A
Ragdoll_Cat, che con il suo lavoro e un po' di umorismo, ha dato
l'ispirazione per questo piccolo spin-off.
-Signori-
esordì il comandante Hill, passeggiando lentamente e
osservando
negli occhi i Vendicatori, radunati nella sala di controllo del
Simulatore, il fiore all'occhiello della tecnologia di simulazione
della realtà, usata nei programmi di addestramento finali
degli
operativi S.H.I.E.L.D. -Dopo New York, il collaudo del progetto
Vendicatori è stato brillantemente conseguito e capisco che
questo
possa rappresentare per voi un...
-Inutile
spreco di tempo- completò la frase Tony, agitandosi sulla
sedia come
un bambino desideroso di giocare, ma costretto a stare seduto e
composto -Abbiamo già dato prova della nostra
abilità e
preparazione, sia come individui che come gruppo. Utilizzarci come
ratti di laboratorio per i vostri esperimenti sociali non rientra
nelle mansioni dei Salvatori di New York. Dovremmo essere là
fuori a
festeggiare e a goderci la gloria delle nostre imprese.
-O
magari aiutare a ricostruire la città- si intromise Steve,
lanciandogli un'occhiata fulminante, evidentemente infastidito dalla
superficialità del suo compagno.
-Per
quello ho già devoluto personalmente un fondo,Rogers-
ribatté il
milionario -Sia per rimuovere le macerie, sia per finanziare i
progetti di ricostruzione e ristrutturazione degli edifici pubblici e
privati. Sebbene non ami indossare cappellini di carta e impugnare
cazzuole, non lascio mai una festa prima di aver pagato i danni.
-Stai
dicendo che fai danni a tutte le feste a cui vai?- chiese con un
ghigno sarcastico sulle labbra Clint, facendo roteare una penna tra
le dita.
-Signori!-
sbottò la Hill, per richiamare l'attenzione su di
sé -Dal momento
in cui avete aderito al progetto, è compito dello
S.H.I.E.L.D.
verificare periodicamente la vostra idoneità a parteciparvi.
E dato
che, grazie al cielo, non si presenta un'invasione aliena ogni mese-
stroncò sul nascere un'obiezione di Tony con un'occhiata
pietrificante -Non abbiamo altra soluzione per testarvi se non
sfruttare la tecnologia di cui disponiamo.
-E
in cosa consisterebbe questo test?- domandò timidamente
Bruce, che
fino a quel momento era stato in silenzio ad ascoltare.
-Il
Simulatore- rispose Natasha, girando sulla sedia girevole nella sua
direzione e notando che negli occhi dello scienziato, dietro agli
occhiali da vista, brillava la scintilla della curiosità
-È una
sala in cui un complesso sistema di proiezioni ottiche, acustiche e
olfattive, supportate da un Vividizzatore celebrale a contatto,
riproducono perfettamente una realtà virtuale programmata al
computer, all'interno della quale i soggetti possono interagire.
-In
pratica è la piattaforma di gioco che qualunque nerd
desiderebbe
possedere- si intromise di nuovo Tony -E il più delle volte
è
impostata su Call of Duty, non è vero, agenti?- chiese poi,
rivolgendosi a Natasha e a Maria, che risposero alzando gli occhi al
cielo.
-Io
una volta ho giocato ad Animal Crossing- esclamò Clint, su
cui gli
occhi dei presenti si posarono, chi con sorpresa, chi con rimprovero
-Ehi, era ancora nella fase di collaudo e mi avevano chiesto di fare
una prova.
-Se
si tratta di cacciare- esordì Thor, il cui interesse era
stato
ravvivato dalla parola "animal" -Spero che ne abbiate di
belli veloci, perché a me non sfugge nessuna preda!
-Comunque-
riprese la Hill, la cui pazienza si stava assottigliando e che aveva
la sensazione di essere una maestra alle prese con una scolaresca di
bambini irrequieti -Come ha correttamente spiegato l'agente Romanoff,
vi verrà applicato il Vividizzatore celebrale, in maniera
tale che
agli stimoli visivi vi sia una corrispondenza tattile, e verrete
sottoposti a una situazione scelta dal computer che dovrete risolvere
individualmente per poter uscire dalla simulazione. Sulla base delle
vostre azioni, verrà stilata una valutazione di
idoneità. Avete
altre domande?
-Le
prede che catturiamo possiamo tenerle?- chiese Thor -Ad Asgard,
quando vengono mandati i ragazzi alla loro prima caccia, si festeggia
mangiando tutto quello che riescono a catturare.
-Per
me puoi cucinare tutto quello che riesci a portare fuori dal
Simulatore- sospirò esausta la Hill, massaggiandosi la sella
del
naso -Se siete pronti, vi invito a prendere il Vividizzatore e a
entrare nella sala, mentre io vado a prendere una pastiglia per il
mal di testa.
Ciò
detto, l'agente uscì dalla stanza, lasciando i cinque eroi a
prepararsi per il test: -Non c'è altra via d'uscita, quindi-
considerò ad alta voce Steve, prendendo dal tavolo al centro
della
stanza uno dei Vividizzatori allineati e pronti all'uso e
sistemandolo attorno al cranio.
-No-
confermò Clint affiancandoglisi e prendendo a sua volta uno
dei
congegni -La Hill è peggio di un coccodrillo: una volta che
ha
chiuso qualcosa o qualcuno nelle fauci, non lo molla finché
non l'ha
sbranato per bene.
Un
colpo secco al braccio gli strappò un guaito di dolore,
mentre
Natasha, lanciandogli raggelanti occhiate di rimprovero, emergeva da
dietro le sue spalle e allungava un braccio per prendere il congegno:
-Vorrei ricordati che il "coccodrillo" ha ottenuto un
punteggio molto migliore del tuo al test di simulazione "Spionaggio
in paese di guerra".
-È
stata fortuna, la sua- ribatté offeso Clint, porgendo a
Bruce e a
Thor i rispettivi Vividizzatori.
-Anche
quando è esplosa la granata nel deposito di armamenti-
continuò
Natasha sorridendo sardonica -Ed è riuscita a mantenere
comunque la
propria copertura?
-Sì,
forse è stata un po' più brava di me- concesse il
Falco -Ma solo
perché non ero molto in forma il giorno del test.
-No,
Barton- irruppe la voce della Hill, resa metallica dall'altoparlante
-È che ho più esperienza e preparazione tecnica
di te. Ad ogni
modo, piazzatevi davanti alle porte e assicuratevi di essere pronti
per il test.
