Autore:
Alexiel
Mihawk | alexiel_hamona
Titolo:
Walk
like an Egyptian
Capitolo:
Wake
me up, before you go-go
Fandom:
One
Piece
Personaggi:
Nami,
Zoro Roronoa, Eustass Kid, Jewelry Bonney, Cavendish, Killer,
Trafalgar Law, X-Drake, Bartolomeo, Rebecca, Monkey D. Rufy,
Portoguese D. Ace, Sabo, Sanji, Doflamingo
Donquijiote, Rocinante Donquijote (CC, Monet, Vinsmoke), troppa
gente.
Pairing:
Zoro/Nami,
Eustass/Trafalgar, Bonney/X-Drake, Cavendish/Bartolomeo/Rebecca,
implied!Sabo/Koala, Sanji/Kendra,
implied!Ace/Marco
Rating:
sfw
Genere:
slice
of life, sentimentale, generale
Avvertimenti:
soulmate!AU, tattoo!AU, roadtrip!AU, modern!AU, linguaggio volgare
Prompt:
Dinastia
Parole:
18267
con le canzoni – 17533 senza canzoni
Note:
questo
capitolo è stato un parto. È stato scritto per il
Cow-T e di
conseguenza, come ogni cosa che viene scritta per questa challenge,
è
stato una corsa contro il tempo. Alle 22 era praticamente concluso,
ma si è imballato il pc e ho perso 2mila parole e ho dovuto
riscrivere tutto il finale; non so, forse ho anche dimenticato dei
pezzi nella riscrittura. Certo è che questa storia non
è riletta,
ma abbiate pietà, lo farò prima possibile. Ora
passo alle note vere
e proprie.
-
Le canzoni di questo capitolo sono: California,
Phantom Planet ; Wake me up, Avicii ; City Kids, Motorhead ; Dead man
tell no tales, Motorhead ; In the air tonight, Phil Collins ; I bet
my life, Imagine Dragons ; Route 66, John Mayer ; A thousand years,
Christina Perri ; Baby got back, Sir Mix-a-lot ; Wake me up before
you go-go, Wham!
-
I seguenti personaggi: Matt Fastor,
Brad
Fastor, Slade
Fastor, Blake
Fastor, Whisper, Kendra
Willer, la nominata Vic, Sheera e Adelaide,
sono proprietà intellettuale di Axia,
che li ha creati nel
lontano
2003 nella sua fanfiction Verso il Re (sorry non più on
line) e la
loro presenza qui è una gentile concessione dell'autrice,
non che
una pesante strizzata d'occhio alla vecchia guardia.
-
I
parrucchieri nominati esistono davvero; il distretto di polizia si
trova davvero all'indirizzo da me nominato, ma non so proprio come
siano fatte le celle; per quanto riguarda l'area in cui si trova
villa Fastor, beh ho preso qualche libertà, ma insomma ha
poca
importanza.
- Dof non è cattivo come nel fumetto, Roci non è
morto e a dirla tutta Dof ha dei seri problemi, mi spiace se lui
è ooc.
- Ho deciso, in seguito agli ultimi capitoli di far comparire la famiglia di Sanji, ATTENZIONE SPOILER DEGLI ULTIMI CAPITOLI - in realtà non si sa niente di loro se non che Sanji è il terzogenito, così per questa storia ho adottato l'headcanon di Tumblr per il quale ha due fratelli maggiori che si chiamano Ichiji e Niji (Ichi, Ni, San - Uno, due, tre in Giapponese). Ovviamente non è detto che rimanga la stessa cosa anche in futuro perché apprezzo anche l'idea che abbia due sorelle.
- Probabilmente non è come avreste voluto, le coppie non
sono come le avreste volute, non ho scritto nemmeno la metà
di quanto avrei voluto io, ma alla fine è andata
così e lo sappiamo entrambi, se questo capitolo esiste
è solo perché non ce la facevo a staccarmi da
questa storia; quindi sì, scusatemi perché ci
sono dei personaggi che sono finiti sullo sfondo e alcuni personaggi
che non conoscete hanno preso troppo spazio sulo schermo, ma il tempo
era quello che era e la storia alla fine non sarebbe potuta cambiare
più di tanto, dopo tutto, non potevo obbligarli a
comportarsi diversamente, non li avreste voluti ooc e nemmeno io.
Questa
è la fine, ma, per chi sa cogliere i segnali, forse la fine
non
arriva mai davvero.
Una
volta, un uomo che stimo moltissimo scrisse sette lunghi libri che
parlavano di un viaggio e di una ricerca e lasciò il finale
in un
piccolo epilogo a parte, alla fine del settimo libro. In questo epilogo, proprio prima di rivelare cosa sarebbe accaduto al suo protagonista, scrisse:
“ Un
finale è una porta chiusa che nessun uomo può
aprire”
e
aggiunse anche:
“ Se
dovessi andare avanti resteresti senz'altro deluso, forse ne avresti
addirittura il cuore spezzato. […]
Quella
cosa che chiamiamo lieto fine non esiste. Non ne ho mai trovato uno
che fosse alla pari di C'era
una volta.
I finali sono senza cuore. Finale è solo un sinonimo di
addio.”
Aveva
capito, meglio di chiunque altro, che la cosa davvero importante non
era la meta, ma il viaggio e il nostro viaggio si è concluso
alla
fine del capitolo sesto, con una Cadillac che sparisce tra la polvere
(o forse questa è solo un'ennesima strizzata d'occhio a chi
riesce a
cogliere i miei segnali). Quindi ecco, io vi dico, quella era la
fine, e se avete paura che questo capitolo in più possa
rovinarla,
allora non leggetelo, non mi offenderò; se invece siete
pronti ad
andare avanti, beh, che si cominci, dopo tutto io non sono Stephen
King e qui non c'è nessuna Torre Nera.
Walk
like an Egyptian
7.
Wake me up, before you go-go
Se
ne vanno da Las Vegas solo nel momento in cui a Nami viene proibito
l’ingresso al Bellagio.
«Barbari»
borbotta la ragazza, stringendosi al petto l’ennesimo assegno.
«Hai
svaligiato il fottuto casinò, demente»
«Linguaggio,
Kidd. E svaligiato è il termine sbagliato. Ho vinto
onestamente
partecipando ad attività ludiche il cui buon esito
è dettato
unicamente dal caso».
«Non
se conti le carte» sibila Bonney, mascherando il suo commento
dietro
ad un fintissimo colpo di tosse.
«Non
è barare, e almeno io non mi faccio i croupier»
sibila Nami,
avvicinandosi alla macchina.
«Ehi!
Io non mi sono fatta nessuno!»
«Potrebbe
o non potrebbe essere che stesse parlando di me» interviene
Killer
avvicinandosi e lasciandosi uno sguardo vago alla punta delle scarpe.
«Beh,
non è grave» interviene Zoro mentre passa una mano
oltre la spalla
di Nami e l’avvicina leggermente a sé
«Tanto hai vinto abbastanza
soldi da comprarti altre sei Cadillac».
«Il
punto non è quanto ho vinto, pezzentone, ma quanto avrei
potuto
vincere ancora! Questo è il motivo per cui sei sempre senza
soldi,
Roronoa».
«Pensavo
fosse perché mi pagano una miseria».
«Amore,
fai un cosa carina, non pensare proprio».
«Quando
avete finito di flirtare come due deficienti, possiamo cavarci dal
cazzo?»
«Kiddo,
sei consapevole che ogni volta che parli un linguista muore,
ve’?»
«Il
bue che dà del cornuto all’asino» celia
Killer, passando con fare
affettuoso una mano sul capo di Bonney.
«Prima
di “cavarci dal cazzo”, qualcuno mi vuole dire dove
diamine è
andato a cacciarsi Cavendish?» domanda Nami, affatto sclerata
«Ci
sarò a darti una mano, ovviamente non mancherò.
Il cazzo! Ecco cosa, lui e le sue promesse da inglese senza spina
dorsale! Scommetto che si sarà chiuso da qualche parte a
farsi fare
le unghie!»
«Fidati,
ciccia, quello mira solo ai parrucchieri» le fa notare
Jewelry «Se
non ricordo male ieri ha passato l'intera mattina da Jerry
Lambert».
«Quando
lo vedo lo strozzo» sibila la rossa, maledicendo quella testa
vuota
di una Barbie senza cervello.
«Prima
di tutto calma» la previene Cavendish comparendole alle
spalle
«Seconda cosa, i miei capelli sono sempre una
priorità, dovresti
saperlo, visto che tutti i prodotti di bellezza te li consiglio io,
terzo-»
Si
blocca leggermente, addolcendo il tono di fronte allo sguardo omicida
dell'amica, e nota solo in quel momento che tutti, ma proprio tutti,
si sono fatti due passi più indietro, evitando accuratamente
ogni
forma di contatto visivo.
«Dicevo,
e terzo, non sono mica venuto via a mani vuote» celia,
sventolando
sotto il naso di Nami una valigia piuttosto ingombrante, scatenando
in lei un moto di affetto improvviso.
«Nami,
dovresti staccarti dal collo di Cavendish» le fa notare
Killer con
gentilezza.
«Non
dire corbellerie, bisogna sempre dimostrare gratitudine»
«Sì,
ma credo che tu lo stia strozzando» puntualizza Rebecca,
ridacchiando.
«Dov'è
che vi eravate cacc- Cioè, no, spè, Barto
è nuova la tinta? Stra
mega figa!» esclama Jewelry, toccando la cresta verde del
ragazzo
con ammirazione, osservando il colore finalmente definito.
«Ci
tenevo a provare la nuova Spa del Bellagio, una meraviglia, e
già
che c'erano ho chiesto se potessero fare qualcosa per i suoi capelli,
non che non mi piaccia il verde, ma quello di prima era color topo
morto sbiadito».
«E
dopo ci ha portato al casinò vero e proprio e io non ero mai
stata
in un posto del genere prima e non so come, ma continuava a vincere!
È stato molto esaltante!»
«Signorina
Dold, non dovrebbe dire ad alta voce che avete vinto o qualche
malintenzionato potrebbe avvicinarsi troppo» le dice un uomo
in
piedi dietro di lei.
«Avete
finito con questi salamelecchi di merda? Dobbiamo restare qui tutto
il fottuto pomeriggio a complimentarci con voi per le dimensioni del
vostro culo?» si lamenta Kidd «E poi chi cazzo
è quel tizio?»
Bartolomeo
si gira a fissare l'energumeno al suo fianco e solleva le spalle in
un gesto di indifferenza, ricevendo una gomitata da Rebecca.
«Si
chiama Blue Gilly, è la guardia che il casinò ci
ha assegnato
perché ci scortasse alla macchina».
«Come
fosse necessario, a me fai onestamente più paura
tu» borbotta il
suo ragazzo, fissando male l'uomo in completo scuro.
«E
comunque non è carino far sapere a tutti che sono in grado
di
difendermi da sola, non si sposa bene con la mia immagine, ne abbiamo
già parlato».
«Signori
è solo il mio lavoro».
«È
solo il suo lavoro, hai sentito?»
«E
ora è finito, sciò. Su, su, smammare»
risponde Nami, agitando le
mani e ignorando completamente i richiami di Zoro.
«Forza
amico, non hai sentito la rossa? Cavati dalle palle che così
possiamo andare pure noi».
«Linguaggio»
«Stai
zitto, Killer, che qua ci stiamo mettendo le radici in 'sto posto del
cazzo. Almeno a Supai potevo girare come mi pareva, qui devo
infilarmi la fottuta camicia per entrare nei casinò, senza
contare
le mante che fa l'Oca ogni volta!»
«Lo
perdoni» si scusa Nami con lo sconosciuto
«È cresciuto tra le
scimmie».
«Vaffanculo
pure tu!»
«Più
tardi magari. Però su una cosa hai ragione, dobbiamo darci
una
mossa, forza, sono già le dieci del mattino e se vogliamo
essere a
Los Angeles per pranzo conviene partire. E già che sei
qui» si
interrompe tornando a rivolgersi a Blue Gilly «Sai mica dirmi
quanto
costa il pedaggio autostradale fino a Los Angeles?»
L'uomo
scuote il capo, mentre persino Bonney si trova a roteare gli occhi.
«Gnè,
pure inutile, che sfaso»
Montano
in macchina, preparandosi alla tappa più importante del loro
viaggio; oltre le montagne c'è la California e, per alcuni
di loro,
quella che potrebbero tranquillamente definire casa.
«Non
vedo l'ora di vedere Kendra» esclama Zoro, sogghignando come
un
bastardo «Le proporrò di uccidere Sanji e
finirà malissimo».
«Vedo
che andate sempre molto d'accordo».
«In
realtà saresti stupito di quanto a lungo ci siamo sopportati
senza
farci fuori davvero, dopo tutto anche tu non sopporti Kidd».
«Ro',
nessuno sopporta Kiddo».
«Sparatevi,
stronzi! E tu sei il peggio stronzo di tutti, Roronoa, torni a casa e
non pensi manco ad andare a trovare quel povero sfigato di tuo padre,
no, andiamo ad ammazzare i nostri amici» borbotta il giovane
«Mi
chiedo perché io vi parli ancora».
«Giusto»
trasalisce Nami, armeggiando distrattamente con la radio
«Avevo
completamente rimosso, tuo padre e tua sorella magari avrebbero
piacere di vederti…»
La
radio gracchia, cercando una frequenza il cui segnale non sia
traballante; non è cosa facile in quella parte di Nevada, a
meno che
non si vogliano ascoltare macabre notizie date dai giornali locali.
«Finalmente»
mormora infine Nami.
We've
been on the run, driving in the sun, looking out for number one.
California here we come, right back where we started from.
«Ma
voi i cazzi vostri non ve li fate mai?» domanda Roronoa,
leggermente
piccato «E anche tu, pensavo che vedere mio padre ti mettesse
ansia!»
«No,
perché? Mikki è una persona adorabile, anzi, sai
cosa? Quasi avviso
tua sorella che stiamo arrivando».
«Ma
che, sei serio? Io mica lo sapevo che c'avevi una sorella».
«Già,
sfigato, mica ce lo avevi mai detto. È topa?»
«Nami,
ti proibisco di rispondere a qualunque di queste domande».
On
the stereo, listen as we go, nothing's gonna stop me now.
La
giovane ghigna appena, passando il suo telefono agli amici
comodamente svaccati sui sedili posteriori.
«È
molto bella» conferma Killer.
«Porca
vacca, probabilmente ha preso lei tutta l'intelligenza, la bellezza e
a te, pezzentone, è rimasto solo il senso
dell'orientamento… Ah,
no scusa».
«Fottiti,
Kidd»
California
here we come, right back where we started from.
«Eddai,
come se non sapessi che mi piace il cazzo, Zoro».
«Non
mi interessa cosa ti piace, non fare commenti su mia sorella!»
«Noioso.
Noiosissimo. Poi cioè, ha un colore di capelli stra mega
figo, a me
piace, che la posso portare fuori con me una sera?»
«Non
credo sia una buona idea, Jewls» si intromette Nami
recuperando il
cellulare «Nessuno dovrebbe uscire con te, mai. Ci porti
sempre in
posti assurdi e finisce sempre male».
«Dici
così adesso, ma l'ultimo Rave a cui siamo andate assieme ti
ha
parecchio divertita».
Pedal
to the floor, thinkin' of the roar, gotta get us to the show.
California here we come, right back where we started from.
La
città compare appena superate le montagne, davanti ai loro
occhi si
riflette un oceano di asfalto che a prima vista ha lo stesso effetto
stordente di una bottiglia di vino; ma chi ci è abituato non
si
lascia ingannare. I suoi grattacieli salgono verso l'alto in un
vortice in impennata verso il cielo e i raggi del sole si rifrangono
sulle immense vetrate spingendo anche i più ostinati a
distogliere
lo sguardo.
Su
un lato delle colline spicca la famosa scritta
“Holliwood” che
ricorda a tutti che Los Angeles non è solo la
città degli angeli,
ma anche la terra del cinema, dei vip, degli Oscar e grandi star.
«Tira
dritto verso santa Monica» Nami allunga una mano a indicare
un
cartello, evitando così che Zoro vada a cacciarsi dalla
parte
opposta.
«Oddio,
ma di là andiamo dove ci stanno i ricconi. Beverly Hills
è uno
sfaso!»
«Non
farti strane idee» la redarguisce Killer, venendo prontamente
ignorato.
«Guardate
laggiù! Chissà che meraviglia!»
