what is love?
L’amore infantile
segue il principio: amo perché sono amato.
L’amore maturo segue il principio: sono amato
perché amo.
L’amore immaturo dice: ti amo perché ho bisogno di
te.
L’amore maturo dice: ho bisogno di te perché ti
amo.
[E.
Fromm]
Juvia si trovava all'interno della sua camera, al Fairy Hills. Si stava
preparando per andare a letto, essendo piuttosto stanca dopo la
giornata passata alla gilda; come al solito aveva dovuto lavorare duro,
fare molti incarichi, senza avere tempo per sé stessa. Era
tornata a tarda sera e provava un tale stress che, invece di andare
direttamente a letto, aveva preferito mettersi in vasca e lasciare che
l'acqua calda lavasse via dal suo corpo quel senso di stanchezza che le
vietava di rilassarsi. Mentre si lasciava andare sotto l'acqua che
toccava la sua pelle, rifletté su molte cose: erano passati
ormai parecchi anni ─ più precisamente sette ─ da quando la
guerra contro Alvarez era conclusa con la loro vittoria. Allora non
avrebbe mai immaginato che sarebbe andato tutto bene, che nessuno
particolarmente caro a lei riuscisse a sopravvivere contro quella forza
con cui si erano dovuti fronteggiare; in un certo senso, a ripensarci,
si riteneva fortunata. Ancora le pareva strano di essere viva, di
potersi rilassare come se non fosse successo niente: a quei pensieri,
tuttavia, un brivido percorse la sua schiena, facendole aprire di
scatto gli occhi. Si portò le gambe al petto e le
circondò con le braccia, adagiando in seguito il mento sopra
le
ginocchia. Aveva provato tanta paura durante la guerra, non pensava che
lei e tutti gli altri ce l'avrebbero mai fatta; era stata la prima
volta che si erano ritrovati contro una tale minaccia, ed il pensiero
di essere sopravvissuta la faceva sentire strana. Anche i suoi amici
erano sopravvissuti e niente la rendeva più felice di
poterli
ancora vedere tutti i giorni alla gilda. Avevano ricominciato da capo
numerose volte, ma quella era diversa: erano sicuri che non sarebbe
successa nessun'altra catastrofe, specialmente perché Zeref
e
Acnologia erano stati sconfitti. Dunque non c'era niente da temere,
ormai avevano raggiunto la pace che cercavano ormai da tempo, e dopo
sette anni non era successo ancora niente di straordinario: nessun
nemico ─ se ce ne era qualcuno ─ li aveva
attaccati, non aveva dichiarato guerra né i cittadini di
Magnolia si erano lamentati di qualcosa. In fondo andava tutto bene,
erano felici e la loro città era tornata come nuova, anche
se i
suoi cittadini avevano sofferto parecchio quando l'avevano ritrovata in
un mucchio di macerie. Tuttavia si erano dati da fare per ricostruirla,
per regalare agli innocenti un posto migliore in cui vivere, e da
lì Fairy Tail si era ripromessa di proteggere al meglio la
sua
città. Lo stavano facendo tutt'ora: ogni giorno si
rimboccavano
le maniche per aiutare i cittadini con gli incarichi e mai osavano
lamentarsi se la paga era poca.
Dopo aver fatto il bagno, Juvia indossò il suo accappatoio
bianco e ritornò nella sua camera, mentre si asciugava i
capelli
con un asciugamano. In seguito tirò fuori da sotto il
cuscino
del letto il suo pigiama azzurro, lo adagiò sopra il
materasso
ricoperto da coperte bianche e poi si girò distrattamente
verso
la finestra alla sua destra. Con piccoli passi si avvicinò
ad
essa e puntò i suoi occhi turchini al paesaggio innevato,
ricordandosi solo in quel momento che era inverno. Il loro vecchio
dormitorio era lontano da Magnolia, era sempre stato circondato dagli
alberi e non avevano modo di vedere le abitazioni della
città;
durante le ricostruzioni, però, sfruttarono la situazione
per
far sì che il Fairy Hills venisse costruito in
città, non
troppo lontano dalla loro gilda. Per questo lo sguardo di Juvia
andò a posarsi sulle varie abitazioni che riusciva a vedere,
guardando come i piccoli fiocchi di neve cadevano soavi
sulla strada e sopra gli ombrelli delle poche persone che camminavano
sotto quel freddo. I tetti erano diventati completamente bianchi:
sembravano ricoperti da granelli di zucchero, invece il cielo era una
distesa cupa, ricoperta da qualche punto luminoso che lo rendeva meno
triste. Quell'atmosfera e quel tempo fecero sorridere la ragazza,
poiché le davano un vago ricordo di una certa persona a cui
lei
era particolarmente legata. Quei piccoli ma ben visibili fiocchi di
neve che continuavano a cadere ipnotizzarono Juvia, specialmente
perché ─ secondo la sua mente stanca ─ erano tanti e
minuscoli
pezzi di lui,
per cui sorrise involontariamente.
L'espressione di Juvia si fece cupa a ripensare a Gray, che si
era
allontanato notevolmente da lei dopo la fine della guerra. Avevano
parlato, si erano congratulati l'uno con l'altra per la vittoria, per
essere riusciti a sopravvivere e per il buon lavoro fatto per fermare
la loro minaccia, ma oltre quello non c'era stato niente. Durante la
guerra si era lasciata alle spalle le parole di Gray, non aveva osato
pensarci nemmeno una volta data la situazione in cui erano; solo alla
fine ci ripensò. "Quando
la battaglia sarà finita, ti darò la mia risposta":
erano queste le parole che lui le aveva detto prima di venire
attaccati, prima che sia la paura che il coraggio li prendessero,
facendogli dimenticare ogni cosa e lasciandoli focalizzare sul loro
obiettivo. Alla fine lei aveva aspettato, non gli aveva fatto alcuna
pressione, non gli aveva detto niente, nemmeno un accenno. Dopo sette
anni ─ sebbene si fossero un po' allontanati ─ Juvia continuava ad
aspettare la sua risposta, perché da allora i suoi
sentimenti
non erano cambiati. Probabilmente ─ anzi, sicuramente ─ essi erano
maturati proprio come lei: ormai era diventata totalmente una donna
come Gray un uomo, gli anni erano passati e loro insieme a
quest'ultimi. La maga dell'acqua sospirò piano, socchiudendo
gli
occhi mentre continuava a guardare, stanca, la neve che cadeva fuori.
Sentiva di aver bisogno di lui per coronare il suo ormai "risaputo"
sogno d'amore, poiché in quegli anni non
era riuscita a
focalizzarsi su qualcun altro nonostante Gray non le desse particolari
attenzioni. Si chiedeva perché si fosse allontanato
così
tanto da lei: ricordava che allora il suo carattere piuttosto invasivo
lo infastidiva, invece adesso era diversa, aveva capito che stargli
addosso era solo un fastidio e che maturare era la cosa più
giusta da fare. Invece, non appena aveva allentato la presa, lui ne
aveva approfittato per allontanarsi da lei, senza darle un valido
motivo. Non aveva perso la speranza dopo tutti quegli anni, ma sentiva
che qualcosa dentro di lei, giorno dopo giorno, andava rompendosi; da
quando era arrivato l'inverno, aveva notato sul collo di Gray la stessa
sciarpa che lei gli aveva regalato per il loro "anniversario", e
ciò invece di renderla contenta la portava unicamente a
soffrire. Guardando la finestra, il paesaggio innevato ed il cielo
scuro, notò che quella sera era uguale a quel giorno in cui
entrambi avevano sofferto: lui a causa di brutti ricordi, lei per
l'ennesimo rifiuto. Sospirò nuovamente, negando alle lacrime
che
si erano formate nei suoi occhi di scendere. Si era promessa che non
avrebbe pianto per lui, non più: voleva essere una donna
forte e
Gray ─ cercando di autoconvincersi ─ non meritava affatto le sue
lacrime. Era vero, non aveva mai perso la speranza dopo tutti quegli
anni, ma era stanca di aspettare e di stargli dietro; era diventata
adulta, non poteva restare ancorata al passato come se fosse la sua
unica via per il futuro. Doveva ─ e voleva ─ dare una svolta alla sua
vita, cominciando proprio da quella sentimentale.
Con amarezza distolse lo sguardo dalla finestra e si diresse con passo
lento verso il suo letto, poggiando l'asciugamano sopra esso. Prese tra
le dita la maglia del suo pigiama e la portò contro
il
petto, stringendola con forza nel palmo di entrambe le mani. Un ciuffo
di capelli turchini andò a coprirle gli occhi, mentre con
decisione si mordeva il labbro inferiore nell'intento di trattenere una
certa pressione che aveva negli occhi. Poco dopo gocce salate si
frantumarono contro le sue nocche, che col passare dei secondi
diventavano sempre più frequenti; il suo respiro si fece
poco
più affannoso, mentre si portava una mano davanti alla bocca
nell'intento di soffocare i singhiozzi. Forse ─ purtroppo ─ lui era l'unico per cui lei
voleva piangere.
