«Con
la tua inquietante capacità di scoprire le cose che non
dovresti sapere, e la tua abile adulazione verso coloro che contano…
grazie per l’ananas, fra parentesi, hai ragione, è il
mio preferito…»
-Harry
Potter e il Principe Mezzosangue-
La
sala che il professor Lumacorno aveva adibito per la riunione di
giovani talenti, era ampia e colorata, con drappi di varie sfumature
appesi sulle pareti e che pendevano dal soffitto mollemente.
La
voce del professore di Pozioni, era acuta e squillante, risuonava per
tutta la stanza, richiamando l'attenzione ora su questo alunno, ora
su quest'altro.
Alcuni
giovani erano entusiasti nel venire così esposti platealmente,
ma altri, un po' annoiati o intimoriti, se ne tenevano alla larga.
-Devi
conoscere questo ragazzo!E' straordinario, e ha anche una famiglia
parecchio illustre, dico bene ragazzo? I Mulciber, una famiglia
davvero famosa nel mondo magico, devi esserne davvero orgoglioso!-
E
via dicendo.
Tom
Orvoloson Riddle, se ne stava un po' in disparte, sorridendo
cortesemente.
Aveva
un portamento modesto ma raffinato, così difficile da trovare nei
giovani alunni della scuola, che tendevano ad essere eccessivamente vanitosi
o straordinariamente goffi.
E a
Lumacorno, non appena notò la sua presenza, risultò difficile
fare caso al ragazzo Mulciber, che si era messo a raccontare, spinto
dal suo professore, di diverse divertenti storielle riguardanti la
sua famiglia.
-E
mio padre l'ha scoperto solo dopo che è nato, è buffo
perchè...-
-Si
si ragazzo, perdonami un secondo- aveva detto il professore,
lasciando il giovane Serpeverde in compagnia dell'uomo che, dal
cipiglio un po' scocciato, se ne stava ad ascoltarlo.
Lumacorno
passò tra i suoi adorati pupilli, dando pacche sulle spalle in
giro e svendendo sorrisi zuccherosi, fino a che non arrivò al
cospetto del giovane, che lo osservava con un piccolo sorriso solare.
-Professore-
disse solo Tom, abbassando un po' il capo, in un'imitazione forzata
d'inchino.
-Tom,
ragazzo mio!Che mi venga un colpo, non ti facevo un tipo da festa,
non ci speravo più che venissi, con tutte le volte che hai
rifiutato!-
Il
giovane moro rispose senza far morir del tutto il suo sorriso:
-Non
può esistere solo lo studio, dico bene professore?Ogni tanto è
necessario svagarsi-
L'uomo
annuiva con un sorriso ampio.
-Dici
bene ragazzo, assolutamente-
-Vieni
ragazzo mio- riprese subito, sopraffatto dall'entusiasmo-devo farti
conoscere una marea di gente, non scherzo, tutti qua hanno fatto
qualcosa o nati da qualcuno di famoso- disse l'uomo ridacchiando.
Il
ragazzo non rispose, ma si lasciò condurre passivamente al
cospetto di diversi personaggi importanti.
Un
signore anziano, editore della Gazzetta del Profeta, un ragazzo
dall'aspetto nervoso, che addomesticava draghi al sud della Romania,
e tanti altri.
Tom
era del tutto disinteressato, dentro di sé sospirava annoiato
per tutti quei uomini, che a parer suo non avevano portato grandi
cambiamenti nel mondo, non almeno i cambiamenti che interessavano a
lui.
Ma
non lo diede a vedere, continuava a stringere mani, a ridacchiare
alle battute o ad inchinarsi lievemente ogni qual volta uno di questi
bizzarri personaggi si presentava.
Quello
che il suo professore non sapeva, era che Tom non aveva un gran
bisogno di crearsi una fama, questa infatti era destinata a
piombargli addosso prima di quanto si aspettasse.
E,
questo pensiero, fece sorridere Tom internamente.
Aveva
da tempo rifiutato le cene del professore, non aveva gran voglia di
sprecare serate (che avrebbe potuto impiegare in maniera assai più
utile) sorseggiando vino elfico e ascoltando ragazzini ignoranti
vantarsi di essere pronipoti di secondo grado del cugino di chi aveva
aiutato a scoprire una delle cure per il vaiolo di drago.
Ma
alla fine, aveva accettato.
Non
certo perchè avesse cambiato idea, anzi, la sua opinione
acquistava sempre maggior valore ad ogni minuto che passava là
dentro, ma semplicemente doveva.