«In
realtà il matrimonio sarà su a Bel Air, o
lì in zona, se non
sbaglio i Fastor possiedono tutta la collina».
«Chi?»
«Bonney
tirati giù prima che ci diano una multa» si
lamenta Nami.
«Come
no, superoca e tu rimettiti la maglietta».
«Siamo
a Los Angeles, e ho il costume da bagno, senza contare che lo sanno
tutti che queste» esclama Nami incrociando le braccia sotto
il seno
«Sono un patrimonio dell'umanità. Il mondo
dovrebbe essermi grato
di poterle ammirare».
«Ro'
non mi sembra proprio proprio felice della cosa, eh» le fa
notare
Jewelry facendo scoppiare rumorosamente una bolla più rosa
dei suoi
capelli.
«Oh,
scusa, amore ti dà fastidio?»
«Sì
un po' sì» ammette Zoro con la fronte corrugata,
tutto intento a
non perdersi.
«Beh,
attaccati al tram e fattela passare» sibila Nami inforcando
gli
occhiali da sole e battendo il cinque a Kidd «Le tette sono
mie e
prendono tutto il sole che decido io».
«Sto
sempre guidando e faccio a tempo ad andare a sbattere da qualche
parte facendovi fuori tutti, bastardi».
«Figurati,
non faresti mai volontariamente del male a questa macchina».
«Cos'era
che avevi detto quando ti si era parlato di cambio manuale?»
domanda
Killer prendendolo velatamente in giro «Sentire il motore che
ti
parla mentre scali le marce?»
«Vi
odio tutti»
«Mentre
continui ad odiarci gira a destra e poi a sinistra subito al
semaforo» gli fa notare Nami.
«Oi,
Oca, io e Killer possiamo scendere prima? Tanto al cazzo di albergo
sappiamo arrivarci anche da soli».
«Linguaggio,
Kiddo. Anche se in effetti ha ragione, l'unica che non è mai
stata a
Los Angeles prima sei, se non sbaglio?»
Nami
sbuffa e annuisce, forse avrebbe fatto meglio a continuare a non
vederla proprio la città degli angeli vista la piega presa
da quel
viaggio.
«Vi
ricordo che il matrimonio è domani alle tre e voi dovete
suonare.
Sono stata chiara?»
«Cristallina,
Ciccia».
«Perché
rispondi tu?»
«Vado
a farmi un girello pur'io, che mica posso venire con voi dai Fastor
per cena? Che poi io c'ho le pare lo sai, sento Ace e vedo se alcuni
del vecchio giro fanno roba».
«Le
tue uniche pare sono quelli che alimentano i tuoi scompensi mentali,
lo sai vero?» domanda Zoro, accostandosi al marciapiede.
«Domani
alle tre. NON. METTEVI. NEI. GUAI» sibila Nami fissandoli
tutti «E
non so che 'roba' tu voglia fare, ma niente di illegale, non voglio
che vi ficchiate nei casini proprio oggi».
«Siamo
mica sordi, cazzo. Abbiamo capito, niente bordello e niente casini.
Ti sembriamo così deficienti?»
«Sì»
è la placida risposta di Nami, prima che la macchina ripartz
sgommando leggermente e lasciando le note finali di una canzone di
Madonna nell'aria.
«Che
donna di poca fede» sibila Kidd.
«Non
so proprio come possa non fidarsi così di noi»
celia Bonney,
controllando il cellulare e sgranchendosi le gambe «Bon, ci
si vede
sfigati».
Killer
si passa una mano sul viso e sospira, già chissà
proprio come mai
Nami non si fida.
«Spero
davvero che vada tutto bene» borbotta tra sé,
seguendo Kidd in una
via mai vista prima.
Ovviamente
non fu così.
«Sei
nervosa?»
«Figurati»
borbotta Nami mentendo spudoratamente.
Zoro
scoppia a ridere e le dà una mano ad allacciare il girocollo
sottile, scostandole con dolcezza i capelli dal collo.
«Andrà
benissimo, vedrai. Non so nemmeno di cosa ti preoccupi, alla fine
Sanji e Rufy già li conosci, no? E ti posso assicurare che
Kendra è
adorabile, ha il cuore di ghiaccio e la lingua più sferzante
di una
frusta».
«Non
sono preoccupata» ribadisce la ragazza.
«Come
no».
«Ci
vuoi arrivare vivo a fine serata?»
Salgono
in macchina senza dire niente e Nami sbuffa, senza essere davvero
arrabbiata, nel vedere il sorriso ironico sul volto del compagno;
certo che è in ansia, ovviamente è in ansia, sta
per entrare a
tutti gli effetti nella compagnia di amici storici di Zoro, sta per
conoscerli e per di più in un contesto importante come un
matrimonio.
«Dimmi
che sono carina» si lamenta improvvisamente, piegandosi verso
di lui
e accarezzandogli un braccio.
«Sei
molto carina» azzarda Zoro, consapevole che quando la sua
ragazza fa
certe richieste bisogna sempre darle ragione, soprattutto quando
è
vero, ma pretende lo stesso conferme.
«Non
mi sembri convinto…» lo sguardo che gli lancia non
è dei
migliori, mentre le sue mani si allungano sulla sua giacca in una
presa poco rassicurante.
«Sei
davvero molto carina».
«E
tu sei uno zotico, impegnati che puoi fare di meglio».
«Nami
sei bellissima… Mi hai rubato, di nuovo, il portafogli non
è
così?»
Storce
il naso, scocciata.
«Non
te ne saresti dovuto accorgere, sto perdendo la mano» si
lamenta.
«No,
è solo che oramai ho capito quando cerchi di palparmi e
quando
cerchi di derubarmi… A pensarci bene, stasera potresti anche
divertirti, i padroni di casa sono, come dire, piuttosto particolari
sotto questo punto di vista».
La
rossa lo fissa scettica, con l'oramai tragica consapevolezza che
nessuno dei loro amici è normali; non possono essere peggio
delle
persone che già frequentano, senza contare che lei di gente
strana
ne ha vista nella sua vita e dubita di potersi stupire ancora
più di
tanto.
Capisce
di essersi sbagliata nel momento stesso in cui la Cadillac entra
nell'immenso giardino della tenuta Fastor, superando un cancello
scuro dall'aria inquietante, controllato da due guardie e da un po'
troppe telecamere.
«Manco
fosse una fortezza» ironizza.
«Non
che ti sbagli poi così tanto».
La
vera sorpresa, però, quella che la fa sobbalzare e
parzialmente
morire di infarto, è la villa. Villa Fastor è
l'edificio più
grande e sontuoso che Nami abbia mai visto, le luci della festa sono
abbaglianti e colorate e il festone che invita a celebrare con gioia
l'unione di Sanji e Kendra accoglie gli invitati a quella cena
famigliare.
«Zoro»
alita la ragazza «Non mi avevi detto che sono schifosamente
ricchi».
«Sì,
i Fastor stanno parecchio bene e anche la famiglia di Sanji in
realtà. Senza farlo apposta questo matrimonio soddisfa
tutti».
«Ho
sbagliato partito. Ho così tanto sbagliato partito che mi
viene da
piangere».
«Grazie,
sono sempre qui».
«Stai
zitto, quanti sono? Qualcuno di loro è single? Ho bisogno di
saperlo!» si lamenta Nami, scrollandolo per le spalle senza
alcun
riguardo.
«Scordati
Brad, biondino, aria per bene, ogni volta che qualcuno dei suoi gli
parla sembra prossimo al suicidio. Le valide alternative sono Matt,
il tizio che mi sta cercando con l'aria di chi vuole commettere un
omicidio, e Slade, capelli neri, sguardo assassino, in grado di far
saltare i nervi a chiunque».
La
ragazza che le ha parlato è leggermente più bassa
di Nami, e,
sebbene non l'abbia mai vista prima, la rossa la riconosce subito.
«Kendra!»
esclama Zoro, abbracciandola e sollevandola appena.
«Piacere,
devi essere Nami» borbotta la giovane svicolando
dall'abbraccio con
l'aria di chi non è troppo entusiasta del contatto fisico.
«Piacere
mio» sorride, stringendo la mano che le viene tesa
«Su quale hai
detto che è meglio puntare?»
«KENDRA»
questa volta il nome viene ruggito e la ragazza viene afferrata da un
energumeno dai capelli castani e l'espressione incazzata
«Finiscila
di scappare, è il tuo matrimonio!»
«Tecnicamente
quello è domani, Matt, amore» gli fa notare la
giovane, sottraendo
i lunghi capelli viola alla presa fastidiosa del suo ex.
«In
ogni caso, non mi pare un buon motivo per sparire e lasciarmi in
balia di tuo suocero. Oh, Roronoa, sei ancora vivo».
«Fastor,
vorrei poter dire che è un piacere».
«Figurati
per me, e immagino che questa meraviglia al tuo fianco sia
Nami»
celia Matt, sorridendo come un beota, con il chiaro intento di
infastidire Zoro e ottenendo solo che la ragazza gli si appiccichi
addosso con aria da gatta «Kendra mi ha parlato un sacco di
te».
«Ma
se ti ho solo detto che esisteva!?»
«Oh,
sai, anche a me hanno parlato molto di te» ridacchia Nami,
sorridendo sorniona, per poi sentirsi sollevare da Zoro e spostare
due metri più in là .
«Scusa
tanto, Fastor, ma mi serve intera per ora».
Kendra
scoppia a ridere divertita, sorpassando l'amico e afferrando la
giovane per il polso.
«Sai
cosa, Roronoa? Hai ragione, mentre voi due vi divertite a ricordare i
bei vecchi tempi io la porto a fare un giro» non ascolta
nemmeno la
risposta, iniziando a trascinarsela dietro, oltre la villa, verso il
giardino sul retro dove c'è la festa.
«Quindi?»
le chiede bloccandosi di colpo, poco prima che raggiungano la folla
degli invitati.
Nami
fa scivolare una mano sotto il vestito ed estrae un portafoglio di
pelle nera.
«L'ho
capito subito che saremmo andate d'accordo» celia, entusiasta
come
un'oca giuliva.
«Non
ci posso credere» sbotta però Nami aprendolo
«Questo marcione ha
solo pezzi da venti! Guarda qui?!»
Kendra
schiocca la lingua, altrettanto delusa.
«Il
primogenito dei Fastor è sempre stato un pezzente. Ogni
tanto mi
chiedo perché io abbia firmato un contratto prematrimoniale
prima di
sposarlo, se penso che avrei potuto portargli via anche le
mutande!»
«Sposarlo?»
«Come
pensi che sia diventata parte di questo gruppo di spostati?»
domanda
Kendra, gettandosi alle spalle il portafoglio vuoto di Matt
«A
sedici anni ho incontrato Matt e l'ho convinto a sposarmi, in
realtà
non è che fossimo innamorati solo che mi serviva un tutore
per poter
fare quel cazzo che volevo dopo essermene andata di casa,
così siamo
andati in Canada, perché figurati trovare qualcuno che sposi
due
persone che non sono anime gemelle in quest'unione di stati di merda,
e l'ho incastrato. Ma è stato un matrimonio di comodo, e poi
ho
conosciuto Sanji».
«E
ti ha convinta a sposarti davvero» conclude Nami.
«Quello
stronzo mi ha costretta» sibila Kendra ignorando lo sguardo
divertito di alcuni ospiti.
«Così
mi spezzi il cuore» esclama il diretto interessato comparendo
alle
sue spalle «Nami, meraviglia del mondo, sei qui, la tua
presenza
illumina l'intero giardino!»
Sanji
si avvicina e si china di fronte a lei, facendole il baciamano sotto
lo sguardo schifato della sua futura moglie.
«Fatti
curare, Hijunar».
«Vinsmoke»
la corregge un uomo alle sue spalle, che assomiglia in modo
incredibile a Sanji, ad eccezione della forma delle sopracciglia che
invece di essere arrotondate risultano più spigolose nelle
curve.
«Sì,
sì, Hijunar è il cognome di Zeff, lo
so» borbotta Kendra, seccata
«Avreste potuto pensarci prima di farlo crescere con
lui».
«Kin»
la voce di Sanji è gentile, ma la ragazza intuisce una
sfumatura di
ammonimento e sbuffa «Nami, questo è il maggiore
dei miei fratelli,
Ichiji».
«Incantato».
«Aspetta
un secondo» borbotta Nami, sbiancando leggermente sotto il
blush
«Vinsmoke, come quei Vinsmoke? Vinsmoke dei Vinsmoke della
Louisiana?»
Ichiji
sorride sornione, indicandosi con un gesto delle mani.
«Vedi
tutto questo?» domanda, sotto lo sguardo perplesso dei
presenti e
quello rassegnato di suo fratello «Puro manzo di New Orleans,
rossa.
Cento per cento Vinsmoke, semino terrore e riscuoto a tutte le
ore».
«Uccidetemi
ora» sibila un altro uomo arrivando al suo fianco
«Se sento
un'altra delle tue battute del cazzo, giuro su Dio che ti
verserò
del cianuro nel bicchiere. E finiscila di bere il mio
Martini!»
«Veramente,
Slade, quello è il mio bicchiere».
«Nami,
ti presto Slade e Brad Fastor» esclama Kendra «Brad
è quello
simpatico, ma è eccessivamente squattrinato, Ichiji non si
ricorda
nemmeno dove abbia la testa, figurati il portafoglio».
«Nami?
Nami e poi?»
«Fatti
i cazzi tuoi Fastor, non si fanno certe domande a una donna».
Nami
sventola la mani davanti alla faccia di Sanji come a fargli capire
che non ha importanza – con tutti soldi che ha quello
può dirle
qualsiasi cosa, purché si lasci derubare.
«Puoi
chiamarmi come ti pare» risponde con un sorriso,
appiccicandosi al
suo braccio «Purché tu mi offra da bere».
Kendra
trattiene a stento un sorrisino, beandosi dell'espressione schifata
di Brad.
«Dimmi
che non sta davvero cercando di concupire mio fratello» le
sussurra
all'orecchio.
«Dipende…»
«Da
cosa?»
«Le
dimensioni del suo portafoglio».
In
quel momento, finalmente, fa il suo ingresso Roronoa, che, dopo
essere stato mollato in balia di Matt, è riuscito a perdersi
solo
tre volte prima di ritrovarli; fissa i suoi amici, poi la sua
ragazza, che attaccata al braccio di Slade Fastor si avvicina al
banco degli alcolici.
«Avete
lasciato la pazza a piede libero? Brad, Ichiji».
«La
pazza sarebbe la sua ragazza» specifica Kendra.
«Stai
seriamente dicendo che quella bomba in ambito da sera ti si fila? Per
più di dieci minuti? Prima mio fratello si sposa, poi tu con
questa
gnocca atomica… Il mondo sta andando alla
rovescia» si lamenta il
primogenito dei Vinsmoke.
«Ti
sei mai chiesto come mai nessuno ti si fila?» domanda Brad
sarcastico «Perché io di risposte ne avrei non
poche».
Sanji
gli batte amichevolmente una mano sulla spalla, e con affetto gli
dice:
«Cerca
di vedere il lato positivo, anche Niji è single. Tu e lui
siete un
po' come Matt e Slade, senza speranza».
«Ti
ho sentito, stronzo!» urla da qualche parte, perso nella
folla un
ragazzo dai capelli biondi, facendosi avanti a gomitate e mandando a
gambe all'aria un individuo di dubbio gusto dai capelli tirati in
aria con del gel glitterato.
«Niji,
certo che quando si tratta di insulti ci senti benissimo» si
lamenta
suo fratello minore.
«Taci,
ingrato! Dovresti essere solo felice che in tutto questo tempo non ho
mai cercato di portarti via Kendra».
«Figurati,
è troppo intelligente per te» sibila Ichiji.
«Ha
parlato il genio».
«Finitela,
non avrebbe mai pisciato nessuno di voi due, stronzi».
«Prego,
continuate pure a parlare di me come se non ci fossi».
«Finitela,
coglioni, e qualcuno di voi mi dica perché avete lasciato
Nami da
sola con Slade!» sbraita Zoro, dimostrando la sua
capacità di
passare da tranquillo a “iena rabbiosa” in meno di
tre
microsecondi.
«A
quanto dice Kendra» azzarda Brad accendendosi una sigaretta
«La tua
ragazza sta cercando un partito più ricco di te».
«Che
non è una cosa molto difficile, visto che sei uno
squattrinato»
calca la dose Sanji.
«Nami.
E Slade» borbotta ancora Zoro, gesticolando come un dannato.
«Ok,
ok, abbiamo capito, ora calmati che ti viene l'infarto,
Roronoa».