─────────────────────────────────────────
Quello era
un giorno davvero importante
per Fairy Tail, e la gioia proveniva non solo dalla gilda ma dalla
città intera. Elfman ed Evergreen quel giorno si sarebbero
sposati; quando avevano annunciato ai loro compagni la loro decisione,
non rimasero affatto stupiti. Nella gilda era risaputo che i due
avessero una relazione ma che preferissero tenerla nascosta, dato che
volevano far credere agli altri di provare una antipatia reciproca.
Tuttavia, la loro messa in scena non era andata come speravano, ma i
loro compagni gli avevano comunque dato corda in modo da non recargli
alcun fastidio. Nonostante questo, quando avevano annunciato di volersi
sposare, nelle loro espressioni non c'era alcuna traccia di imbarazzo o
timore, anzi: erano felici, orgogliosi di aver preso quella decisione.
Entrambi sapevano bene di amarsi e che continuare a tenere nascosta la
loro relazione era solo da egoisti, volevano coinvolgere anche i loro
amici e dimostrare che ciò che c'era tra loro era sincero.
Mirajane e Lisanna si erano addirittura commosse quando lo vennero a
sapere, erano felici di vedere il loro fratellone contento con un'altra
donna ─ sebbene fossero un po' gelose, essendo le sue sorelle.
Avevano
deciso di tenere la cerimonia a Fairy Tail, lasciando che
entrassero anche alcune persone che non facevano parte della gilda. Era
stato un annuncio assai strabiliante per le persone comuni, non avendo
idea di cosa succedesse all'interno di quell'edificio. Non c'era alcun
addobbo ─ stranamente, specie da parte di Evergreen ─ in
quanto
avevano deciso di rendere il tutto più intimo e semplice
possibile. Non volevano fare le cose in grande quel giorno, volevano
solo far vedere quanto si amassero e che volevano stare davvero
insieme; per cui si trovavano l'uno di fronte all'altra, a tenersi per
mano mentre gli altri li osservavano, alcuni commossi mentre altri
solamente emozionati. Un uomo ben vestito parlava di fronte a loro,
pronunciando le solite parole, mentre Evergreen guardava con gli occhi
lucidi il volto di Elfman. Ella era vestita di un abito semplice a
sirena senza spalline, si apriva sul fondo e le aderiva perfettamente
ai fianchi, mettendo in mostra le sue curve. In volto aveva un velo di
trucco, non esagerato, ed agli occhi portava i suoi soliti occhiali; i
capelli mossi erano sciolti come al solito ed erano coperti dal velo
bianco. Elfman era vestito del classico smoking nero,
esageratamente elegante per i suoi gusti ma aveva deciso che per quel
giorno avrebbe mostrato un altro lato di sé alla sua futura
sposa.
Entrambi
si guardavano amorevolmente, ed Evergreen stava facendo
davvero un grande sforzo per non cadere vittima dell'emozione; l'unica
cosa che l'aiutava a non versare lacrime era il sorriso sicuro
dell'uomo di fronte a lei, che con tenerezza le accarezza il dorso di
una mano col pollice. Juvia era in lacrime mentre li osservava, essendo
tremendamente felice per quello che stava succedendo alla donna. Le due
erano diventate buone amiche negli ultimi anni e la maga dell'acqua
l'aveva aiutata a scegliere l'abito e, contro ogni supposizione,
Evergreen si era lasciata aiutare senza battibecchi. Juvia aveva notato
che di fianco a lei, anche Lucy era nell'intento di mettersi a
piangere, ma si stava trattenendo. Forse era emozionata
perché
vedeva un suo futuro in quello stesso modo con Natsu ─ avendo i due una
relazione che andava avanti da tre anni.
Dopo
che i due protagonisti della cerimonia pronunciarono il tanto
atteso "sì, lo voglio" un grande fracasso di applausi si
alzò in aria, con addirittura qualche fischio e urla da
parte di
alcuni membri della gilda ─ tra cui Natsu e Gajeel. In seguito, Elfman
ed Evergreen si diedero un bacio prima casto, ma che col passare dei
secondi divenne sempre più passionale. Juvia li
guardò
intenerita, invidiando tutta quella felicità che lei non
sarebbe
mai riuscita ad ottenere, ma per il momento si accontentava di vederla
attraverso gli altri. I finalmente sposi, dopo aver smesso di regalarsi
baci e carezze, decisero di ringraziare il prete e poi andare dai loro
amici, che si buttarono completamente addosso a loro per fargli le
più sincere congratulazioni per il matrimonio. Anche Juvia
sarebbe voluta andare da loro per congratularsi e complimentarsi, ma
erano circondati da troppe persone e non se la sentiva di unirsi alla
mandria, per cui decise semplicemente di dirigersi da Lucy e Levy che
si erano allontanate dalla folla per parlare un po'. Dopo che le
raggiunse le due ragazze le sorrisero, invitandola ad unirsi alla loro
conversazione.
«Non
avrei mai immaginato che Eve sarebbe riuscita a contenersi
in un giorno tanto importante!» Commentò subito
Levy,
riprendendo sicuramente il discorso che aveva cominciato prima con la
bionda. Nel tono della sua voce si era percepita davvero molta sorpresa.
«Juvia
è felice di vederli insieme» Disse invece la
maga dell'acqua, sorridendo in direzione dei due novelli sposi che
erano ancora circondati dalla mandria di persone. Più li
guardava e più provava invidia, per cui decise di riportare
velocemente lo sguardo sulle due compagne.
«Già,
anche io. Non vedo l'ora di sposarmi!»
Aggiunse invece Lucy, arrossendo solo al pensiero di poter vivere un
momento del genere insieme al suo amato. Altra invidia per Juvia, che
cercava comunque di tenere sotto controllo.
«Deve
essere magnifico sentirsi dire "sì, lo voglio" dalla
persona che amiamo» Le parole pronunciate da Levy misero un
po'
in difficoltà Juvia, che non aveva proprio idea di come
rispondere. Come ogni ragazza ─ o almeno la maggior parte ─
anche
lei voleva avere il suo momento magico con qualcuno, sposarlo e avere
in seguito una vita felice insieme a questa persona in questione. Le
sue due compagne potevano fantasticare su cose non del tutto
fantasiose, essendo entrambe in una relazione che andava avanti da
anni. Addirittura Levy era riuscita a scalfire il cuore di Gajeel e far
sì che proprio lui facesse il primo passo e chiederle di
diventare la sua ragazza; ciò avvenne cinque anni fa, ed il
loro
rapporto era davvero saldo.
Nel
mentre che le due continuavano a parlare dei loro possibili
matrimoni, Juvia guardava in qualunque direzione per avere la conferma
della sua presenza.
In
realtà sperava di non vederlo perché avrebbe
sicuramente
sofferto, ma da una parte era curiosa di vedere l'espressione del suo
viso. Voleva sapere se anche lui era contento per loro come tutti i
presenti, se anche lui si era intenerito ed emozionato di fronte alla
loro gioia, se anche lui volesse vivere le stesse emozioni con una
persona in particolare. Se anche lui, in quel momento, la stava
cercando con lo sguardo mentre si domandava le stesse cose, se anche
lui sentisse la mancanza della ragazza come Juvia sentiva la sua. Ormai
Gray lo vedeva solo di sfuggita e qualche volta si davano il buongiorno
quando si incontravano per caso alla gilda e non potevano fare niente
per evitarsi, anche se non conversavano più come facevano
una
volta. Juvia si chiedeva, mentre continuava a cercarlo, se anche lui
soffrisse allo stesso modo, se avesse trovato una risposta da darle
oppure se ci stesse ancora pensando. Erano quei dubbi che continuavano
a tenerla incatenata a lui ed al suo passato, altrimenti avrebbe fatto
uno sforzo immane e si sarebbe lasciata tutto alle spalle,
così
da ricominciare da capo. Invece no, si trovava a vagare con lo sguardo
nella gilda con la disperata speranza di trovarlo e avere una risposta
a tutte le sue domande, anche se la voglia di vederlo era scarsa.
Incontrarlo le avrebbe procurato la solita sofferenza che provava
quando non lo vedeva, per cui le cose non cambiavano in entrambi i
casi.
