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Ariell corse a
perdifiato con le lacrime che le appannavano la vista, i piedi che
volavano sul marciapiede e la mente piena di immagini sgradevoli.
Stampata nella
sua mente c'era l'immagine di Tomas che baciava appassionatamente
Lara, le sue labbra dolci e morbide che mordicchiavano il labbro
carnoso della ragazza.
Peccato che la
ragazza in questione non fosse lei.
Il mondo le era
crollato sotto i piedi.
Aveva donato il
suo cuore a quel ragazzo e lui glielo aveva restituito in mille
pezzi.
Correva a testa
bassa veloce come un fulmine, la gente la schivava per pura fortuna
gridandole dietro improperi ma lei non se ne curava.
Un ragazzo
colto di sorpresa non riuscì a togliersi di mezzo e cozzò
contro di lei facendola cadere.
“Ehi,
dovresti guardare dove vai ragazzina.” la rimproverò
allungandole una mano per aiutarla.
Solo quando
Ariell alzò lo sguardo lui si accorse del volto rigato dalle
lacrime.
“Stai
bene? Ti sei fatta male?” le chiese preoccupato tirandola in
piedi.
“S-si sto
bene. Voglio solo andare a casa.” riuscì a rispondere
stordita.
Il ragazzo la
guardò corrugando la fronte confuso.
“Vuoi che
ti accompagni? Non mi sembri granché in forma.” si offrì
sorridendole incerto.
Ariell scosse
la testa lentamente facendo cadere lo sguardo a terra.
“Ok, come
vuoi.” cedette lui.
La ragazza si
voltò e riprese il cammino con la testa bassa e la testa
pesante.
“Ehy!”
si sentì chiamare.
Si voltò
guardando il ragazzo che se ne stava fermo in mezzo al marciapiede
con la testa inclinata da una parte.
“Qualunque
cosa sia successo...beh, non vale la pena disperarsi.” le disse
con voce quasi dolce.
Tutta la rabbia
che covava dentro si spense a quelle parole.
Non capì
perché ma tutto d'un tratto si sentì come vuota, come
se la rabbia e il dolore si fossero portati via tutto, anima e cuore.
Guardò
il ragazzo e annuì.
“Grazie.”
disse soltanto prima di voltarsi nuovamente e riprendere la strada
verso casa.
Il ragazzo
rimase a guardarla un altro po' finché l'esile figura non
sparì dietro l'angolo di un alto edificio.
Poi, con il
volto della ragazza scolpito nella mente si mise le mani in tasca e
proseguì.
Perché
mai piangeva disperata?
Non lo avrebbe
mai saputo.
Come un automa
Ariell arrivò davanti a casa, salì i tre scalini e si
lasciò cadere sulla sedia sotto il portico, lo sguardo perso
nel vuoto e la mente buia, vuota.
Le mani strette
in grembo a stropicciare il tessuto leggero fin quasi a strapparlo.
Il cellulare
prese a squillare nella tasca ma lei non si mosse di un millimetro.
Non sapeva
quanto tempo era rimasta lì immobile, l'unico rumore il suo
respiro che si spezzava di tanto in tanto per un singhiozzo e il
cellulare che a intervalli suonava.
Poi la porta
d'ingresso si aprì e la madre si affacciò all'esterno.
“Tesoro,
che ci fai lì? Non entri?” la voce dolce di Joyce le
sciolse il cuore e alzò lo sguardo verso di lei.
Non appena i
loro occhi si incontrarono la donna capì che qualcosa non
andava, il viso di Ariell devastato dal dolore, gli occhi lucidi e
gonfi, il mascara che le segnava le guance pallide.
“Ariell,
cos'è successo?” si inginocchiò dinanzi alla
giovane prendendole le mani gelide nelle sue.
Quel contatto
caldo, affettuoso la fece piangere ancora di più.
“Tomas...”
un singhiozzo le incrinò la voce prima che lei potesse
continuare “Tomas mi ha tradita con Lara.” riuscì
infine a dire.
Gli occhi di
Joyce si velarono e l'unica cosa che poté fare fu abbracciare
la figlia che si lasciò andare tra le sue braccia, la testa
appoggiata alla spalla e le braccia strette intorno a lei così
forte che faticava a respirare ma la lasciò fare.
