1.
L’Originale
si perse per un attimo in quegli occhi nocciola, ammaliato dalla luce che
emanavano, intrigato dal movimento lento di quelle labbra rosate. Cercare
quella donna che conosceva appena era stata una follia ma si accorse che
potendo tornare indietro lo avrebbe rifatto.
Non
aveva smesso di pensare a lei neppure per un istante da quando era ripartita
dopo quel ballo a Mystic Falls. E non era solo perché era dannatamente bella,
era qualcosa di più.
“Sto
per fare una cosa adesso” le disse avvicinandosi a lei, prendendole una mano e
poggiandosela sul petto. “Non credo sia questo il caso, ma se avessi frainteso…
ti prego di perdonarmi.”
Lei
abbozzò un sorriso piegando poco il capo. Credeva di sapere a cosa si riferisse
ma non disse nulla.
Attese.
Il
tocco delle labbra di Elijah sulle sue fu delicato, quasi insicuro. Ma quando
la mano sul suo petto si spostò tra i suoi capelli, ogni cosa cambiò.
Elijah
si ridestò dai suoi pensieri; quei pensieri che erano ricordi, che sapevano di
nostalgia e tristezza. Ma anche di amore.
Guardò
il libro che stava leggendo; era arrivato quasi a metà, ma si accorse che non
ricordava neppure una parola delle pagine precedenti. Non era concentrato, non
lo era da oramai tre mesi.
Il
momento in cui Allison aveva preso il comando della Strige continuava a
tormentarlo; il ricordo di quel viso bello pieno di tante cose che non erano
lei gli faceva compagnia ogni giorno, spezzandogli il cuore.
Aveva
provato a parlarle, ci aveva provato diverse volte. Ma gli era sembrato che nessuna
di quelle volte lo avesse ascoltato anche se gli piaceva pensare che avesse
solo fatto finta di non farlo.
Odiava
quella situazione, odiava che tutti sembrassero aver gettato la spugna, anche
se sapeva che in fondo non poteva biasimarli per averlo fatto. Allison era
cambiata e quel cambiamento era qualcosa a cui nessuno si era adattato. Alcune
delle volte che l’aveva vista, impavida leader di una congregazione tanto più
potente di lei, Elijah aveva avuto la sensazione che neppure lei avesse
metabolizzato fino in fondo il suo nuovo essere.
C’era
così tanta rabbia e così tanta amarezza in quelle iridi nocciola. Lui si
sentiva in colpa perché sapeva di esserne la causa, se non completamente, di
certo in gran parte.
“Elijah!”
sentì urlare da Freya. Poi un rumore forte.
L’Originale
si alzò e, visto che il tono di sua sorella sapeva di paura, aguzzò i canini
pronto ad ogni cosa.
****
Aveva
preso il comando della Strige da oramai tre mesi ed esattamente tutto era
andato come aveva previsto. Tutti le avevano voltato le spalle, l’avevano esclusa
e accusata e avevano gettato la spugna quando aveva messo in chiaro che quel
suo cambiamento non era un capriccio ma il suo nuovo modo di vivere.
Era
stata chiara al riguardo, quel giorno che Elijah le aveva aperto il suo cuore
pregandola di tornare da lui, di tornare la donna che aveva amato e che ancora
amava.
Beh
su quel punto lei aveva ancora delle riserve, le stesse riserve che l’avevano
spinta a cambiare radicalmente tutta la sua vita; quella sensazione di costante
mancanza, quella sensazione di aver annullato tutto per nulla… o quasi.
Aveva
creduto, decidendo di riportare indietro Jackson, che forse quella sensazione sarebbe
passata ma in realtà non aveva fatto altro che farle capire che per il bene di
quella famiglia era cambiata fin troppo, in un modo che non le piaceva.
Quel
modo, suo malgrado, alla fine aveva finito per cambiarla del tutto e nessuno lo
aveva accettato; a volte faticava ad accettarlo persino lei. Ma questi erano i
fatti; la vecchia Allison che si faceva in quattro per tutti era il passato e
la nuova Allison che aveva imparato a mettere se stessa di fronte agli altri
aveva preso il suo posto.
Era
quasi una difesa ma come molte volte le era successo nessuno dei suoi
cosiddetti amici era stato capace di comprenderlo.
Sospirò
guardando i documenti che doveva esaminare; comprare grandi edifici in tutte le
più grandi città del globo era un’attività che non aveva senso per lei. Cosa se
ne faceva, per esempio, una congregazione di potenti ed antichi vampiri di una
fabbrica abbandonata nel Nord Carolina?
