Mostro.
Una
parola che sento più vicina del mio stesso cognome.
Lannister.
Che
lettere potenti, richiamano la lucentezza dell'oro, la forza
divampante del rosso, la grazia aggressiva del leone.
Eppure
guardandomi, diavolo, chi potrebbe cucire queste pompose lettere sul
mio profilo malformato?
Chi,
anche solo ad uno sguardo disattento, oserebbe affermare che questa
parola non stona con il mio corpo sgraziatamente piccolo, le mie mani
tozze, le mie gambe incerte?
Mi
viene da ridere, e sono tanto ubriaco da farlo e non curarmi troppo
di esser creduto pazzo.
Ridere
perchè di piangere non sono ormai più capace.
Un
mostro sa piangere poi? Dovrei tentare uno di questi giorni.
Il
sapore del vino mi inebria, lo sento soffocarmi piano, pompare nelle
vene con forza.
Che
gli dei antichi e nuovi benedicano il vino e le sue molteplici
qualità.
Che
mondo sarebbe senza? E senza il sesso...ah diavolo!
Che
bello spettacolo, davvero un bello spettacolo devo essere.
Mostro,
nano, ubriaco, ridacchiante.
Un
giullare dalle braccia mozze mostrerebbe più dignità.
Ma
la dignità, che se la prendano i mercanti, la vendo al miglior
offerente.
-Forse
è meglio che questa la diate a me-
La
voce del padrone della taverna, un ragazzino dalla faccia secca ed
emaciata, mi raggiunge incerta mentre tenta di prendermi la bottiglia
dalle mani, come se avesse paura di vedermi lanciare coltelli ai suoi
distinti clienti.
-Forse
invece è meglio che tu vada a prendermene un'altra, ragazzo-
Il
suono delle monete lanciate sul legno tintinna come una collana d'oro
sul collo di una vecchia decrepita, ancora serve a qualcosa essere un
Lannister dopotutto.
Che
mi prendano gli dei se ti lascerò togliermi quest'ultimo
conforto.
Stringo
più forte la bottiglia, dovrai mozzarmi la mano.
Ma
no, vai via, ti rifugi di nuovo dietro il bancone.
Una
domanda mi arriva secca, scoccata da un orecchio ad un altro: avrà
avuto paura del mio aspetto, o del mio cognome?
Che
io sia un Lannister lo sanno anche i sassi, i massi scomposti che
circondano le casette di questa campagna piena di piscio.
Che
io sia un mostro, lo vedono anche gli alberi, che si agitano
irrequieti.
O
forse ha paura perchè sono ubriaco?
Perchè
sono pazzo?
Sono
pazzo?
Al
diavolo, anche lo fossi dubito potrei intuirlo.
Un
brindisi a te, padre, che mi hai disprezzato fin dal primo vagito.
Un
brindisi a te, sorella, che odi ogni passo che muovo, ogni battito
che il mio cuore si permette di produrre.
Un
brindisi a te fratello...un brindisi a te, perchè mi vuoi
bene, nonostante tutto.
-Ehi
ragazzo, quanto è grande la tua taverna ? Ti sei perso per
cercare quella dannata bottiglia?-
Ridacchio
tra me e me, e faccio fatica a fermarmi.
Quando
si inizia è come un masso che rotola per un lungo pendio.
Rotola
rotola rotola.
Non
si fermerà fino a che non si presenterà un ostacolo.
-Stiamo
per chiudere, Signore-
Ecco
l'ostacolo.
Cerco
di scendere dallo sgabello, troppo alto per un nano come me.
Anzi,
per un nano ubriaco come me.
Riprendo
a ridacchiare e sento le gambe cedere molli, e il mio culo abbattersi
sul terreno.
Ilarità
generale.
Se
solo potessi vedermi, ridere sarebbe d'obbligo.
Un
nano ubriaco che tenta di scendere da uno sgabello.
Forse
è così la vita.
Si,
deve essere così per me.
Uno
sgabello troppo alto e io troppo ubriaco per scendere.
L'ultima
cosa che vedo è la polvere del pavimento, la osservo con il
naso schiacciato sulle mattonelle.
E
le risate mi arrivano da lontano, mi circondano, come una coperta di
grassa vergogna.
Un
altro giorno è passato.
Un
altro giorno da mostro.
Un
altro giorno da Lannister.
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