La
giornata era passata molto velocemente ed i festeggiamenti erano
durati fino a tarda sera ─ e Juvia stava iniziando a stancarsi di fare
tardi ogni giorno, avendo poche ore per dormire. Tutti si erano
divertiti ed avevano fatto ogni tipo di complimenti ai due festeggiati,
che se ne erano andati via prima degli ospiti tramite una carrozza
trainata da cavalli bianchi. Probabilmente non li avrebbero rivisti in
gilda per i giorni seguenti, ma al master andava bene così:
era
stato proprio lui a consigliargli di assentarsi per qualche giorno,
così da sbollire tutta quella gioia creatasi in
così poco
tempo. Juvia era rimasta con Lucy, erano fuori da Fairy Tail e la
bionda aspettava che il suo "cavaliere" si ricongiungesse a lei e la
accompagnasse a casa; la maga dell'acqua aveva deciso di farle
compagnia, non volendo che rimanesse da sola ad aspettarlo. Le due
ragazze avevano fatto molta amicizia negli ultimi anni, e Juvia aveva
finalmente smesso di considerarla una rivale in amore ─ non
perché si era impegnata con il Dragon Slayer, ma
perché
preferiva vederla come un'amica invece che in quel modo demenziale.
Lucy era anche l'unica a sapere che Juvia provasse ancora qualcosa per
Gray ─ perché gli altri componenti della gilda
pensavano
che lei si fosse lasciata tutto alle spalle ─ ed era sempre
l'unica ad appoggiarla, a dirle di non arrendersi se lo amava
così tanto.
Inoltre,
durante i festeggiamenti del matrimonio,
non c'era stata alcuna traccia del Fullbuster: Juvia lo aveva cercato
per tutto il tempo, ma evidentemente non era proprio venuto. Questa
scoperta le fece passare la fame, tanto che a cena non toccò
nemmeno un boccone; aveva solo mangiato una fetta di torta per mettere
qualcosa dentro lo stomaco. Lucy aveva addirittura preferito restare
con lei tutta la giornata invece di passarla insieme al suo compagno, e
questo gesto fece sentire un po' in colpa Juvia, ma ormai lo sapeva: la
maga degli spiriti stellari era di una gentilezza sovrumana, dunque non
si era stupita tanto della sua decisione di restarle a fianco. La
bionda aveva anche cercato di parlare con Gray ─ nei giorni
passati ─ per cercare di scorgere in lui qualcosa riguardo
Juvia,
volendo sapere a tutti i costi cose gli fosse accaduto per allontanarlo
in questo modo dalla maga dell'acqua. Dal canto suo, Juvia invece non
aveva il coraggio di chiederglielo direttamente, ma era l'unica che
poteva andare da lui e parlargliene; Lucy l'aveva spronata
più
volte nel tentativo di convincerla, ma l'altra aveva sempre accantonato
l'idea di andargli a parlare. Se lui non voleva parlarle,
perché
doveva insistere e scocciarlo? Non voleva essere un peso, non
voleva tornare ai vecchi tempi dove dipendeva dal mago del ghiaccio:
voleva dimostrarsi diversa, matura, donna. Voleva
fargli vedere che era cambiata, che adesso era più
responsanbile ed era più affidabile rispetto a prima.
All'improvviso
Lucy prese una mano dell'altra e intrecciò le sue
dita con le sue e, quest'ultima, si sentì costretta a
volgere lo
sguardo verso di lei. Scrutò il suo viso, i suoi lineamenti
delicati e le sue labbra rosee curvate in un tenero sorriso; esso le
diceva che sarebbe andato tutto bene, che non aveva motivo
di preoccuparsi se il suo amore era sincero. Poteva avere
ragione:
in fondo Juvia si era sempre aggrappata a quel barlume di speranza che
ancora la faceva andare avanti, ma alle volte si chiedeva se invece di
combattere non fosse meglio arrendersi. L'evidenza era quella che era,
e
lei non poteva continuare a fare la finta tonta, perché
ormai
sapeva che tra lei e Gray era tutto finito.
─────────────────────────────────────────
La neve
cadeva lenta tra i suoi capelli
corvini, sul suo giubbotto in pelle nera e sui suoi jeans chiari. La
panchina su cui era seduto era totalmente coperta da piccoli, freddi e
soffici fiocchi di neve che si erano accumolati, unendosi tutti insieme
e formando una forma unica. Quella notte faceva molto freddo, ma
essendo un mago del ghiaccio lui non lo pativa: si trovava a suo agio
sotto quel tempo, sotto quel cielo oscuro coperto da qualche nuvola
grigia. Gli piaceva guardare la neve cadere, come leggiadra si posava
sul terreno e piano si scioglieva, diventando semplice acqua; ed era
proprio quello che gli piaceva, che lo faceva sorridere, l'acqua.
Così limpida, pura, pulita, invisibile e addirittura
fragile. In
quel momento sospirò, socchiudendo gli occhi; si sentiva in
colpa per essere mancato ad un evento tanto importante, il matrimonio
di Evergreen ed Elfman. Aveva promesso che ci sarebbe stato,
perché lo sposo voleva che tutti i suoi amici fossero
presenti
in quel giorno speciale, dove lui e la sua amata avevano deciso di
coronare il loro prima segreto ma ovvio amore. Il giorno prima aveva
anche preparato lo smoking e quella stessa mattina, invece, si era
preparato per andare a vedere quanto Elfman potesse essere felice
insieme ad Evergreen, ma alla fine aveva cambiato idea. Non appena
aveva indossato l'abito si era sentito in trappola, si era sentito
soffocare nella morsa di quella elegante stoffa, per cui si era sentito
costretto a spogliarsi subito. Avrebbe potuto benissimo andare alla
cerimonia con dei vestiti qualunque, ai due sposi sarebbe andato bene
comunque, ma Gray sentiva che non era giusto. Faceva finta di non
conoscere il motivo, quando in realtà lo sapeva molto bene:
il
passato, messo in confronto col presente, lo spaventava. Aveva fatto
una promessa a sé stesso: sette anni fa si era giurato che le
avrebbe confessato ogni cosa, che avrebbe smesso di sotterrare i suoi
sentimenti e che li avrebbe portati alla luce. Alla fine non ce la fece
e decise di scappare dalle sue stesse parole come un codardo, ma
specialmente da lei. Senza darle una spiegazione l'aveva allontanata
con estrema facilità, specialmente perché Juvia
non aveva
cercato nemmeno una volta di riavvicinarsi a lui, e probabilmente era
stato questo a convincere Gray a portare avanti quella maschera di
disinteressamento. Non aveva ben capito cosa fosse successo e
perché lo avesse fatto, ma una cosa nella sua testa era
ovvia:
aveva paura di mostrare i propri sentimenti, poiché
ogni volta che si era affezionato particolarmente
a qualcuno, esso aveva finito per scomparire. Probabilmente aveva paura
che
anche Juvia scomparisse una volta scoperti i sentimenti del mago del
ghiaccio, e lui non voleva correre il rischio di perderla.
La
osservava quando la vedeva in gilda, seguiva ogni suo movimento con
la coda dell'occhio, aveva visto quanto fosse cambiata in quei sette
anni. Se possibile era diventata ancora più bella, la luce
nei
suoi occhi in confronto a prima era meno luminosa, le sue labbra
formavano sorrisi falsi, la sua voce recitava allegria quando in
realtà era triste ma, più di tutto
ciò, era
diventata una donna matura. Nonostante l'ultimo cambiamento gli
piacesse, non poteva far altro che pensare alla Juvia di sette anni fa,
quella che lo rincorreva ovunque pur di stargli accanto, quella che
ripeteva continuamente "Gray-sama", quella che avrebbe sacrificato
anche la sua stessa vita per lui, quella che gli mostrava di amarlo non
solo con le parole ma anche con i fatti. Tutto di lei gli mancava e
aveva più volte pensato ─ e tentato ─ di darle
quella maledetta risposta
che tanto attendeva ─ perché lui era sicuro che
Juvia lo amasse ancora.
Era
mancato al matrimonio semplicemente perché aveva paura di
vederla, perché avrebbe sicuramente pensato a qualche
sciocchezza tipo "come starebbe Juvia in abito da sposa?", e non era da
lui. Scappare era l'unica scelta che gli era rimasta, poiché
sin
dalla fine della guerra aveva avuto paura di affrontarla; lui non era
più lo stesso, aveva le idee più chiare su
ciò che
provava ma non era ancora sicuro di sapere cosa volesse davvero. Dare
una risposta a Juvia significava prendere un'importante decisione,
ovvero quella di impegnarsi in una vera e propria relazione,
poiché lui era convinto di essere innamorato
di lei. Non aveva alcun dubbio su ciò, ormai aveva capito
come
distinguere l'affetto dall'amore e, se si fosse ritrovato Juvia
davanti, era sicuro che invece di dirle "ti voglio bene", gli sarebbe
venuto spontaneo pronunciare quel fatidico "ti
amo".
