Se fossimo
su AO3 molto probabilmente due dei tag sarebbero "Uso altamente improprio
della Mela" e "What if...? che non sta né in cielo né in terra".. ma vabbé. Spero che questa fic vi piaccia
comunque! E buon San Valentino a tutti!
Hope
“Whatever
I feel for you
You
only seem to care about you
Is
there any chance you could see me too?
'Cause
I love you
Is
there anything I could do
Just
to get some attention from you
In
the waves I've lost every trace of you
Where
are you?”
I
Love You – Woodkid
“Non
importa ciò che provo per te
Sembri
pensare solo a te stesso
C'è
qualche possibilità che tu possa vedere anche me?
Perché
io ti amo
C'è
qualcosa che posso fare
Solo
per avere un po' di attenzione da te
Tra
le onde ho perso ogni tua traccia
Dove
sei?”
Leonardo
Da Vinci prese in mano il pennello, deciso finalmente a continuare il
lavoro per cui era giunto lì a Venezia. Lo ripose, dopo
qualche
infruttuoso minuto passato ad osservare lo schizzo sulla tela. Era
inutile, in quel momento non sarebbe riuscito a fare proprio niente.
La sua mente era occupata da un unico pensiero e da un'unica persona:
Ezio Auditore.
Era
una cosa stupida, e il peggio era che Leonardo l'aveva riconosciuto
da subito, sin dal primo momento in cui si era reso conto di provare
qualcosa per lui. Sapeva quale fosse la vita di Ezio, al di
là della
sua missione: era sempre circondato da belle donne attratte da lui, e
di certo non si faceva attendere quando si trattava di approfittare
di questo fatto. Con una donna ad ogni angolo pronta a buttarsi tra
le sue braccia, cosa mai se ne sarebbe fatto dei suoi sentimenti?
Leonardo
l'aveva sempre ripetuto a se stesso: lo sai che ad Ezio non
potrai
mai interessare in quel modo? Ma, nonostante tutte le volte
in
cui era stato messo di fronte alla verità, non era riuscito
a non
innamorarsi di lui.
Era
una cosa che non riusciva a spiegarsi. Lui era un uomo razionale, era
assurdo che non riuscisse a capire come mai ci fossero due parti di
sé così in contrasto, e ancora di meno come mai a
prevalere fosse
sempre quella meno logica. Aveva sezionato decine di corpi, cercando
una risposta a questa domanda, ma non ne aveva trovata nessuna.
Chissà
cos'avrebbe potuto pensare, se avesse scoperto quello che provava. Di
certo l'avrebbe trattato in maniera diversa: forse sarebbe stato
più
distaccato, forse non l'avrebbe più abbracciato come se
fosse stato
uno dei suoi fratelli. Stare zitto era l'unico modo in cui avrebbe
potuto tenerlo vicino a sé, ed era una cosa tremendamente
triste.
A
volte desiderava diventare una donna. Se fosse stato una donna,
possibilmente avvenente, conquistare Ezio non sarebbe stato
così
difficile. Ma lui era un uomo, soltanto un uomo, e questo rendeva la
situazione un problema irrisolvibile.
Leonardo
strinse i pugni, scuotendo la testa. Sin da quando era giovane aveva
giurato a se stesso che avrebbe fatto della sua vita qualcosa di
grande tanto da cambiare il mondo. Eppure, era ormai certo di una
cosa. Avrebbe potuto progettare l'arma più letale del mondo,
o
l'opera più grandiosa del suo tempo; avrebbe potuto
immortalare Ezio
nel dipinto più bello, ma nulla di tutto ciò
sarebbe riuscito a
fargli ottenere le attenzioni del suo amato. Arte e invenzioni non
avrebbero mai vinto contro labbra schiuse e curve sinuose.
Leonardo
intinse il pennello nella pittura, cercando ancora una volta di
scacciare quei pensieri tristi. Forse un giorno avrebbe potuto
sfogare i suoi sentimenti producendo qualcosa di bello, ma in quel
momento, almeno su quel fronte, la sua mente era come una tela vuota.
Improvvisamente
sentì del trambusto provenire dall'ingresso della sua
bottega.
Bene,
pure dall'esterno mi dicono che oggi non devo lavorare.
