Pensieri d'un figlio

di Claireroxy
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"A lacrime d'erede matto chi crede" sussurravano alcuni servi il giorno dopo le vostre esequie, padre.
Allora non capii, ma questa rovinosa fuga non lascia dubbi. Matto, ciò che ora fingo allora fui, matto, per non capire che dietro le lacrime di quel codardo infame si nascondeva il riso! Anche tu, madre, che ti gettasti in ginocchio vedendo lo sposo immobile sull'erba, anche tu provavi la gioia nel cuore?
Pure io piansi, è vero. Ma furono lacrime da figlio quelle, da agnello di quando la madre è portata all'altare dei sacrifici. Oh! Rabbia, furore che scavi nel mio animo, aiutami a non desistere, a perseverare!
Ti vendicherò, padre. Lo giuro.
{110 parole}
 
Angolo Autrice
Buongiorno! Voglio solo usare questo spazio per fare un paio di precisazioni su cose che potrebbero essere equivoche, esprimendo come li interpreto (ma, se un lettore ha un'idea diversa, ben venga!) e perché li ho usati.
Innanzitutto, qui "infame" è usato nel suo significato più arcaico, ovvero "indegno di pubblica stima". Poi diciamo che, come spero si sia capito, in questa storia l'erede è interpretato come Claudio, poiché è lui ad aver ereditato il trono sposando Gertrude, mentre Amleto è più visto in luce di figlio che di erede: pertanto il proverbio non è riferito a lui (da notare il fatto che si definisca lui stesso matto, secondo il proverbio, e che si rivolga sempre da figlio al pensiero del padre).
E... Basta. Spero che Shakespeare non si stia rivoltando nella tomba, e a presto!
Claire 




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