SKY
CAPITOLO UNO
- How do you love someone without getttin' hurt? -
Corro ancora una volta più veloce che posso, il cuore sento che batte fino a far male.
Non ho tempo nemmeno per guardare indietro, penso solo a sfuggire a
tutte le telecamere che sono piazzate un po' ovunque. Altri passi si
muovono dietro di me, almeno sono sicura che c'è ancora qualche
fuori di testa che ha il coraggio di seguirmi.
Non capisco il perché di voler tenere così tanto nascosti
dei ragazzi se alla fine la loro è una vita come la mia, con la
differenza sostanziale di trascorrere gran parte dell'adolescenza in un
istituto che assomiglia più che altro ad una prigione. Ma non mi
importa, ho studiato con cura tutto quanto per diversi giorni, so che
in questo momento lui sarà fuori, ed è l'unica occasione
che io, come gli altri due ragazzi che mi hanno seguita, ho a
disposizione. Se va male questo tentativo, posso dire addio a tutto
quanto e richiudermi in camera.
Lancio ancora un'occhiata al palo della luce sopra di me, faccio segno
ai miei compagni e insieme scattiamo, ormai mancano pochi metri, si
sentono le voci di tutti i ragazzi. So per certo che non ci sono
guardie, dalle nove e mezza di sera alle dieci e mezza è l'unica
ora libera che tutti quanti hanno per stare da soli senza essere
controllati. Per sicurezza ci siamo mossi nel mezzo di quest'ora
libera, quindi ci resta solo mezz'ora.
Non so effettivamente quanto la mia mente sia lucida, a conti fatti non
dormo da quarantanove ore. Poco importa, ormai ci sono troppo dentro.
"Riley, cazzo, sta passando la polizia!"
Mi giro di scatto, vedendo una voltante a pochi metri da noi. I rischi
non mi spaventano più, sono andata in mezzo a così tanti
guai che il pericolo è all'ordine del giorno.
"State giù!" sbotto, accucciandomi su me stessa il più
possibile. E' buio pesto, a quest'ora non si sta muovendo nessuno.
Fortunatamente l'auto ci sorpassa senza prestarci la minima attenzione,
e sento Philip, dietro di me, tirare un sospiro di sollievo.
"Dobbiamo muoverci." Steve si alza per primo, sistemandosi lo zaino sulle spalle con la sua solita aria indifferente. "Forza."
Annuisco, passando l'ultima strada che ci divide dalle mura dell'istituto.
A questo punto, credo proprio di non sentirmi più il cuore.
"Allora," respiro quanta più aria possibile, tirando fuori la
corda dal mio zaino. "Le mura sono alte due metri e mezzo, quindi prima
facciamo salire Philip, poi salgo io e infine tu, Steve."
"Sicura di farcela?" il mio secondo in comando mi guarda preoccupato, ma io annuisco con un sorriso.
"Cazzo, siamo i Cloud. Siamo arrivati fin qui, andarcene senza aver fatto nulla sarebbe una cazzata."
"E se i ragazzi avvisano qualcuno?" Philip mi fissa preoccupato, riesco a vedere i suoi occhi luccicare dalla paura.
So che per lui è più difficile da sopportare, del resto
è il più piccolo del gruppo. Ma è stato lui per
primo ad offrirsi per prendere parte alla missione, non potrò
mai pensare che sia un codardo solo per questi piccoli momenti di
smarrimento. Del resto ha solo quattordici anni, credo sia più
che normale avere paura di qualcosa più grande di lui.
Così sorrido, strofinando la mano sulla sua testa: "Quei ragazzi
odiano questo posto più di noi, non avviseranno nessuno. E in
ogni caso io scenderò due secondi dopo di te, anche se loro
hanno i poteri non hanno il mio tempo di reazione."
Philip annuisce, insicuro, ma alla fine si lascia legare la corda
attorno alla vita da Steve. Non che serva molto questa corda,
sarà utile solo a tenerlo su se scivola, cosa comunque parecchio
improbabile. Inizia, passo dopo passo, la sua scalata. Nel momento in
cui la sua testa spunta dall'altra parte, tutto il brusio di voci si
ferma.
