Era una fredda giornata d'inverno
nella Terra di Mezzo, il sole sorgeva splendente a Gran Burrone, e dal
cielo cadevano piccoli fiocchi di candida neve che andavano a coprire
il regno di Sire Elrond.
Il giovane Estel tolse la testa da sotto le coperte, si
stiracchiò delicatamente emettendo mormorii soddisfatti. Si
mise
seduto strofinandosi gli occhi ancora chiusi con i palmi delle mani.
Dischiuse le labbra in uno sbadiglio mentre sollevava di poco le
palpebre, e si guardò attorno; a giudicare dai raggi del
sole
che oltrepassavano le tende doveva essere mattino inoltrato.
Decise quindi di alzarsi, si avvicinò al catino d'acqua
presente nella stanza e si sciacquò il viso, lavando via ogni
residuo del sonno. Una volta cambiato d'abito uscì dalla
propria
stanza e attraversò i corridoi dell'edificio, pensando alla
giornata che l'avrebbe atteso. Camminando notò che,
stranamente,
la Casa era deserta, e udiva delle urla provenire dall'esterno.
Aragorn, insospettito, si avviò velocemente all'uscita.
Aprì la porta e uscì; un piccolo puntino bianco,
freddo e
umido, si posò sul suo naso, e come alzò il viso
i suoi
occhi brillarono di gioia.
La neve.
Era arrivata la neve!
Le urla di gioia erano degli elfi che giocavano con la neve, sia grandi
che piccoli. I due fratelli, Elladan e Elrohir, si erano coalizzati
contro Arwen e i tre avevano cominciato una battaglia a colpi di palle
di neve. Stranamente anche sire Elrond tirava palle di neve ai suoi
consiglieri. Aragorn sorrise, richiuse la porta alle proprie spalle, si
avvolse nel manto e avanzò di qualche passo. I suoi piedi
affondarono nel manto bianco, e un leggero vento gli sfiorò
la pelle.
''Buongiorno Estel.'' il giovane uomo si voltò verso quella
candida voce, e alla sua sinistra vide il Principe di Bosco Atro che
gli sorrideva sincero. Estel fece lo stesso, sorpreso di vederlo ancora
lì. Dalle sue labbra infatti uscirono queste parole; ''Las',
che
ci fai qui? Non dovevi partire questa mattina?'' chiese mentre si
avvicinava a lui. Era seduto su una coperta che
aveva steso appositamente sulla neve vicino a un grande tronco
d'albero, aveva la schiena poggiata a quest'ultimo e le gambe
distese.
Legolas inclinò il capo di lato, quasi divertito. ''Volevi
che
me ne andassi?'' chiese, poi con un gesto della mano invitò
Aragorn a sedersi accanto a lui. Questi non se lo fece ripetere
due volte e si affiancò all'elfo. ''No, anzì...
sono
felice di vederti.'' rispose l'uomo con le gote un po' arrossate, e di
certo non per il freddo. Legolas gli rivolse un caldo sorriso, per poi
tornare a fare quello che stava facendo. Solo in quel momento Aragorn
si accorse che aveva tra le mani un piccolo libro rivestito di pelle
verde, e riuscì a scorgere anche l'ombra di una bozza. Stava
disegnando.
''Non potevo andarmene e perdermi questo panorama,'' disse Legolas.
''Elrond ha insistito che rimanessi, anche perché temeva che
avrei riscontrato problemi durante il mio viaggio di ritorno a Bosco
Atro, ad esempio una bufera. Ecco il motivo per cui sono ancora qui, ma
partirò domani mattina.''
concluse. Aragorn annuì mentre passava le dita nella neve
gelida. ''Tornerai?'' chiese.
Legolas improvvisamente smise di disegnare, e si
portò le labbra all'interno, come se stesse esitando.
''...Si.'' rispose, dopo un momento
di silenzio.
''Quando?'' chiese ancora Aragorn. ''Non lo so.'' questa volta l'elfo
rispose immediatamente. Sentì il giovane sospirare e quando
si
voltò verso di lui vide nei suoi occhi chiari una profonda
tristezza. Da un lato provava quasi gioia nel sapere che Estel ci
tenesse così tanto a lui, dall'altra non riusciva a
sopportare
il fatto di stargli lontano, ancora una volta, per molto tempo.
