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di Destyno
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Quando apri gli occhi per la prima volta vedi il mare.
Tua madre ti diceva sempre che i tuoi occhi le ricordavano tanto il Mare del Risveglio: di un azzurro brillante con il sole, grigi come la tempesta nei giorni nuvolosi.
Anche tu ami il mare. Ti fermavi spesso sulla Costa Ferita, ad osservare i gabbiani e ascoltare i loro versi mischiarsi al rumore delle onde che si infrangevano sulle rocce.
Sì, lo facevi prima… ma prima di cosa?
Non dovresti essere qui. Non ricordi come ci sei arrivato. L’ultima cosa che ricordi è la Chiesa di Kirkwall, le candele rosse sempre accese e la statua di Andraste che ti guarda, come per giudicarti…
«Faresti meglio a non pensarci, imekari1» mormora una voce bassa e profonda. Una  voce che non avresti mai pensato di poter sentire di nuovo. Ti volti.
«Ashaad!»
Il qunari è lì, in piedi di fronte a te. Non è cambiato: ha sempre quei pantaloni di foggia straniera, ha sempre il petto nudo ricoperto di vitaar, le corna ritorte e gli occhi violetti. Ma allora perché ti sembra tutto così bizzarro?
«Ashaad» ripeti, stupito «Dove ci troviamo? E perché-»
E, all’improvviso, tutto torna. Sbatti le palpebre stupidamente.
«Ashaad… tu sei morto»
Non hai mai visto il qunari sorridere. Non avrai il piacere nemmeno ora, ma le ombre giocano in modo strano con il suo volto.
«Non pensarci, imekari» ripete Ashaad «Non è importante adesso»
Ti avvicini a lui, afferrando la sua grande e grigia con la tua, piccola e pallida, priva di calli. La mano di un nobile.
«Mi sei mancato tanto, Ashaad»
«Anche tu, kadan. Anche tu»


1Imekari: "bambino" in Qunlat, la lingua dei qunari.




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