Dopo diversi
minuti la donna si staccò prendendole il viso tra le mani e
accarezzandola dolcemente.
“Tesoro,
entriamo in casa, comincia a fare freddo.”
Ma Ariell non
lo sentiva, come se il suo corpo fosse immune anche a quello.
Si lasciò
tirare in piedi e portare in casa come una bambina, si adagiò
sul divano e rimase lì per almeno un ora mentre la madre la
copriva con una coperta e le chiedeva più volte se voleva
parlarne.
Ariell non
aveva la forza di parlarne, forse domani, forse mai.
Quando rientrò
il padre, Joyce lo portò in cucina e gli raccontò il
poco che sapeva, le voci ovattate le arrivavano all'orecchio ma era
come se non attecchissero, come se non avessero un senso logico.
Lei era chiusa
nel suo mondo, un mondo dove al momento c'era solo dolore e
sconforto, un senso di tradimento che le bruciava in petto.
Sentì i
passi del padre avvicinarsi e alzò su di lui lo sguardo
spento.
Norman si
sedette accanto a lei e le prese il mento tra le dita guardandola
fisso.
“So che
ora stai male ma ricordati che sei forte, più di quanto pensi.
E non sei sola, hai me e la mamma, Magdalena, insomma non sei sola.”
le disse con la voce bassa e lo sguardo colmo d'amore.
Lacrime di
commozione le velarono gli occhi arrossati e di slancio si buttò
tra le braccia forti e sicure del padre che la strinse a sé
accarezzandole i capelli.
Joyce si
affacciò sulla soglia del salotto e si asciugò una
lacrima dal viso.
I giorni
seguenti furono terribili, Ariell rimase barricata in camera, non
volle andare a scuola per giorni, non mangiò praticamente
nulla, passava il suo tempo chiusa nel mutismo con lo sguardo perso
nel vuoto e la testa affollata da mille pensieri, il cuore pesante
nel petto.
Si sentiva
vuota, persa, non riusciva a concentrarsi su nulla che non fossero i
ricordi condivisi con Tomas.
Ricordava ogni
singolo momento di felicità, i baci, le parole dette.
Le mancava
tutto di lui, il suo profumo muschiato e fresco, il suo sorriso
aperto che faceva spuntare le due fossette al lato della bocca, lo
sguardo caldo quando scivolava su di lei.
Tutto questo
ora non c'era più e non ci sarebbe più stato.
Come avrebbe
fatto ad andare avanti senza di lui?
Sarebbe
ripiombata nella vecchia esistenza dove era solo una tra le tante,
una ragazza chiusa, solitaria, che non si fidava di nessuno ora più
che mai.
Non sarebbe mai
più riuscita a fidarsi di un altro ragazzo, non dopo il colpo
che le aveva inferto.
E le amiche
poi?
Si sarebbe
ancora fidata di una persona che si reputava amica?
Il leggero
bussare alla porta la fece trasalire.
Il viso paffuto
e dolce della madre si affacciò timidamente nella stanza, la
preoccupazione che le velava gli occhi.
“C'è
una persona che vuole vederti, è passata di qui tutti i giorni
per chiedere di te ma ho assecondato la tua richiesta di non vedere
nessuno e l'ho mandata via ma...ora tesoro devi uscire, affrontare il
mondo nuovamente.” le disse la madre dolcemente.
“Va bene
mamma. Ma non voglio vederlo, non ora.” sussurrò Ariell
con decisione.
“Non è
Tomas. È passato di qui ieri ma tuo padre l'ha cacciato. Non
credo si ripresenterà.” la rassicurò
avvicinandosi per accarezzarle la mano.
La ragazza la
strinse come a ringraziarla.
Con un debole
sorriso Joyce uscì dalla stanza.
Una testa
ricciuta fece capolino dalla porta assieme ad un paio di profondi
occhi castani.
“Hey
straniera. È ora di alzare il tuo bel sederino dal letto e ti
avverto che se non lo fai da sola sarò costretta ad
obbligarti.” fu il saluto diretto di Magdalena.
Per tutta
risposta Ariell si alzò dal letto.
“Oh
Maddy!” sussurrò prima di buttarsi fra le sue braccia e
scoppiare a piangere per l'ennesima volta.
