-Perchè
non posso mai venire a casa tua? Capisco di non essere una gran
bellezza o un portento ma...- scherzò Ted Tonks con un
sorrisetto.
Ma
Andromeda, quando si parlava della sua famiglia, non era pronta al
gioco.
-No,
sono loro che non voglio che tu veda, sono...sono...non credo
esistano parole per descriverli- disse lei con un mormorio abbattuto.
-Si,
che esistono- disse il ragazzo, avvicinandosi alla sua compagna di
studi e sua ragazza, per dirle all'orecchio una lista piuttosto lunga
di parole poco lusinghiere.
-Giusto
giusto- disse lei fingendosi seria.
-Mi
piacerebbe comunque conoscerli, se hanno cresciuto una ragazza come
te, non devono essere troppo male ,no?- continuò lui a bassa
voce, dopo essere stati ripresi dalla bibliotecaria, che li aveva
intimoriti con uno sguardo minaccioso.
Andromeda
gli rivolse uno sguardo scettico e ironico:
-Oh
certo! Dubito a volte di essere figlia loro, l'unica mia certezza in
merito è quell'orrido albero genealogico che si preoccupano di
mettere in mostra, tenterò di dargli fuoco al più
presto-
Ted
cercò di continuare il discorso, ma fu messo a tacere di nuovo
dalla ragazza che lo interruppe con un esasperato:
-Ted,
fidati di me. Non c'è nulla per noi in quella casa, non più.
Se vuoi conoscere qualche vero parente, beh, c'è lo zio
Alphard , lui è fantastico...un po' pazzo, ma grandioso-
Ma
il ragazzo si era rattristato e lei proprio non riusciva a vederlo in
quello stato.
-Senti-
disse lei con un sospiro esasperato- ci proverò ok? Durante le
vacanze di Natale proverò a parlare a mia madre, magari
inventerò qualche zio famoso e illustre nella tua
famiglia...ti darebbe fastidio?-
-Che
tu aggiunga tasselli purosangue al mio albero genealogico?Non devi
neanche chiederlo, dacci dentro tesoro- disse lui facendola ridere
forte, per poi smettere subito, incontrati di nuovo gli occhi della bibliotecaria che mandavano saette.
Andromeda
non riusciva a crederci.
Sua
madre aveva fatto diverse domande certo, ma alla fine, con tono
conciso aveva affermato:
-Molto
bene, ma che sia puntuale, odio i ritardatari-
Eppure
sua figlia non riusciva a capacitarsi di come fosse riuscita ad
ingannare sua madre, che aveva da sempre affermato di conoscere tutti
i membri più illustri purosangue del mondo magico, sia vivi
che morti.
Come
aveva potuto credere che il ragazzo si chiamasse veramente Theodore
Caramell? Cugino di quarto grado da parte di madre del giovane e
promettente Cornelius?
Ma
ce l'aveva fatta, e tanto bastava per stamparle un sorriso da
orecchio a orecchio, che non riusciva ad essere spento neanche dai
borbottii indispettiti di suo padre, che non aveva alcuna voglia di
conoscere nessuno di nuovo, men che meno un ragazzino.
Le
sue sorelle, Bellatrix e Narcissa, avevano deciso di rimanere ad
Hogwarts, e lei sospettò che nel caso della mora centrasse una
certa compagnia poco raccomandabile della casa Serpeverde, nel caso
invece della bionda, un certo biondino avvenente.
Quindi
la sua bugia era al sicuro, e la serata, almeno così sperava,
non sarebbe durata molto.
Il
campanello gracchiò fastidiosamente, annunciando il suo
arrivo.
Andromeda
si precipitò giù dalle scale, beccandosi una frase
infastidita da sua madre:
-Una
signorina non deve correre così per un uomo, non dare potere a
quel ragazzo-
Ma
lei non vi fece caso, troppo presa a spalancare il grande portone
scuro e accogliere il suo Ted, anzi, il suo Theodore.