-Cerchiamo
di darci una mossa- commentò Tony, mentre la sua
ventiquattrore
terminava di assemblarsi sul suo corpo sotto forma di armatura -Ho
ospiti a cena.
-Ti
riferisci a Jack, Johnnie e Morgan1?-
domandò tagliente
Natasha, lanciandogli un'occhiata eloquentemente.
-Ottima
idea!- esclamò Thor, distendendo le spalle per sciogliere i
muscoli
-Quando questo sarà finito, un bel banchetto sarà
l'ideale e più
siamo e meglio è. Faremo in modo che le nostre risa
rieccheggino
nelle sale del Valhalla!
-In
posizione per favore- ripeté Maria Hill, al cui ordine il
gruppo di
eroi obbedì senza fiatare -Apertura delle porte in corso.
Una
luce rossa sopra alle ampie porte scorrevoli di metallo si accese,
seguita da un rumore di meccanismi in azione e dal lento svanire
delle porte nelle proprie sedi dentro alle pareti, svelando una
spoglia sala ampia quanto un campo professionale da football.
-Non
amo i luoghi chiusi- considerò a mezza voce Bruce, lanciando
occhiate incerte in ogni dove -Anche se molto ampi.
-Non
si preoccupi, dottore- gli rispose cordialmente Natasha, sorridendo
dolcemente per confortarlo -Tra non molto non avrà
più la
sensazione di chiuso.
-Mi
chiedo quale pericolosa situazione avranno programmato come test-
disse Barton, aggiustandosi meglio il congegno sulle tempie.
-Realtà
virtuale attivata- annunciò la Hill ai microfoni -La prova
ha
inizio.
-È
sempre così drammatica?- chiese Tony a Natasha, mentre le
pareti
sfumavano progressivamente fino a scomparire, sostituite da un
ridente quartiere suburbano, con lunghi filari di villette identiche
tra loro, macchine parcheggiate davanti ai rispettivi garage, parchi
giochi, fontanelle, altalene e furgone dei gelati.
-Questo
non lo definirei propriamente pericoloso- commentò il
Capitano,
guardandosi attorno sorpreso, mentre una monovolume argentata
percorreva placidamente il viale alberato.
-Potrebbe
scoppiare una bomba da un momento all'altro- considerò Tony,
scannerizzando l'ambiente con il visore -Oppure potrebbe riproporsi
un evento simile a New York.
-È
una magia interessante- disse il dio del tuono, toccando con la mano
aperta il manto d'erba sotto di loro e strappandone un filo per
studiarlo meglio -Ma questo mi sembra un villaggio gaio e pacifico.
Nulla a che vedere con i Chitauri.
-Suggerirei
di dividerci e scandagliare il territorio- disse Steve, verificando
la stabilità del suo scudo sul guanto magnetico -Ci terremo
in
contatto con gli auricolari e ogni mezzora ci aggiorneremo.
-Roger,
Rogers- confermò Iron Man, attivando i propulsori su mani e
piedi e
alzandosi in volo.
Emettendo
un sospiro, anche il Capitano si addentrò nelle viuzze
secondarie
del quartiere, sparendo in pochi secondi dietro una villetta dal
giardino maniacalmente curato e abbellito con fenicotteri rosa di
plastica piantati nel prato.
-L'ultimo
che finisce la missione offre la cena!- urlò Clint in
direzione di
Natasha, correndo a perdi fiato verso le villette e sparendo a sua
volta nei vicoli; -Lo dice come se avesse davvero
possibilità di
vincere- sorrise divertita la spia russa, ammiccando allo scienziato,
che rispose al sorriso con timidezza.
-Non
si butta nella mischia, dottore?- domandò la donna estraendo
una
pistola dalla fodera sul fianco e facendo scivolare il caricatore
nell'impugnatura.
-Penso
che andrò per piccoli passi- rispose quello
-Comincerò a guardarmi
un po' attorno e in caso di Codice Verde, beh, arriverò
subito.
-Bene,
allora ci vediamo in giro.
Ciò
detto, la spia fece un leggero cenno della mano come saluto e si
incamminò verso il complesso abitato, lasciando da solo lo
scienziato, che attese che anche lei fosse scomparsa alla vista prima
di incamminarsi a sua volta nella direzione opposta.
Osservandosi
attorno mentre passeggiava lentamente lungo una via, Bruce
studiò
con attenzione i placidi filari di villette perfettamente intonacate
di bianco, con le gelosie laccate di verde bottiglia e le porte di
metallo rosso; davanti ad ogni casa vi era un piccolo giardino
delimitato da uno steccato bianco e, passate una decina di villette,
si divertì ad osservare il ripetersi delle decorazioni
esterne, come
grill, ombrelli parasole, dondoli e altalene, svelando così
lo
schema del programma.
Anche
il cinguettio allegro degli uccelli si rivelò essere una
registrazione audio e, con un po' di attenzione si poteva distinguere
il momento della fine della traccia e il suo ripetersi; quello che
però infastidiva l'uomo non era la consapevolezza di essere
suggestionato da un macchinario, anzi, vederne i difetti e scoprirne
il funzionamento gli conferiva la calma della conoscenza e della
comprensione. Quello che lo teneva in allerta era la quiete
innaturale di quel quartiere: sebbene ci fossero giocattoli, pattini
a rotelle, panchine e automobili in giro per le strade, non vi era
traccia di anima viva; infatti, quando sentì qualcosa
tirargli la
felpa non poté impedirsi dal sobbalzare di sorpresa.
*
-Mi
scusi?- chiese una vocetta infantile sbucata dal nulla (e cogliendolo
di sorpresa); Steve si girò nella direzione della voce e
vide una
bambina dalle corte trecce bionde che lo fissava con i suoi grandi
occhi castani, stringendo una bambola di pezza sottobraccio.
-Ciao,
piccola- le sorrise cordiale il soldato, inginocchiandosi alla sua
altezza per guardarla negli occhi -Va tutto bene?
-No-
sospirò la bambina, stringendosi ancora di più
alla bambola -Ho
bisogno di aiuto. Mi puoi aiutare?
-Certamente-
rispose Steve, il cui cuore si allargò quando vide il volto
della
bambina illuminarsi con un largo sorriso -Cosa c'è che non
va?
-Mr.
Redtail è in pericolo!- disse concitata la piccola,
afferrando
l'uomo per la mano libera e guidandolo lungo la stradina asfaltata
perfettamente pulita, fino a un piccolo parco giochi, dove si
arrestò, indicandogli con il ditino uno degli alberi.