Aveva
letto degli Horcrux, la spiegazione però, era assai poco
marcata e non era riuscito a comprenderla molto.
Mancavano
i dettagli, quei dettagli che gli avrebbero permesso di liberarsi
dall'impaccio della morte.
Quindi,
aveva intenzione di fare quello che gli riusciva meglio ( subito dopo
la magia ) : destreggiarsi con la persuasione.
E
se c'era una cosa che faceva ammorbidire il vecchio professore, era
avere una nuova aggiunta nel suo scaffale di pupilli talentuosi.
Non
diede allora modo di pensare che tutte quelle chiacchiere sul nulla e
quella cortesia tanto mostrata, fossero solo un gioco, un modo per
salire un gradino più vicino al suo vero scopo.
Due
ragazze, dall'altra parte della sala, gli sorridevano ridacchiando
tra loro.
Dopotutto
era davvero difficile non notare Tom Riddle, molto difficile.
Anche
nel suo vestito di seconda mano, riusciva a brillare.
I
capelli accarezzavano la sua fronte con onde d'inchiostro,e il suo
portamento, dritto e compito, davano l'impressione che nelle sue
vene, scorresse sangue più che blu.
Camminava
come se non avesse alcun peso, la suola scivolava sopra il
pavimento, rendendolo silenzioso come un fantasma.
-Ecco
quindi come l'ho conosciuto, non è una storia affascinante
Tom?-
-Moltissimo
signore, non potevo aspettarmi altro da voi signor Lumacorno- disse
lui con un delicato sorriso a distendergli le labbra fine.
-Oh
ragazzo, fuori dalla classe io sono Horace- disse lui dandogli una
grossa pacca sulla spalla e ridendo forte.
-E'
un onore.. Horace-
-Avete
mai sentito un ragazzo più cortese?- lo lusingò l'uomo
guardandosi attorno in cerca di consensi.
-No
davvero- rispose una donna, che Tom non aveva notato, forse perchè
nascosta da una campana di giovani intimoriti.
La
donna, di trent'anni all'incirca, era di una bellezza particolare,
severa.
Il
suo sguardo, seppur addolcito in un leggero sorriso, era cupo, così
scuro da non vederne la fine.
Le
labbra non troppo carnose erano abbellite da un rosso purpureo,
rendendo ancora più severa la loro piega.
I
capelli, di un nero lucido, erano raccolti in un'acconciatura che, se
pur elegante, aiutavano a rendere la sua figura austera.
La
donna, senza aggiungere parola, mostrò il dorso della mano al
professore, che paonazzo, la baciò stringendola tra le sue
mani.
Quindi
era così, si ritrovò a pensare il giovane che osservava
silenzioso, il professore non adorava solo i propri alunni.
Un
sorriso dal carattere derisorio spuntò sulle labbra del bel
Serpeverde, camuffato subito dopo in cordialità, non appena
gli occhi della donna si spostarono sulla sua figura.
La
folla si era dispersa, probabilmente in cerca di conversazioni più
interessanti, lasciandoli quindi in disparte.
-Non
ci presenti Horace?-
Lo
sguardo che passò in rassegna il viso di Tom, era carico di
interesse e, sperò il giovane di sbagliarsi, di attrazione.
-Perdonami
mia cara, ero rimasto ammutolito dalla tua bellezza- la lusingò
lui senza freni.
-Questo
composto giovane- riprese senza riuscire a staccare gli occhi
dalla donna- è uno dei miei alunni più promettenti, se
non il primo, Tom Orvoloson Riddle- concluse il professore con un
sorriso pieno d'orgoglio cadenzando le ultime tre parole.
Tom
Riddle, prese subito la mano che la donna gli porse, e la baciò
con un lieve cenno del capo.
-E
questa donna, mio caro ragazzo, è senz'altro la donna più
bella di tutto il regno magico, Pomona Powell- si rivolse a lui
Horace, con un sorrisetto quasi birichino.
-Oh
non lusingarmi Horace, sai che si lusingano solo persone per la quale
si prova pietà. Se sono bella come dici, che sia questa
decantata bellezza a parlare-
La
voce della donna era asciutta e pratica, ma, ad un attento
osservatore, non sfuggiva una punta di orgoglio e vanità.
Sapeva
di essere una gran bella signora, ma nello stesso tempo non
disdegnava che glielo si ripetesse.
-Ma
quale pietà mia signora, è solo adorazione- rise Horace
facendo vibrare i suoi possenti baffi.
