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{Disclaimer:
tutti i personaggi appartengono a Philip Pullman.
Questa
fanfiction è stata scritta senza alcuno scopo di lucro}
We’ll
be always together
La
mano tremante di Lyra sfiorò il morbido pelo di Pantalaimon.
Il daimon si rannicchiò maggiormente contro la guancia della
donna ormai anziana, trasmettendole il proprio calore.
L’aletiometro
brillava appena alla luce fioca dell’alba che filtrava dalla
finestra, uno spiraglio di polvere tra le tende tirate, stretto tra le
dita sottili. La donna, stesa sul letto, teneva gli occhi chiusi. Il
suo respiro era ridotto a un lieve rantolo che sollevava appena il
petto coperto dalle lenzuola.
Lyra
aveva fatto una promessa, molto tempo prima, e l’aveva
mantenuta fino a quel momento, ma scoprì di non riuscirci
più. Non ora che era così vicina al passaggio nel
regno della morte, non ora che poteva finalmente guardarsi alle spalle
e raccogliere i cocci della sua vita, scrivere le ultime righe della
storia che presto avrebbe raccontato ad Alibenigne.
Perché
aveva promesso di non pensare mai a come sarebbe stato se avessero
avuto una possibilità, per non essere costretta a
confrontare la realtà con i suoi sogni, ma ora suo marito se
n’era andato e lei sentiva di avere il diritto di
abbandonarsi alle proprie placide illusioni, in quelli che sentivano
erano i suoi ultimi istanti in quel mondo.
La
sua era stata una vita piena: era tornata al Nord, aveva incontrato
nuovamente Iorek Byrnison, il suo intrepido campione, e aveva
abbracciato per l’ultima volta Serafina Pekkala. La strega
l’aveva osservata a lungo, consapevole della
brevità della vita umana e conscia che quello sarebbe stato
un addio, infine l’aveva baciata e l’aveva salutata
chiamandola sorella.
E
nel regno della morte, Lyra lo sapeva, avrebbe rivisto Will.
Perché
il ragazzo le era entrato nell’anima, e una parte di lei,
quella parte che viveva e respirava nella piccola martora accoccolata
sul cuscino, era rimasta indissolubilmente legata a lui. E Lyra lo
sapeva,
con la stessa certezza con cui comprendeva che non avrebbe visto il
sole sorgere un’altra volta, che anche Will era arrivato alla
fine della vita per come l’avevano conosciuta fino ad allora.
Quando
Pantalaimon emise un breve lamento, soffocato contro la sua guancia, la
donna permise alle lacrime di scavare scie bollenti lungo le guance.
—
Pan — sussurrò piano, e il daimon rispose
chiamando fiocamente il suo nome.
Pantalaimon,
il suo amato compagno, l’unico che aveva potuto capire
l’enormità del suo dolore
nell’oltrepassare la finestra nella Oxford di Will e dare le
spalle a quello che avrebbe potuto essere il suo futuro. Il suo fedele
amico, la sua anima.
—
Ti penti ancora di non avermi impedito di entrare nel Salotto Privato
del Jordan?
Il
daimon tremò, e Lyra sentì che anche lui si univa
al suo pianto silenzioso, la pelliccia sotto gli occhi arruffata e
bagnata.
—
Oh, Lyra — bisbigliò al suo orecchio,
singhiozzando piano — Promettimi che resteremo insieme sempre.
Non voglio passare oltre senza di te.
Un
singulto scosse il petto della donna.
—
Ti ricordi cosa dissi quando tentarono di separarci a Bolvangar? Mai,
Pan, non ci separeremo mai. Tu e io saremo sempre insieme. E con noi ci
saranno anche Will e Kirjava e Hester e il signor Scoresby, e insieme
vedremo tutti i mondi esistenti, saremo ovunque e da nessuna parte,
anche lì dove volano gli angeli.
Avvertiva
sempre meno il corpicino sottile della martora sfiorarle il viso, e
capì che era davvero la fine.
—
Lyra… — la voce di Pantalaimon era un soffio
— Sono felice di… essere stato il tuo daimon.
Lyra
piangeva, ora, tentando di trattenerlo in quel mondo ancora un istante,
solo uno, perché non era pronta a dirgli addio.
Voleva
poter giocare assieme a lui nei giardini del College ancora una volta,
tornare ad avere la sicurezza di una lunga vita davanti.
L’idea di non poterlo più avere vicino
com’era ora, di non poter più sentire il suo
calore, di non poterlo più abbracciare, la straziava, e
concentrò tutte le sue ultime energie nel restare vigile per
lui.
—
Non potevo desiderare compagno migliore, mio amato Pan.
Pantalaimon
trovò la forza di strisciare fino al petto di lei, che se lo
portò al volto e lo strinse calorosamente mentre le loro
lacrime si mischiavano un’ultima volta.
—
Oh, Pan — sospirò Lyra, mentre il suo spirito si
liberava della costrizione del corpo — Vedrai, non
riusciranno a separarci. Saremo per sempre una cosa sola, anima mia.
L’aletiometro
scivolò dalle coperte e cadde a terra, le lancette immobili.
Poi
il petto di Lyra smise di muoversi, e tra le sue dita Pantalaimon si
dissolse in una nebbia scintillante.