compleanno sara
A Sara,
perchè
è primavera e deve svegliarsi.
Perchè
Black fly, that's right.
Perchè noi
siamo piccole ma testarde Whispers in the Dark.
Perchè the
night belongs to lovers
E perchè
gli uomini non cambiano, e perchè noi vorremmo dire
no, e non sentirci piccole così.
Perchè
è una stupida dedica musicale e perchè il vero
regalo non è ancora finito.
Perchè le
voglio bene, anche se non finisce mai il suo cornetto e compra mezza
pizza.
Perchè prende
il tè alla pesca freddo.
Perchè mi
sopporta quando canto "Sailor Moon la luna splende", nonostante la
strofa sulla luna bianca.
Perchè
è la Mera di KaliMera.
Perchè
è totalmente pazza.
Perchè crede
che lo ShikaTema sia alla base della trama di Naruto.
Perchè la sua
Temari, sotto la mia influenza, è sessualmente attratta da
Hidan - e quanto la capisco -
Perchè sente
freddo anche ad Agosto.
E perchè
leggere ciò che scrive takes my breath away.
Buon Compleanno, Sara.
ABAIF
- alla conquista delle fiabe -
Notte senza luna.
Cielo senza nuvole.
Buio senza stelle.
Una figura si aggirava
per la tetra stanza, un volume stretto tra le braccia morbide.
I capelli chiari,
raccolti in due codini, si muovevano frenetici sulle spalle coperte da
un mantello scuro, e i suoi passi, leggeri sul pavimento impolverato,
scandivano il silenzio della notte più nera.
La figura, losca e
misteriosa, camminava rasente i muri, il fiato spezzato
dall’ansia sempre più incalzante.
Fu allora che un tuono
squarciò il sereno.
E un tonfo
spezzò il silenzio.
-
cazzo Sa! Accendi questa cazzo di luce, sono due ore che
prendo tutti gli spigoli che ci sono in questo antro del cavolo!
– berciò la losca ( nonché volgare)
figura.
Una seconda voce
pigolò nell’angolo più nero.
-
ma Robbè, la luce è bianca! –
L’altra
abbassò la testa, disperata.
-
ma chi me lo fa fare…Sara!
La mora le strappò il volume con violenza, poggiandolo su un
nero leggio.
- hai portato tutto? –
L’altra sbadigliò, annoiata – si, anche
se mi chiedo come pensi di scrivere con inchiostro nero su una pagina
nera –
Sara ghignò – sottigliezze –
spiegò poi, agitando con affettazione la mano.
- Biancaneve,
cenerentola, la bella addorment…-
Roberta si guardò con ostentata diffidenza le unghie
smaltate – tesoro, sei sicura di stare bene? –
L’altra si agitò nel mantello nero, sfogliando il
grosso librone con sguardo allucinato – benissimo –
Roberta scosse le spalle, sfilandosi la cuffietta dell’i-pod
dall’orecchio – ma perché ti ho dato
l’idea di farlo, è?! – si
alzò, aggiustandosi l’inesistente gonna
– e posso accendere la luce? –
L’altra ghignò, diffidente – ho messo
lampadine nere – sussurrò, melliflua –
non credi facciano atmosfera? – la fissò, un
sorrisone sul viso – e non fare quella faccia sconvolta, che
la prima a voler murare le finestre sei stata tu! –
Roberta imbronciò le labbra, pensosa – bhe, quello
ha migliorato molto l’aspetto tetro e ambiguamente malvagio del nostro
antro, no? –
Le loro sinistre risate si fusero nell’aria –
ovviamente nera – della stanza.
- ricapitoliamo il nostro
sinistro…anzi no, malvagio
sopra ogni dire, piano –
Roberta ghignò, strofinandosi le mani – lui
è mio! LUI è mio! –
- calma tesoro, ucciderai Neji un'altra
volta…ma ora ripassiamo tutto –
La bionda afferrò un post it viola scuro – scusa
Sa, neri non li fanno –
L’altra scosse le spalle, vagamente risentita –
dovremmo fare almeno una petizione –
Potevamo sceglierci un
colore più allegro, pensò Roberta,
sbuffando - allora. Fase uno: rubare il Libro delle Fiabe
–
Sara agitò la pagina del librone, divertita.