-È
lì- continuò la bambina -È spaventato
e non riesce a scendere!
Istintivamente
Steve alzò lo sguardo nella direzione indicata e, quando
vide un
grosso gatto fulvo seduto sopra a un ramo che lo osservava con grandi
occhi verdi, non poté trattenere un sospiro: era davvero
quella la
prova a cui lo S.H.I.E.L.D. lo stava sottoponendo? Salvare un gatto
in difficoltà?
-Era
dai tempi degli scout che non mi capitava una cosa del genere-
sospirò, massaggiandosi la sella del naso, ma oramai era in
ballo e
doveva portare a termine il lavoro, inoltre, pur sapendo che erano il
frutto della tecnologia di quei tempi, non avrebbe sopportato di
vedere i grandi occhi della bambina velarsi di delusione,
così mandò
giù il rospo e, piantato lo scudo nel terreno,
iniziò la salita.
Negli
anni della sua giovinezza a Brooklyn aveva imparato, soprattutto
grazie alla maggior esperienza ed agilità Bucky, ad
arrampicarsi
sugli alberi per giocare a nascondino, così, quando si
aggrappò
alla corteccia dell'olmo, sapeva già perfettamente quali
rami
avrebbero sostenuto il suo peso e quali sporgenze avrebbero fornito
un valido appiglio.
"Certo"
pensò sentendo scricchiolare un ramo sotto al suo piede
"Prima
del siero avevo meno peso da sostenere".
Arrivato
all'altezza del ramo su cui Mr. Redtail se ne stava docilmente
sdraiato, Steve fece schioccare le labbra per richiamare la sua
attenzione, cosa che ottenne a fatica e dopo diversi tentativi.
Quando finalmente il gattone si fu degnato di rivolgere la testolina
pelosa nella sua direzione, il Capitano provò a chiamarlo
per nome,
allungando il braccio nella speranza che si avvicinasse per farsi
accarezzare, ma, di nuovo, l'animale non sembrava minimamente
intenzionato a smuoversi. Al contrario, sembrava quasi divertito dai
vani tentativi dell'uomo di avvicinarlo.
Sentendosi
deriso da quell'altezzosa palla di pelo, Steve iniziò a
spazientirsi
e decise di scendere dall'albero e valutare la situazione da un punto
di vista differente.
-Per
favore, signore- lo implorò la bambina -Lo aiuti a scendere
da lì.
"Questo
è il test più assurdo che abbia mai fatto in vita
mia"
-Non
ti preoccupare, piccola- la rassicurò Steve, sentendosi un
imbecille
per quell'assurda situazione: ai tempi del suo arruolamento, la prova
più difficile alla quale era stato sottoposto era stata
quella
dell'idoneità fisica, mai e poi mai si sarebbe immaginato di
ritrovarsi a soccorrere il gatto computerizzato di una bambina
olografica in un quartiere simulato con la tecnologia.
Odiava
il ventunesimo secolo.
*
-L'area
sembra sicura, signore- disse la voce di Jarvis con la sua solita
calma attraverso gli altoparlanti nell'armatura -Non vi è
alcuna
traccia di attività.
-Vedo,
Jarvis- rispose Tony, osservando svogliatamente le immagini che gli
schermi sul visore trasmettevano della zona -Non capisco
perché Fury
ci abbia fatto venire qui a provare il suo giocattolo se poi non ci
fa giocare. Forse la benda gli stringe troppo attorno alla testa e
gli diminuisce l'afflusso di sangue al cervello, perché qui
non c'è
proprio niente che richieda l'intervento degli...
-Signore-
lo interruppe l'intelligenza artificiale -Rilevo una richiesta
d'aiuto a duecento metri.
-Passa
la registrazione agli altoparlanti- ordinò il milionario e
la voce
di una bambina risuonò nel casco: "Aiuto, per favore, signor
Iron Man. Mi aiuti" invocò la voce.
-Era
ora!- esultò l'uomo, abbassandosi di quota e ponendosi in
posizione
perpendicolare al suolo per atterrare.
Quando
gli stivali metallici ebbero toccato il suolo e i propulsori si
furono disattivati, azionò il comandobper aprire la maschera
e
davanti a lui si ritrovò una bambina di circa sei anni con
lunghe
trecce bionde e grandi occhi castani, che lo fissavano imploranti..
-Jarvis,
attiva lo scanner- ordinò l'uomo, che un secondo dopo
ottenne i
risultati della scansione sullo schermo incorporato nell'avambraccio
sinistro: non era stata individuata alcuna attività
biologica nel
piccolo esserino davanti a lui, confermandogli che si trattava di un
ologramma del computer.
-Ok,
dovremmo esserci- esclamò, chiudendo lo schermo -Cosa posso
fare per
te, ragazzina?
-Si
tratta di Mr. Redtail- piagnucolò quella indicando la chioma
di un
albero -È lassù e non riesce a scendere.
-Chi
è dove?- domandò incredulo l'uomo, che, quando
realizzò di cosa si
trattava, emise un lungo sospiro e, attivato l'auricolare per
comunicare con la Hill, disse: -Salvare gatti? Seriamente?! Chi
è
l'idiota che ha pensato che fosse una buona idea?
-Il
programma del computer elabora la missione più adeguata da
portare a
termine- rispose la Hill mantenendo la propria compostezza
-Evidentemente ha calcolato questa come la più significariva
per te.
-Sarà
significativa per il signor Stelle e Strisce- ribatté
l'uomo,
infervorato -Ma non di certo per me! Dannazione, chiunque sia il
vostro programmatore vi consiglio di prendere il suo contratto di
lavoro e bruciarlo.
-Stark-
tuonò la voce di Fury attraverso l'auricolare -Completa
quella
maledetta missione e piantala di fare il bambino piagnucolante. O
vuoi essere l'unico del gruppo a non finire il lavoro.
-Almeno
io ho ancora tutti i capelli e gli occhi...- brontolò il
milionario.
-Hai
detto qualcosa, Stark?- ringhiò il capo dello S.H.I.E.L.D.
al limite
della pazienza.
-Nulla.
Passo e chiudo.
Chiuse
la comunicazione e si accorse che i grandi occhi scuri della bambina
erano ancora piantati su di lui, implorando silenziosamente il suo
aiuto.
"Per
essere un ologramma è dannatamente espressivo"
considerò Tony
"Forse il loro programmatore non è tanto male".
-Signor
Iron Man- piagnucolò di nuovo la bambina -Mr. Redtail ha
tanta
paura.
-Va
bene, signorinella- sospirò il milionario -Vediamo cosa si
può
fare.