«No,
non avete capito un cazzo, qui ci scappa il morto!»
They
tell me I'm too young to understand, they say I'm caught up in a
dream, well life will pass me by if I don't open up my eyes, well
that's fine by me.
«Amo
questa canzone!» urla Bonney a tutto volume nell'orecchio di
Kidd.
Non
saprebbero nemmeno dire come sia possibile, ma sono riusciti a
ritrovarsi nello stessa discoteca – e non è cosa
da poco
considerando le dimensioni di Los Angeles e la quantità
pressoché
immensa di locali.
«Cosa?»
urla il ragazzo di rimando.
Jewls
scuote la testa, come a dire che non è importante, e si
mette a
cantare a squarciagola, seguita da un paio di sconosciuti che ballano
a ritmo sincopato al suo fianco.
Né
Kidd, né Killer (oramai prossimo al suicidio) li hanno mai
visti, ma
deducono dal modo di comunicare a grugniti della loro amica, che
almeno lei li conosca; si lanciano uno sguardo di intesa, in cui un
attento conoscitore dell'animo umano potrebbe intravedere un briciolo
di preoccupazione, ma alla fine Eustass scuote la testa e fa cenno
verso il privé.
Bonney
nemmeno si accorge che siano spariti, troppo impegnata a finire in un
sorso il suo drink, farsene offrire un altro e tornare a cantare.
I
tried carrying the weight of the world, but I only have two hands.
Hope I get the chance to travel the world, but I don't have any
plans. Wish that I could stay forever this young, not afraid to close
my eyes, life's a game made for everyone and love is the prize.
Non
si era mai resa conto che il casino frastornante di quella
città le
fosse mancato così tanto, i vicoli stretti in cui uscire a
fumare
una sigaretta, la gente che non ti calcola e ti ignora
perché a Los
Angeles nessuno è importante, nemmeno la ragazzina che viene
molestata da gente più grossa di lei.
Bonney
caccia una bestemmia poco fine, stropicciandosi gli occhi per capire
se la scena stia veramente accadendo o se la stia solo immaginando,
ma davanti a lei c'è davvero una giovane sulla ventina che
sta
venendo importunata da tre energumeni dall'aspetto del tutto poco
raccomandabile (che poi lei sia sbronza marcia e ne veda sei, beh,
quello è un altro paio di maniche).
«Scusate»
e non sa nemmeno perché si stia tirando, nel momento stesso
in cui
afferra il più alto dei tre per la camicia e lo tira
all'indietro,
sbilanciandosi leggermente «Non è proprio che
state facendo cose
illegali, cioè, tu» si blocca e allunga il dito
verso la ragazza di
fronte a sé «Stai bene?»
«Senti
bella, levati dalle palle, stavamo solo parlando» le fa
notare
l'energumeno alla sua destra, con grassone con un viso porcino e un
nasone rotondo.
«Senti,
Piggly Wiggly, stai sciallo, che mo' che parlo con» si gira a
fissare la ragazza per qualche istante per poi annuire convinta
«Mia
sorella e poi boh, facciamo cose, tipo a botte, tipo che picchio
duro».
La
giovane al suo fianco solleva un sopracciglio, apparentemente non
molto intimorita dalla scena e le si avvicina con aria diffidente.
«Grazie,
ma sto bene, davvero».
«No,
no» si schernisce Bonney, con un sorriso, ispirando l'aria
fresca
della sera e mettendo meglio a fuoco la situazione «Ci
conosciamo?»
«Non
credo?»
«Oh,
oh, OH!» esclama improvvisamente la ragazza, realizzando
qualcosa
«Aspetta, aspetta, aspetta, facciamoci un selfie!»
La
sconosciuta davanti a lei non ha nemmeno il tempo di protestare che
Jewelry ha già tirato fuori il telefono e le ha passato un
braccio
lungo la spalla, scattando una serie di foto in sequenza.
Si
interrompe solo quando il più alto della comitiva le
strattona una
spalla, sbilanciandola in avanti e facendola cadere sulle ginocchia.
«Porca
Eva ladra, si è rigata la cover!»
Non
fanno nemmeno in tempo a commentare che Bonney si rialza e nel
voltarsi carica un pugno che va a schiantarsi contro il naso a patata
dello smilzo ancora in piedi alle sue spalle.
«Era
un cazzo di regalo, brutto fetente, prima te la prendi con le
ragazzine e poi rompi ti metti a rompere la roba degli altri? Sai
ora cosa ti rompo io? Le ossa!» è così
inferocita che si dimentica
persino di parlare da trucida. E non è nemmeno per il
telefono ad
essere onesta, ma se c'è qualcosa che Bonney non tollera
è la gente
che tocca gli altri senza permesso.
«Ma
se sei tu che ti sei mezza in mezzo, che minchia vuoi?»
blatera
l'uomo reggendosi il naso sanguinante.
«Attenta!»
urla la giovane alle sue spalle.
Bonney
si abbassa appena in tempo, evitando il gancio sinistro diretto verso
il suo viso e con un calcio ben piazzato sul ginocchio butta a terra
il grassone col naso da maiale, non fa in tempo però a; non
fa in
tempo a girarsi che arriva il buttafuori del locale, correndo e
intimando loro di smettere subito, che ha chiamato le forze
dell'ordine e che non è il caso di dare spettacolo se non
vogliono
essere portati dentro.
«Merda,
la polizia!» esclama lo smilzo, tirandosi in piedi e correndo
verso
l'uscita del vicolo.
E
se uno di loro rimane a terra, tenendosi la gamba con fare
melodrammatico, nel tentativo di impietosire qualche ufficiale di
buon cuore, il terzo getta il suo bicchiere di vetro addosso a
Jewelry e segue il suo capo arrancando a fatica sulle gambe tozze.
«Torna
all'interno» mormora Bonney rivolgendosi alla ragazzina alle
sue
spalle «O finiranno col portare dentro anche te e non
è davvero il
caso».
«Non…
Non è giusto, perché mai dovrebbero? Mi hai solo
difeso!»
«Ciccia,
se il mondo fosse gusto non sarebbe una roba schifa, ma c'è
che va
così e quindi ciaone. Su, su, muoviti, che ci penso io, c'ho
amici
in alto».
Come
no,
si dice nel vederla sparire, ancora un po' titubante, dietro la porta
del locale, disperdendosi tra la gente proprio nel momento in cui gli
agenti entrano nella via. Questa volta l'ha fatta grossa e non ci
sono proprio santi che terranno, né con Nami, né
con suo padre.
Si
tiene il braccio con una mano, fissando il bicchiere frantumato a
terra e il taglio leggero che le ha lasciato sulla spalla scoperta,
quindi, individuato quello che le sembra l'anello debole della
pattuglia, si avvicina con le lacrime agli occhi.
«Agente,
ho avuto così tanta paura!» si mette a frignare,
cercando di fare
in modo che l'uomo noti la prorompenza del suo seno.
«Quella
stronza mi ha rotto la gamba!» urla l'uomo sdraiato a terra.
«Sono
solo scivolata e l'ho colpito accidentalmente» continua lei
«Stavano
molestando una ragazzina e io volevo solo aiutarla e-»
Si
interrompe con tono drammatico, scoppiando a piangere e facendo
vedere la ferita sulla spalla; l'agente di fronte a lei, un tale
sulla cui divisa riesce a leggere il nome
“Fullbody”, deglutisce
leggermente, facendo per allungare una mano verso di lei, salvo poi
venire bruscamente interrotto dalla voce del suo collega.
«Come
no» mormora un tizio che a Bonney sembra di avere
già visto
«Ascolteremo le vostri tristi storie alla centrale».
Merda,
quello è Jango,
lo riconosce la ragazza, da quando era entrato in polizia?
«Risparmiami
la sceneggiata e monta in macchina» le borbotta tirandola
verso la
vettura, senza però riservarle la stessa durezza nel
trattamento che
il suo collega dedica al ciccione a terra.
«Che
giornata di merda».
«Non
ce la posso fare a passare un minuto di più in questo schifo
di buco
di culo».
«Minchia
oh, dici sempre a me di controllare il linguaggio, poi ogni tanto te
ne esci con sta roba!»
«Hai
passato metà giornata a trascinarmi da un capo all'altro
della città
facendo domande su Trafalgar, senza minimamente preoccuparti che a
qualcuno potesse dare fastidio!»
«E
allora? Hai vsto quello stronzetto che aria truce ha? Mica posso
fidarmi di clui così, e se scopro che ammazza la gente e
tiene i
loro cadaveri in cantina?»
«Abita
nel deserto, Kidd, dovrebbe tenerli nel frigorifero»
«Anche
peggio».
«Ti
prego, finiscila» esclama Killer, esasperato «E
usciamo da questa
discoteca di merda! Non ho più l'età,
né il fisico, né i
timpani!»
«Ma
Jewls…»
«Bonney
è adulta e vaccinata, e sa cavarsela da sola. Per di
più sta solo
ballando, che cosa vuoi che succeda?»
«Minchia
oh, che preso male, non ti scaldare, cazzo».
«Kidd…»
«Va
bene, va bene, ce ne andiamo, ma c'è ancora un posto che non
abbiamo
controllato, e il tizio che gestisce la discoteca mi ha detto che
possiamo provare a chiedere lì».
«O
certo, perché questo Bellamy mi sembra un tipo del tutto
affidabile».
«Figa
non ti sopporto».
«E
parla decentemente!»
Del
tutto ignari di cosa stia accadendo nel locale che si sono appena
lasciati alle spalle, Kidd e il suo degno compare seguono le
indicazioni ricevute fino a raggiungere quella che sembra essere una
vecchia casa dall'aria dimessa e affatto losca.
«Stasera
ci sparano» borbotta Killer «Io me lo
sento».
«Ok,
quando hai finito di fare il veggente del cazzo, possiamo
entrare?»
L'interno
è ancora più squallido che l'esterno,
c'è odore di muffa e di
marcio e l'intonaco si stacca dalle pareti sgretolandosi in polvere;
la musica sommessa li guida fino alla porta di uno scantinato fuori
dalla quale un energumeno dall'aria non molto astuta è
seduto a
leggere un fumetto.
«Parola
d'ordine?» domanda fissandoli male.
«SAD
SMILE» scandisce bene Kidd.
Lo
sconosciuto solleva spalle, poco interessato a sapere chi siano
– e
in fondo la parola d'ordine di quel posto è segretezza e
sarebbe
scortese farsi i fatti dei clienti – e apre loro la porta.
Don't
care who we meet, we're orphans here on Easy Street and we feel real
mean.
«Ma
sono i Motorhead?»
«Ti
pare la cosa più importante? Guardati attorno, questa
è una bisca
clandestina, Kidd».
«Sì,
ma sono i Motorhead, cazzo!»
Killer
respira profondamente e cerca di trovare dieci buoni motivi per cui
non mollare Eustass in quel luogo come un balengo ed andarsene in
albergo a dormire.
«Quale
di questi secondo te è Cesar Clown?»
«Ti
sembra che possa saperlo? Non ho nemmeno idea di che faccia abbia
questo tizio!» si lamenta Killer, passandosi con disperazione
una
mano sulla faccia.
«Porco
il clero
quanto cazzo sei inutile».
We
won't turn your pay down, city Kids don't lay down, we don't call so,
better get some more of that, city Kids we don't give that to you, oh
no.
«Posso
aiutarvi?» domanda una ragazza comparendo dal nulla alla loro
sinistra «È la prima volta che venite qui, non
è così?»
«Sì,
sì, puoi» borbotta Killer decidendo di sbattersene
delle
conseguenze e di trovare il modo per andarsene da lì il
prima
possibile «Cerchiamo CC, sai dove possiamo
trovarlo?»
Da
dietro la spessa montatura degli occhiali pare che gli occhi della
ragazza luccichino appena, mentre un sorriso sornione le affiora alle
labbra.
«Come
no, è là al bancone, avete bisogno di chiedergli
qualcosa?»
«Se
ho bisogno?» borbotta Kidd «Ho bisogno che mica
qualcosa di quel
rottinculo di Law che per stasera mi sono già abbastanza
girate le
balle».
Si
allontana a grandi passi avvicinandosi a un uomo sulla quarantina,
con i capelli scuri e un orribile capello a cilindro troppo grosso
per il suo capo.
«Sei
Caesar Clown?»
«Dipende…
Sei un creditore?»
«No».
«Sei
del fisco?»
«Ho
la faccia di uno del fisco?»
«Sei
un cliente insoddisfatto?»
«Porca
troia, no! Sei o non sei Caesar Clown?» esclama il ragazzo
sbattendo
il pugno sul bancone e perdendo parzialmente la calma.
«Forse…»
Finalmente
Kidd si siede e dopo avergli lanciato una lunga occhiata indagatrice,
come a voler soppesare la persona che ha di fronte, domanda:
«In
che senso un cliente insoddisfatto scusa? Mica barerete qui!»
«No,
no, certo che no» l'uomo agita le mani davanti al viso un po'
troppo
velocemente e Eustass si appunta mentalmente di non scommettere in
quel posto (Killer prende nota di non tornarci mai più)
«Diciamo
che vendo cose, ti serve forse convincere qualcuno che è la
tua
anima gemella? Per questo hai… quel sorriso
triste?»
Se
è un messaggio in codice Kidd non lo coglie e scuote il capo.
«No,
bello mio. Ho un problema un po' diverso, la mia l'ho già
trovata,
ma non ho ben capito che cazzo di tipo sia, se ne sta tutto il tempo
sulle sue, con quella sua cazzo di eterosessualità repressa,
poi mi
lancia segnali del cazzo che – detto tra noi – non
so
interpretare e per finire mi mette il muso manco gli avessi ammazzato
la famiglia. Ah e non posso parlare di famiglia davanti alla sua
faccia o se la prende anche di più».
CC
annuisce, come comprendendo la portata del dilemma interiore di Kidd,
sorseggia la bevanda biancastra nel suo bicchiere quindi si rigira
verso l'interlocutore molesto.
«Non
ho capito cosa vuoi però».
«Chi
cazzo è Law Trafalgar Law? E soprattutto perché
ovunque chieda di
lui spunta questo cazzo di nome accostato al suo: Donqualcosa
Doflamingo? Che minchia c'entrano i fottuti fenicotteri ora?»
Caesar
Clow sputa tutto l'alcolico che stava sorseggiando sopra al bancone,
iniziando a tossire furiosamente e agitando le mani in direzione di
Eustass, che per tutta risposta lo fissa come se fosse deficiente.
«Che.
Problemi. Hai?»
«SEI
SCEMO? Cosa ti salta in mente di dire quel nome qui?»
Lo
sguardo da triglia lessa di Kidd è più che
eloquente e fa capire al
proprietario del locale che il suo interlocutore non abbia la
benché
minima idea di cosa – anzi di chi – stiano
parlando.
«Forse
è meglio se vieni con me nel retro» bisbiglia
piano «Giusto sei
secondi, poi te lo riporto».
Killer
solleva le spalle, rassegnato; ha questa sensazione alla bocca della
stomaco che gli urla “Ciao sfigatone, sappi che se qualcosa
può
andare male lo farà” e lui non sa proprio come
reprimerla, anche
perché di solito il suo istinto ha sempre ragione,
soprattutto
quando di mezzo c'è Kidd.
Rimane
a fissare la porta, in piedi assieme alla ragazza che li ha accolti
poco prima, mentre dalle casse parte una nuova canzone.
Breaking
up or breaking through, breaking something's all we ever do, shoot
straight, travel far, stone crazy's all we ever are.
«Oh,
sai, questa canzone è molto carina» celia la donna
al suo fianco,
senza smettere un attimo di scrivere al cellulare.
«Già»
borbotta Killer, vagamente distratto.
«Sai
come si chiama?»
L'uomo
scuote il capo, senza nemmeno ascoltare le parole e sobbalza
leggermente quando la sconosciuta si attacca al suo braccio e, dopo
aver fatto una leggera pressione col seno, gli sussurra all'orecchio.
«Dead
men tell no tales».
But
I don't care for lies, and I won't tell you twice, because when all
else fails, dead Men Tell No Tales.
Killer
trattiene il fiato, osservandola allontanarsi; questa volta la
sensazione di preoccupazione si fa più pressante,
perché, anche se
mai prima era capitato che fosse una donna così carina a
farlo, è
già stato minacciato prima e sa distinguere un'intimidazione
da un
semplice flirt.