Lo
abbracciò forte e disse poi :
-Sono
contenta che tu sia finalmente arrivato caro Te....Theodore.-
-E'
un piacere vederti mia adorata- rispose lui stampandole un leggero
bacio sulla guancia.
Alla
signora Black fece un cordiale baciamano, mentre a suo padre strinse
la mano, cercando di comparire né troppo debole, né
arrogante.
La
tavola era già apparecchiata, e il ragazzo si sprecava in
complimenti riguardanti l'arredamento (evitando di commentare però
la lunga fila di teste di elfo domestico appese).
-E'
tutto davvero delizioso- disse Ted con un gran sorriso rivolto alla
signora Black, assaggiando la zuppa di carote -E' un'ottima cuoca-
-Scusami?-
fece la donna con sguardo confuso.
Andromeda
fece cenno a Ted verso l'elfo domestico che zampettava per la casa.
-Intendevo....che
gran cuoco che è il vostro elfo domestico, davvero ben
ammaestrato- si corresse lui, guadagnandosi un sorriso sollevato
dalla sua ragazza.
-Si,
immagino abbiano la loro utilità- rispose freddamente la
donna.
-Ma
dimmi ragazzo- fece Cygnus Black, che era stato in silenzio per
tutto il tempo.-Di cosa si occupano i tuoi genitori?-
-I
miei genitori?- chiese lui prendendo tempo- loro....loro- e fece
balzare gli occhi su Andromeda in cerca di un aiuto.
Lei
gli indicò con un gesto impercettibile delle dita, suo padre.
Cygnus
Black lavorava al ministero della magia, ma da anni ormai era andato
in pensione.
-Al
ministero della magia, mio padre almeno, mia madre invece sta a casa,
lei...fa quello che fanno le donne a casa, le streghe intendo....- la
sua voce si perse, e decise di prendere altro tempo masticando un
grosso pezzo di faraona.
-Ma
davvero? Come si chiamano? Non ricordo di avertelo chiesto.-
Andromeda,
sicura che Ted non conoscesse cognomi illustri, prese a cercare nella
sua mente quelli che avrebbero colpito suo padre, ed anticipò
il suo ragazzo nel rispondere:
-Mi
sono dimenticato di dirvelo, sono Ignus Caramell e sua moglie Cecilia
Rosier, ve li ricordate padre?-
L'uomo,
che era orgoglioso di natura, non aveva alcuna intenzione di
ammettere che la sua memoria stesse facendo cilecca, quindi rispose a
sua figlia con un burbero:
-Certamente,
pensi che sia sciocco?Come potrei dimenticarmi di quell'adorabile
coppia?-
Ted
e la ragazza si guardarono per un attimo e per poco non scoppiarono a
ridere, si trattennero a stento, fingendo di avere assoluto bisogno
di bere un intero bicchier d'acqua, tutto in un lungo e lento sorso.
-Porterò
loro i vostri saluti signore- disse poi Ted.
L'uomo
annuì.
La
serata sembrava andare stranamente a gonfie vele, tolta la freddezza
dei due padroni di casa, che rivolgevano domande in maniera
disinteressata al giovane,il quale però non sembrava affatto
prendersela.
Stavano
quasi per concludere e salutare il ragazzo quando suo padre, dando
una scorta al giornale, si mise a ridacchiare a lungo.
-Qualcosa
di divertente padre?- chiese Andromeda con un sorriso, ormai
contagiata dalla buona riuscita della serata.
-Hanno
trovato un babbano morto- disse l'uomo continuando a ridacchiare-
dicono che qualcuno abbia stregato suo figlio e lo abbia ucciso, ha
avuto certamente quello che si meritava, così imparano a dare
le bacchette a questi inetti- concluse con un sorriso maligno
ripiegando il giornale, sotto lo sguardo d'approvazione di sua
moglie, che annuiva lentamente e solennemente.