La
maschera gli si chiuse attorno al volto e i propulsori ai suoi piedi
si accesero, sollevandolo dolcemente di qualche metro, abbastanza da
raggiungere il gattone addormentato sul ramo: -Coraggio, micetto!- lo
incalzò Tony -Qui c'è una bambina molto
preoccupata per te.
Ma
non appena ebbe allungato le braccia per prenderlo, il docile gattino
si trasformò in una tigre in miniatura, soffiando e
miagolando
sinistramente, mentre con le zampe armate di unghie affilate
attaccava la tuta di metallo, graffiandola.
-Whoa,
micetto!- esclamò sorpreso l'uomo, indietreggiando -Che
cos'hai al
posto delle unghie? Adamantio?
Tentò
di nuovo di avvicinarsi, ma quello non sembrava intenzionato a
cedere, indirizzando le zampate verso il visore: -Tu sei un brutto
gattaccio!- lo rimproverò Tony -Ma ora ti faccio vedere io!
*
Si
stava annoiando e la cosa non gli piaceva: dove erano finite quelle
belle simulazioni in cui poteva fare sfoggio delle sie
abilità
atletiche e di tiratore? Come poteva gareggiare contro Natasha se non
succedeva nulla?
Con
un balzo oltrepassò la staccionata di una delle numerose
villette
tutte uguali e si mise a passeggiare per il cortile, soffermandosi
alle finestre dell'abitazione nella speranza di scorgere un qualche
segno di vita, ma non vide nulla, se non un salotto semplicemente
arredato con mobili di legno , divani in pelle color crema e un
televisore al plasma.
Insomma,
nulla che suggerisse alcunché, tranne la scarsa fantasia dei
programmatori addetti alle ambientazioni; stufo di quella situazione,
si lasciò cadere ai piedi di un melo e, puntata una freccia
contro
il picciolo che sorreggeva una succulenta mela rossa, la
scagliò e
prese il frutto al volo.
Affondò
i denti nel pomo succoso, godendosi il nettare che ne sgorgò
e che
scese lento lungo la sua gola: -Dovrò sembrare un idiota-
pensò ad
alta voce la spia, dando un secondo morso alla mela -A mangiare una
mela inesistente, ma il gusto c'è tutto e senza nemmeno una
caloria.
Il meglio sarebbe trovare una bella scatola di ciambelle e finirle
tutte!
Finì
la mela con calma, godendosi il silenzio e i tiepidi raggi del sole
artificiale, poi lanciò il torsolo nel prato e si
alzò da terra,
stiracchiandosi: -Buongiorno signore.
Per
poco non gli prese un colpo: istintivamente si girò in
direzione
della voce, i nervi tesi come corde di violino pronti a rilasciare la
tensione nell'attacco, ma quando comprese l'origine della voce,
rilassò le spalle.
-E
tu da dove sbuchi, piccolina?- sorrise Clint, dandole una paterna
carezza sui capelli raccolti in due trecce corte.
-Signore,
mi può aiutare?- chiese lamentosa la bambina, tirandolo per
la
manica della tuta.
-Certo,
tesoro- rispose Clint -Dimmi tutto.
-Lassù-
indicò la bambina puntando il dito verso l'albero -Mr.
Redtail non
riesce a scendere.
Il
Falco rivolse lo sguardo verso la folta chioma del melo e scorse una
tonda testolina rossa con grandi occhi verdi che lo fissavano
furbescamente: -Ah!- esclamò confuso -Avrei potuto
trafiggerlo... Da
quanto tempo è lassù quel gatto?
-Signore,
per favore lo aiuti a scendere!- insistette la bambina.
-Ti
ha mandato Tony? Sembra il tipo di scherzo che potrebbe architettare
lui. Come ti ha pagata? Gelati? Caramelle? Spero non in denaro
perché
non potrei rilanciare.
La
bambina lo guardò impassibile, senza smettere di indicare
l'albero e
senza accennarendi voler cedere, così a Clint non
restò che
guardarsi attorno per assicurarsi che non ci fosse in giro nessuno ad
assistere, appoggiare arco e faretra al tronco dell'albero e
lanciarsi verso i rami con uno scatto degno di un felino.
Si
aggrappò con entrambe le mani ad un ramo sporgente e,
dondolatosi
con il corpo per prendere velocità, si lanciò in
una capriola in
aria verso un altro ramo più solido, appena sotto a quello
da cui
Mr. Redtail lo osservava annoiato.
Atterrò
perfettamente perpendicolare al ramo e aprì le braccia per
rimettersi in equilibrio: -Ah, dieci punti dalla giuria!-
esclamò
orgoglioso, sperando di ottenere un applauso dalla ragazzina, che
però non cambiò di una virgola la sua espressione.
"Pubblico
difficile..." pensò, mentre, con molta attenzione, camminava
sul ramo per avvicinarsi al gatto: -È ora di tornare a casa,
palla
di pelo.
Non
appena fu abbastanza vicino da poterli sfiorare, il gatto
balzò in
piedi e rizzò il pelo, mostrando le zanne aguzze e gli
artigli
affilati, ma la cosa non sembrò impressionare l'uomo, che
continuò
ad avvicinarsi dicendo: -Quando ero al circo mi hanno messo a pulire
la gabbia delle tigri, credi di farmi paura.
Allungò
il braccio per afferrarlo per la collottola, ma all'ultimo secondo
l'animale scartò, saltò sul ramo inferiore e
corse tra i piedi di
Clint, facendogli perdere l'equilibrio e cadere dall'albero.
Fortunatamente
l'uomo riuscì ad completare un avvitamento e a cadere a
quattro
zampe sul prato, sotto lo sguardo deluso della bimba: -Maledetto
piccolo bast...ione- esclamò rabbioso il Falco, sentendosi
poi un
idiota per essersi trattenuto dal dire una parolaccia davanti a una
bambina olografica.
-Si
può sapere dove l'hai preso?- chiese poi infastidito alla
bambina,
lanciando occhiatacce all'animale che passeggiava tranquillamente sul
suo ramo, come a schernirlo -Dal circo russo? Forse gli orsi
sarebbero stati un'alternativa meno irritante
*
Le
dimore dei terrestri erano davvero buffe: tutte uguali,
indistinguibili l'una dall'altra, con quei campi così
piccoli da non
poterci coltivare nulla e riempiti con assurde diavolerie e
cianfrusaglie. Persino i loro animali era molto strani: aveva visto
un gruppetto di coloratissimi uccelli rosa e, quando si era lanciato
su di loro per predarli, non solo non avevano posto alcuna
resistenza, ma i loro corpi erano talmente rigidi e inanimati da
sembrare statue. Non era nemmeno riuscito a spennarne uno!
