-Un
attimo lungo una vita-
-Non
stavolta Tonks, ho degli affari urgenti al Ministero, andrai con
Remus-
Quella
frase era arrivata violenta alle sue orecchie, sbrigativa ed aspra.
Alastor
Moody odiava impiegare le sue forze per faccende al Ministero(*),
soprattutto se queste faccende avevano a che fare con un immenso
spreco di tempo in affari burocratici.
Scartoffie
infinite e inchiostro buttato.
Ma,
per quanto la cosa lo infastidisse, non aveva voglia di avere
magagne, non in quei giorni, che l'atmosfera si faceva sempre più
spinosa.
Quello
però che non poteva immaginare erano i pensieri balzati sulla
mente della giovane Ninfadora al suono di quelle parole.
La
ragazza infatti, non appena arrivata alle sue orecchie quella frase,
inciampò goffamente su un masso al ciglio della strada e quasi
rovinò a terra.
Lei,
Remus, da soli, per la prima volta.
Si
conoscevano da tempo ormai, ma mai le era stata data la possibilità
di fare una missione con lui, sola con lui.
Perchè
in primo luogo l'uomo era impegnato in una fase delicata nel suo
piano riguardante i lupi mannari, in secondo luogo, lei era stata da
sempre affiancata da Alastor, suo mentore.
-Quando
imparerai a mettere un piede dietro l'altro?- fece scocciato l'uomo
fermandosi a guardarla – non credo di aver visto mai un'auror
più goffa di te, parola mia Ninfadora-
Lei,
guardandolo torva rispose :
-Ora
l'hai vista, vuoi farmi una foto per immortalare il fatto?-
-Che
ti succede? Sei più acida del solito- riprese l'altro
ridacchiando e camminando a fianco alla ragazza.
-Niente-
mormorò cupa Tonks.
Niente
non era la parola giusta, non lo era affatto.
Anzi,
niente era la parola più lontana che potesse esserci da
quello che stava scuotendo l'animo della giovane.
Paura
di mostrarsi incapace ai suoi occhi, trepidazione per poter essergli
accanto, di nuovo paura perchè forse lui non la voleva affatto
tra i piedi, trepidazione per scoprire se le sue paure fossero
fondate.
Alastor
entrò nella vecchia casa dei Black, e Tonks tentò in
tutti i modi, con tutte le sue forze, di riprendere il controllo di
se stessa.
E'
una missione, non certo un'uscita romantica, che diavolo ti prende?
-Finalmente,
stavamo per incominciare a preoccuparci!- la voce della signora
Weasley era calda e piena di sollievo, così come il suo volto
dolce e rilassato.
Alastor
rispose con voce bassa e un sorrisetto ironico :
-Beh,
i mangiamorte hanno poco lavoro da fare con Tonks, è più
probabile che si faccia del male da sola-
La
ragazza stava per rispondere a tono, quando si ricordò del
quadro della madre di Sirius e tacque ma non senza lanciare
occhiatacce all'uomo, che invece sorrideva quieto.
Il
signor Weasley li aspettava seduto a tavola, in compagnia di Sirius e
Lupin.
Una
mappa davanti a loro catturava gli sguardi di tutti e tre, che
indicavano ora un luogo ora un altro, commentando poi la strategia da
prendere.
-Siete
arrivati finalmente, così Molly potrà finalmente
rilassarsi, stava andando fuori di te.....- ma si rimangiò le
parole dopo aver notato lo sguardo bieco di sua moglie.
-Eravamo
tutti preoccupati- concluse alla fine con la faccia rossa.
-Parla
per te- Sirius rispose dondolandosi placidamente sulla sedia- non
avevo alcun dubbio sulla bravura della mia cuginetta-
-E
riguardo alla mia di bravura?- rispose Alastor cercando tra un passo
zoppicato e l'altro una bottiglia di vino.
-Su
quella non ci conterei troppo- rise poi Sirius coinvolgendo tutti.
-Ho
saputo che stasera devi essere al Ministero- interruppe lo scambio il
signor Weasley incuriosito.
-Si,
scartoffie su scartoffie, non posso credere di dover perdere tempo
con queste sciocchezze, non sono certo un dannato scribacchino o un
….un....- ma non venendogli in mente altri mestieri che
avessero a che fare con la scrittura, si limitò a gracchiare
un esasperato- al diavolo- per poi gettarsi sul suo bicchiere di
vino.