- fase due: trovare carta nera, f4, grana
fine – Sara emise una risata gutturale, i fogli scuri tra le
dita sottili.
Roberta ghignò di rimando – fase tre: riscrivere
di Nero le fiabe –
Si fissarono per un lungo istante.
Un nuovo tuono.
- sei pronta Robbè?
–
- nata pronta, Sà –
La bionda si avvicinò all’altra, la mano sulla
copertina del librone.
- andiamo a casa della strega –
Casa della strega.
Ingresso.
Il ragazzone si agitò sul tappeto, il grosso pezzo di carne
tra le mani.
Guardò il fuoco crepitare nel camino e la zuppa ribollire
nel pentolone.
- che puzza – sputò
poi, vagamente imbronciato – Temari non sa cucinare
–
Un’altra figura, decisamente più magra, elegante
ed inquietante, si accostò alla prima, gli occhi azzurri che
guizzavano alle fiamme.
- e tu sai solo lamentarti, Kankuro
– i capelli rossi si illuminarono di riflessi fulgenti, prima
di essere nuovamente coperti da un mantello – il fuoco non
è l’elemento dei vampiri –
L’altro fece scattare le zanne – oh, ha la pelle
delicata, lui! – lo derise, il corpo muscoloso teso sotto la
maglia di tessuto grezzo.
- stai zitto, lupo, prima che decida di
porre fine alla tua insulsa vita – berciò
l’altro, nascosto nell’angolo più
lontano dal fuoco, gli occhi che balenavano come fiammelle.
- Pipistrello
- lo schernì l’altro – devo
ancora parlare a quel genio che ci ha fatti fratelli –
aggiunse – un licantropo, un vampiro e quella strega di
Temari –
Kankuro balzò in piedi, spolverandosi i pantaloni di peltro
e dandosi una ravvivata ai capelli ricci e sporchi.
Fu allora che la porta d’ingresso si spalancò e
una furia bionda, i capelli in disordine ed il vestito ridotto ad un
insieme poco fornito di brandelli, si fece spazio nella stanza, il
cappello tra le dita.
- Ti
rendi conto?! Che cosa non si inventano quelle fottute fate! Da quando
c’è una via di scampo negli incantesimi? Da quando
qualche principessa imbecille non si punge con un fuso? “ci
sono le tessitrici elettriche, come la mettiamo?” mi hanno
risposto. Ah si? E io ti faccio pungere da un treno a vapore, ecco come
la mettiamo. –
Kankuro indietreggiò spaventato, il volto ridotto ad una
maschera di terrore.
- ben tornata, Temari –
sibilò Gaara dal suo angolo, i denti bianchissimi che
squarciavano il buio.
L’altra lanciò il cappello nel camino,
visibilmente irritata.
- questa è l’ultima
volta che mi faccio convincere! Che quelle principesse sposino il loro
principe azzurro e chi si è visto si è visto -
berciò, l’espressione stravolta.
Kankuro deglutì, nervoso – hai passato una bella
giornata?-
Quello che seguì fu solo una piccola esplosione.
E Kankuro si ritrovò a penzolare da un ramo di abete.
A novantasette chilometri da casa.
Antro delle Nere.
Sala del librone oscuro
(?)
- non è dolcissima?
– pigolò Sara, gli occhi verdi traboccanti di
lacrime di commozione.
Roberta la fissò, gli occhi ridotti a fessura –
quella la chiami dolcezza? …sei senza speranze –
- poi non hai visto il modo in cui ha
lanciato il cappello nel camino? Lì c’era tutta la
disperazione per il suo tragico passato che solo tra le braccia forti
di Shikama…-
Roberta sfogliò una pagina, interdetta – Sara, in
questa favola Shikamaru non è ancora apparso –
- sottigliezze –
Ovvio.
Le due si fissarono, l’inchiostro nero che pendeva
inquietantemente dalla penna di gabbiano.
Tinta di nero.
- a proposito, che razza di fiaba
è questa? – chiese Roberta, ritornando a scorrere
tra le righe.
Sara si chinò sul volume, l’espressione
concentrata – non c’è titolo –
commentò – meglio…che dici di
“…-
Roberta scosse le spalle – Sà, andiamo avanti
–
Castello della Principessa.
Giardino.