"Come
faranno a sopravvivere in questo borgo senza caccia né
agricoltura?"
si chiese il dio, passeggiando al centro della strada principale, con
il fedele Mjolnir appoggiato sulla possente spalla "Bah, valli a
capire i midgardiani!" continuò, scorgendo in un giardino un
gazebo dai tendaggi decorati con vistosi fiori magenta e giallo.
All'improvviso
sentì una presenza alle sue spalle, come se qualcuno lo
stesse
osservando e, nella speranza che si trattasse di una preda, si
voltò
lentamente, iniziando a roteare il martello pronto per essere
scagliato; ma quando ebbe completato il mezzo giro, non
riuscì a
scorgere proprio nulla.
-Signore-
sentì chiamare dietro di sé, facendolo sobbalzare
dalla sorpresa.
La voce, però, era infantile e acuta, così il Dio
del Tuono si
voltò di nuovo, trovandosi davanti una bambinetta con le
trecce e
una bambola di pezza stretta in braccio.
-Salute,
infante terrestre- salutò Thor, esibendo un largo sorriso
-Cosa ti
conduce nel bel mezzo di una battuta di caccia? Non sei un po'
piccola per queste cose? Dove sono i tuoi genitori?
-Mr.
Redtail è in pericolo- piagnucolò la bimba,
stringendo a sé la
bambola -Lo può aiutare?
-Non
venga mai detto che Thor, figlio di Odino, neghi il proprio aiuto a
chi ne ha bisogno!- esclamò solenne il dio -Conducimi ove
messer
Redtail è in pena.
Ciò
detto porse la grossa mano callosa alla bambina, che la
afferrò la
trascinò verso una stradina secondaria, in mezzo a due
villette, tra
cui, in una piccola zolla erbosa circondata da ordinati e
sorprendentemente puliti cassonetti della spazzatura, si ergeva
giovane un tiglio, che in altezza a mala pena raggiungeva i tetti
delle due case.
-Dove
si trova il tuo amico?- chiese Thor, impaziente di cominciare e
curioso di scoprire quale misterioso pericolo si nascondeva nella
quiete di quel bizzarro villaggio.
-Lassù-
rispose la piccola, indicando l'albero e il dio prontamente
alzò lo
sguardo, incrociando i grandi occhi verdi del gattone: -Non riesce a
scendere- continuò la bambina -È
molto
spaventato.
-Messer
Redtail- scandì solenne il dio, alzando il martello in
direzione del
gatto -Io non so quale maleficio si sia abbattuto sulla vostra
persona, tramutandovi in felino, ma capisco il terrore e la vergogna
che vi colgono e che vi portano a cercare un nascondiglio dagli
sguardi indiscreti dei vostri nemici, che potrebbero approfittare del
vostro stato per attaccarvi. Non angosciate ulteriormente il vostro
cuore perché io, Thor, figlio di Odino, figlio di Borr,
della
gloriosa stirpe degli Aesir, vi sono amico e vi presterò
soccorso. I
vostri nemici diventeranno i miei e dei vostri problemi mi
farò
carico, aiutandovi a tornare alla vostra forma originaria con ogni
mezzo di cui dispongo.
Ciò
detto, il dio asgardiano fece ruotare il martello come le pale di un
elicottero e, sollevando un gran polverone tutt'attorno,
iniziò
formare correnti di vento sempre più forti finché
non convogliarono
in un unico punto, formando un piccolo uragano.
Con
precisione quasi chirurgica, il dio avvicinò lentamente il
cono di
vento verso l'albero, dove Mr. Redtail, saldamente arpionato con gli
artigli al suo ramo, cercava di resistere alla forza del vento; ma fu
quando il turbine colpì in pieno il tiglio che la resistenza
di
Mr.Redatil divenne vana e il micio finì nell'occhio del
ciclone,
roteando come una trottola sballottato dalle correnti.
-Non
abbiate timore Messere- urlò il dio, sovrastando con la sua
voce il
frastuono dell'aria in movimento -Vi prendo.
Thor
si pentì di quell'affermazione un secondo dopo averla
pronunciata,
il grosso gatto, infatti, non aveva affatto gradito quel giro in
giostra e, nel momento stesso in cui toccò le muscolose
braccia del
dio, allungate con l'intento di salvarlo dalla caduta, sfogò
la sua
rabbia a furia di artigliate sulla pelle morbida, affondandovi le
unghie finché non vide uscire sottili rivoli di sangue.
-Non
opponete resistenza, messere- iniziò il dio, stringendo i
denti dal
dolore -Sto cercando di aiutarvi e...AHI!!!- urlò, quando il
docile
gattino gli ebbe morso con tutta la sua forza la pelle tra il pollice
e l'indice della mano sinistra, addentando un nervo.
-Maledetto
mostro travestito da gatto!- sbottò infine il dio, incapace
di
trattenersi -Siano maledetti i tuoi antenati e i figli dei tuoi figli
per questo affronto alla mia offerta di amicizia e di aiuto.
Tornatene a Jotunheim, da dove provieni!
Dopo
qualche secondo di battaglia, finalmente il dio riuscì ad
afferrare
l'animale per la collottola, alzandolo all'altezza del suo viso per
osservarlo negli occhi: -Dichiaro la tua sconfitta, orrida creatura.
-Ha
salvato Mr.Redtail, signore- sorrise la bambina, facendo un piccolo
inchino -Ha completato la sua missione, le auguro una buona giornata.
-Tutto
qui?- chiese Thor con una punta di delusione, mentre la bambina
svaniva davanti ai suoi occhi e la porta del Simulatore gli si
apriva di fronte -Speravo di catturare qualche preda più
succulenta,
i gatti non sono buoni da mangiare.
*
-Quindi
vuoi che salga sull'albero a prendere il tuo gatto?- chiese Bruce
alla bambina, ancora incredulo per quella strana richiesta.
-Sì,
per favore!- ripeté la piccola, tirandolo per la camicia,
implorante.
Con
un lungo sospiro, Bruce si tolse gli occhiali e li ripose nella
taschina sul petto e si avvicinò alla grossa quercia, dove
Mr.Redtail, mollemente adagiato su un ramo, osservava un punto
indefinito dello spazio, ostentatamente ignorandolo; con tutte le
infinite possibilità che il Simulatore offriva per una
missione
degna dei Vendicatori, l'ultima cosa a cui Bruce sarebbe andato a
pensare era proprio una situazione alla boy scout: "Mi chiedo se
ci faranno anche aiutare le vecchiette ad attraversare la strada e se
alla fine ci daranno delle medagliette intessute dalla Hill e da
Fury" pensò ironico il dottore, mentre arrotolava le maniche
della camicia fino ai gomiti e si preparava a balzare verso il ramo
più vicino.
