Tu
devi tornare da me
-Lo
faccio per la mia famiglia-
Lucius
e Narcissa erano nel salotto scuro, illuminato fiocamente dalle
lampade che rilasciavano una luce flebile, e dai raggi della luna,
che si infiltravano dalla finestra e scivolavano sulle pareti.
L'uomo
dava le spalle a sua moglie, mentre fissava il suo sguardo fuori
dalla finestra, senza vedere veramente il paesaggio sottostante.
La
voce di lui era una risposta allo sguardo accusatorio di Narcissa,
che lo aveva accolto con freddezza quel giorno, tornato dal lavoro.
Lo
sapeva.
Bellatrix
alla fine doveva averglielo detto.
-Lo
fai per me?Lucius, la tua morte non rientra nei miei desideri- disse
lei con tono amaro.
Era
ancora in piedi, dietro di lui, lontana qualche metro ad osservare
con astio le spalle di suo marito.
-Hai
così poca fiducia in me?- mormorò Lucius – Credi
che qualche babbano senza poteri possa uccidermi?-
Lei
lo raggiunse in fretta, portandosi dietro suo marito, per rispondere
con forza:
-Non
ho paura di loro, ma di Lui-
-Ho
la sua benedizione, sono un suo seguace, non un suo schiavo, né
un suo nemico- disse Lucius per voltarsi finalmente verso sua moglie
e gelarla sul posto con uno sguardo freddo, lontano, ma nello stesso
tempo dolorosamente pungente.
-Chi
ti ha convinto?Che cos'è stato? Quando?-
La
voce di Narcissa tremava di rabbia, di preoccupazione, aveva bisogno
di dirigere quelle emozioni su qualcosa, su qualcuno.
-Smettila-
rispose lui infastidito- Smettila di vedermi come un bambino che
insegue un aquilone, non puoi vedermi davvero così stolto, non
lo accetto!- la sua voce saliva sempre più di volume,
abbattendosi sulla donna con rabbia.
-L'ho
scelto io!- riprese sottolineando crudelmente l'ultima parola-
Ho sentito del Signore Oscuro, delle sue grandi gesta e mi sono detto
che lo avrei fatto, lo avrei seguito in capo al mondo, per vedere
realizzato quel futuro che lui ci promette. Perchè non capisci
Narcissa?Non sei stanca anche tu di vedere quegli insetti che hanno
la pretesa, l'arroganza, di essere nostri pari?-
La
donna non lo guardava negli occhi, aveva fissato il suo sguardo
gelido sulla parete di fronte, mentre aspettava che quella marea di
parole le passasse attraverso e scomparisse nel silenzio.
Narcissa
odiava i babbani, i mezzibabbani, certo.
Non
metteva in dubbio che fossero esseri assai spregevoli, come poteva
essere altrimenti?
Erano
privi di magia, che prima avevano disprezzato quest'ultima, avevano
perseguitato tutti coloro che la possedevano, e poi tutto ad un
tratto, come per incanto, desideravano ardentemente appropriarsi di
quegli stessi poteri che secoli fa avevano odiato con forza.
Eppure
lei non li disprezzava così tanto da mettere in pericolo la
propria vita, il proprio futuro, si limitava a tenersi alla larga da
quegli inetti, punto.
-Non
ti sto dicendo di non odiarli, sai bene quanto me quanto quegli
esseri abbiano il mio disgusto, ma preferirei che tu non mettessi la
tua vita in pericolo, per un uomo che ha dei piani foll..-
-Attenta
a quello che dici, moglie mia- l'avvertì Lucius
interrompendola.
-Oh
è così? Riponi in Lui tutta la fedeltà ora,
anzichè in tua moglie?- rispose lei ora ancorando il proprio
sguardo a quello glaciale dell'uomo davanti a lei.
