Nomi impressi nei muri

di lapoetastra
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È ritornato a prenderla.
È ritornato, perché non può vivere senza prima averla salutata.
È ritornato, perché non può abbandonarla.
Non così, non ora che è diventata parte di lui.
La guarda, ed è bellissima, nonostante tutto.
Gli occhi non hanno perso il loro intrinseco azzurro, che sa di gioia, che sa di voglia di vivere.
Lo ha riconosciuto?
Forse sì, perché ha sorriso.
Ha capito perché lui è lì?
Probabilmente.
Gli viene incontro, allora, traballando leggermente.
È il suo nome, quello che ha appena pronunciato tra i gemiti sconnessi?
Forse sì, o forse è solo la voce del suo stesso cervello, che gli urla di farlo, che gli comanda di non pensarci.
Alza la canna della pistola, e trema, e piange.
Lei rimane immobile, e lo guarda, e sembra comprendere.
E sembra volerlo, addirittura.
Il colpo improvviso sferza l’aria.
La ragazza cade a terra, e muore, questa volta definitivamente.
Ed è senza ombra di dubbio lo spettro di un sorriso, quello che le è rimasto impresso sul volto tumefatto.
Ed è senza dubbio il suo nome, quello che ha pronunciato prima di spirare per sempre.
Daryl se ne va, allora.
Se ne va, e giura a se stesso che sarà il nome di lei l’ultimo che pronuncerà quando arriverà anche per lui il buio eterno.
Lo ripete adesso, dunque.
Lo ripete tra i singhiozzi e le lacrime.
Lo ripete perché, in quel momento, è come se fosse un po’ morto anche lui.
È l’unica volta, quella, in cui i loro nomi sono stati accostati l’uno all’altro, pronunciati con una voce ricca di tutti i segreti che non hanno avuto il tempo di confessarsi.
Ed anche i muri lo sanno, ora.
Anche loro sono venuti a conoscenza di quello che Daryl e Beth sarebbero sempre voluti essere l’uno per l’altra, ma che non hanno più il tempo di diventare.
 




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