Sfortunatamente,
però, Bruce Banner era un uomo di laboratorio, ma non nel
modo in
cui lo era Captain America, e non frequentava una palestra da diversi
anni, sicché, quando si lanciò, distendendo i
quadricipiti nel
balzo, si alzò solo di pochi decimetri; troppo poco anche
solo per
avvicinarsi al ramo più basso.
Senza
perdersi d'animo, ritentò una seconda volta e una terza,
allungando
le braccia quando più poteva, ma senza riuscire mai nemmeno
a
sfiorare la corteccia del ramo; provò così ad
allontanarsi di
qualche passo per guadagnare un po' di rincorsa, ma anche quella
volta non vi fu niente da fare.
In
compenso Mr. Redtail sembrava divertirsi molto ad osservare quella
scena ed emetteva dei brevi miagolii molto simili a una risatina: -Ah
sì?- disse Bruce, riprendendo fiato da quegli sforzi per lui
inusuali -Non ti conviene farmi arrabbiare.
In
tutta risposta, il gatto si alzò a sedere e
lasciò pendere la coda,
come a volerlo invitare a prenderla; senza farselo ripetere una
seconda volta, Bruce prese più rincorsa e, quando fu sotto
al ramo,
balzò con quanta energia aveva in corpo, ma di nuovo non
riuscì
nemmeno a sfiorare la folta coda dell'animale.
"La
cosa si sta facendo ridicola" considerò lo scienziato,
voltandosi per un attimo a guardare la bambina, che lo fissava
impassibile.
-Direi
che questo è un Codice Verde- esclamò con voce
piatta la bambina,
risuonando piuttosto inquetante alle orecchie di Bruce.
-Tu
dici?- domandò l'uomo, osservandosi attorno e valutando le
possibilità: era in una stanza in cui nulla di quello che
vedeva era
reale, il che significava che non avrebbe potuto creare danni a cose
o a persone, inoltre, non essendoci nemici in vista, l'Altro non
avrebbe avuto modo di andare in ira e diventare inarrestabile. Quella
che gli si prospettava era una buona occasione per testare il suo
autocontrollo anche quando l'Altro si faceva vivo. Doveva riuscire a
trovare quel luogo tra la rabbia e la serenità,
così da mantenere
l'equilibrio necessario.
-Va
bene- riprese il dottore, sfilandosi la camicia e riponendola,
accuratamente piegata, sull'erba fresca -Proviamoci.
Chiuse
gli occhi e si concentrò sul perenne calore della sua rabbia
che gli
bruciava all'altezza dello stomaco e lo vide, il verde pallido della
sua pelle tirata sui muscoli gonfi e possenti, le vene grosse e
pulsanti, i denti digrignati in un ringhio. Era pronto per uscire.
Riaprì
gli occhi ed ecco davanti a lui le fronde fogliose dell'albero,
dapprima irraggiungibili, che danzavano leggere e silenziose al
vento; vide le sue mani alzarsi all'altezza degli occhi e stringersi
in grossi pugni duri come roccia, che iniziarono ad affondare nella
chioma dell'albero, strappando rami come se fossero stati i petali di
una margherita.
"No"
disse all'Altro, attirando la sua attenzione "Non così! Vuoi
fare del male a quel povero animale indifeso?"
In
risposta sentì un grugnito risalire dalla sua gola e le mani
abbassarsi lungo i fianchi, mentre Hulk rifletteva su come fare:
evidentemente nemmeno lui voleva danneggiare una credatura incapace
di difendersi.
Poi,
all'improvviso, fu come se una lampadina si fosse accesa nella mente
del gigante verde e Bruce vide, attraverso i suoi occhi, le braccia
grosse come tronci di sequoia abbassarsi verso l'albero e le mani
afferrarne il fusto; sentì la fatica di Hulk mentre tirava
il
tronco, strappandone le radici dal terreno, per poi sollevarlo, una
volta sradicato, e scuoterlo finché non vide una piccola
macchia
fulva cadere al suolo e scappare via verso le case.
"Sei
stato in gamba!" disse Bruce con sincera ammirazione "Sono
fiero di te".
Sentì
i muscoli della faccia contrarsi, similmente a tante volte in cui
Hulk aveva ringhiato, infastidito da coloro che lo attaccavano
sperando di catturarlo o ucciderlo, ma questa volta i denti non erano
scoperti per intimidire, bensì per esternare gioia: Hulk
stava
sorridendo.
-Avete
salvato Mr.Redtail- sorrise la bambina, affatto spaventata
dall'immensa creatura verde, piegando le ginocchia in un leggero
inchino -La vostra missione è completata, vi auguro una
buona
giornata.
Così,
mentre l'immagine della bambina con le trecce svaniva così
come era
apparsa, Hulk sentì il corpo farsi improvvisamente piccolo e
fiacco
e lasciò che l'erba dell'ologramma lo accogliesse mentre,
addormentandosi, ritornava ad essere il gentile uomo di scienza
chiamato Bruce Banner.
*
-Va
bene!- esclamò Stark -Ora basta con gli scherzi, ti faccio
vedere
io, brutto gattaccio rognoso!
Ciò
detto si librò nuovamente in volo ed attivò i
propulsori sulle
mani: -È il
momento di insegnarti un po' di buone maniere.
Arrivato
all'altezza del ramo, dove Mr.Redtail era di nuovo pronto ad
attacare, puntò il guanto verso di lui, mentre una rovente
fiamma
blu stava per attivarsi, ma all'ultimo momento spostò la
mano di
qualche centrimetro, cambiando la traiettoria del colpo e facendo
scaricare la fiammata contro l'attaccatura del ramo, che
bruciò
all'istante e iniziò a cadere dall'albero.
Si
lanciò così verso di esso e lo afferrò
un momento prima che
schiantasse al suolo, per poi porgerne alla bambina
l'estremità su
cui si trovava l'animale, terrorizzato.
-Ecco
a te, tesoro- sorrise Tony, mentre la maschera si apriva,
scoprendogli il volto -Riprenditi il tuo maledetto animale da
compagnia.
-La
sua missione è terminata- dichiarò la bimba,
accennando un inchino
-Può tornare a casa, signor Stark.