Si
alzò per andare a controllare cosa fosse successo... e vide
quello
che non avrebbe mai voluto vedere.
A
causare tutto quel rumore era stato Ezio, che in quel momento si
stava reggendo con una mano ad uno dei tavoli della bottega. Con
l'altra mano si stava tenendo il fianco, grondante di sangue che gli
inzuppava i vestiti.
Leonardo
non riuscì a dire nemmeno una parola, mentre cercava di far
sdraiare
Ezio sul tavolo.
Sapeva
che la missione di Ezio era molto pericolosa, e che la
possibilità
che gli accadesse qualcosa del genere era molto alta, ma aveva sempre
sperato di non essere spettatore di una scena del genere. Aveva
sempre avuto fiducia nelle capacità di Ezio, era sempre
stato
convinto che lui avrebbe potuto affrontare qualunque cosa senza farsi
nemmeno un graffio. Vederlo così, incapace quasi di restare
in
piedi, era semplicemente troppo.
Cercò
di mantenere la calma, cercando qualche benda per tentare di fermare
il sangue.
Idiota,
perché non è andato da un medico?
-
Cosa... cosa ti è successo? - fece Leonardo, spostando i
lembi della
veste con mani tremanti. Ezio gli rispose con un gemito di dolore.
Non era nemmeno in grado di parlare, e il suo volto stava diventando
sempre più bianco.
La
ferita era molto profonda, inferta molto probabilmente da una spada.
Il sangue scorreva copioso, e nemmeno le bende riuscivano a fermarne
il flusso. Leonardo cercò di fare tutto il possibile per
salvarlo,
perché no, l'uomo che amava non poteva andarsene
così, senza che
lui potesse fare nulla....
Quella
ferita molto probabilmente sarebbe stata troppo anche per un medico,
e lui non era nemmeno quello. A cos'era servito tutto quel tempo
passato a sezionare cadaveri, se nemmeno era capace di salvare una
vita per lui così importante?
Cercò
di premere le bende sulla ferita, in modo tale da tamponare
l'emorragia, mentre passava in rassegna tutto ciò che aveva
e
sarebbe potuto servirgli per salvarlo. Non riuscì a trovare
nulla.
Era completamente impotente.
Ritrasse
le mani sporche di sangue dalla ferita, in lacrime.
-
Ezio... - mormorò. - Io... io non posso fare più
niente....
Vide
l'espressione di Ezio contorcersi in una smorfia, come se stesse
raccogliendo tutte le energie che gli erano rimaste in corpo. Il suo
respiro si faceva sempre più irregolare.
-
Leonardo... - disse, con un filo di voce.
-
Mi dispiace, mi dispiace davvero – fece Leonardo, tra i
singhiozzi.
- Perché... perché sei venuto qui, e non sei
andato da un medico?
Non posso salvarti....
Ti
amo. Ti amo, e darei tutto me stesso pur di non lasciarti andare....
-
Leo... la cintura... prendi....
Ezio
mosse il braccio, tremando. Stava indicando qualcosa nella sua
cintura, qualcosa che voleva Leonardo notasse. Lui obbedì, e
aprì
il borsello attaccato alla cintura di Ezio.
Ecco
perché è venuto qui, pensò
Leonardo, notandone il contenuto.
Era
una sfera dorata, non più grande del palmo di una mano.
Quello era
il manufatto per cui, ora, Ezio stava per morire. La Mela. Era ovvio
che non avesse voluto recarsi da un medico: aveva temuto che
quell'oggetto finisse nelle mani sbagliate.
Leonardo
prese la Mela in mano, e subito i suoi occhi si riempirono di una
luce accecante. Vide davanti a sé tante cose, più
di quante il suo
cervello sarebbe mai riuscito a processare: vide delle strane
città
estendersi molto più in là di quanto il suo
occhio permettesse;
vide una sfera verde e blu che galleggiava nel buio, e comprese che,
in qualche modo, quella doveva essere la Terra; vide serie infinite
di numeri e lettere il cui significato gli era completamente
estraneo.