Ci
vuole qualche minuto prima che Kidd, pallido come un cencio, emerga
dalla stanza; la sua attitudine è completamente cambiata
rispetto a
prima e pare aver perso tutta la sua sicurezza.
«Leviamoci
dal cazzo» borbotta.
«È
la prima cosa sensata che dici da quando siamo arrivati a Los
Angeles».
La
porta si chiude alle loro spalle, mentre a inseguirli pare esserci
solo la eco della canzone, le cui note vanno perdendosi in
lontananza.
Shooting
up away and back, a bit of guts is all that you lack, far behind the
stable door, I know you've met that horse before.
Quando
la voce calda e ben nota di Phil Collins riempie il giardino, Slade,
sotto gli occhi attoniti di tutti i presenti, invita Nami a ballare.
I
can feel it coming in the air tonight, oh Lord and I've been waiting
for this moment for all my life, Oh Lord.
«Che
cosa sto guardando?» borbotta Zoro, stroppicciandosi gli
occhi.
«Il
diabete di Slade che sale alle stelle, probabilmente»
riecheggia
Brad.
«Io
gli rubo l'insulina, si merita solo quello».
«Credo
di essere d'accordo con te, e la cosa mi fa stare fisicamente
male»
si lamenta Sanji guardandoli.
«Io
li trovo carini» celia Kendra, pensando a quanti soldi
potrebbero
fare se Nami riuscisse davvero a derubarlo.
Lancia
appena un urletto sorpreso nel sentirsi abbracciare alle spalle, ma
quando, girandosi, riconosce il profilo di Rufy, sorride come una
bambina.
«Sei
arrivato, finalmente!»
«Non
sarei mai potuto mancare! Ciao Zoro, ciao Sanji, ciao Brad, ciao a
tutti».
«Rufy,
Ace, Sabo» Roronoa ha la faccia di uno a cui hanno appena
ucciso il
gatto e la cosa contribuisce a divertire immensamente la giovane dai
capelli viola.
«Dov'è
Nami?»
Brad
solleva il braccio, indicando la pista da ballo e giovane che ride
nel mezzo.
«Sto
per vomitare, dov'è Daphne quando serve?»
«Il
mio fratellino sente la mancanza della sua mogliettina
preferita?»
celia Matt comparendogli alle spalle e scompigliandogli i capelli
«Non essere troppo geloso di Slade, sta facendo quello che
vorremmo
fare tutti: rompere il cazzo a Roronoa».
«Matt,
amore» gli fa notare Kendra, grondando sarcasmo da ogni poro
«Slade
non sta facendo proprio niente. Piuttosto… dov'è
il tuo
portafoglio?»
Matt
si porta la mano al petto battendoci sopra un paio di volte, quindi
impallidisce, comincia a frugare nelle tasche con aria di crescente
irritazione, per poi bestemmiare in modo molto poco fine.
«Io
ve l'avevo detto: quelli si ammazzano» commenta Zoro, che
oramai
nemmeno si stupisce più di niente.
L'intero
gruppo, tra il perplesso e il divertito (ma soprattutto divertito,
perché si sa che alle feste dei Fastor non viene mai
invitata gente
normale), solleva il capo, fissando la strana coppia e iniziando a
domandarsi di cosa stiano davvero parlando quei due.
Well,
if you told me you were drowning I would not lend a hand.
«Non
cercare di fare il furbo con me, Fastor»
«Stai
cercando di negoziare? Sei veramente irritante!»
«Irritante?
Io? Io sono un dono del cielo, zotico».
«Un
dono che non sa quando tacere» sibila Slade, stringendo
leggermente
la presa sulla vita della donna.
I've
seen your face before my friend, but I don't know if you know who I
am.
«Provaci
e ti nascondo l'insulina».
«Porca-
Ma come diavolo?»
«Le
punture sul dito».
«Avrebbe
potuto essere qualsiasi cosa»
«Avrebbe
potuto, ma non ho forse indovinato?»
«Ti
ha mai detto nessuno che sei la moglie di Satana?»
«Solo
quando vogliono farmi un complimento».
«Non
sia mai».
Well,
I was there and I saw what you did I saw it with my own two eyes. So
you can wipe off that grin, I know where you've been, it's all been a
pack of lies.
«Facciamo
così, Slade. Io ti offro il 15% e tu chiudi un
occhio».
«Sei
impazzita? Ti sembra accettabile?»
«No,
per nulla, ma le regole di mercato non le faccio io, bello
mio».
«Le
hai letteralmente appena fatte».
«Non
ti soffermare sui particolari».
«Cinquanta».
Nami
si stacca da lui, fermandosi nel bel mezzo della pista e sgranando
gli occhi.
«Ti
sei bevuto il cervello?»
«Cinquanta
e un giro sulla tua macchina».
«Scordatelo,
nemmeno tra un milione di anni. Venti».
«In
un universo dove non so contare, forse, quarantacinque».
«Ora,
dimmi una cosa, Fastor, ti sembro deficiente? Non so con quali inetti
tu sia solito lavorare, ma scordati che ci caschi».
«Non
mi dire» celia l'uomo avvicinandosi nuovamente al banco degli
alcolici per riempirsi nuovamente il bicchiere di Martini
«Sono
seriamente sorpreso che nessuno abbia ancora provato ad
avvelenarti».
«Strozzatici
con quel martini».
«Roronoa
per esempio».
Nami
si avvicina, prendendogli con aria da gatta il drink dalle mani e
sorridendo sorniona.
«Slade,
la tua insulina è appena sparita».
How
could I ever forget, It's the first time, the last time we ever met.
Rufy
si vede arrivare Nami davanti all'improvviso.
La
ragazza gli scivola alle spalle, facendogli segno di rimanere zitto e
si nasconde prontamente tra lui, un albero e le spalle larghe di uno
sconosciuto.
«Monkey!»
Slade arriva, e più che camminare sembra che stia marciando
«Hai
visto la rossa? Nami?»
«La
ragazza di Zoro?» domanda angelicamente Rufy, sorseggiando un
succo
al mirtillo.
«È
la ragazza di Zoro? Non importa, l'hai vista o no?»
«Certo
che l'ho vista! Settimana scorsa a Peach Springs, è davvero
carina,
mi ha spiegato la differenza tra le persone grasse e le balene, per
esempio, prendi tuo nonno -»
«Non
iniziare con la storia delle capre, o a Blake viene un infarto. Anzi,
sai cosa? L'ho visto laggiù, vai e liberaci della sua
ingombrante
presenza, mentre io cerco Satana!»
Scompare
a passi larghi e non appena si è allontanato a sufficienza
Nami esce
dal suo nascondiglio e alza la mano aperta per battere il cinque a
Rufy.
«Che
hai fatto a Slade?»
«Gli
ho rubato il portafoglio» esclama Nami, come se fosse ovvio,
quindi
fa cenno a Kendra di raggiungerla «E anche
l'insulina».
«Allora?»
domanda la giovane avvicinandosi assieme a Brad, Zoro e Sanji.
«Tu
dovresti essere rinchiusa, sei un pericolo pubblico».
«Zoro,
amore, non andresti a prendermi qualcosa da bere?»
«Ma
vacci da sola!»
«Non
era una richiesta» sibila la sua sempre gentile compagna.
«Si
perderà di sicuro» fa notare Sanji osservandolo
mentre si
allontana.
«Forse
dovresti raggiungerlo» celia Kendra «Non vorrai
mica che molesti
qualche poveretta nel tentativo di capire dove sia il tavolo degli
alcolici?»
Sanji
sparisce che Kendra non ha ancora finito di parlare.
«Sei
sicura di volerti sposare?» domanda Nami sollevando un
sopracciglio.
«Kin
fa sempre così, ma si voglio un gran bene e poi sono davvero
perfetti per assieme assieme» esclama Rufy facendo arrossi
l'amica.
«Ti
sei bevuto il cervello?» ringhia distogliendo lo sguardo.
«Sì,
Kin, dicci quanto gli vuoi ben» la prende in giro Brad
«La gemma
viola e la sua anima gemella, com'è che era “Io
non cascherò mai
in queste stronzate da diabetici”?»
«Fottiti,
pulcino!»
«Mi
dispiace interrompere il teatrino» si ferma Nami, agitando le
mani
per riportarli alla realtà «Ma possiamo parlare di
cose importanti
ora?»
«Giusto,
il portafoglio di Slade! Lo hai preso?»
«Questo
chi è? Ha una faccia da Fastor».
«Eh
porca miseria! Mica ho scritto 'criminale' a caratteri cubitali sulla
fronte».
«Tranquilla,
è Brad, il fratello minore di Matt e Slade, quello sano di
mente».
Nami
scrolla le spalle, ed estrae l'oggetto incriminato dalla scollatura,
emettendo un gridolino estasiato nell'aprirlo.
«Oddio,
sento che potrei svenire».
«Hai
la bava alla bocca» fa notare Brad «Anche tu,
Kendra un po' di
contegno».
«Tò»
sbotta Nami zittendolo e piazzandogli qualcosa in mano.
«Che
roba è?»
«L'insulina
di tuo fratello».
«Hai
rubato l'insulina a Slade?»
«Certo
perché è uno stronzo!»
«Non
trovo le parole per ribattere»
«Beh,
dai, Slade non è così male» celia Rufy,
senza capire niente di
quello che sta accadendo davanti a lui – o forse solo
fingendo di
ignorare quei tre che si spartiscono davanti ai suoi occhi i soldi
del portafoglio del secondogenito dei Fastor «A me
è simpatico».
«Rufy,
tu sei troppo buono» fa notare Kendra.
«Già,
secondo te sono tutti simpatici, tranne forse mio cugino».
«Whisper
è a posto… immagino» borbotta Rufy,
aggrottando leggermente la
fronte sotto lo sguardo divertito di Nami.
«Non
hai l'aria di uno molto convinto».
«Oh,
non lo è per niente» scoppia a ridere Kendra.
«Devi
sapere» comincia Brad, trattenendo un singulto a fatica
«Che
qualche anno fa mio cugino ha avuto un periodo di passione per i
boa».
«I
serpenti?»
«No,
i boa di piume» ride Kendra.
«E
per qualche mese non ha fatto altro che indossare slippini aderenti e
boa coordinati, e niente altro. No, forse aveva le infradito
argentate».
«Già
e Rufy è rimasto leggermente turbato».
«Sono
rimasto turbato quando ha pensato fosse opportuno venire a sedersi
sopra di me sulla sdraio, lasciandomi il boa attorno al collo come
regalo di addio. ADDIO PER QUALE MOTIVO POI?»
«E
da quel momento è sempre rimasto inquietato da mio cugino,
ma solo
da lui».
«Non
che la cosa mi stupisca» ride Nami, immaginando la scena
«Piuttosto,
che fine hanno fatto Sanji e Zoro?»
«Non
preoccuparti, non c'è possibilità che perdano
davvero, qua è pieno
di gente che li conosce: vedi quelli là? Tutti Vinsmoke, il
tizio
con le stampelle è lo zio di Sanji, l'uomo che l'ha
cresciuto;
quelli sulla destra sono tutti Fastor, li riconosci perché
hanno
l'aria di chi nasconde qualcosa (e probabilmente è un
cadavere);
l'oca bionda laggiù è la mia testimone di nozze e
quello di fianco
a lei è il suo ex ragazzo e -»
Si
interrompe improvvisamente.
«Oh,
no» geme piano.
«Cosa?»
domanda Brad voltandosi a sua volta «Oh, merda».
«Che
succede?»
«Vedi
la tipa in completo blu scuro e l'aria di chi ha un palo nel culo
grosso come un pilone della luce? È Sheera, l'avvocato di
Slade, e
lui non sarà felice di vederla».
«Deduco
che non vadano d'accordo».
«Nami,
nessuno va d'accordo con Sheera, nemmeno Sheera va d'accordo con
Sheera!» spiega Kendra «Ma chi l'ha
invitata?»
Sotto
lo sguardo agghiacciato delle futura sposa Brad solleva un braccio a
indicare suo fratello maggiore, con una mano tesa verso la donna a
offrirle un bicchiere di vino, sorridendo. L'imperatore del Drago, il
più temuto sicario della famiglia Fastor, sorrideva
all'avvocato di
suo fratello.
«Matt
si è bevuto il cervello».
«Non
ti saresti mai dovuta sposare, presto cancella il
matrimonio!» celia
Brad con una smorfia sul viso.
«Beh,
mentre continuate a disperarvi, vado a raccattare quel cerebroleso di
Roronoa».
«Ti
ho detto di non preoccuparti, davvero tranquilla» borbotta
Kendra
agitando una mano.
«Non
sono preoccupata, deve guidare fino a casa».
Trova
Zoro attaccato a una bottiglia di birra, seduto in un angolo accanto
a una delle casse; il ragazzo la fissa vagamente accigliato e Nami
capisce che le sta tenendo il muso.
«Cosa
c'è?» domanda, vagamente divertita.
«Hai
finito di derubare persone a caso?»
«Mi
sta dicendo che vorresti rubassi solo il tuo portafoglio? Zoro, non
hai mai soldi…»
«Non
intendevo quello» borbotta, immusonendosi ancora di
più.
«Oh,
andiamo, non sarai mica geloso?» ride Nami, avvicinandosi e
allungando una mano a sfiorargli il viso.
«Hai
persino ballato con Fastor! Con Fastor!!»
«E
gli ho rubato il portafogli, e anche questa» celia, tutta
felice
estraendo quella che sembra una strana chiave.
«Nami…»
«E
dai, Zoro» sussurra lei, prendendogli la birra e
appoggiandola sul
tavolo lì accanto «Vieni a ballare».
«Non
è quello il punto».
«Non
mettermi il muso, Roronoa» borbotta Nami, perdendo la
pazienza e
sollevandolo quasi di peso «E abbracciami un po' in mezzo
alla pista
da ballo».
Zoro
borbotta ancora un po', ma non ci vuole molto perché la
ragazza lo
convinca a cedere, avvinghiandosi a lui e appoggiando la testa sulla
sua spalla.
«Un
giorno finirai con il cacciarti nei guai» le mormora
all'orecchio
cercando invano di non pestarle i piedi.
Nami
ride, non protesta, consapevole che delle scarse doti di ballo del
suo partner, piuttosto apprezza lo sforzo.
«Per
questo ci sei tu, no? Per evitare che accada».
«Andiamo
a casa».
La
prende per mano e agitando leggermente la mano in segno di saluto
all'indirizzo di Rufy se la trascina verso la macchina.
«Ma
quello non era Ace?» domanda Nami, salendo sulla Cadillac.
«Sì,
perché?»
«Non
sarebbe dovuto essere con Bonney?»
«Non
ne ho idea, piuttosto, la chiave dell'albergo ce l'hai tu
vero?»
chiede Zoro, mettendo in moto e ingranando la prima.
Nami
annuisce, palpeggiandosi un fianco.
«Sì,
è qui, proprio accanto al mio
portafogli…»
L'urlo
beduino che lancia dopo è l'ultima cosa che gli invitati al
party
sentono prima che la macchina si allontani del tutto. Per alcuni
suona come “Fastor”, altri sostengono che sia il
grido di morte
di un noto uccello che vive solo in quei boschi, per il vecchio Blake
è l'eco di antiche grida di antenati torturati che una volta
abitavano la magione sotto forma di fantasmi.
Nel
suo studio, nonostante la noiosa presenza del suo avvocato, Slade
Fastor sorride soddisfatto.
Nel
frattempo dall'altra parte della città, in uno degli
innumerevoli
distretti di polizia di Los Angeles, qualcuno sta vivendo un vero e
proprio dramma. Dopo avere insistito che non voleva essere messa
nella stessa cella di quello psicopatico grassone che l'aveva
aggredita e dei suoi degni compari, a detta della giovane troppo
'ciula' per riuscire a darsela a gambe, Bonney è stata
sbattuta in
una cella mista, piena di individui di dubbio gusto, mentre il trio
di sbandati si è conquistato quella singola.
Non
che a lei importi, il vero problema è come uscire da
lì.
Di
chiamare Ace non se ne parla, è alla festa del pre
matrimonio e lo
stesso vale per Nami e Zoro; Kidd e Killer sa il cielo dove siano
andati a ficcarsi e Cavendish… Beh, chiamare Cavendish
sarebbe come
chiedere di utilizzare la propria telefonata per chiamare un unicorno
sbronzo. Più sbronzo di lei, sia chiaro.
Si
mordicchia un'unghia, indecisa su cosa fare della sua vita e
parzialmente in ansia, con la consapevolezza che questa volta l'ha
davvero, davvero fatta grossa.