-
già mi sta antipatica –
-
Sara, non abbiamo ancora iniziato a leggere –
-
Sottigliezze -
- bianca come un giglio, gialla come una eupatoria o rossa come la
passione di una camelia? -
Il ragazzo sollevò un sopracciglio, annoiato
–l’eupatoria è un fiore? –
chiese, gli occhi che continuavano imperterriti a vagare tra le nuvole,
minimamente interessati alla ragazza bionda che gli volteggiava attorno.
- o Shikamaru, sei un tale ottuso!
– replicò l’altra, il vestito viola
vaporoso sul corpo esile – parlavamo della mia nuova
tonalità di smalto, accidenti! –
Il ragazzo si aggiustò il codino con una mano, sbadigliando
– cosa dici, Ino? –
L’altra strinse le labbra, gli occhi resi una fessura
fiammeggiante – devo parlare con chi mi ha fatto questo!
Promessa sposa ad un ebete con la fissazione delle nuvole e totalmente
ignorante in fatto di smalti! –
Shikamaru sbadigliò – anche qui promessi sposi?
Ah, le autrici di oggi non hanno più la fantasia di una
volta – si alzò, l’imbarazzante e
vaporoso vestito da principe addosso – la prossima
volta…- berciò, vagamente irritato.
Ino si aggiustò i capelli, riprendendo a fissare
l’uccellino nella gabbia – forza di
“Ino” – pigolò,
l’espressione inquietantemente serena sul viso.
Da quando aveva saputo
che Cenerentola parlava con i topi, quella di parlare con gli animali
era diventata una sua ossessione.
- ma non poteva scoprire che Ariel aveva
perso la voce? Cosi magari stava zitta, ogni tanto –
sibilò, infilandosi il grosso e riccamente decorato cappello.
- la prossima volta…-
minacciò, chiudendo il pugno -…la prossima
volta…-
Si voltò, incespicando tra le grosse piante e i fiori
incredibilmente colorati di quella sottospecie di foresta pluviale in
miniatura – io rinasco uno dei sette nani! Giuro, io cambio
favola! -
Tetra abitazione delle
Signore dell’oscurità.
Sala nera.
- l’ha detto! L’ha
detto! –
Roberta interruppe la lettura, il fiato corto.
- cosa Sà? Cosa? –
L’altra si esibì in un sorriso soddisfatto e
tronfio – che ama Temari! –
La bionda la fissò interdetta – oddio, credo mi
sia sfuggito, sai?-
Sara la guardò come per dire “ti devo insegnare tutto io”
– ma si…anagramma le prime tre parole della
terzultima riga e le ultime due della seconda
dall’alto…il risultato è chiaramente
“io sono follemente innamorato di Temari!”-
Roberta sollevò un sopracciglio – dici? -
Sara annuì, convinta – certo! –
- se lo dici tu - Roberta
ridacchiò, mentre l’altra riprendeva a parlare di
cospirazioni bianche che facevano in modo di tarpare le ali alle povere
nere.
- Sara – l’interruppe
poi, l’espressione tesa – credo sia arrivato il
momento –
L’altra abbandonò la sua arringa, afferrando la
penna di [nero] gabbiano – è giunta
l’ora –
Si fissarono.
Poi Sara iniziò a scrivere.
Foresta delle fiabe.
Sottobosco.
Temari si guardò intorno, massaggiandosi il fondoschiena.
- che cavolo…-
berciò, mentre riprendeva a ricordare gli ultimi accadimenti.
Aveva appena finito una conversazione con la strega di Hansel e Gretel
che si lamentava delle spese per mantenere la sua casa di marzapane in
inverno – la pioggia le rovinava la controsoffittatura
– e del costo della liquirizia di quei tempi.
Non era più
come una volta, ripeteva sempre, a quei tempi i bambini non erano
così esigenti, ora per essere attratti volevano solo la
cioccolata sponsorizzata dalle winks.
Che poi erano pure fate,
e ad una strega rodeva parecchio…
La strega scosse la testa, ritrovandosi a guardare con sospetto i
quattro codini che si ritrovava come acconciatura.
Autrice.
Chissà a chi
era ora in mano.
Si sedette a terra, osservando la sua lunga tunica ridotta ad una
minigonna alquanto esagerata.