Se solo lui avesse avuto le idee più chiare e non si fosse
lasciato spaventare da quello che provava, probabilmente, non si
sarebbe ritrovato solo, a girovagare per le strade di Magnolia, a
pensare a quanto potesse essere stupido.
Aveva
lasciato quella panchina da un paio di minuti ormai, e si era
diretto verso la gilda. Ormai era notte fonda ─ si ripeteva ─
quindi era sicuro che non ci fosse nessuno e che avrebbe potuto stare
tranquillo all'interno dell'unico posto dove si sentiva allegro. Voleva
cacciare via quei pensieri dalla testa perché, dentro di
sé, sapeva che pensare a lei era sbagliato, che non doveva
pensare al passato. Aveva preso la sua decisione ─ giusta o
sbagliata che fosse ─ e, anche se con angoscia, aveva deciso
di
portarla avanti. Ce l'aveva fatta per sette anni, ma sentiva che
nell'ultimo periodo l'armatura che si era costruito addosso andava
spezzandosi, mostrando le sue debolezze; ciò lo aveva notato
dopo una conversazione avuta con Natsu qualche giorno fa che, come
sempre e specialmente in ambito sentimentale, non aveva un minimo di
tatto.
"«Amico,
nell'ultimo periodo ti
ho visto abbastanza spento. Cosa ti succede? È successo
qualcosa?» Domandò il Dragon Slayer, mentre
insieme
percorrevano la strada per tornare ognuno a casa propria.
«Niente
di che» Rispose
freddo Gray, mentre distrattamente portava una mano a stringere la
sciarpa che aveva al collo. Quella sciarpa.
Quel
gesto tanto nostalgico quanto
disperato non sfuggì all'occhio attento di Natsu, che subito
aveva capito cosa turbava il mago del ghiaccio. «Se
è per
Juvia, dovresti smetterla di tenerti tutto dentro e parlarle; non ti
mangia mica, sai?» Gray sobbalzò sul posto,
riportando
subito le mani in tasca. Il rosato sorrise divertito a quel gesto,
specialmente perché notò il volto arrossato ─
sicuramente
per l'imbarazzo ─ dell'amico.
«Non
capisco perché tu
abbia preso questa decisione... stai solo facendo soffrire Juvia e te
stesso» Tornò subito dopo serio, guardando con
rammarico
il profilo dell'altro mago. In quei sette anni Natsu era maturato
molto, soprattutto a causa della guerra. Era rimasto comunque il solito
bambinone invasivo, ma il suo lato da adulto si faceva vedere quando
era con Lucy oppure con Gray; con loro due era sempre attento a come
comportarsi, poiché uno era il suo migliore amico e l'altra
la
sua ragazza.
«Ho
dovuto» Rispose il
corvino, tenendo lo sguardo basso. Nemmeno lui sapeva bene cosa
intendesse con quella banale risposta, ed era sicuro che il Dragon
Slayer non avrebbe trovato parole con cui controbattere; lui voleva
solamente che la conversazione finisse lì.
«Beh,
sei un idiota»
Esclamò Natsu, con tono ed espressione assai seri che
lasciarono
perplesso Gray. «Le avevi detto che al concludersi della
guerra
le avresti dato la risposta che tanto desiderava, e invece l'hai tenuta
in agonia per ben sette anni. Magari sta ancora aspettando che
il
suo adorato "Gray-sama" tiri fuori le palle e si comporti da
uomo» Sputò fuori in seguito, ed a quelle parole
che
parvero veleno per il Fullbuster, quest'ultimo si bloccò di
botto. Il Dragon Slayer si fermò qualche passo
più
avanti, voltandosi a guardarlo ─ curioso di sapere che effetto
avessero avuto le sue parole.
«Tu
non sai un bel
niente...» Pronunciò Gray in un sussurro, che
Natsu fece
quasi fatica a sentirlo. «Tu non sai niente di quello che ho
provato e che sto provando, quindi non giudicare le mie scelte se non
ne sai nemmeno il motivo! Inoltre non conosci i miei sentimenti
né quelli di Juvia, quindi non sputare sentenze su
ciò
che non sai!» Alzò la voce poco dopo, guardando
con
sguardo furioso l'amico non tanto sorpreso.
«È
proprio perché
li conosco che ti giudico, Gray. So benissimo che hai paura di
affrontarla e che hai il timore di star confondendo i tuoi sentimenti
per qualcosa di troppo grande, ma credimi: non è
così. Tu
la ami, quindi perché evitare di stare con lei quando
è
quello che vuoi? È inutile soffrire per niente quando vedi
la
tua occasione per essere felice ogni giorno; coglila, vai da lei e
dille quello che provi» Disse con un sorriso Natsu,
osservando
l'espressione non tanto convinta del Fullbuster. Anche se erano
cresciuti non significava che fossero totalmente cambiati: Natsu aveva
ancora la mania di intrufolarsi in casa di Lucy, di farle i dispetti e
farla arrabbiare; Gray continuava ad essere incerto su molte cose, ad
avere paura dei propri sentimenti ed a rivangare il passato. Erano
soltanto più grandi e più maturi, ma le cose non
erano
cambiate molto, specialmente dal punto di vista del mago di ghiaccio.
«Se
solo le cose fossero
così semplici...» Disse Gray, seguito poco dopo da
un
sospiro. All'improvviso sentì una mano calda posarsi sulla
sua
spalla, e lui non poté far altro che alzare lo sguardo e
scrutare il viso divertito del suo compagno di gilda.
«Le
cose sono semplici,
idiota» Pronunciò Natsu, dandogli una lieve pacca
per
rassicurarlo. «Sei tu che le rendi complicate».
E
dopo che quelle parole lasciarono
completamente basito Gray, il Dragon Slayer si sentì
costretto a
prenderlo per un polso, così da trainarlo verso casa sua.
Ancora
una volta, il rosato aveva dimostrato che in quei sette anni era
maturato molto, e che caratterialmente ─ ma anche
fisicamente ─ era diventato molto più forte
rispetto a
prima. Più volte aveva dimostrato di essere diventato un
vero
uomo, nonostante di aspetto non fosse cambiato molto, a parte un po' di
peluria sul viso. Gray si sentiva come il fratello minore
dell'altro, in quanto ormai fosse sempre lui a dargli consigli ed a
dirgli cosa fare. Era contento di poter contare sull'altro, anche se la
maggior parte delle volte feriva il suo orgoglio: e quella era una di
esse.
I
due si fermarono davanti alla gilda
dopo aver camminato molto ─ prima erano stati a casa di Elfman per
festeggiare l'addio al celibato; Natsu scorse la figura della maga
dell'acqua, Juvia, che insieme a Wendy ─ ormai
cresciuta ─
stavano facendo un pupazzo di neve. Gray non si accorse di niente,
essendo totalmente preso dai suoi pensieri: non si era nemmeno accorto
di essere fermo davanti a Fairy Tail, e che Natsu l'aveva lasciato da
solo, così che cogliesse la sua occasione. Solo dopo ad aver
sentito la risata cristallina di Juvia lui si risvegliò dai
suoi
pensieri, vedendo la figura lontana del Dragon Slayer camminare.
Confuso e spaesato, volse lo sguardo verso la gilda, vedendo davanti ad
essa le figure di Wendy e Juvia che si divertivano insieme. Il suo
cuore fece un sussulto, e per la prima volta sentì ─
o meglio, si accorse ─
un lieve calore formarsi sulle sue gote; non lo avrebbe mai ammesso a
voce alta, ma quella sensazione di felicità mista a
timidezza lo
fece sentire bene."
Quella
conversazione era stata di vitale importanza per lui, in quanto
gli avesse dato il coraggio di pensare ad un possibile dialogo con la
maga in questione. Aveva pensato ─ e preparato ─
più
volte un discorso da fare alla ragazza per dichiarare i suoi sentimenti
e darle finalmente quell'agognata risposta, ma erano stati tutti
tentativi vani. Non aveva avuto le forze né il coraggio per
andare da lei e parlarle, e fino ad oggi si era detto "sarà
per
la prossima volta" ─ ed era ovviamente una scusa per non dire
niente. Scappare sembrava l'unica soluzione plausibile, anche
se sbagliata; lui sentiva comunque che non poteva fare altro
se
non
quello, essendo un vigliacco.