Infine
vide un gruppo di persone vestite di blu, radunate attorno ad un
tavolo. Sul tavolo c'era un ferito: la sua ferita era molto simile a
quella di Ezio, e le persone vestite di blu stavano lavorando assieme
per richiuderla, utilizzando particolari strumenti che Leonardo non
conosceva.
La
visione svanì così com'era arrivata, lasciandogli
addosso una
strana sensazione di chiarezza. Gli sembrava tutto
più
nitido, come se potesse vedere al di là della
realtà. Non percepiva
soltanto suoni e colori provenienti da ciò che o circondava,
sentiva
anche qualcos'altro. Riusciva a sentire la sua
mente,
disperata e spaventata, e riusciva a sentire anche Ezio, debole e
dolorante. Riusciva addirittura a vederlo, un tenue alone di luce
attorno al suo corpo. Era certo che se Ezio fosse stato in piena
forma, quella luce avrebbe brillato molto di più.
Non
era tutto: si rese conto di riuscire ad entrare in contatto con la
mente di Ezio, nonostante essa si trovasse in quello stato. Avrebbe
potuto controllarla, plasmarla a suo piacimento, specialmente ora che
era così debole....
Curalo,
si
ritrovò a pensare. Del
resto, non era la mente ciò che comandava il corpo? Se ne
poteva
controllare le azioni, di certo poteva anche controllarne la
capacità
di rigenerarsi.
Subito
il corpo di Ezio fu avvolto da una luce dorata, e l'energia
fluì
attraverso il corpo di Leonardo in quello di Ezio.
Lo
curerai, pensò,
e poi
potrai usare la Mela per averlo tutto per te.
Ma
quella non era la voce di Leonardo. Era solo un pensiero fugace,
causato dall'influenza della Mela. Lui non avrebbe mai potuto fare
una cosa del genere, sarebbe stato crudele ed egoista. Non avrebbe
mai potuto costringere Ezio ad amarlo, perché quello non
sarebbe mai
potuto essere amore.
Forse
non potrebbe essere questo il grande gesto che attirerà
finalmente
la sua attenzione? Salvargli la vita....
Vide
il corpo di Ezio rigenerarsi: prima gli organi interni, fino a poco
prima lacerati dal colpo di spada; poi i muscoli, ed infine la pelle.
Il colorito di Ezio tornò ad essere quello di un uomo sano,
e
l'unico ricordo di quegli attimi di paura sarebbero stati gli abiti e
le bende zuppi di sangue.
Ma
Leonardo iniziò a notare qualcosa di strano in
sé. Le sue mani si
stavano raggrinzendo e indebolendo sempre di più, fino ad
avere
difficoltà anche nel solo reggere la Mela; l'energia vitale
che
fluiva nel corpo di Ezio veniva succhiata via dal suo, mentre il suo
respiro si faceva sempre più pesante e il battito del suo
cuore
rallentava sempre di più.
In
cuor suo, Leonardo sapeva benissimo quello che stava succedendo. La
Mela era un oggetto potente, e i suoi servigi non venivano garantiti
senza pagare.
La
tua vita, per riavere indietro quella di Ezio. Quando
quel processo fosse terminato, Leonardo sarebbe morto.
Sorrise.
Morire per salvare l'uomo che amava, ci sarebbe mai stato un modo
più
bello di andare via?
Salvarlo
e morire per lui. Forse è questo ciò che devo
fare, per farmi amare
da lui?
Una
piccola speranza si fece strada nel suo cuore morente. I suoi occhi
ormai appannati videro Ezio diventare una sagoma di luce, mentre si
accasciava al suolo, la Mela accanto a lui.
Vide
Ezio alzarsi, accovacciarsi accanto a lui, il volto rigato dalle
lacrime. - Che cos'hai fatto? - lo sentì domandare. La
speranza di
Leonardo diventò una speranza triste, perché
nonostante tutto non
sarebbe stato accanto ad Ezio per raccoglierne i frutti. Eppure,
anche solo prima di morire, avrebbe voluto tanto sentire quelle
parole....
Chiuse
gli occhi. Il suo tempo era scaduto; la Mela gliene aveva lasciato
fin troppo.
Assieme
al suo ultimo respiro, sentì la voce di Ezio....
-
Requiescat in pace, amico mio.
Amico
mio.
Aveva
sperato invano.
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