-
Sara! –
-
Roberta, era per dare un po’ di erotismo alla scena!-
-
Ah, perché io pensavo di scollarle un po’ quel
vestitone, su, fa vedere una po’ di carne! –
-
Che dici se la facciamo direttamente nuda? –
-
Non sarebbe…esagerato?-
-
Sottigliezze -
Afferrò un fiore, strappandogli lentamente i petali.
Era giunta proprio al momento di scambiarsi le ricette con
l’altra strega – bambini e affini –
quando si era sentita risucchiata verso l’alto.
Aveva sentito Gaara augurarle buon viaggio e Kankuro chiederle se
sarebbe tornata per cena.
Poi, ricordava solo la foresta.
-
non possiamo farle
sentire improvvisamente il desiderio di accoppiarsi selvaggiamente a
Shikamaru? –
-
Shikamaru non c’è –
-
Sottigliezze –
-
…Shikamaru non c’è per ora –
-
come sei discretamente malvagia, Robbè –
Shikamaru aprì un occhio, insonnolito.
Si era addormentato da qualche parte nel castello, questo era certo.
Ricordava che aveva avuto la sensazione che qualcosa stesse perdendo acqua,
mentre lui si addormentava, ma la cosa non lo aveva turbato affatto.
Ciò che lo turbava davvero era ritrovarsi in una foresta
sconosciuta, per giunta vestito nuovamente con quegli odiosi abiti da
principe azzurro.
- …”qualcosa
che perdeva acqua”, Sa? –
-
emh…perché mi guardi in quel modo? –
-
stai ancora sbavando –
-
sottigliezze –
- ok, basta rimanere qui e non fare nulla…tra un
po’ questa sadica che sta scrivendo si stancherà e
mi lascerà stare…- borbottò, calandosi
il cappello sugli occhi.
- come si permette…
sadica a me? –
- tesoro, tu sei davvero
sadica –
- sottigliezze
–
- ehy, Rò,
quella era la mia battuta! –
-
scusa, tu, fagotto azzurro! –
Shikamaru socchiuse gli occhi, maledendo nuovamente l’autrice.
- sarei un principe – rispose,
tirandosi malamente in piedi, osservando la figura che gli si era
piantata davanti, la veste nera e le mani piantate sui fianchi morbidi.
- E io una strega, devo trasformarti in
rospo, fagotto azzurro? –
Lo sguardo scuro ed annoiato del primo incrociò quello
furente e verde dell’altra e un brivido di piacer…
-
ora non esageriamo
–
-
prima la minigonna andava bene e ora questo no? –
-
mi sembrava troppo presto…-
-
Rò, ripeti con me: sottigliezze –
-
Dammi questa penna, va! –
Shikamaru la fissò annoiato – ma le streghe non
erano grasse e con un porro sul naso? –
L’altra arricciò il naso, scuotendo la testa
– …e i principi non erano intelligenti?!
– rispose, il tono acido – senti, sai dove ci
troviamo? –
Shikamaru ghignò – da quando le streghe cattive
cercano l’aiuto dei principi azzurri? –
Temari fece un passo avanti, l’ombra del cappello che le
copriva gli occhi fiammeggianti – da quando i principi
azzurri ci tengono alla vita e non vogliono essere mangiati per
colazione dalla strega cattiva –
Shikamaru rabbrividì, ingoiando il groppo che gli era salito
alla gola.
-
non dovrebbero
innamorarsi, Rò?-
-
“l’amore non è bello se non è
litigarello” –
-
ma qui finiscono per scannarsi! –
-
e che c'è di strano?! –
- non lo so – rispose poi, sedendosi sull’erba
fresca – io stavo dormendo e mi sono ritrovato qui
– aggiunse, torturandosi le mani.
L’altra si guardò attorno, nervosamente
– mi pare di aver visto le briciole di Pollicino
lì in fondo…- commentò
l’altra – possiamo chiedere ospitalità a
quella strega li –
Shikamaru la fissò, sconcertato – o bhe,
certo…i principi azzurri non vedono l'ora di bussare alla
porta di un'affamata strega cattiva–
Temari lo squadrò, un’aria di
superiorità – sei stagionato, ma non devi essere
poi così malaccio –
pigolò – posso darti un morso? – chiese
poi, sorridendo melliflua.