Aragorn sentì la mano calda dell'elfo sulla propria spalla,
e un
leggero brivido gli percorse la schiena. ''Ehi,'' lo sentì
sussurrare. ''Tornerò. Non so quando, ma comunque
tornerò.'' lo disse con una tale dolcezza da farlo
arrossire.
Sperò con tutto il cuore che lui non se ne accorgesse.
''Infondo, devo pur assicurarmi che tu sia ancora vivo e vegeto.'' a
queste ultime parole Aragorn gli diede un pugno sul braccio, fingendosi
offeso. ''Uhh,'' fece Legolas. ''vacci piano, futuro re di
Gondor.''
''Non sono più un ragazzino, Las'.'' ribattè il
giovane
uomo sorridendo. L'altro fece lo stesso. ''No infatti, ora sei un
giovane e affascinante uomo.'' disse senza esitazione, e Aragorn
sentì i battiti del proprio cuore accelerare. Si
schiarì la voce,
e tentò di calmarsi mentre tornava a guardare davanti a
sè.
Non si dissero nient'altro, e rimasero in silenzio. Aragorn tracciava
dei piccoli cerchi sul manto bianco. Sentì sotto di
sè la
stoffa della coperta che pian piano si bagnava a causa della neve, ma
non se ne curò. Legolas intanto era impegnato a completare
la propria
bozza. Aveva lo sguardo concentrato, e ogni tanto corrugava la fronte
portandosi la matita vicino alle labbra, come dubbioso della sua
prossima mossa, e poi riprendeva a disegnare con un tratto leggero e
sicuro.
Aragorn lo guardò, quasi affascinato. Sembrava perso in un
mondo
tutto suo. Non vide chiaramente che cosa stesse disegnando, ma
qualsiasi cosa era doveva essere bellissima. Ogni cosa che faceva era
sempre meravigliosa, perché lui lo era già di
natura.
Non gli importava di cosa potesse pensare la gente a riguardo, ma agli
occhi di Aragorn quell'elfo era semplicemente perfetto. E il solo
averlo accanto gli procurava una piacevole sensazione al ventre.
Sospirò. Dovette ammettere a se stesso che, da molto tempo,
provava un sentimento verso Legolas che sfociava ben oltre la solita
amicizia. Ma non sarebbe mai riuscito ad affrontare tale argomento con
lui. Non voleva allontanarlo, e soprattutto non voleva rompere quella
profonda amicizia che li teneva legati da quando Aragorn era un
fanciullo, e che col passare degli anni si era trasformato in amore. E
comunque... Legolas poteva avere di meglio. Quello che
provava per lui doveva rimanere un segreto, per il bene di entrambi.
Aragorn si morse il labbro inferiore poggiando il capo contro il tronco
dell'albero, abbassò lo sguardo e con le dita
tracciò due
nomi nella neve, alla sua destra.
Aragorn
Legolas
Udì
un fruscio alle sue spalle, come di qualcuno che si sta muovendo, e
poco dopo la voce di Legolas, sorpresa e allo stesso tempo ironica,
vicina al proprio orecchio;
''Hai scritto il mio nome accanto al tuo?'' chiese, costringendo il
futuro re a voltarsi per trovarsi faccia a faccia con il Principe di
Bosco Atro, che lo guardava con uno sguardo interrogativo, confuso... e
anche un po' sorpreso.
Aragorn avrebbe voluto sprofondare nella neve. L'unica cosa a cui
riusciva a pensare era che, con quella stupidissima scritta, stava per
mettere fine a una profonda amicizia. Non riuscì a dire
nulla,
in parte per la vergogna, in parte... per quei occhi azzurri che
sembravano volerlo scrutare nell'anima.
Dall'altro lato il Principe riuscì a scorgere un miscuglio
di
emozioni negli occhi di Estel, tra cui la paura... e un forte
desiderio. Era ironico alla domanda riguardante quella scritta, ma si
sorprese vedendo il suo sguardo quasi terrorizzato, come se avesse
commesso un grande peccato.