-Perchè
non lo capisci?- la voce di Lucius era stanca, spossata- Io lo faccio
per te, per noi. Lo faccio per il figlio che vivrà in questo
mondo, un mondo che, se i piani, che tu chiami folli, del Signore
Oscuro, andranno come lui vuole, sarà libero da quei
parassiti, ospitato solo da persone come noi, degne. Non lo
vuoi anche tu?-
Lei
immaginò quel mondo, si, era bello, molto bello.
Vedeva
quel bambino dai capelli biondi, con il viso di Lucius, che non era
più costretto a dividere la propria aria con quelle persone.
Eppure
un'immagine arrivò bruscamente ad interrompere quella visione.
Lucius,
morto.
Lo
immaginò riverso al suolo, con i suoi bellissimi occhi privi
di vita che fissavano il cielo, immaginava il suo corpo, prima
scattante, ora gettato tra il fango, insieme al suo sangue.
E
una lacrima scivolò sulla sua guancia.
Non
era abituata a piangere, suo padre lo detestava, sua sorella la
derideva, quindi si era imposta fin da bambina di centellinare le
proprie emozioni, di farle uscire solo quando la sommergevano.
Quello
era il momento.
Tutta
la paura, la confusione, la tristezza per non essere compresa,
riempirono il suo cuore e i suoi occhi.
-Io...io....-
le sue labbra tremanti provavano a dar vita a parole, che però
morivano senza alzarsi in volo.
Lucius,
che prima stava di fronte a lei con gli occhi pieni di gelo, si
sciolse, preso dai sensi di colpa, davanti allo sguardo di sua
moglie, terrorizzata, come una bambina.
Non
sapeva cosa dire, come comportarsi, se lasciarla sfogarsi, o se
rimanere là, fermo sul posto.
Prestando
ascolto al proprio cuore capì che era solo una, la cosa
migliore da fare.
Si
avvicinò sempre di più a sua moglie e la strinse in un
abbraccio, così forte da farle male.
Lei
si sciolse, lo strinse di rimando, aggrappandosi a lui come se fosse
l'unica via di fuga in quel mare di disperazione.
E
la voce di lei esplose in un singhiozzo, in uno straziante lamento:
-Ti
prego Lucius, ti prego, non morire-
L'uomo
si irrigidì un po' nel sentire quella frase, e la commozione
si fece strada nel suo cuore.
Quella
creatura era così disperata, così terrorizzata per lui,
solo per lui.
Non
le importava di sua sorella, non gli chiedeva implorante di salvare
lei, non aveva paura per se stessa.
No,
i pensieri della donna erano solo per lui, interamente per la sua
vita.
E
questi pensieri scossero Lucius, con forza, lasciandosi sfuggire un
sospiro angosciato.
-Ti
prometto che starò attento-
-Non
mi basta- sussurrò di rimando lei duramente.
-Cosa
vuoi che prometta? Dimmelo, dimmelo amore e lo farò-
-Promettimi
che, quando arriverà il pericolo, pur di tornare a casa
sacrificherai tutto. Non mi interessa del tuo Signore, non mi
interessa dei suoi seguaci, che muoiano per le loro folli speranze,
non tu. Non mi importa se ti vedranno come un vigliacco, un
traditore, tu...-
Le
lacrime si affollavano sui suoi occhi, ma era decisa a non lasciarle
andare e, dopo aver preso un respiro profondo contro il petto di suo
marito proruppe in un deciso:
-Tu
devi tornare da me-
Alcune
lacrime traditrici sfuggirono al suo controllo e si impigliarono sui
capelli di Lucius, che cadevano candidi sulla sua spalla.
Lui
stette un po' in silenzio, lasciando che il proprio cuore riprendesse
il solito ritmo, e poi rispose, dopo averla stretta ancora un po':
-Lo
prometto-
E
il sollievo sciolse il cuore della donna, che si abbandonò tra
le braccia di lui con un sospiro.
Che
quel mostro marchiasse pure il braccio di suo marito, lei aveva
marchiato il suo cuore.
Un
lieve sorriso di soddisfazione si fece strada sul viso di lei,
portandola a stringere ancora di più il corpo del suo
Lucius.
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