«Nami
mi ucciderà» mormora a bassa voce.
Si
avvicina al telefono con la stessa faccia di chi sa di stare per
andare al patibolo e sospira, non è che le resti molta
scelta, anche
se avrebbe preferito qualsiasi cosa piuttosto che quello.
Ispira
profondamente, cercando di far sì che l'alcool non le vada
al
cervello, impastandole la lingua; odia stare attenta a parlare bene,
di solito le viene naturale, così naturale che è
quasi più
studiato il suo analfabetismo. Digita il numero che conosce a memoria
e si accorge, mentre il telefono squilla a vuoto, di stare
trattenendo il fiato.
«Dannazione»
mormora, allontanando la cornetta con la chiara intenzione di
riattaccare, mentre l'agente di polizia alle sue spalle accende la
radiolina portatile.
«Pronto?
Pronto?» la voce che emerge dall'altra parte del filo,
però, sembra
richiamarla alla realtà.
I
know I took the path that you would never want for me, I know I let
you down, didn't I?
«Ciao,
mamma».
«Jewelry?
Jewelry sei tu?» la sente tirare leggermente su col naso e
dal
rumore di fondo immagina che si stia sedendo sulla poltrona accanto
al tavolino del telefono «Tesoro, come stai? Sai che ore
sono?»
Bonney
si maledice mentalmente, facendo un rapido calcolo per capire che ore
siano sulla costa est.
«Qui
è tardi, tanto… Mamma, stai piangendo? Ti ho
svegliata? Sono…
Oddio, sono le sette e mezza, pensavo fosse più
tardi».
So
many sleepless nights where you were waiting up on me, well I'm just
a slave unto the night.
«No,
no, ero sveglia».
«A
quest'ora?» sua madre non è mai stata
particolarmente mattiniera,
tanto più che da quando lei se ne è andata di
casa ha tutto il
tempo del mondo per prendersela comoda «Sei sicura di stare
bene?»
L'agente
al suo fianco ruota gli occhi verso l'alto, facendole segno di
muoversi, indica prima l'orologio, poi la radio, facendole
chiaramente capire che non avrebbe avuto più del tempo della
canzone.
«Jewelry,
io…» pausa «Ho litigato con tuo
padre».
«Non
che sia una novità, conoscendolo» ironizza,
rendendosi però conto
che qualcosa non va, sua madre non lo sta difendendo.
«Abbiamo
litigato tutta la notte» si blocca di nuovo «L'ho
lasciato».
Now
remember when I told you that's the last you'll see of me, remember
when I broke you down to tears.
«Oddio,
mamma stai bene? Non ti ha fatto niente, vero? Non ti ha
picchiata?»
L'agente
pare drizzare leggermente l'orecchio, ma torna a distrarsi subito
dopo nel vedere la ragazza tornare più tranquilla.
«Oggi
impacchetterò le mie cose e appena avrò finito mi
cercherò un
posto dove andare».
«Ma
la nonna…»
«Sai
che io e lei non parliamo più da quando mi sono
sposata».
«Mamma…»
«Starò
bene, amore, non preoccuparti».
I've
been around the world and never in my wildest dreams would I come
running home to you. I've told a million lies but now I tell a single
truth, there's you in everything I do.
Bonney
si morde il labbro e guarda sguardo implorante la guardia, che fa
roteare gli occhi e le fa cenno che le può concedere al
massimo
altri due minuti.
«Mamma,
vai in camera mia, nel mio armadio c'è…
C'è il carrion che mi hai
regalato quando avevo dieci anni e volevo fare la ballerina, aprilo e
rovescialo a terra, c'è un fondo segreto e sotto ci sono dei
soldi».
«Jewelry
non è necessario».
«Sì
che lo è. Fallo e vai a Boston, so che non è come
New York, so che
non è casa tua, ma dovresti ricordarti dove
abito…»
Don't
tell me that I'm wrong, I've walked that road before and left you on
your own.
«Jewelry,
io -»
«Ti
prego, lasciami finire. La mia vicina di casa ha una copia delle
chiavi e anche Hina, quindi puoi stare da me».
«Ma
non è il caso».
«Mamma,
so che è sporca e piccola e disordinata, ma è
meglio di niente».
«Non
è per quello. Non voglio… sai, interferire con la
tua vita» la
sua voce è incrinata e Bonney ricorda le parole che le ha
vomitato
contro quando se ne è andata da quella casa, cinque anni
prima, e
per la prima volta capisce di avere davvero esagerato.
And
please believe them when they say that it's left for yesterday and
the records that I've played, please forgive me for all I've done.
«Per
favore, mamma, lo voglio io. Fallo per me».
«Io…
Va bene, Jewelry. Grazie».
«Sarò
a casa presto, te lo prometto. Al più tardi una
settimana».
«Ti
aspetterò, amore» dice sua madre dall'altra parte
del filo e Bonney
la sente tirare su col naso, ma la conosce e capisce che sta
sorridendo.
Forse
Drake dovrà aspettare un po'.
L'agente
di turno batte il manganello sul piano a cui è appoggiato e
si
avvicina, così la ragazza sospira e si affretta a chiudere
con la
consapevolezza di non avere risolto niente.
«Mamma,
devo andare ora. Ci sentiamo presto».
«Certo,
tesoro. Ti voglio bene».
«Anche
io ti voglio bene» mormora piano, prima di appoggiare il
telefono
sul ricevitore.
Erano
cinque anni che non diceva a sua madre una cosa simile e
improvvisamente si sente un nodo alla gola e il magone la coglie,
forse complice anche l'alcool. Rientra in cella, ignorando i
rimbrotti della guardia che le dà dell'idiota e si siede in
un
angolo, sul pavimento sporco.
Non
si rende nemmeno conto di avere cominciato a piangere,
finché nel
suo campo visivo non compare un fazzoletto rosa, bordato di pizzo e
decorato con adorabili cuoricini bianchi.
«Non
piangere biscottina» le dice con voce roca una figura che a
Bonney
risulta appannata da dietro il velo di lacrime.
Si
pulisce gli occhi, senza curarsi del trucco che cola e delle ciglia
finte che si staccano; tira su col naso e finalmente riesce a mettere
a fuoco la persona che ha di fronte.
«Sono
Tiffany, cara, e tu come ti chiami?» domanda la donna
– ma forse è
un uomo – di fronte a lei.
La
ragazza lo fissa, i suoi abiti rosa sono un po' troppo succinti e il
trucco decisamente troppo pesante, indossa una parrucca bionda che
scende a onde sulle spalle a circondare uno sgraziato viso maschile
il cui proprietario si è dimenticato di rasarsi negli ultimi
giorni.
«Jewelry»
dice tirando sul con il naso «Scusa se ti ho sporcato il
fazzoletto».
Alle
spalle di Tiffany si leva un coro di “Awww” e di
“Non
preoccuparti” e solo in quel momento Bonney si rende conto
che il
travestito non è solo, ma che sono un gruppo di almeno venti
persone.
«Non
preoccuparti, gioiellino, sono le mie bomboniere, mie e di
Caroline».
«Per
piacere, Tiffany, sono le bomboniere di Iva, lo sai bene».
«Le
bomboniere?» domanda Bonney perplessa, tirando su col naso.
«Certo,
gioiellino, non conosci il Kamabakka? Il locale di Ivankov?»
«Oh»
si illumina leggermente la ragazza «Siete i travestiti di
Ivankov!»
«Hai
sentito, Tiffany?» celia Caroline, ravvivandosi i capelli
rossicci
«Siamo famose!»
«Che
gioia, cara!»
«Ora
dimmi, gioiellino» continua il travestito sollevandola e
facendola
sedere sulla panca della cella «Dì a zia Caroline
perché
piangevi».
Bonney
abbassa lo sguardo e si porta le ginocchia al petto.
«Su,
su tesoro, puoi dirlo a noi, siamo qui per questo» una
ventina di
teste si muovono avanti e indietro, all'unisono, in segno di
approvazione.
«Veramente
siete dentro per adescamento, prostituzione e atti osceni in luogo
pubblico» fa notare uno degli agenti, passando fuori dalla
cella
proprio in quel momento.
«E
ne vado fiera ogni secondo!» urla qualcuno di indefinito.
«Non
avrei mai dovuto farmi arrestare» mormora Bonney a bassa voce.
«È
quello che dice sempre Inazuma, ma così è la
vita, gioiellino».
«Domani
c'è il matrimonio e io non so proprio come fare se sono
dentro, a
partecipare, dovrei anche cantare. Oddio, Nami sarà
così delusa da
me, si era tanto raccomandata» sente le lacrime salirle di
nuovo al
viso e stringe gli occhi, ottenendo solo un allegro effetto panda.
«Non
hai nessuno da chiamare? Per farti uscire di qui?» chiede
Caroline,
accarezzandole con gentilezza i capelli.
«Ho
chiamato mia madre» continua la ragazza, cercando di non
scoppiare a
piangere «E l'ho sentita così giù che
per la prima volta in non so
quanto tempo mi sono fermata a chiederle come stesse, e lei mi ha
detto di aver lasciato mio padre».
Si
interrompe e nel vedere i volti dispiaciuti dei travestiti di fronte
a lei, si affretta a specificare.
«No,
no, sono contenta, cioè, va bene così. Mio padre
è uno stronzo ed
è una persona orribile, e non ho avuto cuore di darle
un'ennesima
delusione dicendole che mi avevano sbattuta dentro. Di nuovo».
«Su,
su, tesoro» Tiffany le prende una mano e inizia a darle
piccole
pacche di consolazione sul dorso «Sono sicura che per tua
madre sia
stato meglio così, le hai dato conforto e le sei stata
vicina, no?»
«Per
la prima volta nella mia vita mi sono resa conto di avere di fronte
una persona e non un essere perfetto e, Dio, ora mi sento
così
stupida. Sono proprio una bambina».
«Gioiellino,
non darti colpe che non hai. È normale vedere i propri
genitori come
esseri perfetti, sai? Succede a tutti, solo crescendo ti rendi conto
che non sono poi così diversi da te, solo hanno qualche anno
in
più».
«Già,
Carol ha ragione, pasticcina. Siamo tutti così presi dalla
nostra
vita e dai nostri problemi che spesso non ci accorgiamo di quelli
degli altri, ma questo non ti rende una persona peggiore, nossignore!
E poi, non è del tutto colpa tua, spesso i genitori fanno di
tutto
per alimentare questo distacco e per mantenere un aria di perfezione,
ma è una perfezione illusoria».
«Non
avrò mai dei figli» borbotta la giovane
«È una cosa così
egoista! Non voglio sembrare perfetta agli occhi di nessuno, odio le
cose perfette. C'è qualcosa di sbagliato quando tutto
è perfetto in
un mondo come questo».
«Avere
figli non significa essere egoisti, gioiellina» le fa notare
Caroline, sedendosi al suo fianco «Significa amare
così tanto
qualcuno da voler costruire una famiglia».
«Significa
rinunciare all'ultima fetta di torta per loro, perché il
sorriso che
ti rivolgono è più soddisfacente di qualsiasi
altra cosa al mondo»
aggiunge un altro travestito.
«Significa
dare calore e affetto a una creature che dipende totalmente da te e
che diventa la tua prima priorità, perché niente
è più importante
della sua felicità».
«Ma
la stessa idea di volere dei figli è egoista, non possono
scegliersi
i genitori. E se non dovessi piacergli? E se non fossi capace di
sceglierli? E se dovessero venire su pigna in culo ed ingrati
bastardi come me? No, grazie, niente figli per me».
«E
se dovessi incontrare la persona giusta con cui farli?»
domanda
Tiffany «Ci hai pensato?»
Bonney
scuote il capo.
«Non
ha molta importanza, i miei avrebbero dovuto essere anime gemelle,
eppure guardate com'è finita. E comunque non ci ho pensato,
nemmeno
dopo che ho incontrato Drake».
«Chi
è Drake?» sussurra qualcuno.
«Sarà
il suo basher» risponde qualcun altro.
«E
poi non credo che incontrare l'anima gemella cambi qualcosa,
no?»
«Dipende,
per te è cambiato?» chiede Caroline «Per
me è cambiato tutto, mi
sono scoperta una persona nuova, non è così
Tiffany, cara?»
Tiffany
sorride e le accarezza gentilmente una mano.
«Non
lo so proprio. Non ho mai vogluto figli e continuo a non volerne,
però l'anno scorso ho congelato gli ovuli».
«Come
scusa?» Caroline quasi cade dalla panca.
Bonney
si soffia il naso, parlare l'ha portata a smettere di piangere e ora
sente sta leggermente riprendendosi.
«Ho
congelato gli ovuli lo scorso anno, ho pensato… Beh, ho
pensato che
non si poteva mai sapere, cioè, metti caso che, non so cosa
voglio
oggi, figurati tra anni e quindi ne ho congelato qualcuno. Ho speso
tipo tremila dollari».
«Oh,
non ha fatto male?»
«Non
ho sentito niente e comunque non so, era per tenere aperta una porta,
anche se sono abbastanza sicura di non volere figli».
Tiffany
le accarezza una spalla.
«E
va bene così, cara, mica tutti devono averne, ognuno ha le
sue
priorità, non significa che quelle degli altri non siano
importanti.
Quali sono le tue?»
Bonney
pare pensarci un attimo, si mordicchia l'unghia del pollice e solleva
il capo.
«Cantare
al matrimonio, domani. Quindi uscire di qui» non ci vuole che
un
secondo perché ricada nello sconforto «Oh, no. Non
posso nemmeno
chiamare Drake, ho già usato la mia chiamata».
«Ma
io no» si fa avanti qualcuno.
«Già,
manco io!»
«E
io neppure!»
«Sì,
ma chi cavolo è sto Drake?»
«Hai
visto biscottina? È pieno di chiamate che puoi
fare» celia
Caroline, battendo le mani estasiata «Fammi chiamare
l'agente,
quello con quel bel culetto sodo».
Jewelry
è convinta di essere estremamente brava nel convincere la
gente a
fare cose, ma si rende conto in quel momento che ha ancora davvero un
sacco da imparare; non sa nemmeno come facciano, ma sia Caroline che
Tiffany sono così persuasive e così convincenti
– senza dover
nemmeno ricorrere ad approcci fisici – che in pochi minuti si
trova
di nuovo davanti al telefono con l'agente che prima era rimasto a
fissarla con aria severa tutto intento a darle le spalle, fingendo di
non vedere.
Sorride
appena, sentendosi per la prima volta quando è
lì, inaspettatamente
sobria; il telefono squilla (e non sa nemmeno lei se si sia ricordata
il numero giusto, ma negli ultimi giorni ha osservato quelle cifre
così tante volte che è davvero improbabile che
abbia sbagliato) e
si ritrova a pregare dall'altra parte qualcuno risponda.
Quando
il suo telefono suona, Drake è fermo a un incrocio deserto e
sta
giocando distrattamente con i fari della jeep.
«Chi
minchia è ti chiama alle cinque del mattino?»
sbraita Law sdraiato
al suo fianco a fumare.
«Sarà
l'ufficio» borbotta l'uomo, ignorando il cellulare appoggiato
sul
cruscotto «Come se non fosse abbastanza da stronzi farmi fare
il
turno di notte in questo posto di merda».
«Veramente
è un numero sconosciuto» nota Law sporgendosi
«Non rispondi?»
«No».
«Mi
chiedo come non ti abbiano ancora licenziato» borbotta il
chirurgo
afferrando il telefono e schiacciando il verde «Pronto? Avete
chiamato lo sceriffo più coglione dell'intera Arizona, al
momento
sto facendo altro, probabilmente pensando ai cazzi miei o cazziando
qualcuno per qualche stronzata, lasciate pure un messaggio dopo
-»
«Trafalgar,
sei tu?» lo interrompe la voce dall'altra parte del filo.
«Bonney?»
«Come
sarebbe a dire Bonney?» esclama Drake, strappandogli il
telefono di
mano «Pronto?»
«Drake?
Oh, grazie al cielo».
«Stai
bene? Sai che diavolo di ore sono?» sbraita l'uomo, irritato
più
con sé stesso per non avere risposto immediatamente che con
lei.
«Sì,
beh, scusami» borbotta la ragazza, credendoci davvero e
preoccupando
ancora di più il suo interlocutore «È
che non sapevo chi altro
chiamare».
La
voce di Bonney è così leggera e così
dannatamente composta che a
Drake si stringe il cuore e non glielo deve nemmeno domandare di
nuovo per capire che qualcosa davvero non va.