-Dovrai
accompagnarla tu Remus- fece poi dopo un lungo sorso.
-Uhm?-
l'uomo dopo averli salutati era caduto nel marasma dei suoi pensieri
e ne era risalito solo al sentire il proprio nome chiamato in causa.
Tonks
invece si era seduta, con la testa fra le mani e i gomiti piantati
sul tavolo, e sentendo di nuovo quella frase ebbe la sensazione di
sprofondare sempre più giù, fino al pavimento
polveroso.
-Io
non posso andare in missione oggi- scandì piano Alastor, come
se temesse che il povero lupo fosse diventato rimbambito o sordo-
quindi verrà con te, non è ancor pronta ad andare da
sola....non insistere- disse poi rivolto alla ragazza, che aveva già
tutta l'aria di volerlo interrompere.
Remus
sembrava sempre più confuso, aveva la fronte aggrottata e lo
sguardo perso, poi, tutto ad un tratto, spostò lo sguardo da
Alastor a Tonks e proruppe in un:
-Ah...certo,
certo...certo-
-Ok,
basta ripeterlo, non sono mica sordo- interruppe Moody.
Remus
ridacchiò nervosamente, riportando lo sguardo sulla mappa
sbiadita e spiegazzata.
-Sarà
un vero piacere- riprese poi lanciando uno sguardo gentile alla
ragazza -anche se temo che ti annoierai da morire, le mie missioni
sono un po'...piatte- fece lui a mo' di scusa.
-Con
la sua mancanza di equilibrio vedrai che sarà facile
trasformarla in una missione mortale- ridacchiò tossendo
Alastor, con il vino che tingeva le sue guance deturpate.
Tonks
arrossì sempre di più e fu tentata di alzarsi per
stringere il collo del suo mentore tra le dita.
Ma
prima che potesse attuare la sua vendetta, Remus disse con un sorriso
caldo:
-Oh
sono sicuro che invece sarà bravissima-
Tonks
era certa che fosse solo per gentilezza, una frase garbata per
toglierla dall'imbarazzo.
Ma
il suo cuore danzava, faceva piroette sfrenate.
Il
signor Weasley e la signora Weasley, che avevano intavolato una
discussione riguardo Harry e le condizioni del ragazzo con Sirius,
tornarono tra loro, incominciando a pianificare il da farsi.
-E'
ora che io levi le tende signori e signorina- Si alzò con un
sospiro stanco Alastor dirigendosi verso l'uscita.
Prima
però di andarsene si rivolse a Remus con tono serio:
-Prenditi
cura di lei- per poi aggiungere un ironico-non farla inciampare nella
bocca di un mannaro-
Tutti
ridacchiarono, e stavolta neanche Tonks riuscì ad trattenersi.
-La
proteggerò con la mia stessa vita- disse Remus dolcemente.
Perchè
quelle frasi?
E
soprattutto perchè le facevano quell'effetto?
Non
era una verginella alla sua prima cotta, per l'amor di Merlino e dei
Folletti Taccagni!
Eppure
le bastava sentire la sua voce, che ogni nervo del suo corpo sembrava
vibrare.
-E'
sera, dovremmo andare anche noi- fece lui interrompendo il flusso dei
suoi pensieri.
-State
attenti, vi prego- la voce di Molly era colma di urgenza, una
preghiera accorata.
-Non
devi preoccuparti per noi Molly- la rassicurò con un sorriso e
una carezza sulla spalla Remus.
Tonk
invece l'abbracciò forte, e l'altra rispose con un sospiro
pieno di tensione.
Il
signor Weasley li salutò con una pacca sulle spalle e un
sorriso tirato, anche lui era teso, ma non voleva darlo a vedere.
L'aria
fredda della sera li accolse all'improvviso, facendoli tremare
entrambi.
I
passi dell'uomo erano lenti, cauti, attendevano che quelli di lei li
raggiungessero.
Una
volta vicini, l'imbarazzo era palpabile.
In
lui si notava per la sequenza interminabile di sorrisetti nervosi, in
lei nelle mani che si torturavano tra loro.
-Non
credo tu conosca la foresta che dovremo raggiungere
quindi....beh....- la voce dell'uomo era nervosa e flebile.
Lei
lo guardava confusa, tentando di dare un significato a quella frase.
Poi
Remus le mostrò il braccio e lei intuì dandosi della
stupida.
-Oh,
una materializzazione congiunta, scusa, non avevo capito- ormai il
rossore pizzicava tutto il viso.