“Lo so,
lo so che fa male. Piangi, sfogati e quando lo avrai fatto ti
vestirai, ti pettinerai i capelli e usciremo da questa stanza
insieme.” le bisbigliò all'orecchio stringendola a sé.
Ariell guardò
negli occhi la sua amica, la sua ancora, la sua roccia che ancora una
volta era venuta a salvarla.
“Mi
sembra di essere caduta in un incubo Maddy. Com'è potuto
succedere?” chiese più a sé stessa che a lei.
“Detesto
dovertelo dire ma io ho sempre saputo che era un bastardo, l'intuito
me lo diceva che non era ciò che sembra. Mi spiace che tu
l'abbia dovuto scoprire così.” disse Magdalena inarcando
il sopracciglio come faceva sempre quando parlava di Tomas.
“So cosa
pensi di lui e ora so che avevi ragione ma, lui era perfetto, dolce,
carino, premuroso... mai avrei pensato che potesse tradirmi.”
“Beh, gli
stronzi sono i migliori a fingere.” borbottò lei
infastidita.
“Già.”
rispose Ariell incurvando le spalle.
“Ascolta
Ari, non dico che non ti abbia mai amato perché direi una
cazzata, solo che probabilmente non ti amava abbastanza. E poi non
dimentichiamoci che è un maschio per cui geneticamente stupido
e pieno di ormoni in subbuglio. Lara è uno schianto e fa la
civetta un po' con tutti per cui penso sia stato facile per lui
cedere.” le confessò Maddy incurvando le labbra in un
lieve sorriso comprensivo.
Lo sguardo
della ragazza cadde sul cellulare di Ariell, buttato in un angolo
della scrivania.
“Ti ho
chiamata almeno dieci volte per non parlare della trentina di
messaggi che ti ho mandato. Non pensi sia ora di accenderlo?”
le disse facendo un cenno del capo in quella direzione.
“Tomas ha
cercato di chiamarmi ma io non ho nulla da dirgli.” si
giustificò aggrottando la fronte.
“Ari, non
lo potrai evitare per sempre, abitiamo in una cittadina piccola,
frequentiamo la stessa scuola e gli stessi posti. Prima o poi lo
dovrai affrontare ed prima lo fai meglio sarà.” la
rimbeccò decisa.
“Hai
ragione. Fammelo evitare ancora per oggi ok? Poi ti prometto che
accenderò il telefono, tornerò a scuola e mi riprenderò
la mia vita passo dopo passo.” le disse Ariell implorante.
“Ok, va
bene ancora oggi ma da domani si cambia registro. E ora alzati
pigrona che andiamo a mangiarci un maxi cono al cioccolato e crema.”
esclamò con un grosso sorriso ebete sulla faccia da monella
che aveva.
Ariell non poté
fare a meno di lasciarsi sfuggire una risatina prima di alzarsi e
andare all'armadio per un veloce cambio d'abiti.
La giornata
trascorse tranquilla e qualche volta Ariell riuscì anche a
ridere grazie a Maddy.
Il pensiero di
dover affrontare Tomas e Lara la angustiava ma almeno per qualche ora
non voleva pensarci.
Appena fosse
tornata a casa avrebbe acceso il telefono e se Tomas l'avesse
chiamata avrebbe risposto dimostrando di essere una ragazza matura,
che non sapeva solo scappare dalle situazioni scomode.
In fondo, era a
lui a doversi nascondere per la vergogna dopo quello che aveva fatto,
non certo lei.
Si, si disse ce
l'avrebbe fatta passo dopo passo.
ANGOLINO
DELL'AUTRICE:
Ciao a tutti,
spero che il
capitolo vi sia piaciuto, la povera Ariell soffre da morire e noi
ragazze sappiamo bene quanto diventiamo patetiche e fragili quando
soffriamo per amore ma dobbiamo ricordarci sempre che nessuno merita
le nostre lacrime perché ogni persona è speciale e se
gli altri non lo capiscono beh, peggio per loro.
Che pensate
succederà nel prossimo capitolo?
So che siamo
già al sesto capitolo e la parte mistica non è ancora
uscita ma vi ho promesso una storia con degli elementi sovrannaturali
e vi giuro che l'avrete, dovete solo pazientare un pochino e lasciare
che la storia prosegua passo passo per capire bene di che si tratta.
Fidatevi di me.
Un bacione
dalla vostra Fly90.
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