«Cosa
succede?»
«Ti
prego, vienimi a prendere…» non era quello che
aveva progettato
dirgli, pensa nel momento esatto in cui pronuncia le parole, avrebbe
dovuto chiedergli se poteva intercedere per lei con qualcuno, magari
facendo sì che la lasciassero andare, ma si rende conto che
era
quello che voleva.
«Dove
sei?» stringe più forte il telefono, senza che gli
passi per la
testa, nemmeno per un secondo, l'idea di non farlo.
«Nel
distretto ovest di polizia di Los Angeles» borbotta Jewelry,
accorgendosi di arrossire nel dirlo «Ti prego, non dirlo a
Nami».
«E
come vuoi che faccia a dirglielo?» sbraita l'uomo, accendendo
il
motore.
«Oi,
Drake, cazzo stai facendo?»
«Stai
zitto, Law».
«Credo
sia l'area Pacifico, l'indirizzo è 12312
Culver Boulevard».
«Sto
arrivando» risponde prima di chiudere la chiamata e lanciare
di
malagrazia il telefono sul sedile posteriore sotto lo sguardo
allibito e scocciato di Law.
«Stai
arrivando dove? Ti sei completamente rincoglionito?»
«Stai
zitto e accendi la sirena, andiamo in California».
«Fammi
scendere» sbraita il chirurgo, allacciandosi di fretta la
cintura
nel vederlo aumentare le marce di fretta «Cosa vorresti fare,
partire alle cinque del mattino senza avvisare un cazzo di
nessuno?»
«Sai
quanto mi importa?»
«Io
ci lavoro qui! E pure tu! Cristo, l'incrocio! L'incrocio!»
«Come
se ci fosse qualcuno per la strada» borbotta Drake accendendo
la
radio per aiutarsi a stare sveglio – non che le urla
vagamente
isteriche di Law non siano di aiuto.
Well
it winds from Chicago to LA, more than two thousands miles all the
way, get your kicks on Route 66.
Trafalgar
respira profondamente, capendo improvvisamente che Drake non ha
alcuna intenzione di fermarsi e realizzando che dopo anni di fuga
–
da sé stesso, dalla sua famiglia, da qualunque cosa lo
tenesse
lontano – sta per tornare a Los Angeles.
«Francis.
Ferma questa fottuta macchina e fammi scendere, voglio tornare a
Peach Spings».
«Sai
una cosa, Law? Vaffanculo
Peach Springs».
You'll
see Amarillo, Gallup, New Mexico, Flagstaff, Arizona, don't forget
Wynonna, Kingman, Barstow, San Bernardino. Won't you get hip to this
kindly tip dnd go take that California trip. Get your kicks on Route
66.
«Dove porca merda
è finita
Marshmellow?»
È
la prima domanda che viene posta il mattino successivo da una Nami
piuttosto irritata. Ha già cercato nella sua stanza e non le
è
servito molto tempo per capire che Bonney non è proprio
tornata a
dormire; qualcosa le dice che la risposta è molto
più spiacevole di
quello che vorrebbe sentire, ma la ragazza non risponde al cellulare
e alla Stazione Centrale di Polizia non c'è nessuno con il
suo nome.
«Sono
già le dieci, miseria ladra!» sbraita la ragazza
uscendo dalla
stanza e dirigendosi a passi rapidi verso Kidd e Killer.
«Vuoi
che chiami qualcuno?»
«Chi
vuoi chiamare, Killer? Chi? Siete la band, dovreste già
essere lì
e-» si interrompe e sospira sollevata nel vedere arrivare la
macchina bianca di Rebecca «Barbie! Sei qui! Hai visto
Bonney?»
«No,
ma sono stato dall'estetista, si vede? Ci ha fatto un impacco
favoloso!»
«Chi.
Se. Ne. Frega! Jewels non si trova!»
«E
te ne accorgi solo ora?»
«Scusa
tanto se prima dormivo, ti ricordo che ieri c’è
stata la festa dai
Fastor e per di più non ci vogliono proprio due minuti per
prepararsi!»
«Capisco,
non a caso ieri sono andato a dormire alle undici, sai che se non
faccio otto ore di sonno la mia pelle non si riposa. Poi alle sette
sveglia, corsetta sulla spiaggia, parrucchiere. E vedo che anche tu
ci hai fatto un salto».
«Credici»
borbotta Zoro caricando gli strumenti in macchina «Nami usa
-»
«Non
uso una sega, sono naturali così. Perfetti».
«Beh,
mi fa piacere per te, io spero solo che a suonare non mi si rovini la
manicure e in ogni caso non ho la più pallida idea di dove
sia
andata a cacciarsi Bonney».
«Magari
ci raggiungerà al matrimonio» azzarda Rebecca,
timidamente.
Nami
ignora quel 'ci', non che avesse dubbi sul fatto che Cavendish se li
sarebbe portati dietro, fa sempre quello che vuole; in ogni caso la
cosa potrebbe essere positiva, magari Rebecca sa cantare, magari la
loro presenza potrebbe infastidire Slade.
«Non
è che per caso sai cantare, vero?»
Bartolomeo
ridacchia, divertito, cercando malamente di mascherare la sua
ilarità
dietro a dei fintissimi colpi di tosse.
«È
stonata come una campana, una cosa imbarazzante» risponde
Cavendish
per lei, senza farsi minimamente problemi.
«Siamo
fottuti».
«Oi,
vedi di rilassarti, Oca, si farà viva. Sai che Jewls
è una stordita
del cazzo, ma sa quello che fa».
«Nami»
Zoro la prende per la vita, conducendola con gentilezza fino alla
macchina «Dobbiamo proprio andare»
La
ragazza borbotta una mezza bestemmia, facendo strabuzzare
più di uno
sguardo, quindi annuisce e monta in auto.
Davanti
al cancello di ingresso dei Fastor aspetta un uomo dall'aria
singolare, e Nami riconosce l'individuo dai capelli glitterati della
sera precedente; li ferma con un gesto della mano e Zoro rotea gli
occhi verso l'alto, già esasperato ancora prima di iniziare
a
parlare.
«Ciao,
Whisper».
«Ciao
Roronoa, ti trovo in forma, sei ancora più carino».
«Mi
fa piacere, possiamo passare, noi e la macchina dietro».
«Tesoro
bello, non lo so. Siete sulla lista?»
«Secondo
te?»
«Non
lo so, dovrei chiamare Matt…»
«Dovresti
farti sparare» ringhia Roronoa «Mi conosci da anni,
non rompere e
facci entrare».
«Ok,
e se faccio entrare te chi garantisce che gli altri sono sulla
lista?»
«Io!
Garantisco io!» ruggisce il ragazzo perdendo del tutto le
staffe.
«Zoro,
Amore, stai calmo che ti parte un embolo, ci penso io»
mormora Nami
sorridendo sorniona e facendo cenno a Whisper di spostarsi dal suo
lato «Senti carino, garantisce Slade per tutti».
Estrae
dal cruscotto un documento a caso tirato fuori dal portafoglio di
Fastor la sera prima e glielo piazza in mano.
«Ah,
beh allora!»
Zoro
trattiene una risatina, quindi si gira verso la sua ragazza e le
sorride.
«Slade
ti ucciderà».
«Non
se lo faccio prima io».
Il
giardino, che la sera prima era stato sistemato per accogliere gli
ospiti della cena è ora stato completamente riorganizzato,
tanto che
Nami si domanda se i Fastor abbiano una schiera di giardinieri al
loro servizio o se siano semplicemente avvezzi a tale tipo di
modifiche.
«Carino
questo posto» commenta Bartolomeo, osservando il riflesso
della luce
sulle unghie e lasciando che sia Bartolomeo a scaricare il suo
strumento.
«Sì,
non è male» concorda Rebecca.
«Voi
due siete troppo ricchi» replica Zoro guardandoli male.
«Fate
schifo» concorda Kidd «Questo pozzo è
una cazzo di reggia».
«Nami!
Zoro!» Rufy corre verso di loro, quasi pigolando di gioia,
non
appena li vede, Sabo, Ace e una ragazza dall'aria carina e i capelli
arancioni lo rincorrono col fiatone, come a indicare che da quando
sono arrivati lì non è stato fermo un secondo.
«Buon
giorno» borbottano, già stanchi ancora prima
dell'inizio della
cerimonia.
«Rufy
non dovresti correre in giro, sai che Kendra ti sta
cercando!» gli
fa notare con gentilezza la ragazza, che Sabo presenta subito a tutti
come la sua “adorabile fidanzata con il viso di un
angelo”,
Koala, riuscendo ad evitare un cazzotto quasi per miracolo.
«Perché
Kendra ti cerca?» domanda Nami, chiedendosi cosa possa volere
la
sposa da quel beota di Rufy.
«Non
lo sai?» chiede Zoro deliziato «Mi stai dicendo che
c'è qualcosa
di questa cerimonia che io so e tu no?»
«Roronoa…»
«No,
aspetta un secondo, devo godermi questo momento. Aspetta, aspetta,
aspetta. Ok, ci sono».
«E
quindi?»
«Rufy
deve officiare il rito».
«Rufy?»
«Lui?»
chiede anche Kidd infilandosi nella conversazione e scoppiando a
ridere senza ritegno.
«Che
c'è?» borbotta l'interessato, gonfiando le guance
con aria offesa.
«Già,
secondo me è geniale, e poi Rufy è
ganzo!» gli dà man forte
Bartolomeo, alle cui parole riecheggia un “Non avevo
dubbi” di un
biondo a caso.
«Ti
dico solo» comincia Ace «Che abbiamo dovuto
compilare noi la
richiesta al comune, richiedere i permessi al suo posto e quando
questa cerimonia sarà finita toccherà sempre a
noi compilare il
certificato di matrimonio. Sempre se vogliamo che sia
leggibile».
«Sono
già partite le scommesse su come potrebbe rovinare la
cosa?»
sussurra Nami cercando di non farsi sentire.
«Sì
e le tiene Kendra, ma stai attenta che non lo sappia Sanji o finisce
per avere un infarto, è già abbastanza
terrorizzato di quello che
potrebbe fare Rufy. E pensare che è stata un'idea
sua».
«È
tutto così bello che potrei commuovermi» ridacchia
la ragazza.
«Piuttosto,
ragazzi» interviene Sabo, interrompendo i loro discorsi poco
pacifici «Se venite con me vi accompagno al palco e alla zona
riservata alla band, così potete montare tutto».
«Ma
senti» borbotta Nami estraendo la scaletta dal reggiseno e
fissandola appena «Non è che avete visto Bonney?
Non riusciamo a
trovarla».
Ace
geme, lamentandosi e scuotendo il capo.
«Oh
no, lo sapevo che sarei dovuto uscire con lei ieri sera».
«Io
sapevo che avrei dovuto chiuderla a chiave in camera e gettare la
chiave».
«Magari
arriverà» risponde Sabo, sollevando le spalle.
«E
se non dovesse arrivare? Chi canterebbe al suo posto?» si
lamenta
Nami «Vi ricordo che deve iniziare da subito, accompagna il
passaggio della sposa fino all'altare!»
«Beh»
esordisce Killer, scambiandosi uno sguardo con gli altri.
«Già»
conviene Cavendish.
«Potresti
anche farlo te, mica ti consumi, cazzo».
«No»
Nami indietreggia scuotendo le mani, come a dire che non ne vuole
sapere niente «Scordatevelo».
«Molto
bene» esclama qualcuno alle sue spalle «Allora
è deciso, se questa
Bonney non dovesse arrivare canterà Nami. Vado a dirlo ad
Adelaide».
«FASTOR!»
La
giovane non fa, però, in tempo a saltargli al collo e a
iniziare a
stringere che viene trascinata via da un tornado in bianco, mentre
Slade, ancora sorridente, si mescola agli ospiti, lasciando il
gravoso compito di guidarli ai loro posti a qualcun altro –
sia mai
che debba faticare in un giorno di festa.
«Kendra
ti droghi?» sbraita Nami, ritrovandosi dietro il muro della
casa.
«Ok,
prima di tutto, bel vestito» celia la sposa, fissando il
vestito
rosso della ragazza «Ora, passando alle cose importanti, sii
onesta
con me, sembro incinta?»
«Sei
incinta?»
«Lo
sembro?»
«No,
ma lo sei?»
«No,
ma Matt dice che lo sembro».
Silenzio.
«Non
gli hai sparato?»
«Non
l'ho preso» si lamenta Kendra «Ok, ok. Allora,
seconda cosa, ho il
tuo portafoglio, l'ho rubato stamattina a Slade prima che rientrasse
nel suo ufficio».
«Sei
una persona meravigliosa, anche io devo dirti una cosa, abbiamo perso
la cantante».
«Merda!»
«Mi
dispiace, Kendra, ma… » sospira rassegnata
«Posso cantare io».
«Non
è per quello, ma con Vic, la mia testimone, abbiamo messo su
un giro
di scommesse su tutto ciò che potrebbe andare male: lei ha
scommesso
sulla band, il cattering e su eventuali risse tra Vinsmoke e Fastor,
io su Rufy (e spero davvero che non mi deluda, ho grande fiducia
nelle sue capacità di incasinare le cose), su quante volte
si
perderà Zoro, sul suicidio di Slade e sulle scarse
abilità motorie
di alcuni degli invitati».
«Nessun
fattore esterno?»
«Chi
vuoi che si presenti a rovinare un matrimonio a casa dei
Fastor?»
«In
effetti è improbabile; in ogni caso potrebbe sempre essere
che Slade
lo avveleni io».
«Non
preoccuparti, ho già pagato Matt e se le cose dovessero
mettersi
male mi ha promesso di sparargli».
«Amore
fraterno».
Il
primogenito dei Fastor starnutisce, senza pensare che quel fastidioso
fischio che sente nelle orecchie potrebbe essere qualcuno che sta
parlando lui – che poi è normale, tutti dovrebbero
parlare di lui,
è una meraviglia della natura. Scuote il capo, scacciando il
pensiero e torna a dedicarsi all'interessante conversazione che sta
tenendo con uno degli amici di Roronoa e il primogenito dei Vinsmoke.
«Certo
che i Vinsmoke sono la famiglia più antica degli Stati
Uniti» si
vanta Ichiji, sollevando il capo e sorseggiando un bicchiere di vino,
ignorando il fatto che siano solo le dieci e quaranta del mattino e a
cerimonia debba iniziare di lì a pochi minuti
«Abbiamo origini in
Francia e sinceramente non saprei nemmeno io fino a quanto risalgano,
ma sono antiche».
«Come
no» lo canzona Matt «I Fastor non sono da meno, non
ti credere; non
è solo una questione di potere, ma anche di influenza
politica».
«Questo
mi pare ovvio» interviene William «Ma non mi sembra
lo stesso che
nessuna delle vostre famiglie possa essere definita una dinastia, per
definizione fanno parte delle Dinastie le famiglie reali, i Borboni
sono una dinastia, i Windsor, gli Stuart, non i Vinsmoke. Non dubito
che siate parte di generazioni e generazioni di esponenti una stirpe
di arricchiti che sono riusciti a ottenere prestigio nella vita,
ma-»
«Come
sarebbe a dire 'arricchiti'?» si lamentano entrambi i suoi
interlocutori.
«Senza
contare che le vostre sono 'Famiglie' nel senso più
colloquiale
della parola e per colloquiale intendo famiglie criminali, non potete
venirmi a parlare di dinastia. Cosa siete, eredi di Bach? Di Mozart?
Dei Rockfeller?»
«Prima
di tutto» borbotta Ichiji «Ringrazia che non ti
spari. Poi, non
serve avere una banca per avere influenza politica, pensi che le
minacce di un casato come il nostro non riscuotano gli effetti
desiderati? In quello che viene definito dai più
“Underground”
le nostre famiglie sono due delle più in vista».
«Ok,
ma nella vita di tutti i giorni? Vi potreste definire una dinastia
criminale, ma nessuno saprebbe chi di voi è un Vinsmoke e
chi un
Fastor, tecnicamente le vostre famiglie non esistono, né
negli
archivi storici, né da nessuna altra parte. Provate a fare
una
ricerca su internet e non troverete che il vuoto, perché
è così
che si mantiene l'anonimato».
«Che
è fondamentale per il nostro lavoro» fa notare
Matt.
«Ma
essenziale per una dinastia, vi concedo al massimo di essere un
casato, sebbene sono quasi del tutto sicuro che non abbiate nemmeno
un briciolo di sangue blu».
«Molto
interessante, detto da un pezzente» sbotta Ichiji, perdendo
la
pazienza.