Possibile
che fosse così lenta vicino a lui?
Si
sentiva una bambina che non era in grado di mettere un piede dietro
l'altro, una parola dietro l'altra.
Lui
la scusò ridacchiando, ma tremò impercettibilmente
quando la delicata mano della ragazza gli strinse il braccio.
Sentiva
perfettamente le sue dita che stringevano in una morsa dolce il suo
avambraccio, le sentiva come se non indossasse nulla, come se fosse
scomparsa ogni barriera.
Poteva
quasi avvertirne il calore.
-Remus?-
Che
non si ricordasse il luogo da raggiungere?
Ma,
ben lungi da essere preso da un attacco di amnesia, il lupo era preso
da ben altri pensieri, che lo fecero arrossire lievemente.
-Sì,
scusami, ero un attimo distratto...andiamo-
Sparirono
in un vortice confuso e in quel momento, entrambi si sentirono uniti.
Come
se i loro corpi si mescolassero, fossero stretti in una danza caotica
e vertiginosa.
Ma
tutto cessò in un attimo, facendo cadere la ragazza a terra
con un tonfo secco.
-Stai
bene?- non potè però trattenersi dal ridacchiare.
Possibile
che trovasse quella ragazza sempre a terra?
Lei
gli lanciò un'occhiata tra il minaccioso e il divertito, ma
non commentò, troppo presa dal paesaggio circostante.
La
foresta era davvero inquietante.
Gli
alberi si ergevano maestosi e scheletrici, come macabri guardiani
della notte.
Le
stelle però e la luna, che li osservavano dall'alto,
regalavano una luce confortante, anche se riuscivano a contribuire
nel rendere quel paesaggio acnora più spaventoso.
La
luna infatti intagliava i suoi raggi con i rami secchi e spogli,
allungando le ombre di ogni dettaglio in quella maestosa foresta.
-Non
preoccuparti- sussurrò Remus al suo fianco, avendo intuito il
timore di lei-conosco bene questo luogo, non hai nulla da temere-
Avrebbe
tanto voluto sostituire quella gelida frase con “ perchè
qui ci sono io con te”
Ma
non lo fece, sarebbe sicuramente scappata a gambe levate,
terrorizzata da un lupo mannaro in calore.
Sudava
freddo al solo pensiero.
Ma
la frase, formale o no, aveva sortito l'effetto desiderato, perchè
la giovane gli sorrise di rimando rasserenata.
-Non
ho paura- mormorò poi imbarazzata, facendolo sorridere
teneramente.
-Oh
lo so, sei una tipa tosta-
Lei
aprì bocca per rispondere, ma lui mise un dito davanti alla
bocca, facendole cenno di tacere, poi spostò lo stesso dito
verso l'orecchio, per portarla ad ascoltare.
All'inizio
Tonks non avvertì nulla, se non il silenzio opprimente che
aleggiava tra i tronchi spogli.
Ma
dopo qualche secondo, arrivarono a lei delle risate sguaiate.
-Seguimi-
fece Remus arretrando verso un recinto di alti arbusti.
Si
inginocchiarono entrambi a terra, coprendosi alla vista.
In
quel momento erano così vicini.
Davvero
vicini.
E
Ninfadora si diede della sciocca.
Pensare
a queste cose in una situazione del genere.
Che
pazzia.
Ma
i suoi occhi, calamitati dal viso dell'altro, corsero disperati alla
ricerca dei dettagli nei tratti di lui.
Non
aveva notato la sfumatura nocciola nei suoi occhi scuri, era forse
per quello che sembravano così caldi?
Le
mani, così grandi, stringevano i rami davanti a lui,
distrattamente.
Non
le aveva viste così grandi, lunghe ed aggraziate.
Anche
le sue braccia, sembravano davvero più muscolose di quello che
immaginava.
Chissà
come sarebbe stato senza quel pesante maglione.
Il
viso di lei si fece paonazzo, e un tremore la scosse.
-Non
preoccuparti, sono solo di passaggio- le sussurrò lui
avvicinandosi, scambiando quel fremito per un segno di paura.
Lei
pensò che fosse meglio che continuasse a crederlo, quindi
annuì con forza.
Ma
il movimento della sua testa, quasi frenetico, scosse il suo corpo
inginocchiato, facendola inclinare troppo verso i rami acuminati
degli arbusti.
Remus,
prontamente, strinse le sue braccia, per evitare che si ferissero a
contatto con le spine che si notavano tra un ramo fragile e l'altro.