Shikamaru si attaccò con la schiena al tronco
dell’albero, un tremore improvviso alle gambe e un rossore
sul viso.
Quella lo minacciava di
mangiarlo vivo e lui le guardava le tette?
Dannata, dannata autrice!
- fermati! – gridò,
spaventato.
La bionda rise, accasciandosi a terra – stavo
scherzando…- sorrise – piagnone
–
Il principe la fissò imbronciato –
comunque…se ci hanno portato qui, c’è
sicuramente un senso logico – ragionò, il mento
tra le mani.
Temari portò le mani a terra, pensosa – forse
vogliono un combattimento all’ultimo sangue? –
disse, mentre una nuvola inquietamente tetra e fiammeggiante si formava
sulla sua testa.
Shikamaru impallidì – c-credo proprio di n-no
– balbettò, i suoi neuroni tesi nel trovare una
via d’uscita.
La spallina del vestito di Temari, diventato sempre più
tremendamente sensuale, le ricadde sul petto, scoprendole una generosa
porzione di pelle.
Cosa che non sfuggì al povero Shikamaru, sempre
più in balia dei suoi poveri ormoni di principe adolescente.
-
saltale addosso idiota!-
-
calmati, tesoro!-
-
non lo sopporto, io questo lo ammazzo! –
-
da tempo al tempo…-
-
e togligli immediatamente quel vestito, sembra un puffo! –
- bhe, la situazione potrebbe essere
vista come romantica,
non credi? –
Shikamaru sgranò gli occhi.
Che diavolo aveva detto
quella strega?
- parliamoci chiaro. Siamo soli, in una
foresta isolata, con addosso credo gli ultimi brandelli dei nostri
indumenti intimi…- lasciò in sospeso la frase,
avvicinandosi quatta - … a proposito, porti gli slip, ti
facevo un tipo da boxer –
Il colorito di Shikamaru ricordò molto quello delle camelie
di Ino, e il rivolo di sudore che gli scivolò lungo la
schiena assomigliava sempre più ad un fiume in piena.
- mi sembra un punto di vista decisamente
originale –
Temari sorrise, piantandogli le mani attorno al viso – vale
la pena provare…se non succede nulla ti ammazzo, ok?
–
Shikamaru sbiancò – ok –
E poi fu solo un lungo bacio.
Tanto lungo che per
descriverlo fu impiegata mezza pagina, un bel po’ di
inchiostro e di batteria dell’i-pod.
Luogo di ogni oscura
perdizione.
Davanti al cupo leggio.
- oh, ok – Sara
arrossì, passando la piuma a Roberta – da qui vai
avanti tu – aggiunse, il tono di voce ridotto ad un fruscio
debolissimo
- lemon aspettami! –
urlò Roberta, gli occhi scuri fiammeggianti dietro gli
spessi occhiali – prometto di non esagerare –
aggiunse poi, mentre Shikamaru trascinava Temari nella baita che i due
amanti avevano [fortunosamente] trovato nella loro focosa corsa.
- Accenni Rò, solo accenni,
ok? – ripeté Sara, camminando dietro il leggio,
l’espressione ancora estasiata.
Roberta annuì, per poi cancellare le ultime tre righe.
- sarà soft come una carezza,
Sara – sorrise, l’espressione angelica.
La mora la fissò scettica, per poi osservarla leggere con
disappunto il manoscritto.
- fa schifo, ma è sempre
meglio di niente, no? –
Sara le si avvicinò, l’espressione raggiante.
- happy ending? – disse,
riprendendo tra le mani la penna.
Roberta assentì, un’ombra dispiaciuta –
e niente Hidan? – la fissò speranzosa, mentre
nella sua mente l’immagine del losco cavaliere nero usciva
dalla brina mattutina.
La mora scosse le spalle – Hidan è nello stesso
posto del manga – si limitò a commentare, ambigua.
Roberta sgranò gli occhi, stordita – Hidan
è sepolto sotto una foresta, nel manga –
Sara sorrise – sottigliezze
–
-
ehi voi due
lassù! Smettetela di fare certe
cose…c’è un uomo che vuole dormire qui
sotto! –
-
Temari, hai sentito qualcosa? –
-
Devo davvero risponderti? –
-
Sei assurda -
Baita nella foresta.
Esattamente sopra la
sepoltura di Hidan.
- che dici, l’abbiamo calmata?