-Beh,
era ora!- ribatté Tony, osservando l'ologramma svanire nel
nulla -La
prossima volta la programmo io una sessione di allenamento come si
deve! E sai che c'è? Sarà un po' come Silent Hill
e poi voglio
vedere gli agenti S.H.I.E.L.D. come se la cavano!
*
Al
terzo tentativo andato a vuoto di acchiappare quella furia pelosa,
Clint era veramente tentato di colpire l'animale con una delle sue
frecce paralizzanti e vedere se anche in quello stato sarebbe
riuscito a cadere sulle quattro zampe, ma il suo autocontrollo ebbe
la meglio sull'impazienza e sul desiderio di vendetta (quella
bestiaccia aveva usato il suo avambraccio sinistro come tiragraffi) e
così si impose di valutare in maniera più fredda
e obiettiva la
situazione.
-Forse
sarebbe più facile se osservasse la cosa da un punto di
vista più
alto- suggerì impassibile la bambina.
-E
tu sei inquietante!- ribatté Clint, facendole la linguaccia,
però,
rifletté, non aveva tutti i torti. Buttò,
così, un occhio all'arco
e alla faretra che giacevano ancora ai piedi dell'albero e un'ideuzza
gli fece fiorire un sorriso sulle labbra.
Raccolse,
dunque, la sua attrezzatura da terra e se la sistemò sulla
schiena
in maniera tale che non cadesse e non lo intralciasse e
tornò a
scalare l'albero, sotto lo sguardo vigile e sospettoso di Mr.Redtail,
saldamente aggrappato al suo ramo come un mollusco allo scoglio e ben
deciso a non farsi sconfiggere dall'agente.
Clint
oltrepassò la quota presso cui stava il gattone e
continuò a salire
finché i rami non furono troppo giovani e sottili per
sostenere il
suo peso, poi imbracciò l'arco e scelse dalla faretra una
specifica
freccia.
Con
un ghigno compiaciuto sul viso, prese la mira e scoccò, per
poi
godersi comodamente lo spettacolo della punta della freccia che si
apriva in una rete di carbonio, catturava il gatto e si piantava
saldamente nel prato, improgionando l'animale, che si dimenava nel
tentativo di infrangere i fili che lo tenevano immobilizzato al
suolo.
-Nessuno
mette nel sacco Clint Barton!- esultò al settimo cielo
l'agente,
mentre con un agile balzo atterrava sul prato e prendeva la sua
freccia, facendo dondolare la rete con il gatto a un metro da terra.
-Ha
ultimato la sua missione, agente Barton- sorrise la bambina,
inchinandosi leggermente.
-In
tal caso- ribatté Clint, aprendo la rete e facendo uscire il
gatto
-Sei libero amico. Bello scontro!
-Può
tornare a casa, agente- riprese la piccola, osservando Mr.Redtail
svanire nel labirinto di case; -Sì, è una buona
idea- convenne
l'uomo, prima che l'ologramma della bambina si disattivasse -Ma prima
penso che andrò a prendermi un gelato dal furgone dei gelati.
*
I
guanti della sua divisa da Captain America erano ridotti a brandelli,
che, se non erano ancora finiti al suono, se ne stavano a dondolare
tristemente dalle sue mani, precariamente sorretti dai pochi fili
rimasti integri.
-Tutti
i gatti di questo secolo sono così aggresivi?- chiese ancora
scombussolato Steve, che faticava a credere di essere stato attaccato
da un animaletto tanto piccolo quanto assetato di sangue; ma la
bambina non lo degnò di una risposta, troppo impegnata a
fissarlo
impassibile con i suoi grandi occhi scuri.
-Non
sei un tipo di molte parole, vero?- chiese di nuovo Steve e, di
nuovo, non ottenne risposta, cominciando a sentirsi un po' a disagio;
decise, così, di ignorare la bambina e concentrarsi
unicamente sul
suo obiettivo, ossia il gatto rosso con manie omicide.
Aveva
tentato ogni tattica che quel terreno offriva: dall'avvicinarsi
apertamente, mostrandosi amichevole e ben disposto a premiarlo con
delle coccole, al cercare di coglierlo di sorpresa, balzandogli alle
spalle, ma il risultato era stato sempre lo stesso. Ossia dieci
artigli acuminati piantati nella carne.
Non
aveva idea di quale fosse lo scopo di tutta quella faccenda, ma di
una cosa era certo: stava facendo davvero la figura dell'imbranato e
per questo sentiva le guance avvampare di vergogna.
"Bella
figura che stai facendo, Capitain America!" si disse, mentre,
non sapendo più che pesci pigliare, camminava attorno
all'albero
come uno squalo attorno alla preda; era riuscito ad arruolarsi
nell'esercito, aveva preso la bandiera che nessuno era riuscito a
prendere da vent'anni, aveva guidato gli Howling Commandos, era
riuscito a sventare i piani di Teschio Rosso e aveva guidato gli eroi
più forti della Terra contro un'invasione aliena, vincendo,
e adesso
non riusciva a far scendere un maledetto gatto da un maledetto
albero.
Tutta
quella situazione era semplicemente ridicola e doveva porvi fine; nel
frattempo erano passati diversi minuti da quando il gruppo aveva
cominciato la missione e il sole artificiale del programma di
simulazione aveva continuato a muoversi nella sua traiettoria,
colpendo con i suoi raggi qualcosa che abbagliò il Capitano.
Schermandosi gli occhi con la mano, Steve riconobbe l'oggetto: era
niente di meno che il suo scudo di vibranio, che brillava come una
stella dei raggi del sole.
Lo
raccolse da terra e lo palleggiò per un momento, poi una
risatina
gli sfuggì dalle labbra tirate e si diede dello sciocco per
non
averci pensato prima: imbracciò lo scudo come un freesbe e
lo lanciò
con forza contro il tronco dell'albero, che iniziò a vibrare
vistosamente per l'urto. Mr.Redtail, colto impreparato, non ebbe il
tempo di aggrapparsi al suo ramo e cadde al suolo, atterrando
elegantemente sulle quattro zampe.
-Non
è stato tanto difficile, vero Mr.Redtail?-
ridacchiò il Capitano,
divertito dalle occhiate di profondo rancore che il gattone gli
rivolgeva, poi, rivolgendosi alla bambina, disse: -Ecco qua piccola,
missione compiuta?
-Sì,
Capitano Rogers- sorrise quella, rivolgendogli un inchino che Steve,
spiazzato, ricambiò goffamente -La missione è
conclusa. Può uscire
dal Simulatore.