Questo non promette bene.
"Riley, stanno per attaccarmi!" grida lui, disperato, sapevo che sarebbe successo questo.
"Salta, Philip!" grido allora, affidando la corda nelle mani di Steve,
che cerca inutilmente di fermarmi. Se lo scorda che io resti ferma ora
che sono arrivata. In meno di cinque secondi arrivo in cima, e in
effetti sono veramente tanti ragazzi, molti più di quanto mi
aspettassi. Il sangue mi si congela nelle vene, purtroppo ho ancora il
cuore debole di una sedicenne. La cosa brutta è che Philip ha
ragione, non lo biasimo se non ha saltato dato che stanno tutti per
attaccare. Occhi rossi, mani fosforescenti, palle di fuoco pronte a
scattare sono rivolte verso di noi. Strategia da utlizzare?
Fin troppo semplice.
"Phil..." sussurro, senza farmi sentire. "Fidati di me."
"Già lo faccio, accidenti!"
Sorrido, anche se c'è ben poco da sorridere considerando che ho
almeno un centinaio di armi diverse puntate contro di me. Ma so che ce
la faremo. Ho un piano.
Come in ogni film poliziesco, il proiettile scatta quando qualcuno fa
un movimento inaspettato. E quel qualcuno sarò io, tutto
calcolato.
Mi isso sul muro, fino ad avere la visuale completa di tutto il
giardino. Come speravo non ci sono guardie, ho campo libero. Lancio
un'ultima occhiata a Philip, lasciandomi poi cadere per fermarmi solo a
metà muro. Tutti i proiettili partono, e come avevo programmato
aspetto che mi si avvicinino quel giusto per poterli schivare
atterrando sul giardino, in modo da risparmiare sia me che Philip. Il
cuore batte più forte di sempre, non so come faccio un cenno a
Philip, che si lascia cadere appena qualche secondo prima di Steve.
Guardo i miei due compagni, finalmente respirando.
"Fermi tutti quanti!" qualcuno urla dal mezzo della folla, e per un
attimo mi sento morire. Se fosse una guardia? Se ho sbagliato i calcoli?
Steve, prontamente, si mette al mio fianco: "Siamo dei Cloud, non vogliamo farvi nulla!"
Un ragazzino sbuca fuori dal gruppo, a differenza degli altri indossa
una tuta completamente nera. Muove qualche passo verso di noi, per un
istante credo che ci voglia uccidere o cose del genere. Non sarebbe la
prima volta che succede così.
Apre bocca e, nel momeno in cui credo che sia giunta la mia ora, lui invece esclama: "Philip!"
Sgrano gli occhi, non ci posso credere. Philip, dietro di me, corre
vicino al suo amico. Allora ce l'abbiamo fatta. Quel ragazzino
dev'essere Cal, il corrispondente Sky del nostro Phil. Steve, al mio
fianco, appoggia una mano sulla mia spalla, e finalmente sorride.
Sorrido anch'io, ma ora devo trovarlo. Sono arrivata fin qui, nessuno
più ha l'intenzione di attaccarci, non mi resta che completare
la mia missione.
"Ascoltate!" esclamo, guardando negli occhi quante più persone posso. "Sto cercando uno Sky, si chiama Jonah!"
"Anche io," Steve alza la voce come me. "Dovrebbe chiamarsi Alakei, se non sbaglio."
I ragazzi di fronte a noi si guardano, fino a che uno di loro fa un
passo un avanti: "Alakei e Jonah se ne stanno per i fatti loro insieme
agli altri Sky, tranne Cal che come avete visto era qui. Potete
trovarli in fondo al giardino, dietro al muro, ma attenzione alle
telecamere. Vi restano solo venti minuti, Cloud."
Porto una mano sul mio cuore, allora lui è qui.
Sorrido al ragazzo che ci ha appena aiutati, e dopo aver fatto un cenno
a Philip, corro tra la folla insieme a Steve. Ce la stiamo facendo,
sono sicura che lui è lì. Me lo sento. Ci hanno tenuti
separati cinque anni, ora sono solo cinque metri.