Istintivamente,
mentre camminava, si portò una mano a tastare la
soffice sciarpa che portava al collo: era ancora morbida ed intatta,
non aveva alcuna imperfezione. Quella
sciarpa l'aveva custodita con cura e gelosamente, essendo l'unica cosa
che lo faceva ancora sentire legato a Juvia. Diede una lieve carezza
alla stoffa, con modo nostalgico, immaginando ─ con molta
fantasia ─ che essa fossero i capelli turchini della maga;
morbidi, sottili e profumati: così se li ricordava. Non
poté far altro che sorridere a quei ricordi, in quanto
fossero
gli unici a dargli la visione di una Juvia allegra e spensierata.
Adesso non lo era più, perché sapeva che anche
lei stava
soffrendo per quella situazione ─ o almeno lo
pensava ─ ed
era tutta colpa sua, e lui era l'unico a poter
cessare quell'inutile sofferenza che aleggiava in entrambi.
Poco
dopo arrivò alla gilda, ed era uguale a quella sera in cui
passò con Natsu; l'unica cosa che cambiava era che non c'era
la
presenza né di Wendy né di Juvia, e
ciò lo fece
sospirare amaramente. Probabilmente aveva sperato che lei ci fosse, che
magari avesse pensato ─ come Gray ─ di andare nell'unico posto
che
la rendeva allegra per svuotare la testa da ogni inutile pensiero. E in
quel momento pensò: ma quanto era diventato rammollito in
quegli
anni? Da quando il solo minimo pensiero di Juvia lo rattristava
così tanto da non avere nemmeno la forza di sorridere? Da
quando
si aggrappava alla felicità degli altri per ignorare la
propria
tristezza? Non si riconosceva quasi più, e quel cambiamento
lo spaventava. Inoltre, una volta Makarov gli disse: "ognuno di
noi, almeno una volta nella vita, ha bisogno di stare con qualcuno che
si ama; la propria anima gemella è da qualche parte
là
fuori che ci aspetta, bisogna solo avere pazienza ed aspettarla", per
cui si chiedeva se Juvia fosse quella persona in questione. Solo a
pensarci si sentì felice, e non era neanche imbarazzato da
certi
pensieri: ormai era sicuro di essere innamorato di lei da anni, e che
l'amore che nutriva nei suoi confronti era cresciuto a dismisura. Anche
se erano
stati praticamente lontani, in un certo senso, era come se non si
fossero mai allontanati; i loro sentimenti continuavano ad esistere e,
se possibile, erano solamente diventati più grandi, proprio
come Gray e Juvia.
In
seguito aprì il portone in legno della gilda ed
entrò
dentro l'edificio, chiudendoselo alle spalle. L'aria fredda
scomparì di botto, lasciando spazio al caldo che emanava
l'interno di Fairy Tail; ovviamente lui preferiva il freddo, ma l'aria
calda a volte lo rilassava ─ e ciò lo aveva scoperto nelle
ultime estati, dove era andato al mare insieme a Natsu e Lucy. In
pratica Gray stava sempre insieme alla coppia, soprattutto
perché era il Dragon Slayer che lo invitava continuamente ad
uscire insieme a loro. Difatti, a volte, alla bionda dava fastidio la
presenza del mago del ghiaccio in quanto volesse avere un po' di
privacy con Natsu, ma sapeva bene che cercare di separare i due era
impossibile: anche se litigavano spesso ─ sempre per le solite
sciocchezze ─ avevano stretto un legame davvero forte, ed il
loro
rapporto era molto differente rispetto a quando erano più
giovani.
Fece
qualche passo per avvicinarsi al bancone dove spesso, durante la
giornata, ci lavorava Mirajane per servire da bere e da mangiare ai
componenti della gilda, ma una strana luce ─ dopo aver alzato lo
sguardo ─ lo fece bloccare. Sopra ad un tavolo, poco
più
distante da lui, era posata una candela accesa ed una sagoma gli dava
le spalle; quest'ultima si voltò di scatto non appena Gray
tentò di aprire bocca.
«Chi
c'è?» Domandò la voce, ed il mago di
ghiaccio non poté far altro che rimanere paralizzato dopo
averla
riconosciuta. Sarebbe potuto correre via senza darle
nemmeno una risposta, sarebbe potuto scappare come ormai faceva in
continuazione, ma non riusciva a muovere nemmeno un muscolo.
«Gray..?»
La ragazza assottigliò lo sguardo per
riconoscerlo nel buio poco illuminato dall'unica candela accesa, e
rimase sorpresa nel vedere la sua figura imbambolata. Juvia
abbassò lo sguardo e, convinta di essere arrossita,
alzò
il colletto del suo cappotto, in modo da coprire le guance. Dal canto
suo, invece, Gray sentiva di avere la gola secca ed il battito del suo
cuore accellerato notevolmente; se Natsu fosse stato al suo posto,
cosa avrebbe fatto? Sarebbe scappato o avrebbe affrontato la situazione
da vero uomo?
─────────────────────────────────────────
Forse
era passato qualche minuto, un'ora o anche di più: nessuno
dei due riusciva a rendersi conto del tempo che avevano trascorso
semplicemente a studiarsi, avvolti dall'unica candela che emanava una
piccola luce. Essa metteva in risalto gli occhi non tanto scuri di lei,
che trasmettevano tutta la sorpresa che stava provando; Gray la
osservava sia impaurito che meravigliato, non guardandola da
così vicino da molto tempo. Sebbene fosse un momento che lui
stesso aveva immaginato un paio di volte ─ anche se con sentimenti
diversi ─ voleva solamente darle le spalle e andarsene, in
quanto
quella situazione era troppo complicata da gestire. E non lo era
solamente per lui.
Dal
canto suo, Juvia invece non aveva mai pensato ad un possibile
incontro ravvicinato con il ragazzo: aveva sempre pensato che, molto
probabilmente, le cose sarebbero rimaste in quel modo fino a quando lei
non avesse messo un chiodo sopra i suoi sentimenti. Malgrado quei
pensieri, adesso si ritrovava faccia a faccia con la persona che
aspettava e desiderava da tanto tempo, l'unico che l'aveva portata ad
amare così ardentemente quasi da farsi male. Non si sarebbe
mai
aspettata di avvicinarsi nuovamente a lui, soprattutto in quel modo
così sorprendente
quanto strano. Ritrovarselo di fronte, dopo tutti quegli anni passati a
non parlarsi, la faceva sentire quasi a disagio; non aveva idea di come
doversi comportare, se quello era lo stesso Gray che conosceva oppure
se era cambiato non solo nell'aspetto, ma anche caratterialmente.
Infatti non aveva avuto ancora modo di conoscere il nuovo Gray
Fullbuster, e soprattutto non aveva idea se le sarebbe piaciuto oppure
no e, quel pensiero, la portava a domandarsi se era un bene oppure un
male. Se quella nuova persona non le fosse piaciuta, sarebbe stata la
cosa migliore e se, invece, fosse stato il contrario, sarebbe rimasta
al punto di partenza e avrebbe dovuto ricominciare tutto da capo ─ o
almeno, questi erano i pensieri che le frullavano per la testa.
Continuavano
a guardarsi, domandandosi entrambi cose fosse meglio fare.
Avevano paura di aprire bocca, di dire qualche assurdità o
semplicemente di discutere su ciò che era successo in quei
sette
anni, nei quali erano stati praticamente lontani. Gray
inghiottì
la saliva, nervoso, avendo già qualche idea su come
comportarsi
─ avendo fatto mente locale su quello che stava esattamente succedendo.
Invece, Juvia sembrava essere ancora smarrita nei meandri della sua
mente dove pensieri, dubbi, domande senza risposte combattevano tra di
loro, facendo nascere in lei solo tanta confusione e disagio. Il
corvino sembrava essersi rilassato in confronto alla maga dell'acqua,
ed aveva appunto tirato un sospiro per darsi la giusta
tranquillità ─ e calma ─ di cui aveva
bisogno.
«Beh..
buonasera» Pronunciò con un po' di imbarazzo,
cercando di evitare lo sguardo della ragazza. Juvia rimase sorpresa nel
sentirlo parlare e, per risposta, gli sorrise solamente ─ non avendo il
coraggio di aprire bocca. In qualche modo ─ probabilmente a
causa
del suo sorriso forzato ─ Gray notò il disagio
dell'altra,
ed in un certo senso si sentì quasi grato a non essere
l'unico a
considerare quella situazione imbarazzante.
«Mi
dispiace averti disturbato, se vuoi me ne vado...»
Ricominciò a parlare il mago ma, prima di poter finire la
frase,
Juvia lo fermò subito. «No, non ce n'è
bisogno».