–
- le
abbiamo, sono due, ti correggo –
Temari sorrise, accoccolandosi al torace dell’altro.
- e tu che ne sai? – rise,
giocherellando con i capelli scuri di lui.
- sesto senso – rispose al
sorriso, gli occhi che vagavano sul corpo della ragazza.
Il lenzuolo nero
si attorcigliò attorno le gambe di lei, accarezzandole la
pelle sensibile.
- non sei male come strega –
disse Shikamaru, portandosi le mani a conca dietro la nuca –
io credevo passassero le giornate a mangiare bambini, uccidere
principesse e sfidare all’ultimo sangue principi azzurri
–
Temari ghignò di rimando – effettivamente io mangio bambini, uccido principesse
e sfido
principi all’ultimo sangue -
Shikamaru le accarezzò i capelli, un brivido involontario
lungo la schiena – e oggi? –
Lei gli si sedette a cavalcioni, l’espressione divertita
– fare le stesse cose tutti i giorni annoia…e poi qualcosa di movimentato
con un principe l’ho fatto, no? –
Shikamaru sorrise sghembo – dimenticavo di dirti che sei
incredibilmente bella, per essere una strega –
Lei gli portò un dito alle labbra – non hai
conosciuto la strega di Biancaneve – increspò le
ciglia – passava tutto il giorno a truccarsi, parlare di
smalti e pettinarsi…-
Oh, mi ricorda qualcuno,
pensò Shikamaru, sbuffando.
- e comunque io stavo per dimenticarmi di
dirti che tu sei incredibilmente fifone, per essere un principe
azzurro…di solito tutti quelli che incontro mi saltano
addosso –
Lui la ribaltò sul lenzuolo, baciandole l’incavo
del collo – sono solo accorto, non fifone…e tecnicamente, ti
sono saltato addosso oggi. E anche parecchie volte. –
Temari lo squadrò, ironica – me ne ero accorta da
sola, sai? –
Si alzò, il corpo sottile avvolto da un lembo del lenzuolo
– devo tornare a casa…non posso lasciare solo
Gaara con Kankuro troppo a lungo –
Sorrise e Shikamaru pensò che anche il lato più
nero delle fiabe potesse essere davvero splendido.
- c’è una cosa che
le autrici non devono sapere, Temari –
Lei sollevò un sopracciglio stupita – e cosa?
–
Shikamaru le si avvicinò rapido, sussurrandole
nell’orecchio.
-
che ha detto?-
-
non lo so –
-
Rò dai…lo stiamo scrivendo noi –
-
Sa, non lo so…io non gli ho fatto dire
nulla…Shikamaru ha agito per conto suo –
-
Shikamaru intraprendente…questo è
assurdo...ricorda di mettere OOC nelle note –
Temari arrossì, baciandogli poi delicatamente le labbra.
- devo crederti? –
Lui assentì, i capelli scuri sciolti che le accarezzavano il
viso accaldato.
- a presto, strega –
- a presto, principe azzurro –
E un fumo nero prese il posto di Temari.
Shikamaru si sdraiò, in quell’oscurità
che aveva acquisito una nuova bellezza.
Fosco rifugio di anime
nere.
Angolo scuro.
- Che dici, è finita qui?
– Sara fissò scettica il foglio scuro, ben
inserito tra le pagine della vecchia fiaba, dai nomi barrati e
sostituiti e dalla trama stravolta.
- Devo sapere cosa le ha detto
– ripeté poi, meccanicamente – da
qualche parte deve pur essere scritto! –
Agitò il libro in aria, minacciandolo di ogni devastazione.
- Sara, tesoro, mollalo! –
Roberta le strappò il volume dalle mani, lo sguardo
allucinato.
- Dobbiamo provare con metodi
più sofisticati che la semplice forza bruta…-
asserì, seriosa – magari possiamo provare a
scioglierlo nell’acido! –
Sara ghignò – diamogli fuoco! –
Le due si fissarono, assatanate.
- credo che stiamo degenerando
–
- sottigliezze…? –
Sara posò il libro sul leggio, raccogliendo la penna.
-
fine? – chiese, la voce che tremava.
Roberta biascicò un no poco convinto, un sorriso inquietante
sulle labbra – c’è ancora una questione
da sistemare –
Sara la fissò interrogativa, passandole la penna.