-E
ditemi, signor Riddle, vi meritate tutte le lodi del vostro
professore?-
-No
di certo mia signora, il professor Lumacorno è fin troppo
gentile con me- disse subito Tom sorridendo lievemente.
-Sciocchezze
ragazzo, non regalo complimenti a nessuno io- rispose piccato l'uomo.
Con
una punta di fastidio Tom notava che la donna faceva davvero molta
fatica a staccare per troppo tempo gli occhi dalla sua figura,
sentiva lo sguardo di lei scivolargli addosso.
Un
brivido di irritazione scosse lievemente il ragazzo, che tentava di
mantenere salde le apparenze, ricordando a se stesso il motivo di
tutta quella messinscena.
-Horace-
chiamò una voce da lontano, apparteneva ad un uomo piuttosto
basso e corpulento, con le guance sorprendentemente rosse, forse a
causa del calice di vino quasi vuoto che teneva nella mano destra-
amico mio, questa la devi proprio sentire!-
Lumacorno,
nascondendo la sua rabbia per essere stato richiamato lontano dalla
donna, rispose con un solare :
-Immagino
già il tema della storia, vecchia volpe, Tobias!-
-Perdonatemi
mia signora, sarò subito di ritorno da te- fece poi verso
Pomona, con un leggero bacio sulla mano.
-Hai
altri ospiti da intrattenere, lo capisco bene mio caro amico- rispose
lei con un freddo sorriso.
Quando
l'uomo sparì nella piccola folla che si era venuta ad
accalcare, la maga si avvicinò di più a Tom, facendogli
cenno di seguirla.
Lui,
camuffando il suo fastidio con un sorriso stirato, la seguì.
La
destinazione della donna erano delle sedie, un po' appartate,
dall'altro lato della sala.
Si
sedette e fece cenno al ragazzo di imitarla.
-Sapete
Tom, solo in un'altra occasione ho visto un uomo più avvenente
di voi e...abbiamo convolato a nozze anni ed anni fa- il sorriso che
aleggiava su quel viso nè troppo maturo né troppo
giovane ricordava quello che potrebbe muovere il muso di una
leonessa, che osserva la sua preda in trappola, una docile gazzella.
Ma
Tom non era affatto una docile gazzella.
-Avevo
l'impressione di piacervi, signora Pomona, ma non potrei mai fare un
torto al mio caro professore e al vostro adorato marito, neanche per
una donna come voi-
Le
carte erano scoperte, e il Serpeverde aveva intenzione di giocarsele
nel miglior modo possibile.
-Conoscete
da molto il signor Lumacorno?- disse subito lui, guardandola negli
occhi.
-Da
quanto basta per sapere che non vale più del vino che sta
servendo in questa festa- disse lei con un sorrisetto ora derisorio,
mentre una mano, dalle unghie laccate di rosso, scivolava silenziosa
sopra quella del giovane, che non mostrava nessun segno di interesse.
Si
limitò a lasciarla fare, spostando le pedine nella partita che
aveva già concluso nella sua mente.
-Voi
gli piacete, credo che lo abbiate notato- fece lui osservandola con
un sorriso delicato sul viso.
Era
andato a quella sciocca festicciola per avvicinarsi al proprio
professore e per scoprire quanto il possibile riguardante ciò
che poteva interessarlo e farlo cedere, tanto valeva attingere a
quella fonte, che sembrava tanto decisa ad assecondarlo.
-Difficile
non notare i suoi modi da bifolco- fece lei ridacchiando-Non ho alcun
interesse per Horace, la mia attenzione è catturata da qualcun
altro-
Lo
sguardo che gli lanciò, trafiggendolo, non lasciava adito ad
ambiguità.
Tom,
si inumidì le labbra, fu un gesto così fugace e
passeggero, che nessuno avrebbe potuto notarlo, a meno che, come nel
caso di Pomona, non fosse seduto a pochissima distanza.
Poi
parlò con tono carezzevole, le sue parole sembravano
strisciare lente verso la donna che sembrava quasi ipnotizzata:
-Io
stimo molto invece il mio professore, mi piacerebbe sapere di più
sul suo conto, che tipo è?-
La
donna sembrava delusa, si era aspettata un altro tipo di
conversazione, un altro tipo di soggetto, ma decise di fare il suo
gioco, avvicinandosi di più al ragazzo con la scusa della
musica alta, che impediva di sentire le sue parole.