«Come
ti pare, sfigato ossigenato, ma se googli Cavendish qualcosa lo
trovi».
Matt
non se lo fa ripetere due volte e tira fuori il cellulare, sotto lo
sguardo interessato del primogenito dei Vinsmoke, in piedi al suo
fianco, e quello annoiato di Cavendish, che in realtà si sta
divertendo un mondo a giocare, ancora una volta, al ricco ereditiere.
«Porca
puttana» alita Fastor.
«William
Cavendish, come i Cavendish dei Cavendish, Suffolk; la mia
dinastia»
racconta, calcando bene sull'ultima parola, come ad evidenziare la
sua superiorità «Può essere fatta
risalire con assoluta certezza
al 1300, ma le sue origini sono certamente precedenti, non che
abbiano molta importanza alla fine, quando sei Duca di tre contee
diverse. Ho già detto che sono Sir».
«Ho
già detto vaffanculo?»
«E
com'è che Sir belli capelli è invitato al
matrimonio di mio
fratello?» domanda Ichiji.
«Suono
nella band» replica Cavendish agitando la manina e indicando
il
palco con gli strumenti su cui Kidd e Killer, già pronti, lo
aspettano fulminandolo con lo sguardo «Mi annoiavo in
Inghilterra».
«Con
tutti quei soldi doveva essere proprio una vita triste»
interviene
Nami, intromettendosi nella discussione «Muoviti e fila sul
palco.
Fastor, Vinsmoke, vi conviene sedervi a meno che non abbiate
intenzione di accogliere la sposa in piedi».
«Puttana
vacca» sbotta Matt, ricordandosi improvvisamente che il
compito di
accompagnare Kendra all'altare spetta a lui «Mi
muovo».
L'altare
non è un vero altare, in fondo nessuno di loro è
particolarmente
religioso.
Su
suggerimento di Eve, la madre di Brad, Rufy è in piedi
dietro a un
palchetto bianco, decorato con pochi fiori bianchi e qualche nastro
rosa pastello – Kendra si è molto raccomandata
perché tutto fosse
estremamente semplice e ha boicottato tutte le idee di Sanji e
Sheera, eccessivamente piene di fiori, eccessivamente smielate.
Sanji
aspetta trepidante, in piedi su un piccolo palchetto montato quella
mattina, alle sue spalle c'è Zoro, che – pur non
essendo lui a
doversi sposare – si sente in ansia tanto quanto il suo amico.
«Magari
è scappata» borbotta a bassa voce.
«Roronoa,
taci o ti pesto».
Non
che ci creda davvero. Kendra è sfuggita dalle sue mani per
anni,
trincerandosi dietro muri di incertezze e di no accuratamente
impilati uno sopra l'altro, ma alla fine Sanji è riuscito a
convincerla e ora pretende che niente rovini quel momento, nemmeno i
suoi migliori amici.
Quando
la voce elegante e delicata di Nami attacca, assieme alle prime note
della canzone, il giovane sente il respiro venirgli meno, mentre,
alla base corridoio tra le file di sedie, proprio dove comincia il
tappeto rosso che ha insistito ad ogni costo per stendere, compare
Kendra, saldamente attaccata al braccio di Matt.
Heart
beats fast, colors and promises, how to be brave? How can I love when
I'm afraid to fall? But watching you stand alone, bll of my doubt
suddenly goes away somehow.
Kendra
ha trattenuto il fiato fino a quel momento e non sa proprio come
abbia fatto e non scappare a nascondersi in qualche angolo
introvabile del giardino o magari nelle segrete della magione. La
sola idea del matrimonio la terrorizza come niente prima, e
sì che
lavora coi Fastor e non dovrebbe avere quel genere di problemi.
One
step closer.
Il
viso trepidante di Sanji, però, è sufficiente a
riportarle il
sorriso e mentre percorre la strada che la separa dall'altare
improvvisato, sente il cuore tornare a battere a un ritmo regolare.
Dopo
tutto non sarebbe potuta andare in nessun altro modo se non
così.
I have died every
day waiting for you, darling, don't be afraid I have
loved you for a thousand years, I'll I
like big butts and I can not lie, you other brothers can't deny that
when a girl walks in with an itty bitty waist and a round thing in
your face you get sprung.
Le teste di tutti gli invitati
alla
cerimonia si girano verso la musica, sparata a tutto volume, che
decisamente non è quella che stanno suonando Kidd e gli
altri e Nami
smette di cantare, irritata.
Alle note che vanno avanti
segue un
immenso boato, poi un urlo, quindi da dietro la villa dei Fostar
compare una spropositata limousine decapottabile rosa vivo; in cima
al cofano troneggia la statuetta dorata di un fenicottero e spalmato
sopra c'è Whisper con quello che sembra un vistoso trauma
cranico.
«Ho provato a
fermarlo» tenta di dire,
ma le sue parole vengono coperte dal suono del clacson, una trombetta
che ricorda il suono delle trombe da parata.
La macchina si ferma proprio
in fondo
alla navata improvvisata e dalla portiera del passeggero emerge un
uomo incredibilmente alto, dai capelli un po' troppo ossigenati, con
indosso una vistosa giacca di pelo rosa e un paio di occhiali da sole
a forma di cuore.
«CHI È
CHE NON MI HA INVITATO AL SUO
MATRIMONIO?»
Slade si passa una mano sulla
faccia e si
lascia scivolare lungo la sedia, gemendo disperato.
«Oh no».
Nami osserva la scena con aria
irritata,
senza avere la benché minima idea di chi sia il soggetto
imbarazzante in questione, in compenso dalla sua posizione
privilegiata sul palco della band riesce a notare il variare delle
espressioni facciali di tutti gli astanti.
Zoro impallidisce, Sanji ha un
travaso di
bile, Rufy agita una manina come un imbecille in segno di saluto,
Kendra bestemmia scambiandosi uno sguardo di intesa con la sua
testimone – entrambe consapevoli di non avere scommesso
sull'unico
evento effettivamente accaduto, Brad si strozza col martini, Matt
lascia andare il braccio della sposa e inizia ad armeggiare nella
tasca della giacca estraendo una pistola, Sheera caccia un urlo nel
vedere la pistola di Matt, Blake le tira in testa il bastone, Killer
deglutisce e sussurra qualcosa a Kidd che aggrotta la fronte e
annuisce.
È tutto
così esilarante che per poco
non le sfugge il succo del loro discorso che suona più o
meno come:
«Ehi, quella non è la tipa con gli occhiali che
c'era ieri alla
bisca clandestina?», Killer potrebbe anche avere detto
'biscia
intestina', ma Nami ne dubita fortemente.
«State zitti o
finisce male» sibila
piano, mentre davanti ai suoi occhi si consuma un doppio dramma
famigliare.
Da un lato Matt, dopo avere
messo via la
pistola, corre verso Sheera, soccorrendola sotto lo sguardo
disgustato di suo fratello («Nonno, la bastonata era davvero
necessaria?» «La prossima volta sceglietene una
sana di mente,
nipote!»); dall'altro Ichiji Vinsmoke certa di impedire a suo
fratello Niji si spararsi in testa dopo avere visto il nuovo
arrivato – non che Nami sia a conoscenza dei loro rapporti,
ma
deduce non siano dei migliori. Ad essere onesti, nessuno deve essere
in grandi rapporti con quel tizio.
«SLADE!»
«Uccidetemi vi
prego…» mormora
fissando Nami con una preghiera negli occhi, ma la rossa si limita
fargli il dito medio «Doflamingo, vorrei dire che
è un piacere».
«Ma non lo
è» conclude per lui
Donquijote, togliendosi teatralmente gli occhiali da sole e
agitandoli davanti al naso del suo interlocutore «Ovvio che
non lo
è! Un matrimonio, capisci? Un matrimonio! E io non sono
stato
invitato? Perché non sono stato invitato?»
«Perché
ti odio» è la placida
risposta di Kendra, che senza minimamente scomporsi gli arriva alle
spalle e lo fissa con aria seccata.
«Oh, la gemma viola!
Aspetta, è il tuo
matrimonio?! LA GEMMA VIOLA SI SPOSA E NESSUNO MI HA DETTO NIENTE?
ROCI? MONET? BABY… BABY FIVE!»
Le teste di tutti gli astanti
si spostano
nuovamente nella direzione dello sguardo di Doflamingo, esattamente
nel punto in cui un'avvenente ragazza mora dalle curve prosperose sta
abbracciando, senza farsi scrupolo alcuno, Ace.
Slade non lo vede nemmeno
spostarsi, ma
Portoguese se lo trova di fronte in pochi secondi con una pistola in
mano e lo sguardo minaccioso.
«Che cosa succede
qui?» domanda il
mafioso con aria decisamente poco gentile.
«Oh! Non sei felice
per me?» domanda la
ragazza «Mi ha detto che ho un bel portamento!»
«E
quindi?» il suo tono è glaciale ed
Ace sente un brivido lungo la schiena.
«Era solo un
complimento, non intendevo
certo mancare di rispetto a nessuno».
«E quindi ho deciso
di sposarlo!»
«Scusa,
cosa?» domandano all'unisono i
due uomini.
«C'è
anche già l'officiante!»
«Non mi pare una
buona idea» mormora
Ace facendo un passo indietro e cercando con lo sguardo qualcuno
«Ci
conosciamo appena».
Doflamingo annuisce, gli
sembra un
ragazzo sveglio, forse potrebbe non ucciderlo.
«Cosa
c'è da sapere? È chiaramente amore! I nostri
tatuaggi ci stanno
mettendo solo un pochino a funzionare».
«È
possibile?» domanda con discrezione Doflamingo a suo fratello.
Rocinante
scuote la testa, senza dire una parola.
«Ma
io-»
«Tu
cosa?» ruggisce il mafioso «Vorrai mica sedurla e
abbandonarla!»
«Ma
io sono gay!» pigola infine Ace, riuscendo a dire,
finalmente,
quello che gli passa per la testa da oramai un po'.
Nami
si strofina le mani e va a prendere posto accanto a Slade, ridendo
come una sadica.
«Sai
cosa mancano, Fastor?»
«Ti
prego, non infierire».
«I
pop corn».
«E
ti aspetti che ti creda» sta urlando in quel momento
Doflamingo con
la pistola alzata e il cappotto che svolazza ad ogni movimento.
«Mi
sa mi conviene fermarlo prima che ci scappi il morto» si
lamenta
Slade allungando una mano verso suo fratello per farsi passare del
martini.
«Pensa
al tuo diabete» sibila Brad.
«E
tu pensa ai cazzi tuoi» risponde il maggiore, il cui
tentativo di
alzarsi viene però bloccato da Nami che lo ritira a sedere
tirandolo
per la giacca.
«Aspetta,
guarda là!»
Tra
gli invitati si è alzato un ragazzo con un ciuffo biondo in
cima
alla testa, vestito in un orribile completo violetto; senza bene
capire dove abbia trovato il coraggio, la folla lo osserva mentre si
avvicina a Doflamingo, gli picchietta leggermente la spalla e si
china a sussurrargli qualcosa all'orecchio
«Oh,
ma se mi avessi detto subito che eri culo, mica la tiravo fuori la
pistola!!» esclama quindi Donquijote, tendendo ad Ace una
mano e
scuotendo la testa verso Baby Five che
scoppia a piangere.
«Ma
io, veramente, l'ho fatto…»
«Dof,
per la grazia di Iddio» borbotta Slade, avvicinandosi
disperato «Si
può sapere che minchia ci sei venuto a fare qui?»
«C'è
un matrimonio e non mi avete invitato! Sono il re dei matrimoni,
partecipo sempre ai matrimoni!»
«Matt
sparagli».
«Ok,
ok» celia l'uomo «Quanto siete suscettibili.
Qualcuno è venuto a
fare domande nella mia zona».
«E
tu hai pensato bene di venire qui a dirmelo? Sappi che non me ne
frega un cazzo».
«No,
no, hanno fatto domande su di me e soprattutto su un membro della mia
famiglia che non vediamo da qualche anno. Monet?»
La
giovane si fa avanti e senza esitare indica il palco della band.
«Il
biondo e il seghino che gli sta di fianco, facevano domande su
Law».
«Su
chi?» domanda Slade al limite della sopportazione
«Anzi, sapete
cosa? Non mi interessa nemmeno, vedetevela tra di voi. Io me ne lavo
le mani. Non sporcate il giardino di sangue».
«Io
volevo solo sposarmi» piange nel frattempo Sanji attaccato al
palchetto, mentre Rufy gli dà delle amichevoli pacche di
conforto
sulla schiena.
«Quindi
fammi capire, Doflamingo conosce Law?» domanda Zoro girandosi
vero i
suoi amici.
«Ne
so quanto te, ma sento la mancanza dei popcorn» celia il suo
migliore amico, osservando la situazione divertito.
Kidd
nel frattempo osserva perplesso la scena, senza sapere bene come
reagire a quella rivelazione; di gente poco raccomandabile ne ha
incontrata tanta nella vita, lui stesso non si definirebbe un tipo
raccomandabile, ma mai nessuno ai livello di Doflamingo.
«Sono
morto» mormora a mezza voce.
«Io
ti ho voluto bene» sussurra Killer «Ma me ne tiro
fuori».
«Io
nemmeno il primo punto, e sinceramente non ti offendere se mi sposto,
ma non vorrei mai si sporcassero le scarpe di sangue» celia
Cavendish allontandosi e fermandosi di fianco a Doflamingo per
commentare «Oh, che bel Vivianne Westwood!»
«Grazie
carino, dopo se lo faccio ammirare, sperando che non si sporchi di
sangue».
«Già,
le macchie sono terribili da levare».
Kidd
indietreggia, maledicendo i suoi amici di merda e il loro inutile
supporto, non sa bene come reagire ed è anche consapevole di
non
avere nessun posto in cui scappare; non fa in tempo ad allontanarsi
che Donquijote gli è di fronte e lo fissa con aria
accigliata, suo
fratello, Rocinante, un uomo noto per i suoi silenzi e i suoi modo
poco aggraziati più che per le sue doti di mafioso,
è in piedi di
fianco a lui e osserva Kidd con sguardo ugualmente truce.
«Fai
troppe domande» dice solo, stupendo vagamente anche suo
fratello.
«Io
volevo solo-»
«Non
so cosa volessi e non mi importa» sibila Doflamingo
«Ma non mi
piace che la gente faccia domande».
«Volevo
solo sapere chi fosse Law».
Rocinante
lo prende per il bavero della camicia e forse gli tirerebbe anche un
cazzotto se in quel momento l'attenzione dell'intera folla non
venisse attirata da un urlo ben noto e dallo sgommare di un'altra
macchina che entra nel vialetto di accesso e si ferma subito di
fianco a quella di Doflamingo.
«Ehi,
gente! Sono arrivata!» urla Bonney, scendendo con un salto
dalla
Jeep polverosa e sbracciandosi verso tutti gli altri, senza rendersi
conto che, se il matrimonio non fosse già stato mandato a
gambe
all'aria da Donquijote e i suoi, il suo arrivo in stile Papessa dei
poveri non avrebbe di certo contribuito a far filare dritta la
cerimonia.
«Jewls!»
urla qualcuno.
«Oh,
no» geme Law, scivolando più in basso nel sedile
posteriore
«Doflamingo».
«Vi
prego, ditemi che siete qui per portarlo via o per uccidermi»
domanda Slade avvicinandosi «Oddio, sei tu Francis».
«Anche
per me è un piacere, Fastor».
«Ciao
Slade» celia Bonney, felice come un'oca giuliva
«Ciao Nami, bella
giornata!»
«Bella
giornata un cazzo! Dov'eri finita?»
Non
che Bonney riesca a rispondere visto che Doflamingo, nello scorgere
il viso noto di Trfalgar dentro la Jeep, afferra suo fratello per una
manica (incurante del fatto ch'egli stia ancora saldamente stringendo
il colletto di Kidd) e se lo trascina dietro urlando di gioia.
«LAW!»
«Voglio
morire» geme Trafalgare, osservando l'uragano di pelo rosa
che si
avvicina.
«Non
dirlo a me» gli fa eco Slade «Nami, ti imploro,
avvelenami
l'insulina».
«Non
tentarmi Fastor».
«Perché
cazzo Doflamingo è qui?» chiede il chirurgo,
scendendo di
malavoglia dall'auto per affrontare il suo peggiore incubo.
«Chiediglielo
tu, io non ne voglio sapere niente» sibila Slade, spostandosi
di
lato per far passare Donquijote.