A
quella risposta immediata, Gray rimase di stucco. Un paio di secondi
prima si era mostrata imbarazzata ed a disagio, invece adesso aveva
avuto il coraggio di parlare e di chiedergli ─ anche se non
direttamente ─ di rimanere lì, insieme
a lei.
Di punto in bianco, il Fullbuster si ritrovò ad arrossire, e
gli
venne spontaneo portarsi una mano a grattarsi con fare impacciato la
nuca, essendo imbarazzato per quella situazione che si stava finalmente
addolcendo.
«Posso
sapere perché sei qui a notte tarda?»
Domandò in seguito Gray, ricordandosi poco più
tardi che
entrambi si trovavano in gilda ad un orario piuttosto bizzarro ─ era
piena notte.
«Juvia
non ha molto sonno, per cui ha deciso di venire qua a
riflettere un po'» Rispose lei, con un filo di voce.
Probabilmente era riuscita ad accantonare l'imbarazzo, ma il disagio
era sempre dietro l'angolo e quello si vedeva dall'espressione sul suo
volto, che continuava a forzare un sorriso. «Gray
invece?»
Chiese in seguito, cogliendo alla sprovvista il Fullbuster che
saltò sul posto. Rimase soprattutto allibito nel realizzare
che
la ragazza aveva mantenuto quel suo strano ma adorabile modo di
parlare che l'aveva sempre differenziata da tutte le altre, e che
l'aveva resa quasi unica ─ o meglio, speciale.
«Sono
un po' stressato, quindi ho deciso di venire qua per
rilassarmi» Rispose in seguito, non rendendosi nemmeno conto
che
stava sorridendo a causa di ciò che aveva pensato pochi
secondi
prima. Tuttavia Juvia non sembrava essersi accorta del sorriso appena
accennato dell'altro, ma rimase comunque un po' stordita nel sapere che
l'altro era stressato. Per quanto ne sapeva non faceva mai incarichi
troppo difficili, ed essi lo tenevano impegnato per qualche
giorno ─ nemmeno una settimana intera.
«Capisco»
La voce di Juvia era stata più bassa e
sottile rispetto a prima, questo perché stava cercando di
soffocare le miriade di domande che aveva nella testa e che voleva
porgli. Gray notò il suo improvviso cambio di umore, per cui
fece un solo passo in avanti per cercare di guardarla meglio in volto,
cercando di farsi aiutare dalla piccola luce emanata dalla candela sul
tavolo. Era riuscito a notare che la sua pelle era sempre uguale a
quando era più giovane, pulita e pallida: l'unica cosa
differente che vide era la cicatrice sulla guancia destra, piuttosto
lunga e chiara. Probabilmente se l'era procurata durante l'ultima
guerra contro Alvarez, dove sia entrambi che gli altri loro compagni
avevano sofferto non poco. Quei ricordi bastavano per renderlo
taciturno e addolorato, essendo stata quella battaglia la
più
difficile mai affrontata. Fairy Tail aveva dovuto subire l'ira di molti
nemici, ma alla fine erano sempre riusciti ad uscirne vittoriosi e con
un sorriso sulle labbra; Alvarez però aveva segnato il cuore
di
molti, rendendo quei ricordi più dolorosi di un coltello che
penetra la carne di un uomo.
A
risvegliare Gray dai suoi pensieri fu la stessa ragazza che, con
chissà quanto coraggio, riuscì a dare voce ai
suoi pensieri, rendendoli come lame affilate per le orecchie del mago.
«Perché non hai più cercato
Juvia?» Il Fullbuster alzò lo sguardo e lo
portò sul volto della maga, dove quel sorriso forzato non
c'era più: uno sguardo serio ─ ma che traspariva un
po' di rancore ─ fece la sua comparsa. Ormai non aveva alcuna
via di fuga, non poteva scappare e, per ciò, si disse che
era arrivata l'ora di affrontarla e di non lasciarsi prendere dalla
paura; in fondo era pur sempre Juvia, e sapeva che in un modo
o nell'altro lei lo avrebbe capito.
«Mi
dispiace» Cominciò intimorito il mago, cercando di
mettere insieme i pezzi dei suoi pensieri. Quella domanda lo aveva
mandato in confusione, specialmente a causa del modo arrogante con cui
gli era stata porta.
«Juvia
non vuole le scuse di Gray, vuole solo sapere la
verità» Si intromise subito la ragazza, mettendo
alle strette il mago del ghiaccio. Era fin troppo seria in quel
momento, e quella serietà l'aveva vista rare volte. Quando
combattevano era solita mettere il suo lato infantile da parte e tirare
fuori il suo lato maturo, così da concentrarsi contro il
nemico. Quella però era una situazione ben diversa, e lui
non riusciva a digerire tutta quella serietà che non era
proprio da lei ─ o almeno, non dalla Juvia che lui conosceva.
«Capisco
tu sia arrabbiata, però non so come esprimere quello che
voglio dire» Disse la verità Gray, che
sembrava aver preso tutto il disagio che provava Juvia poco fa. I ruoli
ormai si erano inveriti: quella sicura e rilassata era lei, mentre il
mago era quello agitato e preoccupato. Qualunque cosa avesse detto,
sapeva che non sarebbe stata una risposta soddisfacente per la maga: le
parole che voleva dire erano semplicemente "avevo paura", e non era
sicuro che lei avrebbe capito le sue emozioni ─ nonostante poco prima
avesse pensato il contrario.
«È
ovvio che sono
arrabbiata!» Sbraitò la ragazza, stringendo forte
i pugni. «Juvia pensava che fossimo amici, e invece Gray ha
approfittato di un momento delicato per allontanarsi da lei»
Pronunciò in seguito, abbassando di poco il tono della voce.
La sua rabbia era ben evidente e, sebbene stesse cercando di trattenere
le lacrime, anche quelle erano chiare: i suoi occhi erano lucidi e si
vedeva l'acqua salata formatasi; chiuse le palpebre e subito dopo le
riaprì, cercando di ricacciare indietro la voglia di
piangere. Tutto quello che voleva evitare era di mostrarsi debole, in
quanto in quel momento volesse fargli notare che era riuscita a
diventare una donna forte anche senza di lui.
«Pensi
davvero che io abbia approfittato del caos che c'era a Magnolia per
allontanarmi da te? Non pensavo mi credessi un tale meschino»
Commentò il ragazzo, con una nota di sarcasmo che non
sfuggì alla maga dell'acqua. I due si guardavano decisi,
come se quella fosse una battaglia che dovevano assolutamente vincere;
chi avrebbe avuto la meglio, se entrambi barcollavano nei propri
sentimenti?
«Juvia
non pensa che Gray sia meschino, non l'ha mai pensato» Disse
Juvia, cercando di porre rimedio alle parole pronunciate in precedenza.
Dal canto suo, il mago non sembrava crederci tanto: infatti
sibilò una risata forzata, a voce bassa.
«È
quello che hai detto, però» La corresse il
corvino, a braccia conserte. La maga voleva dire qualcosa per fargli
capire che per lei non era meschino e mai lo era stato, ma sapeva che
qualunque cosa avesse detto sarebbero state solo parole buttate al
vento; era sempre il solito testardo, questo lo aveva confermato.
«Non
cambiare argomento, Gray» Pronunciò poco dopo,
lasciando da parte quella discussione. «Juvia ti ha fatto una
domanda ed esige una risposta sincera».
Quella era assolutamente la prima volta che vedeva la maga
così autoritaria e decisa: non sembrava nemmeno lei. Non
pensava che in sette anni sarebbe potuta cambiare così
tanto, anche se aveva notato che era comunque la solita ragazza timida
di tanto tempo fa. In ogni caso, se fosse stata diversa o uguale, la
situazione non cambiava: avrebbe dovuto darle una risposta banale, ma
almeno sincera; probabilmente non ci avrebbe neppure creduto, ma tanto
valeva fare un tentativo. Ormai erano anni che rischiava di perderla,
quindi non aveva paura di fallire, dato che ci era abituato.
«Avevo
paura» Disse, con un filo di voce. Juvia alzò un
sopracciglio, osservandolo sorpresa. «Non ho avuto il
coraggio di farmi avanti nonostante ti avessi detto che lo avrei fatto,
e questo perché sono un codardo. Avevo paura di affrontarti
e di dirti quello che provavo, perché sono un
vigliacco» Spiegò infine, titubante. Per lui era
davvero imbarazzante ammettere ciò che aveva provato in quei
sette anni, soprattutto perché era un tipo orgoglioso e,
adesso, aveva dovuto mettere da parte quel suo orgoglio smisurato per
raccontare la pura verità alla maga dell'acqua.
«Paura?»