- dici? –
Tenebrosa casupola nel
folto della foresta.
Selciato per passanti e
possibili pasti.
- Oh, se questa me la paga –
Ino afferrò il vestito con entrambe le mani, il ciuffo che
le sbatteva sul viso e l’espressione di chi sta per far
scoppiare una guerra.
- da quando un principe azzurro molla la principessa per mettersi con
una strega? -
berciò, la voce acuta che si infrangeva negli anfratti
oscuri del bosco.
- io l’ammazzo a quella
lì, la prendo a unghiate, le strappo quei suoi stopposi
capelli e…- si fermò, la casa che le si parava di
fronte inquietante in tutta la sua oscura presenza.
- …forse è meglio
che me ne vada – sibilò infine, voltandosi sui
tacchi – forse sarebbe stato meglio venire con Choji, si,
sarebbe stato sicuramente megl…- inciampò su una
radice sporgente, sbattendo il bel viso in una fangosa pozzanghera.
- Ci mancava solo questa –
- Rò, non era a te
che Ino stava simpatica? -
- puoi aspettare?-
- non che a me
dispiaccia se la torturi un po’…-
- Sara! –
- chi è che
fa tutto questo casino a casa mia? –
Ino rabbrividì, tirandosi in piedi con uno scatto a dir poco
felino.
E mai nessuna ombra che le si parò davanti le parve
più inquietante di quella.
- una principessa qui?
–
Ino deglutì, osservando gli occhi verdi e fiammeggianti di
quell’enorme lupo che le si parava davanti, berciando parole
con la voce gutturale.
- non mi mangi…sono tutta
ossa, non le darei soddisfazione –
Il lupo inclinò il muso, per poi emettere un ringhio che
sapeva tanto di risata.
Ino lo vide avvolgersi di una luce scura, opaca e gli arti ferini
trasformarsi lentamente in quelli umani.
E poi furono due occhi orientali a scrutarla.
- Kankuro, molto piacere – sorrise – ero a caccia,
perdonami lo spavento –
Ino rabbrividì, ignorando la mano tesa e cercando di non
osservare il corpo nudo dell’altro.
- potresti coprirti, almeno? –
sbottò, gli occhi serrati e il pugno alzato.
Il ragazzo si portò una mano al fianco, spavaldo.
- fatto –
Lei riaprì gli occhi, furente – ti sembra il caso
di apparire davanti ad una principessa mezzo nudo, razza di
licantr…-
Kankuro rise, allegro.
- tu sei ancora nudo –
- ottima osservatrice –
Ino si voltò con uno scatto deciso – avresti la
decenza di coprirti? –
Kankuro le si avvicinò, incuriosito – i miei
pantaloni sono ancora in casa…potrei tornare un lupo. Che
dici?-
Ino, ancora ostinatamente voltata di spalle, sobbalzò
– non provarci nemmeno –
Il ragazzo l’osservò, attento – che ci
fai qui? – chiese poi, lo sguardo che vagava sul collo esile
dell’altra e sulle sue spalle lasciate nude dal vestito.
- volevo vendicarmi della strega che mi
ha portato via il Promesso. Non che ci tenessi, era un idiota, ma
cavolo, era sempre roba mia. A quanto pare ho sbagliato tenebrosa
casupola. –
Kankuro ghignò – no, la casupola è
quella giusta. La strega è mia sorella e l’idiota
è il mio attuale cognato.-
Ino arrossì, sentendo su di sé lo sguardo ferino
dell’altro – oh, capisco –
Seguì una serie di fruscii indistinti, per poi culminare
nella mano calda di lui che si posava sulle spalla della principessa
– puoi voltarti, sono davvero coperto, questa volta
–
Lei seguì il suono della sua voce, incrociando gli occhi
verdi dell’altro.
- mi chiamo Ino –
- piacere principessa Ino…e
smalto viola ametista…avrei visto meglio il
lillà, si intona con il vestito–
- hai detto che ti chiami Kankuro,
vero?… –
-
hai un nuovo promesso,
figlia mia –
-
è un caro ragazzo papà, ti piacerà, ha
tanti interessi… –
-
principe di che terra? –
-
licantropo della foresta…papà?...papà!
–
Nero luogo di
oscurità e nefandezza.
