-Non lo trovo affatto giusto!- sbuffò Dasha, sbirciando da
dietro l’angolo il suo ragazzo.
Dalla sua posizione, all’estrema destra del bancone del bar,
poteva scorgere direttamente il tavolo che i ragazzi si erano fatti
riservare. Georg, il suo pseudo-ragazzo, rideva sguaiatamente con gli
altri membri della band.
Rivolgendo gli occhi azzurri verso Tom, sbuffò di nuovo. Le
piaceva lamentarsi con lui. Lui la ascoltava e non le dava mai contro.
Era comprensivo con lei, dolce, perfino. Era strano vedere come potesse
cambiare quel ragazzo a seconda delle persone con cui parlava: quando
lo faceva con lei era un altro Tom. Il suo Tom.
Poggiò le spalle al muro, tracannando il terzo
Martini e fissando poi il chitarrista, che, dopo aver bevuto un
caffè ipercalorico, si fumava beatamente una sigaretta. Non
poteva, ovvio, ma del cartello che diceva “no
smoking” se ne fregava altamente.
-Che hai da brontolare, ora? Non ti và giù il
fatto che Georg passi più tempo a fare l’amore con
il suo basso che con te?-
Bè, il discorso che aveva in mente la ragazza non era
proprio quello, ma il succo della questione si. Era stufa del fatto che
Georg non volesse nemmeno toccarla, anche se andava sbandierando ai
quattro venti (che si riducevano a quattro persone: David, Gustav, Bill
e Tom), che la amava profondamente. Che cavolo, era pur sempre una
ragazza con gli ormoni a mille, e aveva bisogno di quel tipo di
attenzioni.
-Cerca di capirlo. Te lo ha già detto che vuole
aspettare il momento giusto. Anche se io, sinceramente, non lo capisco
….- continuò il rasta, squadrando la moretta da
capo a piedi.
Tutti sapevano che Tom aveva un debole per Dasha, tranne la diretta
interessata.
Il loro era, tutto sommato, un bel rapporto di amicizia.
-Cazzate- continuò lei, afferrando la sigaretta dalle dita
del ragazzo, e portandosela alle labbra. –Vuole aspettare che
io sia maggiorenne. Che c’è che non và
in me?- sbuffò di nuovo per poi rimettere la
sigaretta direttamente tra le labbra di Tom.
Lui la lasciò fare, baciandole leggermente le dita,
assaporandone la pelle. Aveva uno strano profumo, un sapore dolce. Come
di fragole.
Lei sembrò non accorgersene, e bevve un altro Martini,
arrivando a quattro. Era il suo record personale, ed era quasi
completamente ubriaca. Per una come lei, che non reggeva neanche la
CocaCola se non era decaffeinata, quattro Martini erano come una botta
tra capo e collo. Un suicidio, in pratica.
Certo, Tom avrebbe potuto fermarla. Avrebbe potuto non farle bere
altro, portarla a casa e farle bere quello che suo fratello gli faceva
sempre bere dopo una sbornia. Ma lui la capiva. Quante sbornie si era
preso, chiedendosi che cosa ci fosse di sbagliato in lui?
-Perché mi guardi così? Ho… qulcosa
tra i denti?-
Lui le si avvicinò, lentamente, delicatamente.
Dasha rabbrividì al tocco delle dita callose da chitarrista
di Tom sulla sua vita. Poi lui poggiò le labbra calde,
dolci, su quelle della ragazza. Sapevano così tanto di
fragole ….
Le lasciò una serie di piccoli baci sulle labbra, per poi
approfondire il contatto quando lei glielo concesse. Lo
afferrò con impeto, allacciando le sue braccia dietro il
collo di Tom, lasciando che la lingua di lui la esplorasse.
Ma lui non poteva, diavolo! Dasha era la ragazza del suo migliore
amico, e non poteva fare questo a Georg.
Si distaccò leggermente, riluttante, con il fiatone.
–Mi..mi dispiace- sussurrò, per poi alzarsi e
sparire dietro un angolo.
Lei non lo seguì, ma poggiò una mano sulle
labbra, come per confermare quel bacio. Era rimasta sorpresa.
Le sue labbra non erano fini e fredde, come quelle di Georg, ma dolci,
calde e carnose. E, contrariamente a come si era aspettata, non
sapevano di fumo. Il sapore che era rimasto sulle labbra
della ragazza era di panna.
Fragole e panna.
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