Domandò, ancora sorpresa. «Gray, però,
non ha avuto paura di illudere Juvia» Commentò
sarcastica, anche se era sincera. Quelle parole erano state dolenti per
Gray, in quanto sapesse di aver commesso solo un errore ad allontanarla
da sé; ormai il danno era stato fatto, e non credeva di
poter rimediare dopo tutto quel tempo.
«Lo
so» Disse poi il mago, volgendo lo sguardo verso il
pavimento. Era diventato difficile per lui guardare la ragazza negli
occhi, in quanto avesse paura di vedere in lei solo odio e rancore;
l'avrebbe comunque capita se avesse provato quei sentimenti per lui, se
lo meritava dopo tutto ciò che aveva fatto. Ma in cuor suo,
sperava che la maga capisse cosa lo avesse spinto a mandarla via, ad
allontanarla ed infine diventare solo degli estranei. Voleva che
capisse che nemmeno per lui era stato facile, che aveva
sofferto per la sua lontananza, nonostante fosse stato proprio Gray ad
allontanarsi da lei.
«Paura
di cosa?» Chiese in seguito, sia curiosa che intimorita.
Credeva di essere lei la causa della sua paura, e tali pensieri non
potevano che farla rattristare maggiormente ed anche arrabbiare.
«È
difficile da spiegare» Rispose semplicemente lui, cercando di
non far trasparire alcuna emozione di disagio o quant'altro. Quella
risposta, ovviamente, non fu quella che Juvia voleva sentire, per cui
lo spronò a dirle qualche dettaglio in più.
«Gray... Juvia vuole solo capire. Ho per caso fatto qualcosa
che ti ha dato fastidio?» Il mago scosse la testa a quella
domanda e cercò di evitare di darle una risposta concreta.
Non sapeva davvero come mettere insieme delle parole con un senso, e
voleva evitare a tutti i costi di litigare con lei: si sentiva
già abbastanza sporco, non voleva peggiorare le sue
condizioni mentali.
«Per
favore, Gray» Quelle parole erano stato sussurrate e dette
con un filo di voce assai dolce che fece quasi intenerire il
Fullbuster. Nonostante tutto, sotto quella Juvia esigente e autoritaria
si nascondeva sempre la solita Juvia, quella capace di tirar fuori il
lato meno orgoglioso del mago. Quando erano più giovani,
Gray era solito comportarsi in maniera più docile nei
confronti della ragazza ─ specie quando erano da
soli ─ perché anche lei riusciva ad essere
più sopportabile, ovvero
dimostrava il suo amore nei confronti del mago senza esagerare. Usava
semplici gesti, parole non schiette e sguardi meno ammiccanti ma
più dolci: era quello il lato che aveva sempre amato di
Juvia, la sua vera persona.
«Non
eri tu il problema» Iniziò a spiegare, sempre con
sguardo basso. «Ogni volta che mi sono affezionato a qualcuno
in modo particolare, questo finiva per lasciarmi in modo atroce.
È successo con i miei genitori, con la mia maestra e con sua
figlia. Ho voluto bene ad ognuna di queste persone in modo speciale, e
alla fine mi hanno lasciato nel peggiore dei modi. Ho sempre pensato di
avere una maledizione addosso che colpisce le persone che mi sono care,
e per questo ho voluto evitare di affezionarmi particolarmente ad una
persona. Non volevo che ti capitasse qualcosa di male per causa mia,
quindi ho deciso di allontanarmi da te in modo che stessi al
sicuro» Dare quella spiegazione era stato più
difficile del previso, in quanto non era riuscito a vedere che
espressione avesse Juvia in quel momento. Sperava che capisse le sue
intenzioni, i suoi sentimenti ed il motivo per cui aveva deciso di non
stare con lei. Temeva lo avrebbe preso per stupido e paranoico ─
probabilmente era vero ─ ma quelli erano i suoi sentimenti:
essi lo avevano accompagnato sin da quando era piccolo ad adesso, e
tutt'ora continuava a credere che fosse il suo destino rimanere da solo.
«Juvia
non.. non sa cosa dire» Pronunciò timidamente lei,
portandosi le mani a stringere le braccia. «Non prendere in
giro Juvia, ti prego» Disse in seguito, con voce tremante. A
quelle parole, Gray alzò subito lo sguardo, volgendolo verso
il volto di Juvia. La luce della candela illuminava ancora il suo viso,
per cui riuscì a vedere le lacrime salate che piano
percorrevano le sue pallide guance. Il suo naso era diventato rosso a
causa del pianto ed i suoi occhi erano più lucidi di prima,
e la ragazza si mordeva con prepotenza il labbro inferiore, cercando di
darsi un contegno. Il Fullbuster rimase a bocca aperta nel constatare
che aveva preso la sua spiegazione come una presa in giro:
ciò era una stretta allo stomaco per lui, in quanto Juvia
non credesse a quello che le aveva detto. Aveva messo da parte gran
parte del suo orgoglio per aprirsi con lei, per raccontarle tutto
ciò che aveva sempre deciso di tenersi dentro, senza svelare
mai a nessuno il motivo per cui non riuscisse a relazionarsi molto con
le altre persone. L'unica persona con cui aveva un rapporto sia
speciale che particolare era Natsu, ma lui lo considerava immune alla
sua maledizione, essendo il Dragon Slayer una persona che andava oltre
la normalità ─ secondo i suoi pensieri.
«Non
ti sto prendendo in giro!» Esclamò Gray,
avvicinandosi maggiormente alla maga dell'acqua. Posò con
decisione le mani sulle sue spalle e puntò i propri occhi su
quelli chiusi di lei, dai quali le lacrime continuava a scendere
copiose. «Non ti prenderei mai in giro su una cosa del
genere!» Insistette, stringendo con più forza le
spalle di lei. Quest'ultima mugolò, in quanto la sua stretta
si stesse facendo fin troppo salda, ma non le interessava.
«Allora
perché Gray ha detto a Juvia che le avrebbe dato una
risposta se aveva paura? Non ha alcun senso»
Balbettò con un filo di voce la ragazza, trattenendo i
singhiozzi. Il mago si sentì messo alle strette dopo quella
domanda: in effetti, non aveva tutti i torti. «Più
Juvia cerca di collegare tutto quello che Gray le ha detto,
più si confonde. Perché? Juvia non riesce a
capire perché Gray pensi sempre a sé stesso e mai
agli altri. Juvia è sempre stata gentile con Gray, ha
cercato di essergli di aiuto in qualunque momento: Juvia è
stata la spalla su cui piangere di Gray, l'amica con cui sfogarsi e
confidarsi, la compagna con cui portare a termine incarichi e con cui
compiere ogni cammino, anche se difficile. Perché Gray ha
deciso di renderla un'estranea? Che è successo
così all'improvviso?»
Continuò, senza fermarsi neanche un momento. Quelle domande
erano lecite ed il mago lo sapeva: meritava una risposta,
perché in fondo lei non aveva fatto niente di male e non era
nemmeno la causa della sua decisione.
«Mi
dispiace» Pronunciò il ragazzo, allentando la
presa sulle spalle dell'altra. «È tutta colpa
mia» Juvia spalancò gli occhi ed
osservò il volto turbato dell'altro, notando che era sempre
bello, proprio come quando era più giovane. Aveva solo un
po' di peluria accennata sul viso, e ciò indicava che presto
una sottile barba avrebbe preso il suo posto su quella pelle non tanto
chiara. La maga rimase ad ammirarlo per poco tempo, ma gli
bastò per assimilare ogni centimetro della sua pelle: era
sempre stato di una bellezza straordinaria ─ secondo Juvia ─ e
non aveva perso nemmeno metà del suo fascino, e
ciò fece arrossire non poco Juvia, che si ritrovò
con le mani sul viso, in modo da non farlo notare al ragazzo in
questione. Gray comunque vide l'improvviso imbarazzo della ragazza, per
cui decise di allontanarsi un po' da lei, non volendo essere solo un
altro disagio.
«Anche
Juvia ha le sue colpe» Disse timidamente, riportando le mani
lungo i fianchi. «Juvia poteva fare il primo passo e andare
da Gray, ma anche lei-- io
avevo
paura» Esordì poco dopo, ancora con le lacrime
agli occhi. Il mago la guardò sorpreso, non riuscendo a
capire perché avesse provato quei sentimenti proprio come
lui.
«Juvia
credeva di essere diventata solo un pesante fardello per Gray, e non
voleva farsi avanti per paura di essere rimandata indietro»
Sospirò in seguito, come per liberarsi di un magone sullo
stomaco. Quella notte era diventata ormai un'occasione per sfoggiare i
propri errori, anche se il vincitore indiscusso era sicuramente Gray,
il quale era la causa principale di tutto quell'ambaradan. In un certo
senso, però, il mago si sentiva più sereno: erano
riusciti a trovare un momento di pace ─ avendo avuto inizialmente paura
di un probabile litigio ─ per stare insieme e confrontarsi, e magari
mettendo anche apposto le cose.