"Forza, Riley." Steve mi fa un cenno, rallentando la corsa. Sentiamo
delle voci provenire da dietro quella specie di statua contornata da
un muretto alto un metro e mezzo. Se non li vediamo da qui,
probabilmente sono seduti. Dopo così tanto tempo, e dopo
così tanta fatica, non posso crederci.
In ogni caso non c'è bisogno per noi di avere nessuna conferma,
dato che sono due ragazzi ad alzarsi da lì dietro prima di noi.
Sento il mio corpo irrigidirsi, e una volta che i due ragazzi sono
visibili grazie alla luce provocata dal palo appena fuori dalle mura
non ci sono più dubbi.
Il cuore, dopo questo colpo, cede.
Mi sembra di non sentire più alcun battito, e tutti i suoi diventano ovattati.
"Ehi, guarda che si sente male." Alakei, di fianco a Jonah, gli fa un cenno indicando me.
Mi sento male?
Sto per morire.
"E' solo sotto shock." è la risposta del rosso di fronte a me,
accompagnata da un sorriso mentre, rapidamente, avvicina il suo viso al
mio. "Complimenti, piccolo agente segreto."
Sono entrambi vestiti di nero, credo sia una specie di riconoscimento
per gli Sky. Steve, di fianco a me, dice qualcosa che non riesco a
capire. Sono completamente stordita, come se qualcuno mi avesse appena
sottoposta alla sedia elettrica. Anche Alakei parla, prima con Steve e
poi con me, ma ancora una volta non riesco a capire ciò che
dice. Alakei, poi, che nome strano da scegliere quando si ha una
seconda possibilità.
Il mio cervello connette qualche sensore sono quando Jonah mi prende
per un polso e mi porta via, distante da Steve e Alakei, ora impegnati
a parlare abbastanza animatamente.
Lo shock che mi permette di risvegliarmi arriva quando, una volta seduta sull'erba fredda, mi arriva addosso dell'acqua gelida.
"Sto bene!" sbotto subito e Jonah, seduto di fronte a me, mi rivolge uno sguardo decisamente poco convinto.
"Mi dici che cazzo stai facendo?" se lui non fosse davanti a me, forse
non riconoscerei la sua voce. Aveva dodici anni l'ultima volta che l'ho
sentito parlare, ora è cambiato in tutto e per tutto.
"Volevo vedere se eri ancora vivo." rispondo a bassa voce, asciugandomi il viso con le mani. "Ora l'ho appurato. E' fantastico."
"E' fantastico che tu non ti sia uccisa!" sbotta lui in tutta risposta,
incrociando le braccia. "Stai correndo un rischio più grande di
te. Devi andartene, Riley. Non posso parlare con te."
Jonah è finalmente davanti a me dopo cinque anni, e non è
esattamente il saluto che mi sarei aspettata. Insomma, ho faticato un
mese intero senza pausa per trovarlo, ora non ci sto a sentirmi
riempire di rimproveri.
"Non puoi salutarmi come Alakei ha fatto con Steve o come Cal ha fatto con Philip? Che cazzo hai che non va?"
"Io?" Jonah sgrana gli occhi verdi. "Che cazzo hai che non va tu,
Riley! Sei diventata scema? Lo sai che se ti trovano qui sei morta!"
"Ma se sono qui per te perché continui a rimproverarmi?!" sbotto, sbattendo le mani al suolo. "Alakei non-"
Jonah si alza in piedi di scatto, portandosi una mano alla fronte:
"Alakei e Steve sono due maschi, Cal e Philip anche. Tu non dureresti
un giorno in prigione, quindi vattene da qui."
Sgrano gli occhi, allora è irremovibile.
Fatica sprecata, ecco cos'è tutto questo. Fatica sprecata a correre dietro a qualcosa di inafferrabile.
"Non vuoi nemmeno sentire cos'ho da dire?" domando, alzandomi per poterlo guardare negli occhi. "Johnatan, ti prego-"
"Non chiamarmi più così, Riley. Nessuno può sapere
qual era il mio nome vero. E' meglio che tu sparisca di qui, non sto
scherzando." il rosso sospira, passandosi una mano tra i capelli. "Ti
prego, non farmi arrivare alle maniere forti. Vattene."