-È
stato un piacere conoscerti, piccola- si congedò l'uomo,
attraversando la porta che era comparsa in mezzo al parco, mentre
alle sue spalle il piccolo ologramma svaniva come un miraggio.
*
-Ciao,
come ti chiami?- domandò Natasha, anticipando la piccola
creatura
che era apparsa come dal nulla alle sue spalle. Dopo anni ed anni
passati ad essere vigile per paura che qualcuno possa piantarti un
coltello in gola, difficilmente vieni colto impreparato.
-Chi
sei, bambina?- ripeté la donna, voltandosi ad osservare la
sua
interlocutrice, una bimba dalle corte trecce bionde e piegandosi
sulle ginocchia per portare i suoi occhi all'altezza di quelli della
bambina.
-Io
sono Maria- rispose la piccola, accennando un sorriso.
-Piacere
di conoscerti- sorrise a sua volta la spia, per poi domandare: -Tu lo
sai chi sono io. vero?
Maria
scosse il capo per rispondere affermativamente.
-Sai
dirmi, allora, qual è la mia missione?- chiese ancora
Natasha.
-Sì,
agente Romanoff- rispose Maria, prendendola per mano e conducendola
attraverso un recinto presso un malinconico salice che cresceva in
prossimità di un laghetto artificiale, scavato nel giardino
di una
delle villette un po' più grandi delle altre -Quello
è Mr.Redtail-
disse, indicando un grosso gatto rosso in mezzo ai sottili rami del
salice - Vorrei che lo aiutassi a scendere, per favore.
-Sei
affezionata a Mr.Redtail, Maria?- chiese la donna, osservando il
grosso gatto accucciato tra i sottili rami.
-Sì,
agente Romanoff- rispose la bambina, stringendo a sé la
bambola -È
l'unico oltre a me in questo programma.
-Capisco,
aspettami qui per favore.
L'agente
lasciò che Maria l'aspettasse sotto all'albero e si
avvicinò alla
villetta, osservando gli ambienti interni attraverso le finestre,
finché non individuò la cucina. Con un calcio ben
assestato, la
spia mandò il vetro in frantumi ed entrò nella
casa: la cucina era
molto ampia ed elegantemente arredata sui colori del nero e del
crema, con piani di lavoro in acciaio e marmo polito, un lungo tavolo
di legno laccato di nero con quattro sedie di acciaio ai lati e un
grande frigorifero sul lato del piano cottura.
Rovistò
per qualche istante nei ripiani nascosti dalle ante color crema e ne
estrasse un'ampia tazza di ceramica bianca, poi passò al
frigo e
prese una bottiglia di latte fresco; rubò un biscotto al
cioccolato
da un vaso sul tavolo e tornò all'aperto, sgranocchiando
soddisfatta
il suo biscotto.
Quando
ebbe raggiunto nuovamente il salice, si sedette per terra,
stappò la
bottiglia e ne versò parte del contenuto nella sciodella,
per poi
rivolgersi a Maria, dicendo: -Ora chiamalo tu.
Con
un sorriso complice sulle labbra, Maria obbedì, ottenendo
l'attenzione del gatto, il quale, odorato il profumino invitante del
latte fresco, scese dall'albero come una saetta rossa per avventarsi
sullo spuntino così gentilmente offerto.
-Salvare
gatti...- meditò ad alta voce la spia, accarezzando
delicatamente il
soffice pelo di Mr.Redtail, tutto intento a bere il suo latte -È
così da Captain America. Non ti nascondo, Maria, che mi
aspettavo
qualcosa di più... beh, Call of Duty- ridacchiò.
-Natasha-
esordì la bambina -Certe volte sono le cose più
banali a metterci
in difficoltà. Questo test serviva per testare la vostra
capacità
di trovare soluzioni alternative a quella apparentemente più
immediata, ma inefficace. Sono lieta di annunciarti che hai superato
la tua missione brillantemente e che sei libera di andartene, se lo
desideri.
A
quel punto le porta di uscita apparve sulle sponde del laghetto e gli
ologrammi di Maria e di Mr.Redtail iniziarono a sbiadire: -Prima di
andare- disse Natasha, dirigendosi all'uscita -Chi ha ottenuto il
punteggio migliore tra me e Barton?
-E
lo chiedi pure?- rise la bambina svanendo nel nulla.
*
-Sgancia!-
esclamò la Hill porgendo la mano al direttore Fury al suo
fianco,
mentre l'ultimo schermo rimasto acceso nella sala di comando mostrava
l'agente Romanoff uscire dal Simulatore, per poi spegnersi.
-Avevamo
detto cinquanta?- chiese Fury, cercando nelle tasche il portafoglio e
mordendosi il labbro inferiore, per nulla contento di come si era
evoluto il test di quel giorno.
-Cinquanta
su Natasha vincente- ribadì Maria, esibendo uno smagliante
sorriso
di soddisfazione, mentre il suo capo le porgeva una banconota da
cinquanta dollari nuova di zecca -Benvenuto generale2!-
esultò, infilando la vincita della sua scommessa tra le
altre
banconote del suo borsellino.
-Questa
è l'ultima volta che facciamo scommesse sui test del
Simulatore!-
brontolò Nick Fury prima di uscire dalla sala per andare a
riferire
ai Vendicatori i sisultati.
Note:
1.
Jack Daniels', Johnnie Walker e Captain Morgan sono tutte marche di
superalcolici
2.
Generale Ulysses Simpson Grant (1822-1885), generale unionista
rappresentato sulle banconote da cinquanta dollari
Angolo
dell'autrice:
salve a tutti e
benvenuti alla fine di questo piccolo spin off dedicato agli
Avengers! :) Spero che sia stato di vostro gradimento e che vi abbia
intrattenuti piacevolmente; riguardo alla caratterizzazione dei
personaggi, sebbene abbia cercato di rimanere il più fedele
possibile alle loro personalità, mi auguro di non essere
andata
troppo OoC (soprattutto con Cap e Banner, su cui sono un po'
più
insicura). In caso contrario, sarei lieta di ricevere la vostra
opinione, in maniera tale da migliorarmi.
Prima
di salutarvi, vorrei ringraziare caldamente Ragdoll_Cat, che, come ho
anticipato all'inizio, con il suo brillante lavoro (Certe
cose non cambiano mai,
nella sezione Capitan America) ha dato l'idea per questo piccolo spin
off e mi ha incoraggiata a metterlo per iscritto.
Mando
a tutti voi un abbraccio.
Alla
prossima!
Lady
Realgar
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