Tuttavia decisi che non era
il caso di fare il terzo in comodo: «Emh..Io
sono un po' stanco.Vado di sopra a fare una doccia per togliermi di
dosso il grasso...dell'olio di Ramona.» salvato in corner,
Colin.
«Certo.»
mi disse Elisabeth, sforzandosi di sorridere, sebbene compresi che la
situazione era alquanto tesa.
«E'
stata una bella giornata, comunque. Grazie.» aggiunsi del
tutto
sincero, rivolgendo un sorriso morbido alla donna ed un cenno del capo
in direzione di Bob, che nel frattempo fece scendere il cane dal
divano. Io al contrario mi mossi in direzione delle scale ma con una
certa lentezza, perché infondo ero incuriosito dai motivi di
quella discussione
«Che
cosa le hai fatto?» riprese Elisabeth, inviperita
«Non
le ho fatto niente. Insomma...» Bob esitò «...Abbiamo
solo parlato con franchezza dei suoi progetti futuri..»
«Tsk,
come no! Ma che bella idea! Che bella idea, Bob!» riprese
ironicamente e sarcasticamente la donna «Così
non metterà più piede in questa casa! Selene
è mia
figlia. E io riesco a vederla soltanto una volta all'anno se va bene, e
questo per colpa tua!
Solo per colpa tua!»
Bau!
Sussultai per la sopresa non appena Kevin mi raggiunse al
limitare delle scale, dove ancora potevo sentire i discorsi di
Elisabeth e Bob. In un primo momento lo ignorai
«Mi
sono stancata, Bob!»
Bau!Bau!Bau!
«Shhhhhh!»
sibilai in un tono di voce basso, così da non farmi sentire
dai due, continuando ad origliare
«...Quindi
vedi appoggiare questo matrimonio con Colin»
Bau!Bau!Bau!
«Shhhhhh,
zitto...!»
Bau!
Bau!
«...E non discutiamone più.»
E io decisi di non ascoltare più, visto che la piccola palla
di pelo bianca aveva deciso di farmi da spia.
«Dovevo
lasciarti in pasto all'aquila...» borbottai, salendo le scale
a
due a due così da poter raggiungere la camera e farmi
filamente
una bella doccia rilassante. Seguito da Kevin, purtroppo.
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