Annuisco, tirando su col naso: "Sono venuta qui sperando di trovare il
bambino che mi abbracciava quando mi vedeva di cinque anni fa, ma vedo
che mi sono sbagliata."
Jonah mi guarda negli occhi facendo una smorfia quasi divertita: "Non sono più un bambino, Riley."
"Non mi hai nemmeno abbracciata, Jonah, se è per questo." alzo
le spalle, sentendo l'aria fredda pungere la mia pelle. "Mi sono
sbagliata, te l'ho detto. Su ogni cosa che pensavo di te."
Jonah non risponde, solo abbassa lo sguardo. Non mi resta nient'altro
da fare che allontanarmi il più velocemente possibile da lui, ma
quando raggiungo Steve vedo che non è più insieme ad
Alakei. Philip, come noi, sta aspettando da solo in un angolo. E'
davvero così che hanno fatto loro il lavaggio del cervello?
Non ho bisogno di girarmi, so che non lo troverò più.
"Forza." sorrido a Philip, appoggiando una mano sulla sua schiena. "Andiamocene da qui. Ti aiuto a salire."
Il ragazzino annuisce, ma vedo che qualcosa non va, esattamente come
non va con me e con Steve. Non bado però a tutto questo attorno
a me, non mi interessa se alcuni dei ragazzi ci stanno guardando.
Intreccio le mani e do la spinta a Philip, che riesce ad aggrapparsi
quasi in cima. Dopo di lui sale Steve, e infine inizio io la mia
scalata.
Forse è la vista annebbiata, forse la stanchezza, ma sento il
mio piede scivolare quando sto per appoggiarlo sul muro prima di
issarmi per saltare fuori. Probabilmente la caduta farà male, mi
preparo già all'impatto. Questo, però, non avviene. Non
so come, resto sospesa a dieci centimetri dal suolo, cadendo poi con
l'unica conseguenza di una leggerissima botta alla testa.
Mi alzo di scatto, dietro di me non c'è più alcun
ragazzo, solo Alakei e Jonah. Quest'ultimo, guardandomi negli occhi, fa
un leggero sorriso: "Controllo del movimento, ricordi?"
Quindi è stato lui. Mi stava guardando mentre salivo, forse non
voleva lasciarmi andare così. Forse, però, questo non lo
saprò mai con certezza.
"Grazie." annuisco, ripulendomi leggermente.
Jonah mi fa un cenno, credo che non abbia più nulla da dirmi.
Appoggio un piede sul muro e ricomincio a salire, ora so per certo che
non dovrò più guardarmi indietro. Se questo è
ciò che ho ottenuto pensando a lui ogni giorno, allora è
stato tempo sprecato.
"Riley, ci sei?" sento la voce di Steve, e non so come questo riesce a sollevarmi appena.
"Sto arrivando!" esclamo, saltando giù.
Sui volti dei due ragazzi c'è solo delusione, ma li posso capire. Non è certo quello che ci aspettavamo.
L'unica cosa che abbiamo guadagnato da questa faccenda è
l'esserci trovati a vicenda, noi sette Cloud, ed essere stati capaci di
scoprire a cosa stavamo andando contro. Come sia andata a finire poi,
ormai è affare di cui dobbiamo scordarci.
00:49
Mercoledì 25 gennaio
Nuovo messaggio
Da: sconosciuto
Testo: Usciremo da qui tra due settimane per una specie di gita,
lì ci rivedremo. Ti farò avere i dettagli più
avanti. A presto.
Inviato alle 23:52 del giorno Martedì 24 gennaio
ANGOLO AUTRICE
Okay, beh, sono agitata.
Questa
storia non è assolutamente nata per essere pubblicata, ma in
qualche modo mi sarebbe dispiaciuto tenerla in disparte. Perciò
eccomi qui, non sono nuova di questo sito ma sono nuova in questo
genere, spero quindi di fare un buon lavoro e di interessarvi sempre di
più.
Ovviamente questo capitolo è solo un prologo, la lunghezza dei
capitoli veri e propri diventerà sempre di più man mano che la storia prosegue.
Love ya,
Ale xx