«Entrambi
abbiamo commesso i nostri errori» Commentò Gray,
accennando un sorriso. Juvia sembrava essere d'accordo con lui, anche
se continuava ad essere confusa. Non aveva ben capito
perché, tanto tempo addietro, lui avesse decise di darle una
risposta se aveva paura. Probabilmente non avrebbe mai avuto una
rispsosta sincera, in quanto sapeva che Gray non era affatto bravo con
le parole e sicuramente non avrebbe messo nuovamente allo spiraglio il
suo orgoglio. Quella era stata una rara e ─
sicuramente ─ ultima volta.
Adesso
si guardavano entrambi senza dire una parola, sebbene non avessero
aggiustato del tutto le cose. Alcune questioni erano ancora irrisolte e
parecchie domande girovagavano nella testa di tutti e due, ma avevano
deciso di darsi una tregua: prima di tutto era notte fonda ed entrambi
iniziavano a sentire la stanchezza ed il sonno, per cui era una buona
idea quella di tornare ognuno a casa propria.
─────────────────────────────────────────
Erano
fuori l'edificio della gilda e avevano notato che la candida neve non
aveva ancora smesso di cadere. Le strade erano ancora più
bianche di prima e sul terreno non c'era nemmeno un'impronta; le case
erano totalmente ricoperte da tanti fiocchi di neve, ed i loro mattoni
scuri erano diventati di un candito bianco acceso. Il cielo non era
ricoperto nemmeno da una nuvola: il suo ampio blu scuro era esteso per
tutta Magnolia, e la luna chiara emanava la sua tranquilla luce. Oltre
ad essa, a ricoprire il cielo c'erano anche tanti punti luminosi, che
lo decoravano come meglio potevano. I due maghi erano fermi, davanti il
portone della gilda ad ammirare la quiete che regnava in
città: nemmeno un suono, a parte il poco vento ed i loro
respiri ricoprivano il silenzio che regnava. Inizialmente avevano
intenzione di dividersi e di tornare a casa, ma qualcosa li costringeva
a rimanere lì, insieme; nemmeno
loro capivano perché volessero rimanere ancora in quel
posto, ma di una cosa erano certi: i loro sentimenti erano i
protagonisti di quello strano comportamento da parte di entrambi.
«Gray»
Richiamò la sua attenzione la ragazza. Il mago la
guardò, notando che le sue gote erano leggermente arrossate
─ probabilmente per via del freddo, pensava. «Dopo tutti
questi anni, Juvia non ha mai smesso di aspettare quella
risposta» Dichiarò in seguito, cogliendo di
sorpresa il mago che si ritrovò ad arrossire e con la bocca
aperta. La maga invece era tranquilla e non distolse nemmeno un attimo
lo sguardo dal cielo sereno, come se per lei non fosse fondamentale
guardarlo in viso per capire le sue emozioni. Sapeva benissimo che era
imbarazzato, e ciò la divertiva: per questo sorrideva.
«Gray
non è comunque obbligato a darmela...» Prima che
potesse finire la frase, il mago la bloccò spontaneamente.
«Gray-sama»
La ragazza si voltò incredula verso di lui, guardandolo ─
questa volta lei ─ con la bocca aperta. Le sue guance erano
diventate ancora più rosse ed i suoi occhi erano ritornati
lucidi.
«Chiamami
Gray-sama» Esclamò poi, guardando i suoi occhi
riempiti di lacrime. Juvia non aveva il coraggio di dire niente,
sopratutto perché la sua bocca tremava a causa del pianto
imminente. Annuì semplicemente alla sua richiesta,
sorridendo sincera. Poco dopo Gray le si avvicinò
maggiormente, slacciando la sciarpa dal proprio collo; in seguito la
adagiò sulle spalle della ragazza e poi l'avvolse intorno a
quello di lei, in modo che non prendesse freddo. Juvia tastò
la stoffa della sciarpa e la riconobbe subito, e ciò la
portò a versare altre lacrime. Gray non era sorpreso di
vederla piangere in quel momento, e soprattutto non gli dava fastidio:
in qualche modo riusciva a capire come si sentisse la ragazza, e non
poteva che essere felice di vederla sia sorridere che piangere grazie a
lui.
«Non
devi più aspettare quella risposta»
Pronunciò all'improvviso lui, attirando nuovamente
l'attenzione della ragazza. Quest'ultima tornò a guardarlo
per cercare qualche conferma sull'espressione del suo viso ma, non
appena si girò verso di lui, si ritrovò il suo
volto a pochi centrimetri dal proprio. Trattenne il fiato e
spalancò gli occhi, incredula di averlo così
vicino a sé per la prima volta da quando si conoscevano;
improvvisamente sentì le mani calde di lui
posarsi sulle sue guance, e con il pollice portò via le
lacrime che avevano inumidito la sua candida pelle. Entrambi si
guardavano negli occhi, speranzosi di poter recuperare quei sette anni
persi a starsi lontani e con la paura di cercarsi; speravano di poter
diventare un tutt'uno e di non aver paura di perdersi per qualche
sciocchezza. Juvia teneva le braccia a ciondoloni e lasciava che fosse
l'altro a compiere i gesti, essendo intrappolata nello sguardo tenero
di lui; non riusciva a muovere nemmeno un muscolo, in quanto si
sentisse completamente bloccata sotto le sue soffici mani che le
accarezzavano la pelle.
«Voglio
conoscerti, Juvia» Sussurrò dopo lui, a fior di
labbra. La ragazza tremò a sentire il suo fiato sulla
propria bocca, e sentiva il viso andarle totalmente a fuoco.
«Anche
Juvia vuole conoscere Gray-sama» Disse la maga, sorridendo al
quanto imbarazzata. Il mago rise intenerito, ed in seguito
adagiò la sua fronte contro quella della compagna; lei era
totalmente rapita dagli occhi scuri dell'altro, mentre il mago era
completamente perso nei suoi pensieri. In quel preciso istante aveva
deciso che avrebbe cercato di conoscere le nuove sfumature del
carattere della ragazza e che avrebbe fatto di tutto per non farle
mancare niente. Sapeva che per un tipo glaciale come lui
sarebbe stato difficile, soprattutto perché non si era mai
spinto così oltre in una relazione, ma lei era diversa.
Valeva la pena fare tutto questo per Juvia, perché aveva
sofferto abbastanza per causa sua e, nonostante questo, lo aveva
aspettato per sette lunghi anni. Le era riconoscente e non avrebbe
più permesso che soffrisse inutilmente e, inoltre, era
sicuro che lei avrebbe fatto sciogliere il ghiaccio di cui rivestiva il
suo cuore.
«Ti
amo, Gray-sama» Disse lei, con un sorriso che la rendeva
raggiante sotto quel cielo scuro.
«Ti
amo anche io, Juvia» Disse lui, con tutta la
sincerità di cui era a disposizione.
Probabilmente
quella maledizione di cui aveva avuto tanta paura era stata solo farina del
suo sacco.
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Salve a tutti i lettori!
Questa è una oneshot un po' particolare ─ credo;
è incentrata dopo la guerra contro Alvarez, Zeref e
Acnologia. È tutto sette anni dopo, quindi i personaggi
sono cambiati un po' esteticamente e caratterialmente,
perciò mi scuso se sono un po' OOC, ma col
tempo si cambia!
Ammetto che non l'ho scritta per San Valentino, però guarda
caso l'ho finita di scrivere oggi ─ ce l'avevo incompleta sul computer
già da un po' di settimane ─ e quindi eccola qua! Quindi la
userò come scusa per augurarvi un buon San Valentino e,
ricordate: meglio soli che male accompagnati!
Non ho altro da dire su questa one shot, solo che è moooolto
lunga. All'inizio doveva anche essere diversa, ma anche così
non è poi così male, dai!
Inoltre vorrei dire una cosa: per coloro che stanno
leggendo/partecipando alla mia storia ─ e sempre se leggeranno
questa oneshot ─ "The conquest
of the world in on our wings" non potrò
aggiornarla per un'altra settimana. Ho scritto almeno il primo pezzo in
questi giorni perché ho trovato un po' di tempo libero, ma
questa settimana non potrò mettermi proprio a scrivere
perché il mio computer sarà a riparare, quindi
dovrete aspettare un altro po' prima che io aggiorni. Mi dispiace!
Bando alle ciance, vi auguro ancora buon San Valentino. Spero davvero
che la oneshot vi sia piaciuta!
Alla prossima!
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