Ted
era sbiancato, si era gelato sul posto e fissava il padre della sua
ragazza, con così tanta intensità da spingere quello a
domandargli confuso:
-Tutto
bene Theodore?-
-Ted-
rispose lui a bassa voce, quasi un sussurro.
-Come
scusami?-
-Ho
detto- riprese lui più forte- che mi chiamo Ted-
L'uomo
sembrava sempre più confuso, e ora portava lo sguardo da sua
figlia al ragazzo, in una tacita richiesta di spiegazioni.
Ted
si alzò e continuò:
-Mi
chiamo Ted Tonks, non troverebbe del sangue magico neanche se
sradicasse il mio dannato albero genealogico, neanche se scavasse
sotto le sue radici, fino al centro della dannatissima terra. Sono un
babbano, un sanguemarcio, un inetto.
Druella
rischiava di svenire, si agitava una mano davanti al viso prendendo
respiri profondi con piccole e veloci boccate d'aria.
Cygnus
invece si era alzato di scatto, fronteggiando il ragazzo con la
bacchetta alzata.
E
la sua voce risuonò forte nella stanza, rimbombava potente:
-E'
vero Andromeda?E' vero quello che sta dicendo
questo...questo...essere?-
La
ragazza era senza parole, sembrava andare tutto così bene,
sembrava essere tutto perfetto.
Ma
nello stesso tempo sapeva che quel giorno sarebbe arrivato, perchè
lei non amava Theodore Caramell, lei amava Ted, il suo Ted.
Si
alzò e, mettendosi davanti al suo ragazzo, per coprirlo dagli
eventuali colpi di suo padre, disse con voce ferma :
-Si,
è così e io lo amo. Si padre, hai sentito bene, amo
questo rifiuto del mondo magico, amo il suo sangue corrotto. Lo amo
più di quanto io abbia mai amato te, o te- disse rivolgendo
ora il suo sguardo su sua madre.
-Tu....tu....-
Cygnus non riusciva a trovare le parole, le sue labbra tremavano di
rabbia, riuscì solo a sbottare contro la ragazza- Vattene!
Subito, ora!-
Lei,
lasciando di stucco l'uomo, anziché disperarsi e implorare
perdono, sorrise, lo fece di gusto, sembrava godere del loro dolore e
rispose, senza perdere neanche per un attimo quel sorriso sfacciato:
-Con
piacere-
Per
poi andarsene, prendendo per mano il suo ragazzo, che la guardava
inebetito, e pieno di ammirazione.
Si
smaterializzarono su un campo, lontani miglia dalla casa, e Ted,
subito dopo essere arrivati, si allontanò dalla ragazza, come
se avesse bisogno di prendere un attimo di respiro, come se anelasse
lo spazio.
-Ted?-
lo chiamò incerta lei.
Lui
non rispose e rimase fermo dov'era, con la testa fra le mani,
sedendosi a terra.
Andromeda
alla fine lo raggiunse, sedendosi accanto a lui e mettendogli una
mano sulla spalla, cercando di scuoterlo dallo stato in cui era
caduto.
-Andrà
tutto ben....-
-Sposami-
Ora
lui la guardava fisso, serio, dritto negli occhi.
-Sposami
Andromeda-
Lei
sentì le lacrime che minacciavano di uscirle, le ricacciò
solo per rispondere con un sussurro:
-Si-
-Si?-
chiese lui allargando gli occhi stupito.
Lei
annuì forte, senza avere la forza di parlare, con le lacrime
che ormai erano scivolate sulle guance.
-Io
non ho niente, non ho niente da darti- disse lui, spegnendo il
sorriso che prima gli illuminava il viso.
Ma
lei prese il suo viso tra le mani e lo baciò.
Quello
non era affatto niente.
E
Ted le sorrise contro le labbra, e prendendola in braccio, continuava
a gridare:
-Ha
detto sì! Ha detto sì!-
Il
campo deserto osservava silenzioso e si riempiva delle risate dei due
innamorati.
|