Nel buio.
Roberta ritirò la penna dal foglio, sorridendo.
- ora è finito –
ghignò, mentre Kankuro indossava gli abiti di sovrano,
osservato da una tirannica Ino.
Sara le tese la mano, soddisfatta – hai ragione, ora
è tutta un’altra cosa –
Le due si scrutarono, prima che la mano di Sara tracciasse nero su nero
la parola fine.
- dici che lo sapremo mai,
Rò?-
La bionda scosse le spalle, rassegnata – non lo so, Sara, non
lo so –
Rilessero insieme le ultime righe, e quel sussurro
all’orecchio di Temari.
- dici che accadrà mai?
–
Roberta sorrise – è davvero importante?
–
Si guardarono, mentre l’ennesimo tuono spezzava il silenzio.
- si dannazione! Se finisce con Ino o
Shiho io faccio una strage! –
- meglio gay che con un’altra!
– sbottò poi Roberta, seguita dal coro enfatico
dell’altra, che già parlava delle abominevoli
torture che avrebbe subito Kishimoto in caso di mancata
oscurità.
Le due, ormai senza fiato, si accasciarono a terra, chi biascicando
ancora di muretti che cadevano addosso a inermi fanciulle e chi dei
rischi di essere una kunoichi medico in tempi di guerra.
- chissà cosa aveva sussurrato
Shikamaru a Temari? –
L’altra socchiuse gli occhi – a bho…ma a
me è venuta fame…che dici, tè e
cornetto? –
Sara roteò gli occhi – Rò, io non ho
fame! –
Roberta scattò in piedi, alzandola di peso – io
non ho fame – la schernì – andiamo a
mangiare, seccaccia –
La mora la seguì di mala voglia, il passo lento.
- arrivo – biascicò
poi, chiudendosi la porta alle spalle, mentre la notte più
scura scendeva sulla stanza.
E tutto fu Nero.
-
c’è
una cosa che le autrici non devono sapere, Temari –
Lei sollevò
un sopracciglio stupita – e cosa? –
Shikamaru le si
avvicinò rapido, sussurrandole nell’orecchio.
-
ti avrei baciato lo
stesso, anche se ti avessi incontrato in qualsiasi altro
posto, in qualsiasi altra situazione. E nessuna autrice avrebbe mai
scelto per me.
Credo
di amare una strega, Temari –
Temari
arrossì, baciandogli poi delicatamente le labbra.
-
devo crederti? –
Lui assentì,
i capelli scuri sciolti che le accarezzavano il viso accaldato.
-
a presto, strega –
-
a presto, principe azzurro –
Normalissimo bar del
centro di Roma, che per l’occasione diverrà
oscuro, tetro e malvagio.
Bancone [fosco].
- a Sà, stai pensando a quello
che sto pensando io? –
- che questo cornetto è
enorme? –
- no Sà…a che fiaba
storpiam…modifichiamo
domani –
- tu che pensavi? –
- …direi
BIANCAneve…con quel nome ci sta provocando, non trovi?
–
- credo che la cara Biancaneve
avrà una bella sorpresina domani –
- già –
- gia –
E Nero, nero, nero.
NOTE DELL'AUTRICE:
Dedica a Lily_90, coprotagonista della fic XD, per il suo compleanno.
Ti auguro tanta felicità tesoro.
Mi dispiace non aver potuto fare altro per ora.
Arriverà.
NOTA BENE:
l'ispirazione per la "stanza oscura" è dall'ultimo capitolo pubbblicato di "una tazza di latte e zucchero" di Rekichan.
Vi invito a leggere, è esilarante e molto bella.
Il titolo, in realtà, è semplicemente la parola
Fiaba al contrario.
Perchè con questa semplice fic, ho cercato di scardinare i
pilastri della fiaba.
Dal principe e la strega, alla principessa e il licantropo.
Un piccolo pensiero per chi dice che Temari è un'odiosa
strega.
Lo è.
E Sara ed io siamo orgogliose di questo XD
Quello che accade a lato è una semplice ripriposizione di
ciò che accade davvero quando Sara ed io ci incontriamo.
In particolare la parte finale, al bar.
Ah, ora sono mora, ma al momento della stesura della fic ero in fase
cosplay.
Temari, of course.
Un bacione
Roberta
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