È con questo dolore sordo
nel petto che voglio vivere.
Non ho intenzione di dimenticare.
Se soffrire e provare dolore
è l’unico modo per tenerti
accanto a me allora starò male per una vita intera pur di non
perderti.
Dicono che la vita è
imprevedibile.
Mai diceria è stata
più reale.
So già che non ti
rivedrò. Non presto almeno.
Ho speranze nel cuore.
Speranze vane collegate a emozioni
fin troppo forti per
poterle sopportare.
Quando penso a te qualcosa mi
attanaglia dentro.
Troppe parole sono già
state sprecate per descrivere
l’inimmaginabile.
Solo chi lo prova sa che non
è un dolore insopportabile, ma
una dolce, calda e rassicurante sofferenza che ti aiuta ad andare
avanti quando
il tuo tormento non è al tuo fianco.
Ho mai provato qualcosa di
così caldo e intenso?
Si! Forse una volta, tanto tempo fa.
Troppo tempo fa.
È come un desiderio che
cresce dentro te.
All’inizio è
quasi invisibile, insignificante, finché non
punti il tuo sguardo su di lui e man mano che lo osservi, che lo
ascolti,
cresce dentro di te diventando incontenibile.
Sai bene che l’unica cosa
che lo può placare è la
realizzazione del desiderio stesso, ma conosci la vita e i suoi limiti
e,
purtroppo per te, questo è tra quelli.
Non si può annullare lo
spazio, il tempo , le distanze.
Non è possibile andare
contro la volontà delle persone per
risanare la propria, ormai distrutta dall’attesa.
È umanamente possibile che
un cuore arrivi a esplodere?
Forse i ricordi amplificano le nostre
sensazioni, ma i suoi
occhi erano reali.
Chissà quanto tempo
passerà ancora prima che io riesca a
incrociarli di nuovo.
Le sue mani.
Quelle non le posso aver immaginate o
amplificate nel tempo.
Non posso non ricordarmi esattamente
il loro calore, la loro
dolcezza e la loro fermezza.
Così fresche nelle
giornate estive, ma così calde e grandi
la sera, quando mi stringeva.
Ho ancora davanti agli occhi il suo
modo così naturale di
rapportarsi con me.
Come mi ha preso la mano quel giorno
in macchina.
Nessuno l’aveva mai fatto
con un fare così sicuro, ma al
tempo stesso dolce e deciso.
Ha intrecciato le nostre dita con
gesti esperti, come se
conoscesse le mie a memoria e, massaggiandomi il dorso della mano, me
le
stringeva fermamente.
È in quel preciso istante
che ho ceduto.
Prima non mi ero accorta di lui.
Non avevo fatto caso alla sua
presenza in mezzo a noi, o
almeno non nel modo in cui poi ho continuato a osservarlo.
Scherzi, battute e mezzi contatti si
sono susseguiti da quel
giorno.
Le coccole sono arrivate naturali e
il cercare
vicendevolmente lo sguardo dell’altro, sembrava una
necessità più che un gioco.
Ora le cose sono due: o quello,
è stato il gioco estivo più
intenso della mia vita o quel ragazzo ha qualcosa in più per
me.
Non so la vita, nella sua ironia, che
programmi ha per me.
Forse sperare ad alta voce non
è una gran mossa da fare, ma
io spero.
Spero per un noi.
Spero in un sogno.
Spero nell’impossibile.
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