-Beh,
che posso dire, è stato da sempre un tipo che non sa
affascinare se non usando altri maghi che hanno fatto davvero
qualcosa in questo mondo, o destinati a fare grandi cose, come voi,
ragazzo.-
-Vi
ascolto- disse lui avvicinando il viso alla donna, incatenandola con
uno sguardo scuro e, almeno per la donna che lo fissava ammaliata,
sensuale.
-Adora
attorniarsi di cose belle e di persone che faranno strada, ha un
occhio lungo per quanto riguarda quest'ultima cosa. Non ho mai visto
nessuno con un sesto senso come il suo. Quindi immagino che dovremo
aspettarci grande cose da voi- La mano della donna, andò ad
accarezzare lievemente uno zigomo alto del moro, che le sorrise
complice.
Come
un piccolo pettirosso, che si lasciava ammaliare dal sibilo del
cobra.
E
Pomona si avvicinava, sempre di più, incatenata dalla bellezza
del giovane.
Aveva
mentito, non conosceva nessuno così bello, nemmeno l'uomo che
aveva sposato riusciva a competere con quel viso, quel portamento,
quella grazia mista a potenza che si intravedeva in quel corpo
raffinato.
-Horace
adora i complimenti, si scioglierebbe sotto qualche moina- sussurrò
lei, con gli occhi leggermente sbarrati.
-Ah
davvero?-
Lei
annuì piano.
Non
le importava perchè voleva informazioni su quel grassone, gli
avrebbe dato tutto ciò che desiderava, anche di più.
Tutto,
gli avrebbe donato tutto.
Tom
sorridendo per l'aspetto spaesato della donna, continuò,
accarezzando lievemente il dorso della sua mano, per poi stringerla
piano.
-Non
c'è altro che sapreste dirmi?Proprio niente? Pensavo che voi
aveste un grande ascendente su di lui, o mi sbagliavo?-
-Perchè
tutte queste domande?- esalò lei, senza riuscire a staccare lo
sguardo dalle labbra del giovane, che si arricciavano ironiche.
-Volevo
fargli un regalo, dopotutto è il mio professore preferito, e
poi, ha organizzato una festa nella quale ho incontrato la donna più
bella del mondo magico, questo non dovrebbe essere ripagato con
qualche piccolo pensiero?-
Il
sorriso di lui si aprì di più, lasciando intravedere
una scia di denti bianchi e regolari.
-Beh-
fece lei con voce un po' roca- adora...adora... l'ananas candito-
-Sarebbe
un grazioso regalo, non credete?-sussurrò lui a poca distanza
dal suo viso.
Lei
annuì come in trance.
Una
voce, acuta e squillante, fece sobbalzare la mora, che si allontanò
in fretta dal ragazzo.
-Ecco
dove siete finiti, pensavo foste fuggiti!- rise poi Horace,
avvicinandosi a loro con passo svelto e le gote arrossate sopra i
baffi cespugliosi.
Prima
che prendesse posto, Tom si alzò dalla sedia, lasciandogli il
suo.
-E'
tempo che io torni al mio dormitorio professore, domani mi attende il
test di Astrologia e vorrei ripassare-
-Ma
ragazzo mio, sei rimasto così poco, tutto questo studio ti
ucciderà, dai retta a me- fece il professore con uno sguardo
tra il severo e il piacente.
Tom
sorrise con atteggiamento timido, per poi rispondere dispiaciuto:
-Temo
di dover insistere professore, se c'è una materia che per me è
difficile apprendere, è proprio Astrologia-
-Mi
riesce davvero difficile crederlo ragazzo- fece Horace ridendo forte
– Va bene Tom, puoi andare, è stato davvero un piacere
averti finalmente in una delle mie festicciole, - concluse l'uomo
dando una piccola pacca sulla spalla magra del giovane.
-Onore
mio signore- disse il moro sorridendo per poi aggiungere verso la
donna, che lo osservava silenziosa -Ed è stato un onore
altrettanto grande fare la vostra conoscenza, mia signora- riprese
baciandole lievemente la mano, con un sorriso cordiale.
Una
colomba sembrava aver preso il posto del serpente a sonagli che le
era di fronte.
Quel
ragazzo le metteva i brividi.
La
donna annuì rigidamente, per aggiungere poi con tono secco:
-Lo
è stato anche per me-
Lo
osservarono silenziosi andarsene dalla sala.
Horace
si mise seduto, nel posto lasciato libero dal suo alunno, per
dirigere tutta la sua attenzione finalmente sulla donna, che guardava
davanti a sé.
-Che
ragazzo straordinario vero?- fece lui, con orgoglio.
-Si-
mormorò l'altra sovrappensiero -davvero straordinario-
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