Tristan
aveva provato a spiegarle qualcosa di quel lato della Strige ma per lei
continuava ad essere un’idea insensata, soprattutto perché la costringeva a
leggere ed esaminare documenti tutto il tempo, perché la costringeva ad
incontrare i più disparati uomini d’affari, ad organizzare cene di beneficienza
di facciata e feste fin troppo esagerate per i suoi gusti.
Bevve
un sorso di vino e poi mangiò un altro boccone di carne. Il sole splendeva a New
Orleans, ma c’era un po’ di fresco autunnale che manteneva la temperatura
piacevole; proprio il giorno perfetto per pranzare all’aperto.
Le
Cafe du Monde era un ristorante carino ed era
diventato il suo posto da quando andare al Rousseau’s era diventato
troppo imbarazzante vista la tensione crescente tra lei e la famiglia degli
Originali e Cami.
Riprese
il bicchiere e bevve un lungo sorso, poi si schiarì la voce quando Elijah si
mise a sedere sulla sedia di fronte, poggiando sul tavolo un barattolo che
conteneva un cuore.
“Buongiorno
Elijah” gli disse abbozzando un sorriso, prima di indicare il barattolo con un
dito. “Un regalo per me? Non avresti dovuto.”
Lui
sorrise, si girò di lato e accavallò le gambe sbottonandosi la giacca scura. “Bellissima
giornata, vero?”
“Io
sto pranzando,” replicò la donna. “E vorrei farlo da sola.”
“Io
invece poco fa mi stavo rilassando leggendo un bel libro e avrei preferito
continuare a farlo” Elijah girò il viso per guardarla. “Ma uno dei tuoi vampiri
ha pensato bene di fare irruzione in casa mia e attaccare la mia famiglia e ha
rovinato i miei piani. Suppongo che davvero non si può sempre avere ciò che si
desidera, non credi anche tu?”
Allison
si mordicchiò l’interno della guancia e chiuse per un secondo gli occhi. Non
aveva dato lei l’ordine di attaccare la tenuta ma sapeva esattamente chi era
stato a farlo. Piegò poco il capo e puntò lo sguardo su Elijah; nonostante
tutto, si accorse, quello sfarfallio nello stomaco che sentiva ogni volta che
la guardava era ancora lì, più intenso che mai.
“Posso?”
chiese lui strappandola ai suoi pensieri, indicando la bottiglia di vino.
Lei
allungò la mano e gli porse il bicchiere, poi richiuse la cartelletta di pelle
dentro la quale c’erano i documenti che non aveva ancora finito di esaminare.
“Non
ho dato io l’ordine di attaccare la tua famiglia” disse afferrando il barattolo
e mettendolo dentro la sua borsa, per evitare di attirare gli sguardi
indiscreti degli altri commensali. “E mi dispiace che sia successo. Suppongo
che, visto il cuore chiuso lì dentro, stiate tutti bene.”
“Tutti
tranne il tuo… com’è che li chiami? Discepoli?”
La
cacciatrice fece una risata nervosa, si sistemò la giacca e annuì. “Come ho già
detto, mi dispiace. Aya è un po’… beh diciamo che sta facendo un po’ di
ostruzionismo. Non ha preso bene la scelta di Tristan di nominare me suo
successore. Mi assicurerò che non accada più.”
“E
che succede se non ci riesci? Aya sa essere molto persuasiva, è solo questione
di tempo prima convinca altri componenti della Strige a seguire il suo esempio.
E a quel punto avrai una bella gatta da pelare.”
“So
essere molto persuasiva anche io” Allison si alzò e mise una banconota da cento
dollari sotto il piatto facendo un cenno alla cameriera. “So che pensi che non
sono in grado di controllarli e so che da tre mesi a questa parte molte delle
cose che sono successe provano che hai ragione, ma posso assicurarti che da
oggi cambieremo registro. Anzi, perché tu e la tua famiglia non venite alla
tenuta della Strige stasera alle sette? Farò capire una volta per tutte ad Aya,
e a tutti quelli che hanno intenzione di seguirla in questa piccola guerra, chi
è comanda e poi potremo cenare tutti insieme. Considerala una cena d’affari, è
tempo di mettere in chiaro alcune cose. E considerala anche una cena di scuse
per questo… attacco.”
Elijah
sorrise prima di bere l’ultimo sorso di vino. “Ci saremo.”
“Bene”
la donna afferrò il suo cellulare. “A stasera allora.”