«Roci,
Dof, Eustass-ya» saluta Law, molto poco entusiasta di
trovarsi in
quel luogo.
«Eustass-ya
il cazzo» sbotta Kidd che ne ha fin sopra i capelli di quella
storia, avrebbe dovuto rimanere single a vita, a vita, altro che
anime gemelle, Basher, cazzi e mazzi, niente più cazzi per
lui «Dì
a questo tizio di mettermi giù».
«Lo
conosci?» domanda Rocinante senza fare un plissé.
«Chi
se ne frega!» esclama suo fratello «Dov'eri
sparito? Perché sei
andato via? Sei mancato tanto a papino!»
«Papino?»
la faccia di Kidd è vagamente disgustata.
«Papino
il cazzo!K sbraita Law inferocito «Hai cercato di uccidermi e
poi,
quando non ci sei riuscito, hai tentato di vendermi al cartello
Messicano».
«Ero
confuso» si lamenta l'uomo con tono fintamente addolorato
«Avevo
tante cose per la testa, tipo, come fare entrare l'eroina nel paese
senza farmi beccare?»
«Oddio»
si lamenta Drake, che vorrebbe essere ovunque tranne che lì
e
comincia un po' a pentirsi del suo colpo di testa.
«Ha
cercato cosa? Cazzo, Trafalgar, sei meno noioso di quanto pensassi, e
questo spiega anche i tuoi tatuaggi di merda!»
«Stai
zitto, Eustass-ya, vuoi?» sibila Law «E cosa cazzo
ci fate qui? Non
eravate in pessimi rapporti coi Fastor?»
«Infatti
lo sono» urla Matt da di fianco al palco.
«E
stanno rovinano il mio matrimonio» grida di rimando Sanji,
disperato.
«Già»
urla Niji «E i Vinsmoke non perdoneranno questo
affronto!»
«Oh,
beh, ma guarda che se ce l'hai ancora con me per quella cosa di
Monet, potresti parlarle e risolverla, eh» celia Doflamingo.
«Davvero,
posso?»
«Certo,
certo, fai pure. Su, Monet, sii gentile!»
«La
finisci di fare l'imbecille?» sbraita Law «Che
cazzo ci fate qui?»
«Eh,
va là, guarda che ti agiti così ti parte un cazzo
di embolo».
«Stai
zitto, Eustass!»
«Non
ha mica torto eh» prosegue Doflamingo «E comunque
è colpa del tuo
amichetto qui, nel senso, se ne è andato in giro per tutta
la
serata, ieri, a fare domande del cazzo su di te e poi anche su di me.
È persino andato a fare domande a CC».
«Sei
andato a fare domande a CC?»
«Chi
cazzo è CC?» chiede Kidd, sinceramente confuso.
«Credo
si tratti di quel tizio, Caesar, sai il gestore della bisca in cui mi
hai trascinato» interviene Killer, titubante.
«Ah,
lui».
«Ah
lui? AH LUI? Che cazzo sei andato a fare da CC?» sbraita Law,
incazzato come una biscia.
«Guarda
che è colpa tua! Che cazzo ne so di chi sei, mica
è colpa mia se tu
non dici mai un cazzo. Ci vediamo, ci vediamo sto paio di palle!
Scusa tanto se voglio essere sicuro che la mia anima gemella non
nasconda cadaveri nel frigorifero!»
«La
mia cosa?» chiede Roci.
«Io
li butto a mare» concorda Dof, annuendo con convinzione.
«Poi
porco il clero, te ne stai sempre tutto il cazzo di tempo con quel
muso lungo di merda e uno non si deve fare pare? Certo che me ne sono
fatte, che cazzo ne sapevo io che avrei attirato dei fottuti mafiosi?
E che ne sapevo che ti saresti arrivato qui?»
Law
rotea gli occhi verso l'alto e gli tira un pugno sul naso.
«Anima
gemella?» chiede ancora Roci e al cenno affermativo di Law
inizia
anche lui a pestare il povero Kidd.
«Non
ho niente contro di te, sai?» celia Doflamingo fissando la
scena «Ma
mi dispiace sempre non partecipare».
Conclude
unendosi allegramente al pestaggio e se non fosse per l'intervento di
Killer e Nami, mossi a pietà, Kidd si ritroverebbe
seriamente a
rimpiangere di non aver mai fatto testamento.
«Stai
qui e vedi di non muoverti» gli sibila Nami, facendolo sedere
sul
palco, proprio di fianco a Sanji che piange come un disperato per
l'occasione della sua vita gettata al vento «Io vado a finire
di
risolvere le cose laggiù».
«Capisco
che 'sto fesso sia la tua anima gemella» sbraita Rocinante,
evitando
di inciampare nei suoi piedi per un pelo «Ma come mai sei
tornato?
Dopo tutta la fatica che ho fatto per farti andare via di
nascosto!»
Silenzio.
Doflamingo
sbatte un paio di volte le palpebre, quindi si volta molto lentamente
verso sua fratello: «Scusa, cosa?»
Roci
si guarda in giro, cercando una scusa per giustificare quello che si
è appena lasciato scappare di bocca.
«Ho
lasciato il gas acceso…»
«QUOQUE
TU, FRATELLO MII!»
«Quoque
il cazzo, a parte che non è nemmeno latino»
borbotta Law «Ma non è
colpa mia, è stato Drake, e lascia che te lo dica ora. Sei
il
peggior sceriffo che nella storia degli sceriffi».
«Un
poliziotto? PRESTO SPARATEGLI!» urla Doflamingo, facendo un
salto
all'indietro e fissando Drake come se avesse il colera.
«Non
è necessario eh» interviene Slade
«Garantisco io per lui. E
comunque definirlo “poliziotto” è
eccessivo, al massimo può
fare il controllore alla fermata del treno».
«Vaffanculo,
Fastor».
«Beh
comunque è colpa sua».
«Colpa
mia? Ma se è stata Bonney!»
Nami
fissa l'amica che per tutto il tempo non ha, stranamente, detto una
parola, rimanendo ferma e buona in un angolino.
«Già…
Bonney. Dove caspita ti eri cacciata? Sai quanto ti abbiamo cercata
questa mattina?» domanda la rossa, avvicinandosi con aria
inquisitoria e attirando sull'amica l'attenzione di tutti.
«Ora
che me lo fai notare è una storia divertente,
vero?»
«Ma
manco per il cazzo» borbotta Law.
«Allora?»
«Beh,
stavo tutta per i cazzi miei ieri sera quando per nessun motivo mi
hanno portata dentro».
«In
prigione?» sbraita Nami «Di nuovo?»
«E
perché non hai chiamato?» domanda Matt
«Avremmo potuto pagare la
cauzione, o comprare qualcuno, o corrompere l'intero
distretto».
«Beh,
ho chiamato mia madre, ma poi sono successi dei cazzi e quindi mi
sono depressa, ma dei travestiti stra simpa mi hanno dato una mano e
allora ho chiamato Drake lui ci ha messo un po' ad arrivare, tipo che
nel frattempo ho convinto i travestiti a congelare gli ovuli,
cioè
non credo che abbiano gli ovuli, ma se li avessero li
congelerebbero».
«Arriva
al punto» sibila Nami.
«Sì,
ecco. Drake è arrivato e c'era Law con lui perché
tipo è partito
che era in macchina e non l'ha mollato lì, ma io dico
lì dove? Nel
cazzo di deserto? È stato meglo così»
«Beh,
non ha torto» celia Dof, giulivo.
«E
quindi sono arrivati e Law era tutto “No che schifo
LA” e Drake
era tutto “Io al matrimonio non ci vengo” e allora
io gli ho
detto che era una questione di vita o di morte perché dovevo
cantare, così ho preso la Jeep e ho guidato fino a qui. E
potrei
avere infranto qualche regola del codice della strada -»
«Sei»
specifica Drake.
«E
potrei avere preso qualche autovelox e avere fatto una strada tutta
in contromano, ma non ho investito nessuno e il cancello di ingresso
stava già a pezzi e non sono stata io, ci tengo a
specificarlo».
«Ti
prego» la blocca Nami «Non parlare più,
sparisci dalla mia vista e
leva quella macchina da qui e Kendra si deve sposare».
«Sempre
se vi va, eh» borbotta la Gemma Viola, giocherellando con una
pistola.
«Che
palle, Willer, secondo me dovresti venire a lavorare per me, ti
divertiresti di più» le suggerisce Doflamingo,
evitando per un pelo
un cazzotto.
«Fai
sparire quell'obbrobrio da qui davanti, c'è il parcheggio
dietro la
villa se proprio non vuoi andartene».
Dof
schiocca le duta, senza spostarsi di mezzo centimetro e Roci
–
senza nemmeno roteare gli occhi al cielo, perché si sente in
colpa
per avere mentito a suo fratello per anni – si incammina
verso
l'auto.
«Devi
spiegarmi come fai» interviene Cavendish, comparendo al suo
fianco
«Vorrei riuscire a farlo anche io».
«Bell'aspetto
e regime del terrore».
«Già
avevo notato, che crema idratante usi? La tua pelle sembra
così
liscia!»
«Oh,
solo prodotti coreani! Mai sentito parlare di Tony Moly?»
«Oh,
impazzisco per la loro crema di lumaca!»
«Io
preferisco quella alla banana» Doflamingo scuote il capo
«Trovo che
idrati meglio».
«Sì,
ma il mattino successivo sembra di avere del das in faccia, meglio di
no. Dovrei provare la Holika Holika».
«Dovresti
provare ad avere un cervello» sibila Nami apparendo alle sue
spalle
e tirandolo per un orecchio «E lei fili a sedersi! Non si
vergogna?
Guardi lo sposo che aria affranta che ha».
«Siete
tutte davvero noiose».
«Stia
zitto. E tu, Cavendish, datti una mossa, che abbiamo un matrimonio da
celebrare».
Kendra
respira profondamente, sono in ritardo sul programma di circa un'ora,
ma la verità è che non le interessa
assolutamente; Sanji è lì che
la aspetta, nonostante tutto quello che poteva andare storto quel
giorno lo sia andato. E, in fondo, va bene così, non avrebbe
mai
voluto un matrimonio noioso. Ora sente che è il momento
giusto, che
è la volta buona. Nami inizia a cantare e lei si stringe al
braccio
di Matt mentre comincia a camminare verso l'altare.
«Time
stands still, beauty in all she is. I will be brave, I will not let
anything take away what's standing in front of-
Ouch! Bonney, ti sei bevuta il cervello?»
Il
microfono gracchia e stride tra le mani di Jewelry, mentre questa
tira una potente culata a Nami, gettandola giù dal palco,
proprio in
braccio a Slade, provocando così un attacco di orticaria ad
entrambi
(e facendo ridere non poco sia Zoro che Brad).
«Scusate
tutti. Il mio nome è Bonney e sono la cantante designata per
questo
matrimonio. Ora, dopo innumerevoli sfide e indicibili peripezie sono
arrivata e non ho intenzione di rendere questa giornata niente di
meno che memorabile! Quindi cosa stiamo aspettando?»
Batte
il piede a terra: e uno, e due, e un, due, tre. Attacca e come parte
la musica, Kendra scoppia a ridere, perché è
davvero perfetta,
molto meglio dell'altra!
«You
take the grey skies out of my way, you make the sun shine brighter
than Doris Day, turned a bright spark into a flame, my beats per
minute never been the same»
La
sposa arriva davanti all'altare e sorride e a Sanji quasi non sembra
vero, perché Kendra è lì e sta per
diventare tutto vero e per un
attimo ha paura di dimenticarsi come si faccia a respirare.
«'Cause
you're my lady, I'm your fool, it
makes me crazy when you act so cruel. Come on, baby, let's not fight,
we'll
go dancing, everything will be all right. Wake me up before you
go-go».
La
musica si abbassa lentamente, fino a svanire e Rufy, dopo avere fatto
un enorme respiro, prende finalmente la parola, sapendo che niente
potrebbe essere più adatto di ciò che sta per
dire.
«Salve
a tutti» comincia e la sua voce ingenua e traballante strappa
più
di un sorriso «Siamo qui oggi per il matrimonio di Kendra
Willer e
Sanji Hijun- Vinsmoke (che palli, ma quanti nomi, non potevate avere
meno nomi?)»
Qualcuno
ride.
«Conosco
Sanji da tipo una vita ed è una persona meravigliosa e anche
Kendra
lo è; una volta l'ho usata come arma impropria e lei non mi
ha
ucciso, deduco che questo voglia dire che mi vuole davvero bene e
penso anche che renda molto bene il nostro rapporto. Sono qui a fare
questa cosa perché penso che non esistano proprio due
persone
migliori e più adatte a stare insieme e sapere che
finalmente Kin ha
ceduto al matrimonio mi riempie di gioia. Io
non ne so molto dell'amore, non sono sicuro di cosa si dovrebbe
provare o di come debbano andare le cose, in
questo mondo si
parla sempre di anima gemella e nonostante tutto, credo, ancora oggi,
di
capire di questa faccenda meno quando ero bambino. Cos'è un
anima
gemella? Una persona
che ci completa? Un
suggerimento del destino? Non lo so. Non ne ho davvero idea.
Però di
una cosa sono sicuro. Non è per un tatuaggio che siamo qui adesso,
con o senza Basher, Sanji e Kendra sono fatti per stare assieme. Io
lo so. Li ho visti assieme fin dal primo istante e da quel momento
niente è più stato come prima. Non è
stato un tatuaggio ad
avvicinarvi, non è stato il destino, io credo, anzi sono
convinto
che in qualsiasi vita, in qualsiasi universo vi foste incontrati vi
sareste amati lo stesso. Perché siete Sanji e Kendra e non
può
esistere uno senza l'altra».
Si
interrompe e sembra non accorgersi che in mezzo alla folla
c'è più
di un occhio inumidito.
«Quindi
ecco, se tu Sanji vuoi prendere Kendra come tue legi- lego- lettera?
Zoro come si legge questa parola? Oh, oh. Sanji vuoi prendere Kendra
come tua legittima sposa? Per amarla, onorarla, prepararla da
mangiare se non vuoi che avveleni i vostri figli, non romperle le
palle quando uscirà a lavorare – chi ha scritto
queste promesse?
Matt? Immaginavo. Beh, Sanji la vuoi o la regaliamo?»
«Certo
che la voglio, la voglio da sempre».
«E
vuoi tu, Kendra, prendere quest'uomo come tuo legittimo sposo
per-»
In
fondo alla platea si sente un leggero mormorio, qualcuno si fa avanti
piano.
«Per
amarlo, onorarlo, e boh, poi le solite cose della richezza e della
malattia, che poi non so chi di voi abbia più soldi, fate
schifo
entrambi» celia Rufy gonfiando le guance «Quindi,
ti vuoi prendere
Sanji?»
«Sì,
sì, lo voglio» ride Kendra, considerando che non
ci poteva essere
idea migliore che scegliere Rufy come officiante.
«Bene,
allora in base ai poteri conferitemi in qualche modo da non si sa
chi, io vi dichiaro -»
«In
arresto!» urla un omino, saltando fuori da in mezzo alla
folla e
sventolando un foglio di carta.
«Come
scusa?» domanda Sanji.
Kendra,
impallidisce e fa un passo indietro, mormorando un “oh,
no” tra
le labbra.
«Sono
del fisco e vorrei dire giusto due cos-»
«Fate
qualcosa! La sposa è svenuta!»
«Sai?»
ride Nami, scavalcando il corpo dell'esattore delle tasse, ricoperto
di sangue dopo essere stato pestato da Sanji e Matt in contemporanea
«Sapevo che ci saremmo divertiti, ma su una cosa avevi
ragione tu».
«Cosa?»
domanda Zoro, stringendola a sé sulla sedia, mentre entrambi
seguono
con lo sguardo il primo ballo di Sanji e Kendra, finalmente marito e
moglie.
«È
stato davvero il miglio matrimonio della storia».
«Anche
tu avevi ragione su una cosa» le dice, baciandole piano una
tempia.
«Ovvero?»
Solleva
il dito e le indica Law che, senza smettere mai di sbuffare, rimette
a posto le ossa rotte di Kidd, che non sembra essere poi
così
dispiaciuto dalla situazione; poco lontano Bonney ride, mentre
trascina in mezzo alla pista un non troppo reticente Drake; Cavendish
seduto al tavolo della band tiene la mano a Rebecca, mentre con
l'altra è impegnato a pulire qualcosa dal viso di Bartolomeo.
«Era
davvero il viaggio di una vita».
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