-Attenta-
sussurrò.
Qualcuno
doveva volerle male.
Doveva
essere così.
Perchè
non era possibile che in quel giorno tutti questi piccoli gesti si
susseguissero con tanta frequenza.
O
forse era lei?
Magari
era lei ad appioppare ad ogni piccolo gesto un significato più
importante di quello che in realtà aveva.
Tonks,
sovrappensiero, strinse il braccio di lui, portandoselo più
vicino.
Si
accorse del suo errore solo quando lui lo ritrasse con le orecchie
diventate scarlatte.
-Scusami-
esalò lei mortificata.
-No...Non
fa niente- disse lui riportando lo sguardo sugli uomini, che ancora
continuavano a parlottare.
Ninfadora
lo imitò, pensando che fosse ora di comportarsi da adulta.
Erano
nel mezzo di una guerra, non poteva continuare a fare la ragazzina
con la testa fra le nuvole.
Gli
uomini, che scorgeva a malapena attraverso la pianta davanti a loro,
erano tre e, a quanto sembrava, parecchio ubriachi.
Ma
una cosa riuscì a capirla, erano mangiamorte.
Probabilmente
erano solo di passaggio, Silente li aveva messi in guardia del fatto
che il Signore Oscuro avrebbe ordinato ai suoi seguaci di trovare
alleati nelle foreste oscure, creature nascoste nell'ombra.
Giganti,
vampiri e lupi mannari.
-Rimettiamoci
in viaggio!- gracchiò uno di loro cercando di alzarsi ma
ricadendo su un masso.
-Dopo
di te!- fece un altro ridendo forte.
Ninfadora
fu attraversata da una gran voglia di ridere.
Tutta
quell'immagine, altamente ridicola, seppure in un contesto terribile
come la guerra, fece scattare in lei un gran bisogno di ridacchiare.
Ovviamente
si trattenne, ma si lasciò sfuggire un sorriso.
Poi
si voltò verso Remus, per vedere se anche lui fosse preso
dallo stesso bisogno.
Ma
quello che trovò la fece bloccare, paralizzata.
Remus
la stava osservando attento.
I
suoi occhi erano fissi sulle labbra della ragazza, ipnotizzati.
Era
così preso dalla sua analisi, da non essersi minimamente
accorto che la giovane lo stava osservando a sua volta.
Che
fosse....?
Ninfadora
incominciava a pensare che dopotutto i pensieri che l'avevano
accompagnata per tutto il giorno, non tormentavano solo lei.
Questo
la fece sorridere quasi soddisfatta e il gesto scosse Remus, che
arrossì terribilmente.
-Scusami
io...io...- sussurrò.
-E'
tutto ok- rispose lei abbassando gli occhi timidamente, per poi
rialzarli ed ancorarli a quelli di lui.
Il
resto fu un attimo, un attimo lungo una vita.
Tutto
sembrò così lento, così dettagliato, che
Ninfadora ebbe la sensazione che il tempo si fosse preso una pausa
dal suo scorrere.
Vide
le proprie mani che andavano a circondare il viso di lui, vide
chiaramente ogni sfumatura di stupore negli occhi dell'altro, vide il
vento che incominciava ad agitare piano i rami degli alberi sopra di
loro, vide la bocca di lui, aperta lievemente.
Il
bacio divampò, come fuoco che si innalza potente, corrodendo
tutto.
Ninfadora
aveva da sempre immaginato il bacio con lui.
Chissà
se mai se lo sarebbero scambiato.
Chissà
in quale luogo romantico, magari un frutteto, magari una spiaggia
bianca, magari un tramonto malinconico.
Mai
avrebbe immaginato che sarebbe stato all'ombra di un arbusto secco,
con i loro corpi piegati dolorosamente verso il terreno e con
sottofondo le grida scoordinate di mangiamorte ubriachi.
Mai
avrebbe immaginato tutto questo ma soprattutto, non avrebbe mai
immaginato di adorare ogni piccolo dettaglio di quella scena.
Perchè
nessun frutteto, spiaggia o tramonto avrebbe potuto reggere il
confronto con quel momento, con quel bacio.
(*)
So che Alastor Moody è un auror in pensione, spero però
che non vi infastidisca troppo questa libertà che mi sono
presa di renderlo un auror ancora in attività! In tal caso non
mi resta che scusarmi in anticipo con tutti coloro che se ne
sentiranno infastiditi.
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