****
Aya
e il resto della Strige erano radunati nella sala grande, in attesa da almeno
un’ora, quando Allison era arrivata seguita dai Mikaelson al completo, Hayley e
il suo risorto marito compresi.
Al
loro arrivo si alzò un brusio confuso, alcuni scattarono sulla difensiva, Aya
fece un passo avanti e la guardò dritta negli occhi dopo aver dato una rapida
occhiata ad Elijah.
“È
uno scherzo per caso?” chiese.
“Al
contrario” rispose Allison incrociando le mani dietro la schiena in un gesto
semplice che però mostrava autoritarismo. “Non sono mai stata così seria. Ma
ora torna al tuo posto Aya. Non ricordo di averti detto che potevi parlare.”
“L’ultima
volta che ho controllato questa era una democrazia e ognuno era libero di
parlare.”
La
cacciatrice annuì appena. “Di solito lo è, ma non in questo momento” fece
qualche passo verso di lei e diede un veloce sguardo a tutti gli altri. “Questa
mattina uno di voi ha sferrato un attacco alla famiglia Originale, dentro la
loro casa. Non ho idea di chi fosse perché onestamente non ricordo neppure la
metà dei vostri nomi o delle vostre facce tanto vi ritengo inutli, ma sono certa
che dietro questo gesto si nasconde l’ordine di qualcuno che non ha ancora ben
capito il suo ruolo in questo posto.”
Marcel
si guardò intorno, poi mise le mani sui fianchi puntando gli occhi su Aya; il
vampiro respirava in modo affannato, quasi avesse grande difficoltà a
controllarsi.
“Aya”
continuò Allison. “Vuoi dire qualcosa?”
“Tu”
iniziò l’altra. “Sei una patetica umana che crede di essere in grado di gestire
tutto questo. Tristan è un folle accecato dai suoi sentimenti per te e questo è
l’unico motivo per cui sei qui, al comando.”
“Può
essere,” replicò l’altra girandosi e ritornando al suo posto, guardando per un
attimo Elijah mentre lo faceva. “Ma qualunque sia il motivo, sono qui e
pretendo obbedienza e rispetto! È ora che accettiate che le cose sono cambiate,
completamente.”
Marcel
si passò una mano sul viso. “E che succede se ci rifiutiamo di abbracciare il
cambiamento?”
“Ah
finalmente qualcuno che fa una domanda interessante. Anche se non sono del
tutto certa che la risposta ti piacerà” Allison abbassò il viso. “Venite pure
avanti” disse con decisione posando lo sguardo dietro tutti quelli che le
stavano davanti.
Un
gruppo di dodici persone avanzò a passo lento. Davanti, al centro, c’era una
donna che Marcel credeva di conoscere anche se non ne era sicuro.
“E
questi chi sono? Le tue guardie del corpo?” chiese con tono sarcastico,
ridacchiando.
“Questi,
Marcellus, sono la risposta alla tua domanda.”
La
donna che sembrava guidare quel gruppo alzò la mano, mormorando qualcosa. Gli
altri la seguirono ed uno ad uno alcuni dei componenti della Strige caddero in
terra e iniziarono a sanguinare urlando di dolore.
Successe
a dieci di loro, poi Allison fece un cenno e tutto si fermò. “Grazie, Valentina”
mormorò. “Date il benvenuto alla Brujeria Blanca, le nuove streghe della
Strige. E giusto per evitare inutili perdite di tempo, sappiate che ogni
tentativo di convincerle a mettersi contro di me sarà inutile” sorrise ad Aya. “Patetica
umana- Potenti antichi vampiri uno a zero, Aya. E questo è solo l’inizio. Ora
andatevene, io e la famiglia Originale dobbiamo discutere di alcune cose, in
privato.”
In
silenzio, seppur si respirasse un grande nervosismo, la Strige si allontanò
seguita da Aya e da Valentina e le sue streghe. Nella grande stanza rimasero
solo Allison e i Mikaelson.
“Impressionante!”
esclamò Freya abbozzando un sorriso.
“Ho
pensato di ucciderti almeno dieci volte in questi ultimi tre mesi” aggiunse
Klaus. “Ma devo ammetterlo, il potere ti dona dolcezza.”
La
cacciatrice si voltò verso di loro. “Vogliamo andare? La cena verrà servita tra
qualche minuto” li informò indicando con un gesto della mano la direzione in
cui dovevano andare.
E
precedendoli verso la sala da pranzo non poté fare a meno di sorridere
soddisfatta.