Neminis Lacrimae

di Bro
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Roh cammina nella pioggia. Mette meccanicamente un piede davanti all’altro, trascinandosi sulle fredde pietre della strada affollata, cercando strenuamente un incontro di sguardi, invano. Cerca un contatto, anche breve, anche minuscolo, ma tutti sfuggono, la trapassano come la pioggia.

Roh, piano piano, smette di strascicarsi: prima cammina, poi, d’improvviso, si mette a correre. Corre a perdifiato, tirando spallate a tutti quelli che incontra. Forse spera almeno che qualcuno la noti, ma nessuno si gira, nessuno si lamenta, e quando Roh si ferma, nella fredda aria invernale il suo respiro è invisibile quanto il vento.

I suoi piccoli polmoni si allargano e si restringono contro la cassa toracica, creando l’illusione che lei stia davvero respirando. Con voce sommessa, Roh sussurra: << Sono qui... >>. Lo ripete come un mantra, sempre più forte, quasi fosse un incantesimo che trae potere unicamente dalla forza della sua voce. << Sono qui... mi vedete? Sono qui, di fronte a voi, davanti ai vostri occhi! Io sono qui, esisto ancora! >>. Non si rivolge a nessuno in particolare: ora come ora, desidera solo che qualcuno la veda.

Roh si ritrova faccia a faccia con un uomo che la guarda dritto negli occhi, mentre cammina velocemente nella sua direzione. Dopo tanto tempo, Roh percepisce il calore della speranza sgorgarle dal petto. Non ha la minima idea di chi possa essere quell’uomo, ma non le importa. Muove qualche passo per accorciare la loro distanza. Sul suo viso, c’è un sorriso. Ma quando finalmente sono uno davanti all’altra, lui l’attraversa da parte a parte, continuando il suo cammino.

Il corpo di Roh si disgrega per diversi secondi, come una nuvola di fumo. Quando torna in sé, tutto il calore è sparito, come il suo sorriso, lasciando spazio a un incolmabile vuoto. Disperata, ansimante, si porta le mani al petto, dove il suo cuore ha smesso di battere ormai da tempo.

Davanti alla cruda realtà dei fatti, Roh grida. Grida con tutto il fiato che ha in gola, con tutte le forze che riesce a racimolare nel suo fragile corpicino. Grida come un’ossessa finché non crolla in ginocchio e non sente il freddo delle pietre penetrarle nelle ossa. Grida, senza emettere un suono, mentre tutti le passano attraverso e la calpestano.

<< Sono qui... io sono ancora qui... >>.

Lì, in mezzo alla strada, davanti a tutti, Roh piange fino a consumarsi, tornando dal nulla da cui era venuta.

 

 

 




 

 

 

 

 

N.d.a.: “Roh”, in indonesiano, significa “spirito”.





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