Aragorn trattenne il fiato, e nella sua testa potè
immaginare che cosa sarebbe successo dopo; Legolas gli avrebbe chiesto
che cosa significasse quella scritta, e Aragorn gli avrebbe confessato
ciò che veramente provava nei suoi confronti. Legolas allora
lo avrebbe guardato con disgusto, se ne sarebbe andato... e forse
Aragorn non lo avrebbe mai più rivisto. Gli venne quasi da
piangere, e voleva correre via prima di scoppiare davanti a lui. Fece
per andarsene, ma sentì la mano dell'elfo stringere la sua,
quella che poco fa aveva tracciato i loro nomi sulla neve. Le dita calde di
Legolas si intrecciarono a quelle fredde dell'altro e le
guidò verso la scritta, disegnando un cuore attorno i due
nomi.
Aragorn gemette senza volerlo, e lo guardò negli occhi.
Aveva quel dono di farlo sentire bene in ogni circostanza. Perfino
quella. Prima che potesse dire una parola, Legolas posò le
labbra sulle sue. Aragorn sembrò trattenere il fiato. Le
labbra di Legolas erano morbide come piume, il bacio fu gentile come se
fosse ancora il suo migliore amico, ma allo stesso tempo appassionato
come se fosse il suo amante. Aveva da sempre sognato quel bacio, ma mai
avrebbe immaginato che sarebbe successo. Legolas si staccò,
ma Aragorn si spinse nuovamente contro le sue labbra per sentirne
ancora una volta la morbidezza. Decisero poi entrambi di porre fine a
quel contatto, ma non si allontanarono. L'uomo poggiò la
fronte contro quella dell'altro, e i loro nasi si toccarono teneramente.
''Quale onore,'' fece Legolas mentre gli alzava il cappuccio. Diede una
veloce occhiata intorno, assicurandosi di non aver attirato
l'attenzione. Poi continuò, ''saper di aver catturato il
cuore del giovane re di Gondor.'' concluse con fare malizioso. L'altro
rise. ''E devo ritenermi fortunato ad aver baciato il Principe di Bosco
Atro?'' chiese sfiorandogli le labbra. Legolas socchiuse gli occhi.
''Molto fortunato,'' ribattè. ''solo a chi mi interessa
è concesso tale onore. E ci sei solo tu.''
A queste ultime parole Aragorn sentì il sangue circolare
verso il basso, e arrossì. L'elfo gli sfiorò le
guance con le dita.
''Stai tremando.'' sussurrò. ''Lo so.'' rispose Aragorn
imbarazzato. Ma non tremava per il freddo. Lo vide avvicinare le labbra
al suo orecchio. ''Se vuoi possiamo andare dentro, sederci davanti al
camino godendo del calore delle sue fiamme.''
''Non è del suo calore che ho bisogno.'' disse Aragorn
lasciando l'elfo senza parole, e quest'ultimo sentì come un fuoco
divampare dentro di sè appena i suoi occhi incontrarono
quelli del giovane uomo, carichi di desiderio. ''E' del tuo che ho
bisogno.'' concluse Aragorn, e questa volta il cuore che
battè il doppio della velocità fu quello di
Legolas.
La figura elfica improvvisamente si alzò e, afferrando la
mano dell'uomo, lo trascinò dentro fino a raggiungere la sua
camera da letto.
E li si chiusero, lontano da tutto e da tutti.
Si lasciarono guidare dal desiderio, che era stato per troppo tempo
represso. Le loro labbra si assaporarono in quei baci che, se avessero
potuto, sarebbero durati in eterno. Si strinsero forte, come per
sentire il calore dell'altro, ammaliandosi e crogiolarsi nel suo
profumo fresco. Con le loro labbra impegnate ancora in un bacio
caotico, le loro mani si accarezzarono, privandosi degli indumenti. Si
lasciarono poi cadere sul letto, si strinsero intorno alle lenzuola dal
profumo intimo, l'unica barriera, l'unica protezione che avessero.
Si guardarono negli occhi, e si sorrisero, perché tutto
sembrava così perfetto in quel momento. Si unirono poi
nell'abbraccio più antico del mondo. Si strinsero
così tanto da sentire i battiti dei loro cuori battere
frenetici nei loro petti. Chiusero gli occhi, continuando ad amarsi
fino a perdere la condizione del tempo, anche quando fuori dalla
finestra la neve smise di cadere dal cielo. ''Melin
le.'' si dissero all'unisono, prima di crollare esausti ma
felici tra le coperte che sapevano di loro.
E in cuor loro ringraziarono quella candida sostanza bianca per avergli donato
quel bellissimo e indimenticabile momento.
Neve...